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Un secolo fa con il Fascismo:
“Dignità al Lavoro e Stato Sociale”

ANNO 1E.F. / POST IL  I° Centenario 

Lo scorso 28 ottobre è ricorsa la data storica della Marcia su Roma con la quale il Fascismo giunse al governo, appunto nel fatidico 1922. Abbiamo superato, quindi, il secolo da quell’avvenimento che tuttora, diversamente da destra e da sinistra, costituisce, ancora e soltanto, motivo di forte contrapposizione politica e ideologica, quando, invece, storicamente sarebbe opportuno da entrambe le posizioni verificare e confrontarsi come e perché la Marcia su Roma abbia, comunque, segnato una svolta nell’organizzazione della nostra comunità statale.

Trincerarsi, come avviene a sinistra, dietro la sola affermazione, aprioristicamente vincolante, seppur fondata, che Fascismo sia solo sinonimo di dittatura liberticida e di male assoluto contro i cittadini significa solo anteporre la parzialità di un giudizio di parte, pressapochista e volutamente lontano da un’analisi storica, obiettiva sull’azione complessiva, sottolineo complessiva, del Ventennio.
In verità, per l’antifascismo è molto più facile, direi anche tattico fermarsi tout court alla condanna per evitare di riconoscere quanto il Fascismo sia stato, invece, capace di promuovere lo sviluppo sociale, economico dell’Italia, lasciandone ampia e positiva eredità alla successiva repubblica: per questo, nel caso del trascorso Ventennio, l’antifascismo, perlomeno buona parte di esso, elude la completezza dell’analisi storica.
Personalmente condanno il Fascismo, ma non in misura assoluta: gli addebito gravi errori, ma gli ascrivo anche meriti, magari non preponderanti rispetto alle colpe, però innegabili sotto il profilo della verifica storica. La garanzia della dignità ai lavoratori e la nascita, organizzazione sul territorio nazionale del cosiddetto “stato sociale” sono stati due importanti meriti del trascorso Ventennio ed il 1923 ne è stato l’anno di partenza ed attuazione con una serie di provvedimenti di legge davvero innovativi, spesso persino radicali.

                                                       

Sino a Mussolini, nell’Italia unita non si contava, infatti, alcuna politica né alcun intervento di legge che potesse inquadrarsi nella visione d’insieme di uno sviluppo di tutele lavorative e sociali. Invece, tra marzo e dicembre del 1923 il primo governo fascista, sopra in foto, concretizza immediatamente l’impegno di garantire per legge dignità e sicurezza ai lavoratori,  di provvedere contro la disoccupazione, infine e soprattutto, checché ne dicano alcuni detrattori antifascisti, di stabilire criteri assicurativi per la pensione di vecchiaia e invalidità.
Subito a ruota seguono provvedimenti per la sanità pubblica a favore di indigenti, invalidi o feriti di guerra, ancor di più se affetti da malattie acute, infine un apposito decreto contro la povertà. Da marzo a dicembre 1923 ben sette Regi Decreti Legge e quattro Regolamenti Esecutivi costituiscono la tangibile, documentata prova di tutto questo impegno fascista a sostegno del lavoro e dello stato sociale.
Significativi i risultati al riguardo: disciplina dell’orario di lavoro effettivo per gli operai e gli impiegati, articolato in 8 ore giornaliere e 48 settimanali, prevedendo, fra l’altro, anche variazioni per attività usuranti e di maggior esposizione a rischio; sussidi per legge alla disoccupazione; per la prima volta l’introduzione di una specifica, dettagliata normativa per la prevenzione e l’assistenza dell’invalidità sul lavoro; infine, piena assistenza ai soggetti in povertà, iscritti ad apposita anagrafe dei comuni di residenza.

Ancora, in modo particolare va segnalato l’obbligo generale per legge dell’assicurazione per l’attribuzione della pensione di vecchiaia e di quella d’invalidità: la prima, riconosciuta nell’ambito di un pieno diritto previdenziale e attribuita al compimento dei 65 anni con un versamento di almeno 240 contributi quindicinali; la seconda, concepita come tutela, fermo restando, secondo il livello di invalidità, la possibilità di adibire ad altra mansione il lavoratore invalido. Ancora, va sottolineato il disegno di legge del piano di edilizia residenziale a canone agevolato per gli impiegati statali, pure al fine di favorirne la mobilità sul territorio nazionale: tale piano si concretizzerà nel successivo ottobre 1925 con l’istituzione per decreto legge dell’INCIS (Istituto Nazionale per le Case degli Impiegati Statali).
Dunque, un secolo fa, appunto nel 1923, il Fascismo avviava concretamente e subito la trasformazione del vecchio stato liberale, asfittico e inviso, in un’Italia moderna, di ampia adesione a quell’innovazione sociale, tecnologica e culturale del Fascismo che tra i suoi simboli annovererà anche la FIAT Topolino del 1936, prima auto della cosiddetta “motorizzazione economica” degli italiani.
Il Fascismo è stato anche questo e la storia non può non tenerne conto.

_____________FRANCO D’EMILIO

 

 

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Franco D'Emilio

Storico, narratore, una lunga carriera da funzionario tecnico scientifico nell'Amministrazione del Ministero per i beni e le atiività culturali