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La medicina nel medioevo Physici e barbieri-chirurghi

Ho detto Physicus non Expecto Patronus maghetti!!!

Il medico Physicus o internista

Il tipo di medico chiamato Physicus nel medioevo studiava i medici greci all’università ed erano un’elite autoproclamata della professione medica ed avevano un’approfondita conoscenza teorica della medicina

L’uroscopia era la cosa più usata come mezzo diagnostico colore odore e sapore delle urine erano molto erano studiati. Il sangue invece veniva studiato per viscosità, temperatura, schiumosita, strati in cui si separava

Si studiavano i 4 umori associati con le quattro stagioni e se gli umori non erano bilanciati il paziente era malato: da questo punto di vista l’uso delle erbe si incastrava perfettamente con la teoria degli umori, il loro successo era legato e studiato in base al fatto che avevano effetto sugli umori.

I 4 umori erano la flegma, il sangue, la bile nera e la bile gialla. Cosa si faceva per bilanciare gli umori? Dieta medicina o salassi con le sanguisughe( questi concetti si usano ancora adesso, si usa attribuire i termini flemmatico, collerico o malinconico a seconda)

I medici andavano nelle case cosa che non permetteva scambi tra di loro di idee ed esperienze.

Se vi era un eccesso di sangue nel paziente venivano praticati salassi con tagli o con le sanguisughe, e per rimuovere pressione alta del cranio o malattie mentali veniva praticata la trapanazione del cranio

Il buon medico era anche un buon astrologo moto dei pianeti e soprattutto della luna.

Per guarire da malattie rare si usavano immagini di santi pietre ed erbe (anche appese). Facevano stare inoltre i pazienti vicino le cloache pensando che l’odore nauseabondo facesse scappare il male.

Barbiere-chirurgo nel medioevo, salassi e operazioni

I Barbieri si occupavano dei problemi esterni al corpo: ferite, fratture, amputazioni, estrazioni dentarie tumori al petto, piccole aperture nel cervello venivano praticate per casi di idrocefalia dei bambini.

I medici si occupavano dei problemi interni al corpo ma questo non significa che non ci fosse interazione dei due infatti generalmente il barbiere-chirurgo si occupava di rimediare ai problemi interni che il medico aveva trovato

Barbiere chirurgo forgiava i suoi strumenti e doveva avere la perizia di un fabbro nel costruire gli strumenti che servivano al suo lavoro

Anche se il sangue nel medioevo era rispettato in quanto segno di Gesù Cristo in croce, il fatto che il chirurgo avesse tanti contatti con il sangue veniva disprezzato anche perché vivendo in un mondo senza antibiotici e disinfettanti era facile morire per setticemia dopo qualsiasi intervento.

Placche di metallo o il semplice fuoco venivano usati per chiudere le ferite con la cauterizzazione.

Vi erano poi tutta una casta di altri individui chiamati praticoni o praticoni commercianti o ciarlatani, in quanto l’assistenza medica era costosa e solo in pochi potevano permettersela, le loro categorie erano molto varie. La guarigione facendo voto ai santi, anche non canonici, era molto usata allora, anche se questa pratica al giorno d’oggi sembra più una scaramanzia.

I medici nel rinascimento e differenze dal medioevo

Durante il Rinascimento, per un complesso di fattori economici e sociali migliorano la reputazione e la posizione del medico. Essi, infatti, ricevono una educazione accademica dall’ università dove, a partire dalla seconda metà del cinquecento si incomincia ad abbandonare l’insegnamento classico basato prevalentemente sui testi di Galeno e Avicenna per introdurre, sia pur lentamente, le nuove idee. Negli ospedali si tengono le prime lezioni cliniche al letto degli ammalati. Nei «teatri anatomici» universitari si compiono con frequenza sempre maggiore le dissezioni introdotte da Vesalio. Negli «orti botanici» avviene la dimostrazione dei “Semplici” ovvero le piante medicinali per le preparazioni del tempo.

Tutto questo serve a preparare il nuovo medico, a staccarlo dalla fantasticherie metafisiche ancora dominanti, a svincolarlo dall’astrologia e dall’uroscopia ancora praticata ai fini diagnostici generalizzati e dall’abuso di salasso a scopo terapeutico.
Anche durante il Rinascimento è considerato medico nel vero senso della parola solo il cosiddetto «internista» mentre il chirurgo viene sempre considerato una figura di secondo piano, anche se quella con la comparsa della anatomia, il chirurgo migliora la sua posizione sociale.

Si seguiva un principio per cui il medico era il solo a poter curare le malattie interne, le cui preparazioni erano affidate agli speziali. Ai chirurghi, invece, erano affidati gli interventi per la superficie del corpo, mentre alle ostetriche era riservato il delicato compito del parto. Il ricorso alle diverse figure di curanti era era diffusissimo e superava i confini imposti dalle regole. Il medico aveva pertanto una fortissima concorrenza tra i suoi subordinati, anche a causa della rigida etichetta che regolava i rapporti tra medico e paziente. Un rituale che non permetteva quasi il contatto fisico, anzi, si basava sulla presa d’atto da parte del medico dei sintomi lamentati dal paziente.

Foto altervista                                                Alessandro Publio Benini                         ©Francesco Spuntarelli