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Starbucks tra palme, banani e polemiche apre per davvero

“Oggi abbiamo bisogno di costruire ponti, mentre altri cercano di alzare muri”.

Queste sono le parole non di Papa Francesco, ma quelle di Howard Schultz, fondatore di Starbucks, che dopo infinite attese e recenti polemiche su palme e banani, “investirà in Italia diversi milioni di dollari dando lavoro a 350 persone”.

Prima città d’Italia sarà appunto Milano, dove Starbucks aprirà il suo primo punto vendita nell’ex Palazzo delle poste in Piazza Cordusio, rimesso a nuovo dopo una ristrutturazione di 20 milioni di euro.

E proprio a Milano, dopo aver degustato un caffè in piazza Duomo nel lontano 1983, Schultz ebbe l’idea di esportare quel modello in tutto il mondo, acquistando la piccola catena di caffetterie di Seattle, all’epoca composta di soli sei punti vendita, e portandola ai livelli di oggi.

“Negli occhi di clienti e camerieri –dice Schultz in un’intervisa a Repubblica ricordando quel viaggio in Italia– ho visto il futuro di Starbucks. Ho visto quello che avrei voluto fare: una catena di caffetteria dove poter passare il tempo a discutere, leggere o lavorare”.

E ora, l’apertura del nuovo punto vendita della catena della sirena verde, che conta 27.000 caffetterie in tutto il mondo dislocate in 72 Paesi, fattura 21 miliardi di dollari l’anno e ricava utili per 2.8 miliardi annuali, è ormai prossima: il punto vendita milanese targato Starbucks aprirà a fine 2018. Riuscirà il nuovo locale milanese a far  la gioia di tutti gli amanti italiani del Frappuccino, che finora hanno potuto gustare la loro amata bevanda solamente andando fuori dai confini nazionali?

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 Probabilmente no, visto che la prima apertura italiana (a cui, secondo i piani, ne seguiranno un centinaio in tutta Italia nel giro di cinque o sei anni) “sarà una Roastery –dice Schultz– una torrefazione dove prepareremo caffè speciali per un luogo unico”. Sul genere degli specialty coffee tanto amati dai lettori di Dissapore, per intenderci.

“Costruiremo una vera fabbrica del caffè da 2.500 metri quadrati — afferma Schultz– sarà il negozio più grande d’Europa sul modello di quello storico di Seattle, poi replicato nel negozio di Shangai, e in quelli che saranno aperti a New York e Tokyo.

Ci saranno cinque nuovi caffè realizzati con tecnologie ideate da noi, oltre al tradizionale espresso. Ci sarà per esempio il “nitro caffè” (estratto a freddo impiegando l’azoto liquido), infusioni di caffè e bevande innovative. Il cliente vedrà tubi che attraverseranno i soffitti nei quali passano i grani. Potrà comprare le miscele e i nostri prodotti legati al marchio. Poi ci sarà la tecnologia: wifi super veloce, musica con il partner Spotify, servizi di pagamento fintech. Soltanto nella Roastery milanese lavoreranno 100 persone”.

Mr. Starbucks ha così presentato il suo progetto al sindaco Giuseppe Sala e agli studenti della Bocconi, parlando anche dell’arredo floreale di Piazza Duomo a base di palme e banani, che ha causato polemiche e atti di vandalismo.

“Voglio essere molto chiaro: Starbucks non ha disegnato il giardino, noi siamo semplicemente gli sponsor dell’iniziativa, è davvero strano trovarsi in questa situazione anche perché cerchiamo sempre di essere umili e rispettosi, mi auguro che la gente capisca che volevamo solo fare qualcosa di utile per la città “. Anche, perché, continua Schultz, “quando entriamo in una città nuova, soprattutto in una interessante e dinamica come Milano, vogliamo dare subito qualcosa per farci benvolere”.

“Abbiamo avuto un grande successo finanziario, ma non ci alziamo ogni mattina per fare soldi. Ci alziamo ogni mattina per raggiungere il giusto equilibrio tra utili e responsabilità sociale. Per questo prendiamo solo decisioni di lungo termine che rendano la nostra gente e i nostri clienti fieri delle nostre posizioni “.

articolo di Cinzia Alfè via Dissapore