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Il vaccino per la poliomelite

La poliomielite è una grave malattia infettiva a carico del sistema nervoso centrale che colpisce soprattutto i neuroni motori del midollo spinale. Descritta per la prima volta da Michael Underwood, medico britannico, nel 1789, la poliomielite è stata registrata per la prima volta in forma epidemica nell’Europa di inizio XIX secolo e poco dopo negli Stati Uniti. La diffusione della polio ha raggiunto un picco negli Stati Uniti nel 1952 con oltre 21mila casi registrati. In Italia, nel 1958, furono notificati oltre 8mila casi. L’ultimo caso americano risale al 1979, mentre nel nostro paese è stato notificato nel 1982.

L’incidenza della poliomelite rese sempre più stringente la scoperta di un vaccino efficace contro una malattia che uccideva e paralizzava milioni di persone. Lo sviluppo del vaccino i primi tentativi di ottenere un vaccino furono compiuti da Thomsen in Danimarca nel 1913 venne poi seguito da molti altri ricercatori che nel corso degli anni tentarono di inattivare l’agente patogeno mediante il calore o mezzi chimici con risultati però non soddisfacenti nel 1931 un ricercatore canadese Maurice Brody annunciò di essere riuscito a immunizzare delle scimmie di laboratorio con un vaccino inattivato con formaldeide e di averlo utilizzato anche in un gruppo di bambini e dopo una o due dosi del suo vaccino nel sangue di questi bambini comparivano anticorpi neutralizzanti. La sperimentazione fu ampliata sino a vaccinare tremila soggetti anche John Colmer ricercatore americano della Temple University di Filadelfia quasi contemporaneamente a Brodi, creò un vaccino basato su un virus vivo ma attenuato che venne poi derisoriamente chiamato una vera pozione stregata. Tese alla prevenzione della malattia lo stesso Brody si tolse la vita e non seppe mai che in verità partiva da premesse scientificamente corrette”.

Dopo gli insuccessi di Brodi e Colmer ci vollero quindici anni per riprendere la sperimentazione con esperimenti molto controllati l’ambiente scientifico. Jonas Salk riprese le idee di Brody. Ma si orientò verso un vaccino con virus completamente ucciso e nel 1954 dopo accesi dibattiti, avviò uno studio su un grande numero di soggetti per raggiungere prove inconfutabili circa l’inoquità del vaccino e la sua efficacia protettiva il vaccino venne sperimentato con il più grande programma di test su larga scala mai effettuato circa 1,8 Milioni di bambini americani canadesi e finlandesi tra i 6 e 9 anni, presero parte all’esperimento.

Salk diede il suo vaccino al mondo senza brevettarlo e quindi trarne il profitto. Come disse lui stesso il vaccino appartiene alla gente non c’è nessun brevetto. D’altronde si potrebbe brevettare il sole, ma appena quindici giorni dopo si diffuse la notizia che diversi bambini vaccinati nel corso dello studio avevano contratto la poliomielite a causa di una partita di vaccino che conteneva un virus, non del tutto inattivato. Fu uno dei peggiori disastri dell’Industria farmaceutica americana e furono subito adottati nuovi standard di produzione più elevati e le vaccinazioni ripresero.

Nel 1955 Albert Bruce Sabin, polacco naturalizzato statunitense, riuscì a ottenere un vaccino trivalente con virus vivo attenuato efficace per via orale capace di spazzare i virus patogeni sostituendosi ad essi: egli sperimentò il suo vaccino dapprima su se stesso sul suo collaboratore messicano Alvarez e sul tecnico Hugo Hardy e poi su vasta scala ne dimostrò l’efficacia in una campagna di vaccinazione di massa nel Chapas in Messico e dopo negli Stati Uniti. , In un paio di anni dal 1959 al 1961 furono vaccinati milioni di bambini.

Nel 1963 Finalmente il Sabin divenne il vaccino di scelta anche negli Stati Uniti e tra il 1962 e il 1965 più della metà della popolazione statunitense dell’epoca lo aveva ricevuto con drastica e diminuzione dei casi di poliomelite che erano già stati molto ridotti dopo l’introduzione del vaccino salk, l’ultimo caso americano, si ebbe nel ’79 Sabin non volle brevettare il vaccino rinunciando ad arricchirsi per mantenere un prezzo che consentisse una sua più vasta diffusione il vaccino Sabin induce nei vaccinati un immunità eccezionale si replica proprio come il virus della poliomelite. Ma è stato modificato in laboratorio in modo da aver perso la capacità di raggiungere il sistema nervoso centrale in questo modo lo stimolo del sistema immunitario è identico a quello prodotto dal virus, vero? Ma l’infezione non causa la paralisi.

Il vaccino Sabin non ha bisogno di dosi di richiamo e al contrario del vaccino Salk è molto economico da produrre e la sua somministrazione consiste semplicemente nel far mangiare al bambino uno zuccherino con sopra una goccia colorata.

Raramente un caso su 750.000 vaccinazioni il virus attenuato dal vaccino Sabin replicandosi retromutava tornando identico al Virus originario e riacquistando la capacità di raggiungere il sistema nervoso centrale e di causare una poliomielite molto simile a quella causata dal virus, vero? Provocando, così paralisi ciò accadeva particolarmente in bambini che avevano una diminuita capacità di produrre anticorpi per un deficit congenito del sistema immunitario. Purtroppo non è un evento prevedibile o da imputare ad una cattiva qualità del vaccino o all’azienda produttrice

ma proprio dal DNA che mutando e mutando ogni tanto si produce qualcosa di pericoloso e non è possibile prevedere.

Alla fine intorno al 1982 i casi di poliomelite erano causati di più dal vaccino Sabin che altro e quindi si smise di somministrare il vaccino

La vaccinazione antipolio in Italia

In Italia il vaccino salk venne adottato nel 1957 Nel biennio 59/60 quando l’incidenza della poliomielite raggiunse il suo picco in Italia venne raccomandata alla vaccinazione per persone da 0 a 20 anni il vaccino Sabin in Italia, arrivò solo nella primavera del 1964 in ritardo di tre anni rispetto agli altri paesi e questo costò quasi diecimila casi di poliomielite oltre mille morti e 8000 paralisi: diverse furono le cause del ritardo italiano sulla campagna di vaccinazione tramite vaccino Sabin ma ebbero molto peso gli interessi politico economici i più importanti istituti sieroterapici italiani producevano il vaccino salk un prodotto che aveva richiesto lunghe ricerche e impianti nuovi e costosi un grosso investimento di capitali. Allo stesso tempo vi era una grande ignoranza dei medici riguardo le innovazioni e che non sapevano leggere i bollettini medici in inglese da cui si formò una larga fascia di medici contrari alla vaccinazione.

Foto Santa Crescienza il sussidiario.it national geographic      © Francesco Spuntarelli