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Quel furbacchione di Giuseppe Conte:
Arlecchino o Giano bifronte?

QUASI UNA COMMEDIA GOLDONIANA

di FRANCO D’EMILIO

Al momento della stesura di queste righe ancora non si sa se il professor Giuseppe Conte, incaricato di formare un nuovo governo, riuscirà a realizzare questa impegnativa impresa. Spero vivamente che fallisca, ma le mie speranze, comuni a tanti italiani, sono esigue perchè travolte dalla logica politica di chi, in barba alle aspettative degli italiani, vuol mantenere l’attuale assetto parlamentare e puntare alla conservazione di un sistema agonizzante, obsoleto, incapace di interpretare i profondi mutamenti del lavoro e dell’impresa, della famiglia e dell’educazione, dell’istruzione e della formazione, infine della tutela dei confini e della sovranità nazionale.

Le mie speranze, al pari di quelle di tanti italiani onesti e schietti, rischiano anche di essere irrise dai calcoli cinici di una politica opaca, torbida, non priva di vergognoso trasformismo, giustificato dallo sfoggio, sicuramente di cattivo gusto, di pretestuosità culturali. Protagonista di questo rozzo trasformismo è proprio Giuseppe Conte, passato con tanta disinvoltura e “tratta delle vacche” dalla presidenza di un governo di centrodestra gialloverde, Lega-M5S, alla candidatura di guida di un governo di centro sinistra giallorosso, M5S-PD. Davvero un Arlecchino, funambolo tra due diversi fronti politici!

Dove sono finiti la coerenza, la dignità, il rigore umano, morale ed intellettuale del fine giurista? Il prof. Conte ha saltato a piè pari questi valori, ormai solo intralcio alla sua prestigiosa carriera politica, trascorsa in poco più di un anno dal nulla di illustre sconosciuto Carneade  alla notorietà di illustre uomo di Stato, e, furbacchione, furbacchione, si è consacrato al di sopra delle parti, della destra e della sinistra, quindi arbitro, mediatore, ma all’occorrenza pure padrone di ogni governo, qualunque sia la sua composizione partitica, che possa gestire il paese.

Riproposto dall’orda grillina, dalla quale, però, si fa premura di riaffermare la sua distanza, assecondato dal partito Democratico dal quale rimarca la sua diversità, abilmente dimentico della sua partecipazione a trascorse giornate fiorentine della Leopolda di Renzi, dove nessuno se lo filava più di tanto, ora il prof. Giuseppe Conte si propone come “deus ex machina”, pronto a calare sulla scena tragica di un’Italia in crisi per dirimere e comporre i bisticci di potere tra M5S e PD: non basta, avvalora questo suo ruolo “super partes”, affibbiandosi il ruolo, quasi messianico, bontà sua, di ricollocare il destino dell’uomo, del cittadino, dell’italiano nel tempo e nel mondo che viviamo, quindi al centro dell’attenzione politica.

E’ nata, così, la favola del “Nuovo Umanesimo” dell’impeccabile prof. Conte, solo un’ardita, vuota giustificazione pseudoideologica al personale grottesco salto verso un governo giallorosso. L’uomo è sempre al centro dell’attenzione politica, possono mutare solo gli angoli di visuale ed il “Nuovo Umanesimo” di Conte è solo nuovo perchè formulabile sulle esigenze della nefasta alleanza tra pentastellati e piddini. Sarà forse “Nuovo Umanesimo” passare dal reddito di cittadinanza e da quota 100, dalla flat tax  e dal contenimento dell’immigrazione del trascorso governo alla imminente politica giallorossa di un’esosa patrimoniale, di riapertura dei porti, di revisione delle norme pensionistiche? La gente sorride, si sente presa per il posteriore. soccorrevole l’aiuto del vocabolario Treccani alla voce “paraculo”: “chi sa abilmente e con disinvoltura volgere a proprio favore una situazione o fare comunque il proprio interesse”. Faccia, veda un po’ il lettore di quest’articolo!

Il prof. Conte non va sottovalutato, sono convinto che persegua una duplice strategia: da una parte, aggregare l’area moderata del paese, intercettandone il consenso a spese sia del PD che del M5S, dall’altra, contenere le attese dei ceti più popolari, attraversati da forti venti populisti. Insomma, Conte emulo del ruolo di Giano bifronte di Giovanni Giolitti agli inizi del secolo scorso, magari con l’ambizione di una imprevista “età contiana” al pari di quella giolittiana! E, se l’appetito vien mangiando, qualche pensierino il nostro professore potrebbe farlo anche sulla prossima Presidenza della Repubblica.

Davvero perfetto Giuseppe Conte: statista “double-face”, buono per tutte le stagioni, basta rivoltarlo come un cappotto.

 


Franco D'Emilio

Storico, narratore, una lunga carriera da funzionario tecnico scientifico nell'Amministrazione del Ministero per i beni e le atiività culturali

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