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‘Ndrangheta, l’operazione della Direzione investigativa antimafia porta all’arresto di 26 persone a Roma

Nel mese di Maggio l’operazione della Direzione investigativa antimafia, denominata “Propagine” che aveva portato all’arresto di 43 persone coinvolte in attività criminali di stampo mafioso, ha portato alla scoperta di alcune “locali”.

A seguito di quell’inchiesta recentemente il G.i.P. del Tribunale di Roma ha disposto ventisei misure cautelari, di cui 24 in carcere e due agli arresti domiciliari, come richiesto dalla Procura di Roma nel confronti di alcune persone tra la Capitale, Cosenza e Agrigento, ritenute appartenere a delle associazioni a delinquere di stampo mafioso. Nell’agrigentino sarebbe stato rintracciato e fermato a cena un giovane 22enne che però non risulta collegato con gli ambienti ‘ngranghetisti locali.

Gli investigatori avevano scoperto oltre le “locali” che facevano capo a una così detta “Provincia” che costituiva l’organo superiore, anche la prima “locale” romana al cui vertice sedevano Antonio Carzo e Vincenzo Alvaro, nomi noti appartenenti a storiche famiglie originarie di Cosoleto, con legami con la ‘ndrangheta. 

Le persone coinvolte apparterrebbero a una ‘ndrina romana profondamente radicata nel territorio laziale e finalizzata ad finalizzata ad acquisire la gestione o il controllo di attività economiche nei più svariati settori come quello ittico, della panificazione, della pasticceria, del ritiro delle pelli e degli olii esausti, facendo poi sistematicamente ricorso a intestazioni fittizie al fine di schermare la reale titolarità delle attività e di numerose ipotesi di attribuzione fittizia di valori». Oltre che “commettere delitti contro il patrimonio e l’incolumità individuale, affermando il controllo egemonico delle attività economiche sul territorio” come si rende noto dal Centro operativo della Dia.

Oltre agli restati ci sarebbero 24 società sequestrate dagli inquirenti coordinati dai procuratori Ilaria Calò e Michele Prestipino, per un valore complessivo che si aggirerebbe intorno ai cento milioni di euro. 

Pochi giorni prima anche la Guardia di Finanza Cremona coadiuvate da Roma, Catanzaro e Crotone aveva condotto una importate operazione ai danni di attività di stampo mafioso, sequestrando beni immobili e società per un totale di 4,5 milioni di euro. Le Fiamme Gialle grazie a questa operazione denominata “Aemilia” hanno smascherato un grande giro di usura soprattutto ai danni di imprenditori emiliani, dopo alcune indagini a seguito di ripetute estorsioni ai danni di un imprenditore cremonese. I criminali, come risultato dalle indagini reinvestivano le risorse ricavate dalle attività illecite, nel circuito legale riciclandoli in attività alberghiere, logistiche e di vario genere.

 

                                                                                                                                        Gianfranco Cannarozzo

 

 

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