Skip to main content

Le eccellenze competitive del Made in Italy

Dall’industria culturale al turismo, dall’agroalimentare all’arte, passando per la moda e la cultura. Sono questi alcuni dei settori chiave del sistema economico italiano che contribuiscono a rafforzare nel mondo l’immagine del made in Italy. In post precedenti ci siamo soffermati sull’industria culturale e sul design, ripercorrendo in breve le performance di realtà produttive dove innovazione e creatività, unite a un costante aggiornamento delle competenze, rappresentano ingredienti essenziali per la crescita di questi settori. Si tratta di eccellenze intorno alle quali ruotano imprese, artigiani e giovani interessati a lanciarsi in professioni che intrecciano tradizione, innovazione e creatività.

Di queste realtà ne ha offerto recentemente uno spaccato puntuale la terza edizione del rapporto I.T.A.L.I.A., realizzato da Fondazione Edison, Fondazione Symbola e Unioncamere. Si tratta di un documento dal quale emerge la capacità dell’Italia di posizionarsi tra le eccellenze competitive europee in diversi ambiti produttivi, verso cui cresce – da Nord a Sud della penisola – l’attenzione di giovani sempre più orientati a scegliere percorsi formativi che abbiano aderenza con i diversi settori che caratterizzano il made in Italy.

 Eccellenze competitive: le “4 A” della manifattura italiana

A dare slancio al “made in Italy” è soprattutto l’elevata capacità di proporre ai mercati nazionali ed esteri diverse specializzazioni produttive, riconducibili a quattro macrosettori (le “4 A”):

  • Alimentari-vini
  • Abbigliamento-moda
  • Arredo-casa
  • Automazione-meccanica-gomma-plastica

L’indice delle eccellenze competitive presentato nel rapporto lo conferma: nel commercio internazionale, i dati del 2015 (ultimi disponibili) mostrano come su un paniere di oltre 5.000 prodotti, l’Italia si posizioni ai vertici mondiali per la commercializzazione di circa 850 prodotti. Quali? Proprio quelli che compongono le “4 A”. Tra questi, oltre ai prodotti che appartengono al comparto dell’automazione-meccanica-gomma-plastica, ritroviamo

  • 247 prodotti appartengono all’abbigliamento-moda (saldo attivo di 33,4 miliardi$)
  • 63 prodotti rientrano nel comparto degli alimentari-vini (saldo attivo di 19,4 miliardi$)
  • 41 prodotti appartengono all’arredo-casa (saldo attivo di 14,6 miliardi$)

 Le imprese tra innovazione e creatività

Dietro questo risultato c’è l’operato di un ampio tessuto di imprese, soprattutto di medie e piccole dimensioni, che si affacciano sui mercati esteri e affrontano la competizione europea e internazionale adottando logiche che fanno della flessibilità organizzativa, della qualità e del design, drivers essenziali per muoversi e provare a competere sullo scacchiere europeo. Nel rapporto sono definite delle imprese dalle caratteristiche quasi sartoriali, esaltandone la capacità di realizzare prodotti quasi su misura nei più svariati settori.

In questo quadro, in cui le nubi nere della crisi sembrano allontanarsi, ecco che si aprono nuove opportunità per chi sceglie di acquisire competenze da spendere in tali settori. I tasselli che compongono il percorso formativo di un giovane offrono numerosi (ed eterogenei) indirizzi di studio, sia per chi intraprende le scuole superiori sia per chi approccia la realtà universitaria.

Il made in Italy abbraccia settori di impiego e professioni che – come detto in apertura – vanno dalla moda all’industria culturale, dall’enogastronomico all’arte. Disegnatore di moda, restauratore, enologo, vinificatore… sono solo alcune delle specializzazioni verso cui è possibile orientare la propria crescita formativa e professionale.

Senza dimenticare le opportunità legate al comparto turistico, un asset rilevante per il nostro Paese, primo al mondo per numero di siti (51) classificati dall’Unesco nella lista del patrimonio culturale mondiale, davanti alla Cina (50), alla Spagna (45), alla Francia (42) e alla Germania (42) e con oltre 52 milioni di persone che nel 2016 hanno visitato il nostro Paese, in crescita del 3,7% rispetto al 2015 e del 8,6% rispetto al 2014. Anche in questo settore le opportunità non mancano. Nuove figure professionali si aggiungono al novero di profili già affermati, e la possibilità di scegliere indirizzi di studio in grado di offrire competenze immediatamente spendibili per l’accesso a posizioni lavorative (direttamente o indirettamente) legate al mondo del turismo, rafforzano l’appeal di un settore che mette al centro le bellezze naturali, culturali e artistiche italiane per creare economia e crescita nel Paese.

* Il presente articolo, redatto da LUIGI DELLE CAVE, è  pervenuto alla nostra Redazione tramite la UNAIT / CICAS ITALIA, con richiesta di segnalazione