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La gravidanza e il parto nel rinascimento

Nel rinascimento lo scopo della vita delle donne era diventare madre, le gravidanze che doveva affrontare una donna erano ravvicinate e continue: In media ogni 24-30 mesi, ma a volte anche prima se la donna era benestante come per le ricche fiorentine che avevano in media un parto ogni 20 mesi e se il marito era a casa e non in viaggio si arrivava addirittura ad un parto ogni 17 mesi: in sostanza la vita delle donne nel rinascimento si svolgeva secondo i ritmi della vita sessuale le lavoratrici non erano classificate in base al proprio mestiere o al grado di specializzazione, bensì a seconda della loro relazione rispetto a un patriarca maschio o a un datore di lavoro ed erano quindi identificate come mogli, figlie, vedove oppure lavoratrici indipendenti. Le donne stesse definivano la loro esistenza riferendosi al periodo della propria vita in cui si trovavano: prima durante e dopo il matrimonio.

La maternità nel rinascimento, non era solo un dovere, ma anche un privilegio e il trionfo della donna che acquisiva maggiore importanza, era però un trionfo temporaneo. L’avere figli era una preoccupazione molto sentita dalle famiglie benestanti che altrimenti sarebbero potute sparire nel giro di una generazione, rappresentando una vera minaccia per la sopravvivenza della classe dominante

Come dicevo la puerpera in Italia veniva festeggiata e coccolata durante la sua convalescenza passava diverse settimane a letto e durante questo periodo il cibo le veniva portato al capezzale su di un vassoio che inizialmente era un semplice piatto ma che poi divenne un dono e un ricordo pregiato ovvero il Vesco da parto che era un vassoio tondo dipinto su entrambi i lati con scene riguardanti la nascita in chiave religiosa, oppure con scene profane riguardanti l’infanzia o la fertilità figure allegoriche o stemmi araldici. Quindi erano un dono costoso che sono le donne delle famiglie abbienti ricevevano, e rappresentavano il trionfo della donna sull’uomo però questo periodo era solo temporaneo e dopo qualche tempo il normale predominio maschile veniva ristabilito allo stesso modo che dopo le stravaganze del carnevale c’è il periodo austero della Quaresima.

Nel rinascimento la mortalità femminile durante e dopo il parto era molto elevata molte donne morivano in seguito ad emorragie febbricolari in quanto le conoscenze mediche ed igieniche erano scarse. Quindi anche quelle che oggi magari possono essere piccole complicazioni al tempo portavano come esito la morte della madre e del figlio in quel periodo la gravidanza, era considerata un mistero circondato da superstizioni le conoscenze scientifiche sulla gravidanza, erano ancora molto limitate e la comprensione moderna dell’anatomia e della fisiologia umana, ed erano soprattutto agli ancora agli inizi.

I medici non potevano a quel tempo assistere ai parti, infatti per motivi morali, sono le donne potevano essere presenti durante un parto: la chiesa vietava la presenza maschile durante le nascite perché considerava in quel momento la donna impura ed anche se esaltava la maternità come sacra si pensava che il sangue e i liquidi plurali avessero un potere negativo e corrosivo simile a quello del sangue mestruale.

Il dottor Verz un medico di Asburgo, si travestiva da donna per assistere le sue pazienti ma quando fu scoperto venne bruciato sul rogo.  Nel rinascimento ci si stava iniziando a interessare agli organi riproduttivi femminili alla gravidanza e al parto ma per farlo i chirurghi, dovessero iniziare a sezionare i cadaveri delle donne gravide.

Anche se soltanto i pazzi e gli alcolisti perché dedicarsi all’ostetricia questa rimaneva uno stigma così grande che i bravi medici non volevano farlo. Quindi al momento del parto attorno alla partoriente si raccoglievano la levatrice e altre donne, che potevano essere parenti donne di servizio o vicini di casa sposate che erano state chiamate per assistere al parto, visto che ogni donna poteva essere chiamata durante un’emergenza a prestare soccorso a una partoriente. La levatrice dal canto suo era una donna saggia spesso figlia a sua volta ad una levatrice che agiva secondo un sapere dato dall’esperienza e tramandato per lo più oralmente in cui si mescolava scienza, magia e religione.

Una portata innovativa ebbero le opere del chirurgo francese Ambrose Paris che diffuse perfezionò il rivolgimento e l’estrazione podalica con la tecnica usata fino ai giorni nostri. La levatrice, dal canto suo, era una donna forte che conosceva i segreti della vita, e che poteva dare la vita ma anche toglierla con gli aborti o comunque con l’eliminazione dei feti morti.

Foto MAF Youtube Vanilla magazine                      © Francesco Spuntarelli