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Trieste e Napoli due città “medaglia d’Oro” e la Storia Patria

Perché affiliare Napoli e Trieste?

Raffaele Panico

Il comune di Trieste oggi celebra il 12 giugno la “Giornata di liberazione della città dall’occupazione jugoslava”. Con una delibera, proposta dal sindaco Roberto Dipiazza, la celebrazione era stata approvata dalla giunta comunale il 26 maggio scorso.
A Trieste si sono aggiunte anche le municipalità di Monfalcone e Gorizia che, a partire da quest’anno, annoverano tra le festività cittadine anche il 12 giugno, quando le truppe partigiane di Tito lasciarono la città dopo 40 giorni di terrore.
Alla Città di Trieste era stata conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare con motivazione significata in questo testuale passaggio istituzionale: “…Sottoposta a durissima occupazione straniera subiva con fierezza il martirio delle stragi e delle foibe non rinunciando a manifestare attivamente il suo attaccamento alla Patria…”. 

Un’occupazione jugoslava violenta, con arresti e deportazioni da parte della polizia politica, migliaia di morti e scomparsi. La ricorrenza del 12 giugno, era già ricordata fin dagli anni Cinquanta ad opera della Lega Nazionale, venne poi celebrata per la prima volta nel 1990, per iniziativa dell’Unione degli Istriani e dal 2000 in poi la cerimonia ha visto la presenza del Comune di Trieste, della Provincia e della Regione Friuli Venezia Giulia. In occasione del 70° anniversario il Comune di Trieste ha fatto erigere un monumento inaugurato solennemente proprio il 12 giugno.

Quante sono dunque, oltre alla data del 25 aprile, le Liberazioni in Italia? Torniamo a Napoli. Le celebrazioni patriottiche con tema Liberazione della Patria sono molte, come il 26 ottobre 1954 la Liberazione di Trieste dal governo d’occupazione angloamericano. A Napoli molti manifestavano per Trieste tra il 1953 e il ’54, spesso interveniva la Celere a suon di manganellate, manette e si portava via i manifestanti nei cellulari della Polizia di Stato.

Napoli, piazza Trieste e Trento

Napoli patriottica è stata insignita della Medaglia d’Oro al valor militare per le Quattro giornate di Napoli, l’episodio storico di insurrezione popolare avvenuto nel corso della seconda guerra mondiale, tra il 27 e il 30 settembre 1943. L’insurrezione dei civili, con l’apporto di militari fedeli al Regno e al governo Badoglio che riusciva a liberare la città di Napoli dall’occupazione dei tedeschi e da gruppi di fascisti asserviti ai nazisti.

Il 1º ottobre 1943 arrivava un’altra occupazione la anglo-americana in una città già libera dall’occupazione tedesca, grazie al coraggio e all’eroismo dei suoi abitanti ormai esasperati affamati e allo stremo per i lunghi anni di guerra. Napoli è stata la prima, tra le grandi città europee, a insorgere con successo contro l’occupazione tedesca. Pensiamo parimenti al sacrificio degli abitanti di Leningrado durato circa 900 giorni a combattere strada per strada i nazisti tedeschi, Napoli era dal giugno 1940 martoriata da pesanti bombardamenti, un anno prima dell’Operazione Barbarossa del 22 giugno 1941 invasione della Russia da parte nazista.

Torniamo alla poesia dell’amor Patrio. Napoli già nell’Ottocento era molto legata alla causa allora denominata questione istriano dalmata. Matteo Renato Imbriani redigeva un bollettino irredentista intitolato “L’Italia degli Italiani”, fondato a Napoli nel febbraio 1878, così scriveva: “Qualunque rettificazione di confini nell’Oriente deve portare per conseguenza la rettificazione dei nostri confini orientali verso le Retiche e le Giulie”. Per Oriente si riferiva ai Balcani e al Mediterraneo orientale, aree di forti tensioni che, nel 1877, portarono alla guerra tra l’impero zarista e l’ottomano, tra russi e turchi. Tensioni si acuivano anche tra l’Italia e l’Austria che voleva inibire il Governo italiano che si accusava mirava a rettifiche territoriali e favorire l’irredentismo.
L’irredentismo i governi italiani lo vedevano un pericolo, tanto per i cattolici in patria, e per i fedeli della cattolica Austria e le popolazioni di fede cattolica del suo impero e in altri Stati e potenze europee. La poesia della Patria italiana era iniziata nel 1848 col grido alla guerra! L’Irredentismo era estensivo, ossia non solo la liberazione di Trento e Trieste, ma anche l’unione di Malta, la Corsica Nizza e il Canton Ticino. Cosa che i governi italiani vedevano come la miccia che “avrebbe fatto schierare contro l’Italia mezza Europa”. Era presente e bruciava la “ritirata” dalla prima guerra d’indipendenza del pontefice romano. PIO IX infatti aveva pronunciato l’allocuzione NON SEMEL al concistoro del 29 aprile 1848, sconfessando così l’azione del suo esercito penetrato in Veneto. Cambio di posizione causato dall’impossibilità politica di combattere una grande potenza cattolica quale era l’Austria.

Le truppe pontificie ed il loro comandante Giovanni Durando ignorarono la volontà del Papa e proseguirono la campagna. La presa di posizione di Pio IX ebbe effetti devastanti. La notizia dell’allocuzione giunta al quartier generale piemontese il 2 maggio creava grande preoccupazione. Il re Carlo Alberto scrisse al ministro Thaon di Revel: «L’allocuzione del Papa è un fatto che può avere conseguenze immense. Certamente farà del male alla causa dell’indipendenza italiana». Difatti finiva il progetto del Primato italiano di Vincenzo Gioberti una confederazione di Stati italiani sotto la guida del Papa-re.

Questi passaggi fondamentali per inquadrare la storia che ha secoli e secoli alle spalle dei popoli contro vicissitudini storiche contingenti che non vanno strumentalizzate dalla categoria del politico. Uomini che si sono affrontati e sono morti da soldati su fronti opposti, il loro sacrificio e ricordo non va strattonato da posizioni di parte politica.

L'”Associazione pro Italia irredenta”, fondata a Napoli il 21 maggio 1877, ebbe tra i suoi scopi principali quelli di rivendicare all’Italia le province del Trentino e della Venezia Giulia rimaste sotto il dominio austriaco dopo il 1866, nonché quello di promuovere azioni contro l’Austria. Memoria storica soccorre quando si parla del confine orientale e della Questione Adriatica che non si scambi con dei messaggini di circostanza impropriamente politica, a base di twitter là dove invece interi Archivi storici hanno ben altro da consegnare alla future generazioni di europei.

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