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“Riforma Fiscale” in tempo di Covid, con un’analisi del Sindacato Commercialisti

LA RIFORMA FISCALE DURANTE IL COVID:
 INOPPORTUNA E DECONTESTUALIZZATA

UNA ANALISI DEL SINDACATO ITALIANO COMMERCIALISTI

La riforma fiscale, che secondo le intenzioni del direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini [nella foto di apertura] dovrebbe entrare in vigore dal 1° gennaio 2021, secondo il Sindacato italiano dei commercialisti aumenterà la complessità del sistema tributario anziché semplificarlo.(*1)

“In questo drammatico momento storico – rende noto il Comitato Direttivo del Sindacato italiano Commercialisti – dettato anche dallo stato di emergenza sanitaria, crediamo sia fuori luogo parlare di riforma fiscale che, peraltro, andrà a impattare sulle piccole imprese che sono la stragrande maggioranza del nostro Paese. Una vera riforma fiscale, finendo per influenzare la derivazione dei principi di capacità contributiva e di progressività di rango costituzionale, non può nascere in modo estemporaneo, dettata dai burocrati di turno e magari approvata a colpi di fiducia dal Parlamento.
A nostro parere le basi di una riforma fiscale dovrebbero essere inserite in un programma elettorale, perché deve essere il Parlamento a dettarne la linea. Solo in un secondo momento dovranno intervenire altre figure tecniche, tra cui auspichiamo i dottori commercialisti, la cui professione è l’unica che sintetizza tutte le competenze necessarie per poter sviluppare il tema della riforma fiscale in maniera organica”.

L’Agenzia delle Entrate immagina il ricorso diffuso al lavoro agile dei propri impiegati, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nel selezionare posizioni fiscali di interesse e il diverso utilizzo in chiave anti-evasione tributaria delle numerose banche dati già ora in proprio possesso. Ma nella realtà dei fatti molte sono le difficoltà di contatto tra professionisti e pubblica amministrazione e tante altre le criticità individuate per questa specifica riforma.

“Innanzitutto – prosegue il Comitato Direttivo del Sindacato italiano Commercialisti – spingendo sull’utilizzo sempre più diffuso del principio di cassa, si andrà a relegare il principio cardine della competenza economica del nostro ordinamento giuridico e dell’economia aziendale ai soli soggetti passivi dell’Ires. Questo nel convincimento ormai diffuso che soltanto tassando i flussi finanziari si possa semplificare il sistema.
A questo si aggiunge ora la possibilità di considerare integralmente deducibili gli investimenti in beni strumentali, rendendo il principio di cassa “puro” per imprese individuali e società di persone, in quanto si ritiene che incentiverà le imprese a fare investimenti (subito deducibili dal reddito), ma senza fare alcun cenno alla possibilità di riporto delle perdite che tale meccanismo provocherà nei periodi immediatamente successivi a quelli dell’investimento e senza fornire stime della possibile caduta di gettito tributario che si potrebbe ingenerare.
Viene poi introdotto il principio di tassazione su base mensile, in sostituzione del sistema collaudato del saldo e acconto, anticipando di fatto il momento del prelievo tributario oggi distribuito lungo tutto il secondo semestre di ogni anno. Questo aggraverebbe le già precarie condizioni finanziarie delle nostre imprese”.

Il S.I.C. – Sindacato Italiano dei Commercialisti segnala anche le difficoltà di applicazione di tale meccanismo, perché i commercialisti dovrebbero integrare i dati inviati dall’Agenzia al contribuente con precompilati di diretta derivazione dal flusso delle fatture elettroniche e dei corrispettivi telematici, quindi con i costi non rilevanti ai fini Iva e non in possesso dell’Agenzia delle Entrate in corso d’anno, a partire dai costi del personale.  E tutto questo con periodicità mensile o al limite trimestrale, dando luogo dunque a 12 mini dichiarazioni fiscali più una dichiarazione riepilogativa annuale.

“Crediamo che spacciare tutto questo per semplificazione sia un insulto alla nostra cultura professionale e alle nostre intelligenze – evidenzia il comitato direttivo del Sindacato italiano Commercialisti – Di fronte alle città d’arte deserte, al turismo internazionale bloccato, al comparto dello spettacolo in ginocchio e agli imprenditori che si suicidano (*2), quella prospettata a noi pare che sia la risposta sbagliata per fronteggiare problemi urgenti e drammaticamente diffusi perché punta ad ottenere un flusso costante di risorse dagli ultimi contribuenti “superstiti” in corso di pandemia. In questo momento c’è eventualmente bisogno di stabilizzare il quadro normativo, sfoltendolo, e di adottare misure semplici di supporto alle imprese per salvaguardare la continuità aziendale”.

“Il focus dovrebbe essere il sostegno economico alle imprese – conclude il comitato direttivo del Sindacato italiano Commercialisti – con ogni leva (quindi anche quella fiscale, ad esempio consentendo la detraibilità integrale), al fine di salvare le imprese. Perché se dovesse esserci una chiusura diffusa di migliaia di partite IVA nei prossimi 12 mesi, anche per effetto dello sblocco del divieto di licenziamento, il gettito tributario crollerebbe.
Questa è l’urgenza sulla quale ci si dovrebbe concentrare”.

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NOTE A MARGINE  
(*1) – Generalmente ogni qual volta si inizia a parlare di “semplificazioni”, purtroppo, si raggiungono risultati completamente opposti ….e non è facile comprendere se ciò derivi da un “disegno occulto” e maleficamente perverso o da una “incapacità non dichiarata” della Burocrazia, nonchè degli stessi Politici e/o Tecnici addetti ai lavori. Al riguardo si desidera segnare un precedente intervento “L’illusione di un Fisco Equo e di una Banca Amica” già pubblicato in data 08.06 sulla Consul Press e visionabile con un semplice Clik.

(*2) – Anche sulla crisi del comparto Turistico Alberghiero e della Ristorazione, questa “Testata” ha preso una decisa posizione a favore di tale settore e di tutta la filiera collegata, quali specifici volani trainanti la nostra intera economia. E ciò sempre evidenziando l’importanza umana e sociale delle Persone che ivi operano in quanto, secondo i principi che ispirano la linea editoriale della Consul Press, noi riteniamo che ogni singola “Impresa” debba svolgere anche una specifica funzione etica e sociale, oltre che ad impegnarsi con tutte le proprie possibilità per il ritorno ad un auspicabile “Nuovo Rinascimento del Made in Italy”.  ________________ Giuliano Marchetti   

 

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