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Lega e Forza Italia chiudono ai pentastellati. Anche Monti in campo

I leader della Lega e di Forza Italia, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, dopo un incontro a Villa Certosa, chiudono all’ipotesi di un Governo con i pentastellati

Lo comunicano in una nota, accusandoli di essere incompetenti e inaffidabili, e sottolineando che il presidente del Consiglio Mario Draghi ha ragione «Il patto di fiducia che ha sostenuto l’esecutivo si è rotto, qualsiasi intesa con Giuseppe Conte è da escludersi».

Anche l’ex presidente del Consiglio e senatore a vita, Mario Monti, è sceso in campo per cercare di convincere Draghi a ritirare le sue dimissioni, esponendo tre nodi fondamentali che potrebbero convincerlo a rimanere.

«Non credo che Mario Draghi abbandonerà in questo momento la responsabilità di presidente del Consiglio» dichiara al Corriere della Sera. «Sarebbe una mancanza di rispetto verso il Paese e i cittadini. E potrebbe intaccare la legacy dello stesso Draghi, il suo posto nella storia».

Individua poi tre punti fondamentali come il rispetto del Paese: «Anche se i politici, all’inizio osannati, diventano ostili a causa dell’impopolarità di certe misure necessarie e da loro stessi approvate; anche se creano ostacoli che possono appannare la reputazione del Governo o di chi lo guida, non c’è spazio per considerazioni personali».

Lo spread che «In Italia è aumentato più di quello di vari altri Paesi ed è molto più alto di quello riscontrato all’inizio dello stesso Governo. Dato l’andamento di queste variabili nel tempo, se dovessero ulteriormente peggiorare all’indomani di eventuali dimissioni definitive di Mario Draghi, sarebbe difficile sostenere che il quadro finanziario sia peggiorato, come ci si sarebbe attesi, a causa della partenza dell’ex presidente della Bce».

E infine il giudizio della comunità internazionale. Monti si chiede «Cosa si direbbe dell’Italia all’estero, se si dovesse constatare che perfino l’italiano più credibile e rispettato decide di lasciare prima del tempo un impegno di così grande responsabilità?».

Mercoledì il premier dovrebbe rimettere alle Camere le sue dimissioni. Molti in queste ore chiedono un suo ripensamento, anche i primi cittadini lanciano appelli, probabilmente timorosi che il Pnrr possa in qualche modo risentirne.

Attacca duramente la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni che accusa i primi cittadini di fare una scelta dal sapore politico e un uso spudorato delle istituzioni.

La Lega, tramite Alessandro Morelli, viceministro delle Infrastrutture e Federico Freni, sottosegretario al Mef, rassicurano che questi sono timori infondati e che «In caso di elezioni anticipate, non sono a rischio né l’attuazione del Pnrr né le Olimpiadi, tantomeno i fondi contro il caro energia e il caro carburanti».

Per il Partito Democratico bisogna pensare alle emergenze da affrontare, come la questione sul salario minimo, le pensioni e il taglio del cuneo fiscale.

Cercare di spingere su questi temi per convincere almeno un parte dei pentastellati a fare marcia indietro, sperando che possa bastare perché il Governo Draghi continui, e l’agenda sociale possa venire realizzata.

Alessandro di Battista ha dichiarato che «Se Draghi lo volesse davvero, sarebbe ancora il presidente del Consiglio di un Governo di unità nazionale, perchè quasi tutti gli voterebbero la fiducia avrebbe numeri schiaccianti. Ma teme che ciò che la situazione in arrivo in autunno possa minare la grande credibilità internazionale che crede di avere: non vede l’ora di andarsene. Se poi gli dovesse arrivare una telefonata importante dalla Casa Bianca o dall’ad di BlackRock potrebbe andare diversamente».

Dal canto suo Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 stelle dichiarando che «Abbiamo invitato Draghi a confrontarsi ricevendo in cambio generiche aperture ma le risposte, sulle urgenze del Paese, restano ancora “non pervenute”»

Gianfranco Cannarozzo

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