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Reddito di cittadinanza, in arrivo il decreto attuativo

R.d.C.

La manovra economica è legge. La Camera dei deputati ha approvato il testo definitivo della legge di bilancio relativa all’anno 2019 la notte del 30 dicembre 2018, con 370 voti favorevoli,  70 contrari e diversi astenuti. Dopo un iter piuttosto travagliato, la legge 30 dicembre 2018, n. 145 è infine approdata in Gazzetta Ufficiale n. 302 del 31 dicembre 2018.

La fretta e l’approssimazione nell’approvazione della legge, in questo caso, è stata forzata dal fatto che il ciclo di bilancio – la legge, cioè, che regola l’esercizio da parte dello Stato delle risorse finanziarie – deve necessariamente essere portato a conclusione entro il 31 dicembre di ogni anno, altrimenti (in caso, cioè, di mancata approvazione da parte del Parlamento entro i termini prestabiliti) lo Stato deve ricorrere all’esercizio provvisorio di bilancio. Molte delle critiche mosse dalle opposizioni nei confronti di una manovra approvata in fretta e furia si concentrano infatti sulla percezione di uno svilimento del ruolo del Parlamento nell’approvazione della legge: occorre però constatare che in materia finanziaria ed economica, l’ordinamento tende ormai da anni a ridurre il ruolo delle Camere in ragione di uno consolidamento evidente della gestione della politica di bilancio dell’ordinamento nelle mani del Governo e, nello specifico, del Ministero dell’Economia .

La legge di bilancio 2019 conferma, dunque, l’elargizione dei fondi a copertura delle due proposte e promesse economiche più attese del Governo gialloverde, strillate a gran voce durante tutta la campagna elettorale. Non ne spiega, però, l’esercizio e le modalità di fruizione. Reddito di cittadinanza – cavallo di battaglia della proposta politica del Movimento 5 stelle – e Quota 100 – la riforma del sistema pensionistico teorizzata, invece, dalla Lega – saranno messe per iscritto in un secondo momento tramite decreto attuativo, per poi essere approvate dalle Camere. La scelta di rimandare la stesura dei testi ad un decreto separato dalla legge di bilancio è riconducibile all’esigenza di accorciare drasticamente i tempi di approvazione della legge finanziaria. Il decreto con i dettagli dei due provvedimenti ancora non è stato discusso in Consiglio dei Ministri ma da qualche giorno ne circola una bozza provvisoria.

Quanto al Reddito di cittadinanza – che, come vedremo, forse proprio un reddito di cittadinanza non è – l’unica menzione che si rileva all’interno della legge di bilancio conferma l’erogazione di un fondo pari a 7.100 milioni di euro per il 2019, a 8.055 milioni di euro per il 2020 ed, infine, a 8.317 milioni di euro per il 2021.

La bozza del decreto è lunga 23 pagine ed è composta da 27 articoli: i primi 13 articoli sono totalmente dedicati al Reddito di cittadinanza, mentre i successivi 14 riguardano Quota 100. Nel testo – occorre sottolineare – troviamo numeri diversi da quanto riportato poco sopra: all’articolo 12 si legge, infatti, che “i limiti di spesa sono determinati nella misura di 6.110 milioni di euro nel 2019, di 7.755 milioni di euro nel 2020, di 8.017 milioni di euro nel 2021 e di 7.841 a decorrere dal 2022″.

In sostanza, il Reddito di cittadinanza (Rdc) viene descritto come una misura unica che sarà attiva a decorrere dal mese di aprile 2019, sostanzialmente rivolta al contrasto della “povertà, della disuguaglianza e dell’esclusione sociale, a garanzia del diritto al lavoro, della libera scelta del lavoro, nonché a favorire il diritto all’informazione, all’istruzione, alla formazione, alla cultura attraverso politiche volte al sostegno economico e all’inserimento sociale dei soggetti a rischio di emarginazione nella società e nel mondo del lavoro”. Il contributo è definito, invece, Pensione di cittadinanza “per i nuclei familiari composti da uno o più componenti di età pari o superiore a 65 anni”.

Per ottenere il sussidio sarà necessario essere in possesso della cittadinanza italiana o di Paesi dell’Ue ed essere residenti in Italia da almeno 10 anni, oltre che avere un valore dell’Isee inferiore ai 9.360 euro, un patrimonio mobiliare inferiore a 6 mila euro e un patrimonio immobiliare non superiore a 30 mila euro. Una dichiarazione di falso o “l’occultamento di redditi e patrimoni a fini ISEE o dichiarazioni fiscali” per ottenere il reddito comporterebbe di fatto la reclusione da 1 fino a 6 anni e, in caso accertato di dolo, l’impossibilità di chiedere un nuovo sussidio per 10 anni.

Il provvedimento, tanto voluto dal Movimento pentastellato, ha assunto quindi nella sostanza caratteristiche diverse da un reddito di cittadinanza vero e proprio, che, come suggerisce il nome stesso, consiste più che altro nell’erogazione di un contributo finanziario da parte dello Stato che viene ricevuto in egual misura da tutti i cittadini, senza che vi siano vincoli legati al reddito del nucleo familiare, all’occupazione o all’età.

Una volta entrato in attività il provvedimento, sarà possibile presentare ai Caf o agli uffici postali la domanda che sarà poi valutata dall’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS) che, entro cinque giorni lavorativi, provvederà al controllo dei requisti per l’accesso al Rdc. Il beneficio – pari ad un massimo di 780 euro mensili per un single e un massimo di 1.330 euro per una famiglia di 5 persone con due minorenni –  potrà durare solo fino a 18 mesi, con possibilità di essere rinnovato dopo una sospensione di un mese. Chi lo otterrà dovrà “consultare quotidianamente l’apposita piattaforma digitale dedicata al programma”.

“Il beneficio” – si legge ancora nel documento – “è condizionato dalla dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro, nonché all’adesione di un percorso personalizzato di accompagnamento all’inserimento lavorativo e all’inclusione sociale”. Il contributo sarà inoltre erogato attraverso una Carta Rdc, con la quale è vietato “il consumo di beni e servizi provenienti dal gioco di azzardo e che portano alla ludopatia, pena la revoca del beneficio”. Sono disposti, inoltre, diversi incentivi per le imprese che assumeranno a tempo pieno e indeterminato il soggetto beneficiario del Reddito di cittadinanza e a decorrere dal mese di marzo 2019 il Reddito di inclusione introdotto dal precedente Governo non potrà più essere richiesto.

In ultimo, il testo della bozza ha previsto anche una clausola di salvaguardia, qualora le risorse disponibili vengano ad esaurirsi. In quel caso, con un decreto adottato trenta giorni dall’esaurimento delle risorse, sarà ristabilita la compatibilità finanziaria tramite “rimodulazione dell’ammontare del beneficio”.Trattandosi di una bozza trapelata e non ufficiale, è possibile – se non molto probabile – che il testo del decreto fatto circolare non sia definitivo e che subisca alcune modifiche in corso d’opera prima di approdare definitivamente a Palazzo Chigi.

FABIANA  LUCA