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Plastica, il Wwf lancia l’allarme sull’inquimanto in occasione della Giornata dedicata all’ambiente

Nella giornata dedicata all’ambiente, il Wwf lancia l’allarme avvisando che il Mondo ha superato il limite planetario di plastica e inquinanti chimici, avvertendo dei pericoli, ormai irreversibili, che questi materiali arrecano alla salute umana e non solo. Questo è quanto si legge nel report “Plastica: dalla natura alle persone. È ora di agire” dove si chiede alla politica un intervento serio.

L’allarme arriva in occasione della Giornata mondiale per l’ambiente, una ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite per la prima volta nel 1972 a Stoccolma, in occasione della prima Conferenza dell’Onu sull’ambiente dove, si stilò la Dichiarazione che definisce i principi fondamentali sulla tutela dell’ambiente e le responsabilità dell’uomo che deve salvaguardarlo. Alla riunione annuale partecipano circa 147 Paesi e ogni anno viene deliberato un argomento da affrontare e promuovere al fine di aumentare la sensibilizzazione sui temi e proporre ed attuare iniziative.

Quest’anno la causa sposata è quella dell’inquinamento è la plastica, e l’inquinamento prodotto da esso, tanto che sui social sta spopolando l’appello con tanto di hashtag #BeatplasticPollution. Tra i settori economici più interessati da questo tipo particolare di inquinamento è il turismo che contribuisce annualmente a un enorme produzione di rifiuti plastici.

Secondo i dati, il nostro Belpaese è tra Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, con il più alto tasso di inquinamento, il secondo in Europa per rifiuti plastici prodotti. Per questo, il Wwf chiede al Governo di intervenire con delle politiche atte a migliorare la raccolta differenziata a tutti quei prodotti di largo consumo riconvertendoli per un riciclo migliore ed efficiente. Allo stato attuale, infatti l’organizzazione sostiene che non è più sufficiente limitarsi agli imballaggi, tutte le aziende, le istituzioni, anche i singoli cittadini devono collaborare al fine di migliorare lo smaltimento di questo materiale.

Eva Alessi, responsabile Sostenibilità del Wwf Italia, ritiene che l’unica strategia possibile per evitare un tracollo della situazione è l’economia circolare « in modo che le materie prime, come le plastiche restino in circolo» il più a lungo possibile, «eliminando le fasi di estrazione e di smaltimento. L’efficienza nell’utilizzo delle risorse, promossa dall’economia circolare, deve diventare un fattore cruciale per orientare nuovi modelli di produzione e di consumo, e consentire una transizione verso stili di vita e dinamiche socioeconomiche più rispettose dell’ambiente».

Nel nostro Paese per esempio gettiamo 4 mila tonnellate di rifiuti plastici, sono per il normale utilizzo di spazzolini da denti. Un quantitativo enorme, che non viene riciclato, come per esempio per le sedie da giardino, o i flacono di bagnoschiuma. 

Questo perché la norma vigente non prevede il riciclaggio dei materiali non da imballaggio. Sedie, spazzolini, spugne, pettini, giochi, pennarelli, penne, palloni, la lista potrebbe continuare, sono tutti oggetti che finiscono ad accumularsi nelle discariche. Secondo il Wwf, se la norma venisse modificata investendo maggiormente in un riciclo efficiente che possa coinvolgere più prodotti cheprima erano destinati alle discariche, si potrebbero ridurre considerevolmente le emissioni di CO2. Sempre secondo i dati, qualora non venisse apportato alcun miglioramento alla gestione dei rifiuti plastici entro il 2050, la quantità totale presente nel Mondo potrebbe addirittura triplicare, con delle conseguenze catastrofiche: prime fra tutte l’aumento della CO2 e 12 miliardi di tonnellate di rifiuti dispersi nell’ambiente. In questo caso, il mare sarebbe più pieno di plastiche che di pesci.

Il tasso di riciclo della plastica al momento è inferiore al 10% a livello globale, e finiscono in mare circa 22 milioni di tonnellate di materiali plastici. Questi preoccupanti dati, mostrano che a ogni ciclo di vita di questo materiale corrispondono dei danni ambientali notevoli. Al momento la sua sola produzione è responsabile del circa 3,7% delle emissioni globali di gas serra, in aumento costante. 

Per Alessi, l’obiettivo comune dovrebbe essere quello di porre fine una volta per tutte all’inquinamento da plastica entro il 2040 e, per poter arrivare a questo traguardo, è necessario che tutte le nazioni e i Paesi «adottino iun Trattato globale sulla plastica, in accordo con il mandato stabilito nella risoluzione del marzo 2022 dall’Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente, l’UNEA». Questo perché i danni che i materiali plastici arrecano all’ambiente hanno una portata planetaria e «trascendono i confini delle nazioni, con delle ripercussioni anche piuttosto gravi sulla salute delle persone».

Prevenzione, riuso e riciclo sono i livelli fondamentali su cui bisogna intervenire secondo il World Wide fund for Nature È necessario, infatti, ridurre la produzione e luso della plastica non necessaria e dannosa, incentivare il riutilizzo e la riparazione dei prodotti in plastica puntando sull’innovazione, ed è altrettanto importante estendere la raccolta differenziata a tutti i settori produttivi di largo consumo, oltre agli imballaggi, per incrementare le tipologie di oggetti che vanno al riciclo. Si tratta di adottare “un approccio multilivello e multiattore” che deve vedere coinvolti tutti gli stakeholder della filiera della plastica, dalla ricerca scientifica, al settore pubblico e privato, da chi progetta, a chi utilizza, a chi è responsabile della gestione dopo l’uso.

In questo ambito le aziende hanno un ruolo chiave e sono chiamate ad applicare tre regole cardine: eliminare tutte le plastiche difficilmente riciclabili o non riciclabili affatto e non indispensabili; innovare, implementando modelli di business circolari per assicurare che tutti gli oggetti in plastica possano essere riutilizzati, riciclati o compostati; rendere circolari le plastiche, aumentando la quantità di materiale riciclato nei nuovi prodotti in plastica, che devono essere facilmente riciclabili e riportare indicazioni chiare per i consumatori su come devono essere smaltiti per favorire l’effettivo riciclo a fine utilizzo. In questo ambito il WWF si impegna attivamente per contribuire alla trasformazione delle filiere delle aziende, come nel caso della partnership sviluppata con Bolton Group  impresa multinazionale familiare italiana che da oltre 70 anni produce e distribuisce un’ampia gamma di beni di largo consumo e che proprio oggi, in occasione della Giornata Mondiale dell’ambiente, pubblica il suo nuovo report di sostenibilità in cui si descrivono i risultati finora ottenuti e la collaborazione con WWF Italia per aumentare la sostenibilità dei loro imballaggi attraverso attività di sostituzione, riduzione, innovazione e riutilizzo in linea con i principi di un’economia circolare.

Gianfranco Cannarozzo