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La morte di Peter Henrici

La notizia della morte di Peter mi è arrivata e mi ha sorpreso e addolorato anche se da tempo pensavo che stava per arrivare e spesso pensando a lui mi sollecitavo a tenermi pronto a questo evento. Nel leggere i necrologi della stampa ho avuta netta la consapevolezza della statura morale e intellettuale che possedeva, anche se ne avevo già piena contezza in tutto il periodo in cui ci siamo frequentati tra il 1984 e il 1993. Tuttavia la sua cultura e il suo ruolo passavano in secondo piano per lasciare posto al piacere che avevo di poterci parlare in libertà.  La nostra è stata una amicizia improbabile per la differenza di età e per la differenza di contesti sociali e culturali. Ci ha accomunato la frequentazione del cammino neocatecumenale negli anni 80 del secolo scorso. Lui frequentava il gruppo per fare il servizio dell’Eucarestia del sabato e poi, credo io, per trovare quel necessario svago in un ambiente diverso da quello austero della Gregoriana. Io frequentavo quello stesso ambiente perché la mia fidanzata di allora mi aveva chiesto di farlo in vista di un eventuale matrimonio. Io non frequentavo volentieri e non mi piaceva l’approccio del pressappoco con cui veniva trattato il problema della relazione con Dio che trovavo comunque di dubbio significato a prescindere da tutto. Il mio essere giovane fisico in cerca di una prima occupazione lavorativa mi rendeva critico e anche a volte aggressivo e lui con la sua immensa sapienza trovava il modo di starmi a sentire e di aiutarmi. La cosa impressionante di Peter era la sua enorme umiltà. Questo può sembrare una facile retorica ma era veramente così. Dopo la sua nomina a Vescovo di Coira ci siamo visti molto di meno anche se, nei suoi viaggi a Roma, trovava il tempo di venire a cena a casa mia. Lui non guidava la macchina e quindi ci davamo appuntamento da qualche parte al centro e poi lo riaccompagnavo dopo cena alla Gregoriana. Lui ha celebrato il mio matrimonio e ha battezzato due dei miei figli. Mi è stato vicino nelle mie difficoltà sia lavorative che affettive e soprattutto mi ha restituito una immagine di come si possa essere un intellettuale anche in una materia così arbitrariamente evanescente come la teologia. Lui era comunque principalmente un filosofo e questo aiutava i nostri rapporti e i nostri, sia pur superficiali, scambi di idee. Sono triste per la sua morte ma sono profondamente grato di averlo conosciuto da vicino e di averne apprezzato l’enorme valore umano e intellettuale.

Peter Henrici nacque a Zurigo nel 1928, cugino del teologo cattolico Hans Urs von Balthasar. A 19 anni entrò nell’ordine dei gesuiti e studiò a Zurigo, Roma, Monaco e Lovanio. Essendo cresciuto nella città riformata di Zurigo, è stato segnato dall’esperienza della diaspora. L’ecumenismo e lo sforzo di unire posizioni contrastanti è stata per lui una scelta naturale e utilizzata con frutto nella sua vita ecclesiale.
Ordinato sacerdote nel 1958, intraprese inizialmente una carriera accademica. Per 33 anni, dal 1960 al 1993, ha insegnato storia della filosofia moderna alla Pontificia Università Gregoriana di Roma dove è stato anche Preside della Facoltà di Filosofia fino alla sua nomina a Vescovo Ausiliare di Coira. È stato uno dei più ricercati professori della Gregoriana. I suoi corsi occasionali di lezioni erano spesso tenuti in classi che erano stracolme. Nel 1990-1991 “Discorso filosofico per la teologia” della Facoltà di teologia, ad esempio, ha fornito un’emozionante panoramica dei contributi della filosofia alla teologia cristiana, partendo dalla dottrina dell’analogia in Platone e arrivando fino a Heidegger. Ancora, nel seminario di laurea del 1990 sui “Metodi di interpretazione di un testo filosofico”, con un capitolo da L’Action di Blondel (1893), ha tenuto una formazione pratica sui metodi di Struttura interna ed esterna, Lessicologia, Metaforologia, Interno e Fonti esterne, Redaktionsgeschichte,

Dal 1993 è stato visiting professor presso la Theologische Hochschule di Coira e professore onorario presso l’Università di Zurigo. Nel 2008 è stato nominato professore onorario della Theologische Hochschule di Coira.

Henrici ha al suo attivo numerose pubblicazioni, tra cui Hegel und Blondel (1958), rielaborazione della sua tesi di dottorato; Aufbrüche christlichen Denkens (1978), così come molte traduzioni, tra le altre, delle opere di Jean Danielou, Maurice Blondel e Pierre Favre.

È stato anche professore di filosofia presso il Collegio Germanico di Roma. Pur non avendo partecipato al Concilio Vaticano II, lo ha vissuto dall’interno. Nel 1993, Papa Giovanni Paolo II lo ordinò vescovo e lo rimandò in Svizzera, a Coira, come vescovo ausiliare. Wolfgang Haas era vescovo di Coira dal 1990. L’ atteggiamento conservatore e autoritario di Haas aveva scatenato forti proteste e minacciava di far esplodere la diocesi. A Peter Henrici fu affidato il compito di calmare gli animi. Durante il suo primo anno come vicario generale, visitò tutte le parrocchie e le missioni. Capì cosa si aspettano i fedeli oggi: una Chiesa al loro servizio. Da questa comprensione nacque il piano pastorale: “Per una Chiesa fraterna e aperta. Suggerimenti per la pastorale nel Cantone di Zurigo”. Dopo le dimissioni da vicario generale nel 2003 e da vescovo ausiliare nel 2007, Peter Henrici si è dedicato ai suoi vecchi amori: la scienza e la teologia. Ha tenuto seminari e lezioni presso l’Università di Teologia di Coira e ha scritto numerose pubblicazioni filosofiche e spirituali. Dal 2015, è stato cappellano delle suore Orsoline di Briga. Ha trascorso lì il resto della sua vita ed è morto all’età di 95 anni il 6 giugno 2023.

Nicola Sparvieri

Foto © SettimanaNews

Gesuiti, Peter Henrici, Università Gregoriana