Skip to main content

Renato Merlino: attore e drammaturgo in lingua romana

Comunicazione muta

Caro Renato, ero una tua estimatrice, ma non te ne sei mai accorto. Quando recitavi per noi, uno dei brani di qualche tua commedia, qualche frase di una parte di un film, ed ancor meglio una delle tue disincantate poesie, davo di gomito a chi mi sedeva accanto se parlottava, io, così rumorosa (caciarona, avresti detto tu), per ascoltarmela bene . Entravi con il cappello bianco, a gran passi, sorridendo, e tutti ti applaudivano. “sentite qua…” e cominciavi, con l’arguzia che ti distingueva, con quel sottofondo drammatico che non manca mai al romano verace: “Giuda, che nun ce po’ stà ad avere tradito Nostro Signore“, oppure quelle considerazioni del fico di via Margutta, simbolo inosservato del Saint Germain romano.

Era molto che non ti si vedeva, noi poeti, e sapevamo che eri ammalato, ma non ci si aspettava che il tuo saluto sarebbe arrivato così presto: l’artista è parte del flusso vitale universale, e la sua voce va al di là degli anni, del decadimento, perfino degli amori e dei contrasti: è già eternità, è già vittoria sul relativo e sull’incerto. Non finiremo mai di ricordare, di vedere te che avanzi verso di noi, scanzonato, sorridente, non perderemo mai le tue storie che, oltre al divertente, facevano chiaro qualcosa di noi da perfezionare, che fino ad allora ignoravamo.

Marilù Giannone