Skip to main content

In memoria di George Floyd, quando la protesta contro il razzismo diventa globale

25 maggio, Minneapolis (USA), perde la vita George Floyd, durante un arresto. Le mobilitazioni contro il razzismo innescate negli Stati Uniti dalla morte dell’afroamericano George Floyd per mano della polizia si sono accese in Europa e in altri paesi fino a diventare un fenomeno globale.

Domenica si è verificata una massiccia manifestazione, per lo più pacifica, anche se non sono mancati alcuni scontri con la polizia. Nella capitale britannica, invece, le proteste hanno continuato a crescere, così come il numero dei partecipanti, fino a diventare l’avanguardia del rifiuto globale della discriminazione razziale. Durante il fine settimana, hanno avuto luogo enormi raduni in altre capitali europee come Madrid, Parigi, Berlino, Bruxelles e Roma.

 

A Londra si è svolta una manifestazione con 15.000 persone radunate a Hyde Park, a Whitehall, intorno al Parlamento e di fronte alla nuova ambasciata americana a Battersea, sulla riva sud del Fiume Tamigi. Furgoni della polizia e degli agenti sono stati impiegati a difesa della delegazione diplomatica, a sua volta sorvegliata nel cortile interno da militari statunitensi.
Le mobilitazioni contro il razzismo hanno preso piede in Europa, soprattutto in Spagna e Francia. Gli scontri più violenti si sono verificati venerdì, alle porte di Downing Street (residenza del primo ministro) e sabato a Whitehall. Un piccolo gruppo di attivisti ha lanciato bottiglie di vetro e vari oggetti contro la polizia.
Il numero di attacchi agli ufficiali è stato scandaloso e assolutamente inaccettabile. So che molti di coloro che sono scesi in strada per far sentire la propria voce saranno scioccati quanto me nel contemplare queste scene. Non c’è posto per la violenza nella nostra città “, ha dichiarato Cressida Dick, commissario capo della polizia metropolitana, in una dichiarazione ufficiale. Data l’intensità dell’attività per le strade di Londra, nonostante la pioggia, le forze di sicurezza non escludono un aumento del numero di arresti. Alcuni manifestanti hanno causato danni all’arredo urbano, danneggiando la famosa statua di Winston Churchill, di fronte al Palazzo di Westminster, scarabocchiandola con frasi come: “era un razzista”.

 

 

Il governo Boris Johnson deve far fronte a questa nuova ondata di disordini e proteste dei cittadini. “Sostengo fortemente le ragioni di tutti coloro che sono venuti a manifestare, ma il virus non discrimina e queste enormi concentrazioni di persone aumentano il rischio di contagio“, ha dichiarato Matt Hancock, ministro della sanità. L’eruzione del fenomeno Black Lives Matter ha anche coinciso con la notizia che il numero di persone infettate e uccise dal virus nel Regno Unito è quasi triplicato soprattutto tra la popolazione nera e altre minoranze. I dati, forniti dall’Ufficio nazionale di statistica, non indicano una causa specifica e il governo ha chiesto del tempo per trarre conclusioni concrete. Nonostante la richiesta del governo di evitare raduni di massa, l’opposizione laburista si è schierata con i manifestanti. “Non si può tacere di fronte al razzismo e alla brutalità della polizia, e tutti questi giovani hanno il diritto di alzare la voce e chiedere il cambiamento“, ha detto Lisa Nandy, portavoce straniera del “governo ombra” del leader del opposizione, Keir Starmer.

 

 

Le proteste si sono diffuse in altre città del Regno Unito come Edimburgo, Glasgow, Manchester o Bristol. In quest’ultimo caso, un gruppo di attivisti è riuscito a demolire la statua di Edward Colston, un commerciante di schiavi del XVII secolo che faceva parte della Royal African Company, proprietaria del monopolio dell’oro, dell’avorio e degli schiavi. Intorno alla statua demolita, decine di manifestanti hanno iniziato a ballare per protesta e la figura dell’ “eroe” è stata gettata nel porto.
La polizia ha aperto un’indagine. Precedentemente 11.000 residenti avevano già firmato una petizione per far sparire la statua dal paesaggio urbano.

A Barcellona, centinaia manifestanti hanno riempito la Plaza de Sant Jaume, mostrando lo slogan “La vita nera è importante”. 
Circa 3.000 persone hanno partecipato all’atto in cui è stato letto un manifesto. “La comunità nera, africana e afro-discendente della Spagna, gente dei gitani, di Abya Yala, Maghrebi, arabi, musulmani e asiatici, insieme al resto degli alleati antirazzisti, sappiamo che questo omicidio non è un problema specifico, ma che risponde alla violenza storica e strutturale a cui sono soggetti i neri negli Stati Uniti”.

 

 

In Plaza de la Constitución a Salamanca sono stati letti diversi manifesti contro la xenofobia con i si seguenti slogan:”In una società razzista, non basta non essere razzisti, bisogna essere antirazzisti” e “È inutile criticare il razzismo negli Stati Uniti se si è razzisti nel proprio paese”. L’Universidad de Murcia invece è stato anche teatro di una celebrazione al termine della quale le persone si sono inginocchiate per otto minuti, il tempo che ci è voluto per spegnere la vita di George Floyd.

Più di 10.000 persone si sono radunate a Copenaghen per esprimere solidarietà e chiedere la fine del razzismo e centinaia a Budapest, secondo Reuters. A Roma, a piazza del Popolo, migliaia di persone, inginocchiate, hanno alzato il grido: “senza giustizia non c’è pace”.

Stessa situazione a Bruxelles, davanti al Palazzo di Giustizia.

“La morte di George Floyd ha risvegliato molte persone“, Ange Kaze, portavoce dell’organizzazione Belgian Network for Black Lives (Rete belga per Black Lives).

Così anche ad Anversa, a Gand, Ostenda ed altre città belghe; grandi raduni contro il razzismo anche in Francia, dove sono tornate alla luce accuse di violenza della polizia negli ultimi anni. Anche i cittadini di altre grandi città come Bordeaux, Lione, Lille, Rennes o Marsiglia hanno manifestato il loro sostegno.

In Germania, i manifestanti, per la maggior parte vestiti di nero, si sono trovati ad Alexanderplatz.Mentre i giocatori del Bayern hanno cantato “Il silenzio bianco è violenza” ed effettuato il warm-up sabato con una maglietta con la scritta “Cartellino rosso per il razzismo – BlackLiveMatters”, prima della partita campale di Bayer Leverkusen.

Mentre a Varsavia hanno partecipato un migliaio di persone, la maggior parte vestite di nero. In Australia, il primo paese ad avere proteste al di fuori degli Stati Uniti, decine di migliaia di persone hanno manifestato sabato con striscioni “Non riesco a respirare”.

Lascia un commento