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L’ape Regina Prigozhin

Come l’Ape Regina dell’Oculista di Fabrizio De Andrè, tutti cercano Yevgeny Prigozhin e nessuno lo trova: forse è volato ai nidi dell’aurora, forse é volato forse più non vola.
Dapprima ricercato come il peggior traditore, terrorista e ricattatore della storia russa, poi sembra che sia stato graziato purché se ne andasse dal territorio russo. Si diceva che fosse in Bielorussia. Così Lukashenko aveva dichiarato una settimana fa e poi più nulla.
Vladimir Putin deve per forza aver discorso con Lukashenko sul fatto che il gruppo Wagner ed ancor di più il loro leader Yevgeny Prigozhin siano per lui una spina nel fianco e che doveva toglierselo di mezzo per avere vita facile e soprattutto calmare le acque dopo che aveva abbattuto gli elicotteri russi che erano partiti contro di lui mentre stava facendo (con le sue truppe) la strada tra Rostov e Mosca.
Quindi, Prigozhin sarebbe dovuto essere  in Bielorussia. Invece no. Ieri lo stesso Lukashenko ha dichiarato pubblicamente che Prigozhin non ci è mai andato. Un vero e proprio mistero. Dov’è Prigozhin?
Alcuni sostengono che potrebbe essere a S. Pietroburgo come a Mosca, ma sono semplici illazioni. Un fatto è certo: si muove come una farfalla e va dove vuole. I famosi servizi di sicurezza russi non sembrano saperlo e neanche formulano opinioni, è più probabile che lo sanno ma non lo vogliono dire.
La sorte di Prigozhin non è incerta. I curiosi di questo personaggio possono essere rassicurati: se la cava benissimo da solo.
Ma esaminiamo, invece, un altro aspetto della faccenda, molto più preoccupante della vicenda Progozhin.
Il Gruppo Wagner conta, all’incirca, 50/60.000 uomini, a lui fedelissimi e pesantemente armati. Sono sparsi in tutto il mondo, soprattutto in Africa, in America latina e in Siria. Il grosso, però, almeno la metà, è in Ucraina, forse 30.000 uomini.
Se Prigozhin si fosse già trasferito in Bielorussia, sicuramente non ci sarebbe andato da solo. La sua armata personale lo avrebbe seguito. Come? Non è un viaggio organizzabile da un’Agenzia turistica (ovviamente i servizi segreti lo sanno).
Immaginate colonne di carri armati e di camion. E stranamente nessun movimento in questo senso è stato ancora segnalato.
Da dove verrebbero? Dal fronte ucraino, sguarnendolo? Già i Russi si trovano in difficoltà con la controffensiva ucraina. Privarsi del gruppo Wagner lì dove stanno combattendo una battaglia ancora aperta sarebbe disastroso.
Potrebbero essere sostituiti solo molto lentamente. Un’ipotesi difficile da accettare e soprattutto da mettere in atto.
Altra questione: che succede con gli altri membri del gruppo Wagner sparsi per il mondo? Si ritireranno e si concentreranno in Bielorussia, con buona pace di Lukashenko (che oltre un certo limite non dovrebbe essere favorevole a una presenza così alta di un gruppo mercenario pesantemente armato nel suo Paese)?
Il gruppo Wagner ha interessi economici importanti soprattutto in Africa: miniere d’oro e concessioni petrolifere, contratti di formazione e di assistenza militare, un gigantesco complesso di affari cui sembra impossibile rinunciare di colpo e che è la fonte della ricchezza di cui dispone la Wagner (e Prigozhin).
Non è pensabile che Prigozhin molli tutto per starsene rifugiato (dove sei Ape Regina? dacci un segno).
Non ha l’aria di uno che sia prossimo alla pensione (o per lo meno vedendo il suo corrispettivo Putin e la sua ascensione dai tempi del K.G.B).
All’estero il Gruppo Wagner agisce in nome e per conto della Federazione russa e quindi a nome di Putin. Se si trasferisse in Bielorussia cambierebbe padrone? Oppure la Bielorussia
entrerebbe a far parte del grande gioco di acquisizione di parti dell’Africa?
Ecco poi un’altra ipotesi: agirebbe come sempre per la Russia ma sotto lo scudo di Lukashenko, operando dalla Bielorussia?
Un pasticcio inestricabile. Una vocazione africana e terzomondista della Bielorussia sarebbe a suo modo una grande novità, visto che se ha armamenti nucleari e qualcuno che li sappia usare dipende dagli aiuti di Putin.
Nella Federazione russa tutto tace. Pare che non sia successo nulla. Shogu e Gerasimov, i generali odiati da Prigozhin e oggetto delle sue rimostranze e del suo tentativo di colpo di stato, non sono stati ancora rimossi. Si profila, però, quello che sembra un rimaneggiamento generale fra gli alti gradi dell’esercito. Sembra quasi  un ritorno ad una bella “purga” Staliniana che portò la Russia quasi alla disfatta nella seconda guerra mondiale.
La guerra intanto continua, con o senza Prigozhin.
In quella Russia perennemente sotto un regime autoritario tutto scorre e viene assorbito. La democrazia di Putin, che vede minacce di nazismo un po’ dovunque, assomiglia come una goccia d’acqua a quella hitleriana.
Stessa durezza, stesso primato nel mondo della Russia come quella della Germania hitleriana, stessa sfiducia nello Stato Maggiore che sconsigliava la guerra, stessa apologia missionaria.
Vladimir Putin vuole salvare l’Occidente dal degrado e dalla deriva del consumismo americano, vuole esportare nel mondo The Russian Way of Peace, la pace dei morti che ha disseminato con gli avvelenamenti delle persone a lui sgradite, con le detenzioni venticinquennali nei vari gulag siberiani (equivalenti dei  lager tedeschi), nelle pianure paludose del
Donetz, con i bombardamenti a tappeto sulle città ucraine.
Ricordate le magnifiche parate a Berlino dell’esercito tedesco? Nulla di molto diverso da quelle sulla Piazza Rossa. Sono cambiate le divise, ma sono le stesse facce assorte con lo sguardo vuoto sugli immarcescibili destini del Paese, e per di più con lo stesso passo di
parata.
Ricordate Mussolini con la bombetta, a cavallo, aviatore, schermidore, sportivo, vestito da ammiraglio, da caporale della Milizia, da minatore e da bracciante? Vi ricordate quando il nostro Duce era imitato dallo stesso Hitler prima che questi ricevesse il potere di portare il mondo alle porte della distruzione più totale? Putin fa lo stesso. Un po’ in ritardo, magari, peccando di originalità. La storia si ripete e ed anche i buffoni che imitano l’italianissimo Benito Mussolini.
Non facciamoci illusioni: se ci fosse un dopo Putin sarà ancora peggio. Il nazional-fascismo russo sarà duro a morire.
Vedo i compagni(!) ancora sulla strada – loro non hanno freddo
rubano ancora il sonno l’allegria – all’alba un pò di noia….
Faremo gli occhiali così! Faremo gli occhiali così!
Foto Rtl 102.5 Il Messaggero, Today                        ©Spuntarelli Francesco