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Roma e i Romani nel caos del Giubileo dei Giovani

Scritto da Franco D'Emilio il . Pubblicato in .

Finalmente! Dai e dai, dopo un’interminabile settimana di disagio si è concluso il Giubileo dei Giovani, praticamente sette giorni davvero caotici e critici, molto più di quanto già solitamente accada a Roma, città da sempre problematica e ora, da oltre un semestre, duramente provata dall’anno giubilare.

Nessuno dubita, mette in discussione il messaggio universale, religioso, spirituale e umano, del Giubileo 2025, comprensivo di tante iniziative, tutte sempre ampiamente partecipate, ma il Giubileo dei Giovani ha oltremisura stravolto la vita della nostra capitale e dei suoi abitanti, rivelando l’ottusa inopportunità di voler continuare a consentire lo svolgimento di manifestazioni di eccezionale grandezza. Roma è città di quasi 2.800.000 abitanti, frequentata ogni giorno, in tempi ordinari, quindi senza grandi eventi in corso o previsti, da circa 230.000 turisti, dei quali ben il 51% di provenienza straniera, e, inoltre, raggiunta quotidianamente da quasi 340 mila pendolari: questo significa che l’Urbe accoglie 570 mila visitatori al giorno, quindi è vissuta in termini di servizi da ben 3.370.000 persone.
Bene, a queste cifre il Giubileo ha aggiunto 90-100 mila pellegrini ogni dì, ai quali, nel caso dell’immenso ritrovo giubilare dei giovani dal 28 luglio al 3 agosto, va sommata la bella cifra di 1.200.000 ragazzi, presenti e a gruppi transumanti, come pecorelle con i loro pastori, da una parte all’altra di Roma. In conclusione, nella trascorsa settimana la Città Eterna è stata letteralmente “posseduta” da circa 4.700.000 persone, quasi due milioni in più rispetto al numero degli abitanti residenti.

                               

Con questi dati alla mano non possiamo tralasciare come la Città Metropolitana di Roma disponga di una ricettività turistica, ufficiale e complessiva, poco oltre i 500.000 posti letto, pur se potenziata appositamente per il Giubileo; sfugge al computo un diffuso abusivismo ricettivo, sia privato che da parte di numerosi enti religiosi, solitamente fuori da finalità di ospitalità turistica, ma sollecitati a svolgerla per la inevitabile pressione delle parrocchie.

Non possiamo neppure dimenticare come buona parte della ristorazione, vuoi per le forniture, vuoi per la prestazione dei servizi, risulti in mano a società italiane e straniere, pure ampiamente promosse e partecipate da soggetti, riconducibili al Vaticano.
In conclusione, il Giubileo si rivela un business di 17 miliardi di euro, dei quali ben 4,5 miliardi fatturati a Roma ed una parte ben più consistente, deviata ad hoc a vantaggio dell’Obolo di San Pietro. Non solo, ricorrendo ai fondi PNRR, sono stati predisposti 660 progetti per un costo totale di 2/miliardi e 259/milioni di €uro su sei linee di intervento: 1.) Riqualificazione e valorizzazione dei luoghi giubilari; 2.) Accessibilità e mobilità a servizio dei luoghi giubilari; 3.) Accoglienza e partecipazione dei pellegrini; 4.) Ambiente e territorio; 5.) Programma accoglienza; 6.) Progetto “Caput Mundi” per riqualificare e restaurare il patrimonio culturale urbano.

Se si escludono alcuni progetti ai punti 4, 5 e 6, perlopiù i fondi PNNR sono stati impiegati o tuttora sono utilizzati per interventi, relativi alla straordinarietà della circostanza giubilare, così onerosa per il suo impatto sulla città di Roma.
Il Sindaco Roberto Gualtieri, nominato commissario straordinario per il Giubileo con decreto del Presidente della Repubblica del 4 febbraio 2022, ai tempi del governo di unità nazionale, destra e sinistra a braccetto, guidato da Mario Draghi, intervistato sulla predisposizione a Tor Vergata dell’area per accogliere i momenti conclusivi del Giubileo, ha elencato dati significativi di tanto grandioso intervento: una piana di 96 ettari con tre grandi varchi di accesso; un palco di 1400 metri quadrati; 2918 bagni chimici, dei quali 158 per disabili; 2660 punti d’acqua potabile con la collocazione di ben 15 km. di tubature; 70 nebulizzatori contro il caldo incombente; 2000 ripetitori di segnale, 179 grandi postazioni videoschermo. Peccato che in varie zone alla periferia di Roma sia, ad esempio, tuttora problematica la fornitura dell’acqua, fra l’altro, questo, però, soprattutto nel centro storico, aggravata da una notevole dispersione a causa della rete distributiva, ormai vecchia e con scarsa, limitata manutenzione. Come, ancora, ignorare le parole del sindaco Gualtieri sulle 10 postazioni mediche di soccorso, sulla presenza di 43 ambulanze medicalizzate, sulle 335 tende allestite e ben 110 generatori elettrici installati? Eppoi, come lasciar fuori i 60.000 posti letto, 20 mila allestiti alla Fiera di Roma e 40 mila predisposti in 429 scuole e siti extrascolastici? Mi fermo qui né voglio infierire ricordando tanta, longeva, cronica crisi abitativa della capitale e tanto abbandono delle sue borgate; né voglio sottolineare come la gestione straordinaria, giubilare, ma comunque ugualmente carente dei servizi di trasporto, compresa la metropolitana, non riscatti dalla consueta, giornaliera inefficienza.

                           

Tutto l’allestimento del Giubileo, quindi, pagato con i fondi del PNRR, magari impiegati ai punti 4 e 5, rispettivamente pertinenti “ambiente e territorio” e “programma accoglienza”? Ai costi materiali del Giubileo, non dimentichiamolo, va pesantemente aggiunto il disagio dei tanti romani che per una settimana sono stati pesantemente estromessi dalla loro città e, oltre ogni loro sentimento d’accoglienza, hanno subito l’invasione, non sempre educata e non sempre sorvegliata, di migliaia di “papaboys” in bivacco, assedianti androni, portici e giardini pubblici: io stesso più volte sono stato impegnato in inaspettati dribbling tra giovani giubilari, seduti o distesi a terra, indolenti a lasciar passare.
Certo, largo ai giovani, ancora di più a quelli del Giubileo, partecipi e testimoni del messaggio evangelico, ma tutto, pure in questi casi, ha un limite: quello che nessuna città nel mondo può essere disponibile con largo impiego di risorse e disponibilità ad accogliere eventi di portata colossale. Va cercata una proposta alternativa e la Chiesa deve per prima impegnarsi in questa ricerca per una soluzione, magari supportata dalla tecnologia web, che lo stesso assicuri ampissima visibilità mediatica ai meeting mondiali dei giovani cattolici, adesso sempre più prossimi, simili soltanto ad un ricorrente Festival di Woodstock dai mille colori al suono di chitarre, cori e canzoni.

                         

Stupisce, infine, l’ipocrisia con la quale tutti i supporter del Giubileo e, in particolar modo, di quello dei giovani abbiano, a bella posta, ignorato che pure i grandi happening religiosi rientrano nell’overtourism, il fenomeno di un eccessivo turismo di massa, impattante negativamente sulla qualità della vita e sulla stessa esperienza turistica di qualunque città coinvolta, Roma maggiormente compresa per tanti, scontati motivi.
Da sempre la fede religiosa può essere un fenomeno di grande professione, insomma collettivo, pure di massa, ma non è detto che una piazza crescente, ogni volta più grande e oltre ogni limite, sia oggi la forma più opportuna per assecondare e rappresentare appieno la grandezza della fede stessa, giovanile e no che sia.
Ricorrendo alle parole di Sant’Agostino, “Una fede che non sia pensata è niente”, sottolineerei come non sia certo che la spettacolarità delle piazze colme assicuri l’intimità riflessiva del pensiero religioso.

 


Foto autore articolo

Franco D’Emilio

Storico, narratore, una lunga carriera da funzionario tecnico scientifico nell’Amministrazione del Ministero per i beni e le atiività culturali
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