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Pier Paolo Pasolini ed i “Ragazzi di Salò”

Scritto da Redazione il . Pubblicato in .

Anche i “Giovani Repubblichini” erano puri   …Pasolini lo sapeva

Ai giovani, anche se dalla parte sbagliata, affido queste poesie. 
(Pier Paolo Pasolini, Poesie a Casarsa, 1942-43)

                         _____________________________di CARLO DI LADISLAO *

La guerra civile italiana, uno degli eventi più drammatici e complessi del XX secolo, ha visto protagonisti molti giovani che, purtroppo, non avevano avuto la possibilità di scegliere pienamente il loro destino. Divisi tra partigiani e repubblichini, questi ragazzi sono stati forgiati da un conflitto che li ha catapultati in un mondo dove la giustizia e l’ingiustizia sembravano perdere ogni confine, dove il bianco e il nero delle ideologie si mescolavano in un grigio confuso, difficile da comprendere anche per chi, come Pasolini, cercava di cogliere la verità delle loro azioni.

L’osservazione di Pasolini che “anche i giovani, anche se dalla parte sbagliata, erano puri”, non è solo un’analisi storica, ma una riflessione profonda sull’umanità di quei ragazzi. Perché, in fin dei conti, la guerra non fa altro che mettere in luce la sofferenza di chi ne è vittima, indipendentemente dalla parte in cui si schiera. Pasolini, in particolare, non si limitò a giudicare superficialmente, ma cercò di penetrare il cuore di un’epoca complessa e di raccontare la realtà attraverso gli occhi di chi l’aveva vissuta in modo diretto.

Molti dei giovani che si arruolarono nella Repubblica Sociale Italiana (RSI) erano, in realtà, figli di un’epoca travolta dall’indottrinamento fascista e dalla disperazione della guerra. Non avevano mai conosciuto una libertà piena, e spesso la loro adesione al fascismo e alla RSI era dettata più dalla necessità di appartenere a un gruppo che dalla consapevolezza politica. In molti casi, non erano nemmeno coscienti delle atrocità che la loro parte stava commettendo. Questi ragazzi non erano, come spesso li dipingiamo, semplicemente i “nemici”; erano piuttosto le vittime di un sistema che li aveva manipolati, che li aveva spinti a prendere una posizione senza capire appieno le tragiche conseguenze delle loro azioni.

Pasolini, nei suoi scritti, riuscì a dare voce anche a questi ragazzi, rivelando la loro umanità. Nel suo celebre Poesie a Casarsa e in altre opere, il poeta e regista italiano non si fermò alla superficie delle cose, ma cercò sempre di andare oltre, di esplorare le ragioni che si celavano dietro ogni gesto, ogni scelta, anche quelle più dolorose e incomprensibili. Pasolini non giudicava, ma comprendeva. Non cercava vendetta o riscatto, ma la verità, anche quando questa si rivelava dolorosa e ambigua.

La guerra civile italiana è stata una tragedia collettiva, dove migliaia di giovani si sono trovati a combattere una guerra che non avevano scelto. La lotta tra i partigiani e i repubblichini, in molti casi, non era altro che una lotta per la sopravvivenza in un mondo distrutto dalla violenza. Se da un lato c’erano i partigiani, spinti da ideali di libertà e giustizia, dall’altro c’erano i giovani della RSI, convinti di difendere la “Patria” contro il comunismo, ma molti di loro non erano nemmeno consapevoli delle atrocità del regime fascista.
Erano, come Pasolini disse, “puri”, ma puri in un senso ambiguo e tragico: puri nel loro ardore, nella loro fede cieca, ma anche puri nella loro ignoranza rispetto alle dinamiche più oscure del conflitto.

Questa contraddizione, che Pasolini riusciva a cogliere con una straordinaria sensibilità, fa emergere una verità scomoda: la guerra civile non è fatta solo di eroi e di colpevoli, di buoni e di cattivi, ma di esseri umani che lottano per ciò che credono essere giusto, anche se la Storia stessa li condannerà.
“Ai giovani, anche se dalla parte sbagliata, affido queste poesie”, scrive Pasolini, e in questa frase si nasconde la sua pietas per coloro che, pur trovandosi “dalla parte sbagliata”, erano, in fondo, prigionieri delle circostanze, come tutti gli altri. La “parte sbagliata” non è mai così semplice da definire, quando si parla di ragazzi che hanno avuto la loro innocenza violata dalla guerra e da un regime che li ha spinti a compiere azioni terribili senza forse comprendere appieno cosa stesse realmente accadendo.

Pasolini, con la sua consueta lucidità, ha cercato di restituire a questi giovani la loro umanità, senza giustificarli, ma senza neanche ridurli a semplici “mostri”. In questo modo, ci invita a riflettere su quanto sia importante guardare oltre la superficie e cercare le sfumature della realtà. Se c’è qualcosa che la storia ci insegna, è proprio questa: che nessuna guerra è mai nera o bianca, e che la purezza giovanile, spesso, viene contaminata dalle circostanze, dalle ideologie e dalla violenza che la storia impone.

Questa riflessione, che Pasolini ci invita a fare, è ancora più rilevante se pensiamo alle guerre che attraversano il nostro presente. Nelle guerre moderne, così come in quelle del passato, non esistono veramente “buoni” e “cattivi”. Ogni parte in conflitto è composta da esseri umani, con le loro fragilità, le loro speranze e le loro paure. In ogni guerra ci sono innocenti, vittime, ma anche giovani che sono costretti a combattere per ragioni che vanno ben oltre la loro comprensione.
Questo dovrebbe farci riflettere profondamente: forse il concetto di “parte sbagliata” è troppo semplicistico e ingiusto, e forse dovremmo cercare di vedere le persone, anche quelle che sembrano essere dalla parte opposta, come esseri umani che meritano comprensione, piuttosto che una condanna facile e definitiva.

La memoria di quel periodo ci deve, dunque, spingere a una riflessione più profonda: possiamo davvero considerare “sbagliata” una generazione che ha vissuto in un contesto di violenza, indottrinamento e miseria? O piuttosto, dobbiamo riconoscere che anche in quei giovani repubblichini c’era una purezza tragica, una speranza che è stata spezzata dalla guerra e che oggi dovremmo cercare di preservare dalla dimenticanza? Pasolini ci invita a non semplificare mai la realtà, a non cadere nella trappola di ridurre ogni cosa a una guerra tra “buoni” e “cattivi”, ma a guardare la Storia con occhi più complessi, più capaci di comprendere il dolore e la sofferenza che ha attraversato ogni parte di quella generazione.

Oggi, quando pensiamo ai partigiani e ai repubblichini, dovremmo ricordare che entrambi erano giovani, entrambi avevano sogni, ideali e desideri di libertà. E, sebbene abbiano combattuto su fronti opposti, la loro giovinezza rimane un terreno comune, un richiamo alla necessità di costruire un futuro di pace, lontano dalle divisioni che la guerra ha imposto. 

 *CARLO DI LADISLAO  
> Medico chirurgo, autore e co-autore di 34 testi in ambito professionale;  
> Professore di Medicina Tradizionale presso la Scuola di Specializzazione
    in Psicoanalisi Archetipica dell’Università dell’Aquila;
> Docente presso l’Università de L’Aquila, Tor Vergata -Roma e Federico II -Napoli;
> Scrittore, critico culturale specializzato in ambito letterario e cinematografico.

 


NOTE  A  MARGINE  
Sulla Consul Press nel corso del mese di Aprile sono stati pubblicati due interventi a firma di Carlo Di Stanislao riguardanti i “Ragazzi di Salo”, prendendo anche spunto da alcune riflessioni di Pier Paolo Pasolini, per parlare anche della “Resistenza e della Guerra di Liberazione …che forse nella realtà – e comunque a mio parere, per quanto questo possa essere condiviso – ha rivestito maggiormente i connotati di una sanguinosa Guerra Civile e fratricida.
Su tale drammatico e tragico periodo della nostra storia, sempre nella Consul Press, sono stati altresì pubblicati già precedentemente due dibattiti specifici su questa nostra “Repubblica nata dalla Resistenza” (il Capitolo in data 13.02) ed in seguito il Capitolo II° (in data 02.03), nonché successivamente in aprile, alcune discussione riguardanti l’Antifascismo ed il Fascismo, nobilmente e culturalmente affrontate da Marcello Veneziani e da Franco Cardini, ma purtroppo condotte ancora oggi dagli Ex-Eredi dei Partigiani e del PCI (tra cui Elly Schlein, Concita De Gregorio, Lilli Gruber, i gemelli diversi Bonelli & Fratoianni, il Duo Saviano & Scurati, nonché anche il nostro Presidente Sergio Mattarella), con tale astio e rancore da rasentare quasi un vero e proprio “Odio verso la c.d. “Parte Sbagliata“,  perdurante dalla suddetta “Guerra Civile”, nonostante siano trascorsi ben 80 anni !
e su queste Tematiche – essendo io purtroppo giunto nel mio V° Ventennio della Vita – mi impegnerò a scrivere alcune doverose puntualizzazioni oramai solo a Futura Memoria.
______________________Giuliano Marchetti 

 

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