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Il ventaglio da guerra cinese e giapponese

“Il ventaglio di possibilità si apre magnificamente come una bella ruota di pavone”. — Armando Ceroni giornalista svizzero 1959

Mulan (della Disney) che disarma un’avversario con un ventaglio può sembrare a prima vista un’esagerazione cinematografica ma è altresì vero che i ventagli venivano veramente usati in combattimento e addirittura ebbero ed ancora hanno una loro codifica come arma: i ventagli da guerra sembravano dei normali ventagli, ma non lo erano in quanto nascondevano molte sorprese.

Il ventaglio da guerra è un’arma presente sia nella cultura giapponese che in quella cinese, tuttavia è molto più famoso l’utilizzo che ne hanno fatto i giapponesi: spesso vennero usati dai samurai durante le guerre del Giappone feudale, non solo come mezzo di difesa o talvolta di offesa, ma soprattutto come mezzo di comunicazione.

Sappiamo già che nel XIX secolo le signore, anche qui in occidente, usassero il ventaglio per mandare messaggi non verbali all’altro sesso, che fossero di amore o di disdegno, ma è in oriente che venivano usati anche tra i guerrieri per comunicare durante la battaglia: esistevano tre tipi di ventagli per comunicazioni uno fatto di nastri, uno fatto di ferro e uno fatto con legno e carta simile a quello usato ancora oggi dagli arbitri di Sumo durante una battaglia il comandante alzava o abbassava il ventaglio o lo puntava in diverse direzioni per dare ordini ai soldati.

                             Arma da guerra? Non proprio

Una spada, un’ascia, sono più efficaci di un ventaglio ma sono difficili da nascondere, un ventaglio invece sembra innocuo.

Il ventaglio costituiva un ornamento fondamentale nell’abito tradizionale giapponese, l’uniforme dei Samurai non poteva ritenersi completa senza un ventaglio, tant’è che i ventagli erano gli unici oggetti che potevano accompagnare i samurai in quelle zone dove l’etichetta vietava di portare delle Armi, come ad esempio nelle abitazioni o nei castelli. Per questo i samurai non volendo rimanere totalmente disarmati si ingegnarono a modificare questi oggetti e trasformarli in vere e proprie armi creando i tessen che apparivano come innocui ventagli comuni. I samurai li usavano anche contro gli avversari di rango inferiore al loro in quanto si riteneva disdicevole usare la spada contro di loro.

Larghi ventagli in ferro o in legno fatti di un unico pezzo non pieghevoli  venivano usati dagli ufficiali di alto grado come parasole, per dare ordini alle truppe e per difendersi dalle frecce.

Il gunsen veniva molto probabilmente portato dai Samurai quando avevano l’armatura e per questo era più corazzato e pesante mentre invece il tessen con l’abbigliamento di tutti i giorni.

Il tanto invece era un pugnale vero e proprio , ma l’astuccio con cui veniva protetto aveva la forma di un ventaglio chiuso era usato per difesa personale ed esistevano sia per donne che per uomini.

I samurai del tempo affinarono la tecnica di utilizzo di questa arma tanto che il combattimento con il ventaglio divenne a partire dal periodo Edo una nuova disciplina marziale molto popolare e prese il nome di tessen jutsu dalla parola tessen, il ventaglio di ferro, e questa arte marziale è ancora praticata in Giappone, anche se da pochi esperti: si concentrano soprattutto sulla difesa, piuttosto che sull’offesa, la maggior parte delle tecniche di questa disciplina sono state progettate per parare gli attacchi, per disarmare l’avversario o trattenerlo piuttosto che per causare ferite o morte.

Il ventaglio poteva essere inoltre utilizzato anche per celare all’avversario i movimenti di chi lo impugnava in modo che sarebbe stato più difficile per l’avversario capire la tecnica che l’altro stava per effettuare, per questo stesso motivo si era cominciato a mettere ciuffi e drappi vicino il manico delle spade.

Il ventaglio veniva utilizzato anche dalle nobildonne, ad esempio quelle della corte imperiale cinese che intrecciavano complotti tradimenti agguati utilizzando il ventaglio come  arma, d’altronde il ventaglio non suscitava molti sospetti.

Si narra che il fratello del primo Shogun sconfisse molti avversari con il tessen e che questa abilità gli fu insegnata da una creatura mitologica, un tengu, mezzo uomo e mezzo corvo.

In Cina il ventaglio da guerra si chiama Shan ed è una delle Armi appartenenti al Kung Fu tradizionale: secondo la filosofia energetica della medicina tradizionale cinese la pratica dell’arte del ventaglio è riconducibile all’energia jin e come nella pratica della sciabola e della Spada queste armi possiedono un carattere deciso e potente, ma il ventaglio è più equilibrato perché ha un forte aspetto femminile. Si pensa che la pratica del ventaglio abbia il potere di fare acquisire alle donne coraggio e determinazione mentre può aiutare gli uomini ad acquisire grazia. Grazie ed eleganza nei movimenti le forme del ventaglio possono essere praticate con diverse intenzioni in maniera lenta e dolce se si vuole lavorare sul movimento interno dell’energia e concentrarsi quindi sulla salute degli organi interni oppure in maniera veloce e decisa per fare un lavoro più esterno e acquisire forza e determinazione.

I ventagli venivano usati inoltre per scrivere comunicazioni, i monaci funzionari pubblici, dal VII secolo in poi, scrivevano le proprie annotazioni sulle stecche di legno, dei ventagli spesso le stecche di legno venivano unite insieme per formare una sorta di quaderno di legno a forma di semicerchio che poteva essere richiuso e trasportato facilmente. In Giappone esistono biblioteche con molti esempi di questi antichi “libri” e contengono informazioni importanti come regole, ordinanze del tribunale, annunci, calendari, preghiere, trascrizioni mediche o mappe, talvolta raccolte di poesie.

Durante la metà del periodo heihan la carta iniziò a diffondersi e con essa ci fu chi iniziò a dipingere i ventagli e a renderli sempre più raffinati. A quel punto, oramai personalizzati, furono usati dai Samurai e da tutta la classe nobiliare, sia dagli uomini che dalle donne, e indicavano la posizione sociale del proprietario i ventagli con il tempo divennero sempre più popolari e richiesti.

Ma questa cosa alle classi elevate sembrava che non andasse proprio giù perché vennero create delle leggi per limitare l’utilizzo dei ventagli ad alcune classi sociali, pensate che il numero delle stecche di legno su ciascun ventaglio doveva rappresentare lo status e il rango del proprietario il senso però con il tempo.

Venne utilizzato anche nella danza (vedi Zatoichi di Takeshi Kitano) e come sfondo per dipinti, tanto che nel primo periodo Edo il binomio ventaglio poesia divenne un vero e proprio genere letterario. Esistono ancora oggi delle regole di Galateo nel protocollo cerimoniale giapponese che parlano dell’utilizzo del ventaglio: come  usarlo aperto per nascondere dei comportamenti, considerati socialmente offensivi, o come coprire la bocca quando si mangia o si ride.

foto l’officiel kojinnomichi racconti del passato wikipedia   ©Francesco Spuntarelli