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Stop a sanzioni contro la Russia

DALL’EUROPA, sorvegliata a vista da WASHINGTON,
SOLO TIMIDE RESISTENZE SULLE SANZIONI ALLA RUSSIA

di Elena Quidello*

Le sanzioni contro la Russia, ulteriormente incrementate dal presidente Donald Trump, costituiscono un nuovo atto provocatorio contro Mosca, imposto dal “deep State” e sono parte di un piano prestabilito per allontanare la Russia dall’Europa e mantenere questa sotto dominazione USA. L’interesse dell’Europa nello stabilire una piena cooperazione con la Russia dovrebbe essere affermato come prioritario da parte di una Europa forte, coesa e indipendente che potrebbe rigettare le macchinazioni guerrafondaie di Washington.

Accade tuttavia che l’oligarchia USA, quella che decide le sorti del mondo e dell’Europa, ha troppi “sostenitori” in Parlamento e Commissione europea (vedasi agenda Soros) perché quella parte libera dell’Europa, solitamente considerata spregevolmente “populista ed estremista”, non ha quasi mai i numeri sufficienti per spuntarla contro coloro che sostengono il business delle guerre vendendo la propria anima al diavolo.

E così I Signori della Guerra, gli stessi che che in Europa sguazzano tra anime corrotte che confondono l’accoglienza forzata come manna celeste e le stragi nei paesi del medio Oriente come opportunità di riscatto sociale e democratico, continuano indisturbati a programmare altre guerre per abbattere quel po’ di progresso economico, politico e democratico che taluni paesi avevano raggiunto sia pure con una forma di governo autoritario ma non certo teocratico.

Come è emerso dall’ultima conferenza stampa tenutasi a Roma, presso l’Ufficio del Parlamento Europeo in via IV Novembre il 5 dicembre scorso, si è manifestata la volontà di un dialogo aperto tra Russia e Italia per tentare di sanare le ferite economiche causate dalle sanzioni che l’Europa, cedendo ai pretestuosi proclami degli USA, ha inflitto alla Russia, non tenendo conto delle conseguenti perdite economiche che tali misure restrittive e tiranniche avrebbero prodotto alle attività di milioni di lavoratori europei e italiani.

Una componente del partito di Forza Italia, costituita dall’eurodeputato Fabrizio Bertot presidente della Fondazione KI AN (coadiuvato dal giornalista, scrittore e storico Antonio Parisi e dall’agenzia Consul Press di Roma), dal Senatore Lucio Malan, Questore del Senato e membro della III Commissione permanente Affari Esteri, dal Senatore Maurizio Gasparri vice presidente del Senato e Deborah Bergamini, vicepresidente della Commissione Trasporti della Camera dei Deputati e vice capogruppo del PPE al Consiglio di Europa, si sono incontrati con il vice presidente della Commissione Affari interni della Duma di Stato russa, Mikail Starshinov, per affrontare insieme le questioni più scottanti che riguardano il futuro delle relazioni commerciali, politiche, culturali tra Italia e Federazione russa in un contesto Europeo sempre più favorevole all’ inasprimento delle sanzioni più che alla loro rimozione.

I politici su menzionati, ricordando l’intenso lavoro diplomatico che l’ex premier Berlusconi dal ’94 in poi aveva avviato per inserire la Russia a pieno titolo nel circuito democratico dell’occidente, tanto da voler realizzare un’alleanza tra NATO e Russia di cui si concretizzò un vertice a Pratica di Mare il 28 maggio 2002, hanno inteso riproporre un dialogo costruttivo per il bene non solo dell’Italia ma di tutta l’Europa.

Lo scopo? Eliminare le sanzioni e ripristinare la crescita economica interrotta a seguito delle suddette.

Se la lungimiranza di Berlusconi, non fu premiata e scatenò una guerra giudiziaria con processi mediatici guidati per allontanarlo dalla politica, oggi dopo governi gestiti senza il consenso popolare, con le nuove elezioni del 2018, si aprono spiragli di democrazia che permetteranno agli italiani di decidere sul futuro del paese. Ma è certo che qualunque siano i risultati delle elezioni i parlamentari su citati non cambierebbero i loro obiettivi: creare una Europa unita ma indipendente e libera di scegliere cooperazioni con i paesi vicini senza il diktat degli oligarchi che tramite l’ormai famoso finanziere Soros, decidono dove il vento deve soffiare. L’Italia ha già subìto esperienze drammatiche e anche tragiche, verità che, nel tempo sono venute alla luce e rappresentano la più grande sconfitta di un paese democratico solo di nome.

La Russia, paese in lenta ma continua trasformazione, in cammino verso una sempre più aperta collaborazione con l’Europa di cui chiede, cerca e vuole una solida e profonda intesa, è costretta a subire l’umiliazione e le tensioni di un gioco perverso che mira ad indebolirla e a costringerla allo scontro. Oltre le sanzioni, che gli USA intendono ancora prolungare osteggiando i piani di cooperazione commerciale Russia-Germania-Austria per la costruzione del gasdotto Stream 2, corre già la notizia riportata su diversi giornali tra cui The Event Chronicle, da cui la scrivente attinge informazioni, che il Tesoro USA intende proporre una sanzione che avrebbe lo scopo di isolare e strangolare totalmente l’economia russa escludendo le banche e le ditte russe dallo SWIFT, codice per le telecomunicazioni finanziarie tra le banche (Worldwide Interbank Financial Telecommunication, SWIFT), utilizzato insieme all’IBAN durante i trasferimenti di fondi attraverso bonifico bancario internazionale.

Nell’articolo di Maurizio BlondetErdogan provoca Atene (del 27 dicembre 2017), si legge che «già oggi, sotto le sanzioni esistenti, le banche russe non possono ottenere prestiti sui mercati occidentali se non con maturità 14 giorni; con l’esclusione da Swift, sarebbe del tutto impossibile ottener credito.» È questo  un motivo sufficiente, da solo, per spingere alla guerra un paese dotato di armi atomiche che viene messo con le spalle al muro. «Nessuno – scrive Blondet – poteva prevedere che Trump avrebbe riaperto la piaga ucraina mandando armi letali  al regime di Kiev, imponendo sanzioni su sanzioni contro Putin (www.rt.com/news/414124-sanctions-sberbank-cold-war). Ed è sempre Blondet che critica l’editoriale di Paolo Mieli sul Corriere della Sera nel quale Mieli elogia la decisione di Trump di vendere armi a Kiev per trecentocinquanta milioni di dollari, per un’azione non certo determinata da segni evidenti che la Russia voglia attaccare Kiev (Soldati di Kiev giurano prima di attaccare il Donbass).

Una operazione sconsiderata che non aiuta il dialogo né un eventuale negoziato reso impossibile dalla volontà USA e purtroppo anche da quella europea che considera Mosca il grande Nemico. Tuttavia, in altro articolo tratto sempre da The Chronicle, strano a dirsi, Donald Trump, con una dichiarazione rilasciata dalla Casa Bianca avrebbe detto: «Oggi ho firmato la legge HR 3364; questa legge… pur favorendo misure severe per punire e scoraggiare comportamenti aggressivi e destabilizzanti da parte dell’Iran, della Corea del Nord e della Russia, è molto viziata.»

Riferendosi ai “difetti” intendeva dire che questa legge avrebbe reso più difficile gli affari commerciali per gli USA in quanto avrebbe portato Cina, Iran, Russia e Corea del Nord sempre più vicini. «Tuttavia – avrebbe detto Trump – sto firmando questo disegno di legge per il bene dell’unità nazionale.» Questa legge «rappresenta la volontà del popolo americano di vedere la Russia adottare misure per migliorare le relazioni con gli Stati Uniti. Speriamo che ci sia una cooperazione tra i nostri due paesi sulle principali questioni globali in modo che queste sanzioni non saranno più necessarie.»

Trump firma sanzioni alla Russia

Parole che testimoniano la celata volontà di Trump a non volere in alcun modo uno scontro con la Russia ma che, pressato dalla sommersa guerra dell’oligarchia alla sua visione politica più che alla persona, è costretto a bilanciarsi tra “l’incudine e il martello”. Che gli oligarchi non mollano la presa lo si comprende dal recente libro scandalo in cui Bannon ex collaboratore di Trump, racconta fatti del suo coinvolgimento nel Russia Gate: Fire and Fury;

Da una parte quindi parole di invito alla Russia a collaborare, dall’altra una sorta di ultimatum alquanto ambiguo alla Russia perché diventi ubbidiente come la nostra Europa che, suo malgrado è costretta a schierarsi con le decisioni degli Usa perché troppo debole per opporvisi.

Così nascono i collaboratori politici come la Bonino che, con ingenua incoscienza, dopo aver tradito gli ideali del grande Pannella, si schiera dalla parte di Soros ingannando se stessa e l’Europa che mai diventerà federale se non eserciterà il suo diritto alla disobbedienza pacifica, come fece Ghandi contro gli inglesi, marciando cioè unita e compatta e senza divisioni tra partiti anacronisticamente denominati ancora di destra e di sinistra. Anche perché saggio è il proverbio che recita: tra due litiganti il ‘terzo’ gode.

Tuttavia rimane il timore che L’Oligarchia USA, delusa dai recalcitranti paesi del Visegrad, appoggi quella che inizialmente sembrava la soluzione migliore, ossia una Europa a tre il cui centro operativo sarebbe più facilmente gestibile rispetto ad una Europa allargata con visioni politicamente divergenti. Questo oggi, sarebbe un errore perché segnerebbe la fine della Europa che i grandi pensatori sognavano. Si ritornerebbe alle guerre del passato con la differenza che ora nel gioco di morte ci sarebbero anche i paesi islamici che con lo stesso pretesto che usano gli USA, interverrebbero per difendere la ‘colonia islamica’.

Auspichiamo  dunque la realizzazione di una Europa unita nella libertà e nei valori. Il popolo russo e il popolo ucraino sono popoli fratelli come lo sono tutti quelli che nella ex Unione Sovietica hanno convissuto in pace anche se inizialmente sotto un regime dittatoriale di cui è stata responsabile quella mano traditrice della ‘storia’ che certi complottisti di professione avevano contribuito a realizzare. La Russia è un paese europeo e tutti gli sforzi che i demoni hanno profuso per mescolare le razze con lo scopo di annullare l’identità stessa dell’Europa, in modo da fiaccare la sua volontà costruttrice di civiltà e la sua autonomia decisionale nei confronti di altri paesi europei, come lo è la Russia, non servirà a cancellare la verità storica che i valori, la cultura e l’anima stessa della Russia, sono stati e sono indissolubilmente legati alla storia europea. Dunque il proponimento dei deputati e senatori presenti all’incontro con l’emerito esponente russo Mikhail Starshinov, ha avuto lo scopo di inviare un messaggio coraggioso all’Europa e a chi l’Europa la gestisce nell’ombra.

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s200_elena.quidello*ELENA QUIDELLO, iscritta al Movimento Federalista Europeo, è giornalista ed interprete; collabora con varie Testate, tra cui ControInformazione e InternationalWebPost. Ci siamo incontrati e conosciuti proprio nel Convegno “Russia e U.E.” svoltosi a Roma il 5 dicembre presso la Sede del Parlamento Europeo, concordando su molti punti.  Rientrata a Martina Franca, la gentile Collega ha trasmesso alla Redazione della Consul Press, con un atto di vera cortesia, questo suo articolo riguardante sia le tematiche trattate nel Convegno, sia una vasta analisi sul panorama Europeo ed “atlantico”. Tale articolo, già pubblicato su “ControInformazione” in data 6 gennaio, è stato riportato sul nostro web – citando doverosamente la “FONTE ed il LOGO” della Testata di provenienza – e ciò con un particolare piacere, condividendo pienamente le analisi della Dr.ssa Quidello e considerandoci di appartenere, anche noi con la nostra Testata, ad una “Area di ControInformazione” fuori dall’osservanza e dal servilismo verso le Lobby del “Pensiero Unico Dominante” e del “Politiamente Corretto”. 

la Redazione di  Consul Press

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