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Incontri d’amore nell’universo

Scorrendo i titoli dei romanzi di Clementina Magliulo Podo, il riferimento immediato è ad Albio Tibullo, quando scrive di Arione, che avrebbe conosciuto tutti i mari e tutte le nuove terre. Infatti, in questi libri, i soggetti sono sempre l’uno diverso dall’altro e tutti avvincenti. Questo ultimo romanzo spazia in una nuova dimensione, perchè è e non è fantascienza: non si parla di mondi dai caratteri improbabili, di omini verdi, e così via. I protagonisti sono di un lontano pianeta, Alcione, e sono determinati a cercare una guarigione per il nostro, così pieno di corruzione e di violenza. Fisicamente essi sono eguali ai terrestri ma se ne distinguono per le attitudini particolari e una tecnica raffinata quanto più si possa pensare.

Scendono sulla terra non per conquistarla, ma per dare agli abitanti la via di uscita da un sicuro deterioramento, e non occupano sedi istituzionali, ma conquistano terrestri attraverso l’amore, creando genti eccezionali ed ibride, che concorrono ad impedire l’avverarsi di una catastrofe. In cambio, limando i limiti aguzzi da solidi geometrici degli Alcioniani, i terrestri regalano loro la creatività che per essi è una rigida scelta, un programma stabilito, quasi senza amore se non si fa eccezione per gli ibridi stessi.

Questa è la storia, ma Clementina ha lasciato nitidamente affiorare la realtà di fondo, che è una volontà di riforma e di miglioramento sociale: alla tecnica stellare e rigida bisogna, per vivere, amalgamare l’irrazionale dei sentimenti. Per stendere questo programma la scrittrice adopera ogni mezzo: reminiscenze classiche, miti arcaici e cristiani, che si evidenziano attraverso la dolcezza e la fede nella maternità come unica arma possibile, la parità esecutiva di ogni razza, la persuasione da guerriero antico che ogni esistenza è una missione da portare a compimento costi quello che costi. Difatti, ai tre ibridi nati dall’amore dei due protagonisti è data una precisa professione che possa riportare la Terra al cammino diritto dalla quale essa devia.

Il linguaggio elitario dell’autrice affascina e spinge ad una lettura senza soste, avallato anche da alcuni brani che hanno un vero e proprio ritmo serrato e attraverso dialoghi essenziali, incisivi nella loro semplicità.

Il libro esprime a tutto tondo un valido esempio di vita coniugale, stabile nel rapporto a due, ma sottoposto a prove dure e meno dure, non prevedibili o individuate, ingerenze di parenti, e quella sensazione di estraneità plausibile con soggetti al di là della persona scelta che sembrano usare gli umani consenzienti come robots. . Talvolta appare troppo roseo, altre stupisce profondamente per la sua poesia, per qualche momento drammatico, per la fantasia nei rapporti sessuali. Un romanzo che è uno dei migliori di tutti quelli dell’autrice, che lascia una misura quasi musicale allo svolgersi dei fatti, scanditi con lo stesso metro dall’inizio alla conclusione.

Marilù Giannone