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Una intervista sullo Ius Soli

Contro i “Modaioli del Buonismo”

 l’esempio di una bella giovane islamica 

In tempi di boldrinismo dilagante sembrerà impossibile, ma in Italia esistono anche figli di immigrati critici con Ius Soli e accoglienza senza limiti. Ne è un esempio Kawtar Barghout, 26enne figlia di marocchini, di religione islamica, in Italia da quando aveva 2 anni e diventata cittadina a tutti gli effetti senza quelle che con la legge nei piani del governo Gentiloni lei stessa definisce “scorciatoie”. Intervistata da il Giornale, Kawtar è spietata (anche sulla sua pagina Facebook) nel condannare il terrorismo di matrice islamica. Non solo: la sua battaglia è indirizzata anche contro le “scemenze progressiste” di chi vuole regalare letteralmente la cittadinanza ai figli di stranieri.

«Non averla non è una limitazione, visto che sei equiparato agli italiani in tutto», spiega la giovane alla larga dal buonismo, «la tessera sanitaria ce l’hai, il conto corrente puoi aprirlo, a scuola puoi andare. È un non problema. Io sono stata extracomunitaria fino a 24 anni: qui mi avete curato il diabete, mi sono iscritta all’Università, ho studiato, ho viaggiato. Senza alcun disagio.» Anche suo padre non ne ha mai fatto un problema, ottenendo la cittadinanza a 45 anni, dopo 20 trascorsi in Italia “occupato a lavorare”. Il passaporto, insomma, “era l’ultimo dei suoi pensieri“. L’attuale legge sulla cittadinanza non è una giungla né tanto meno discriminatoria, anzi. «Tiene conto che l’Italia è in una posizione geografica delicata, meta di immigrazione massiccia e dove esistono molti escamotage per ottenere i documenti. Ricevere un permesso di soggiorno illimitato è facile e di conseguenza con lo ius soli regaleremo il passaporto a tutti quanti. Senza selezionare.»

La Kyenge e la Boldrini non apprezzeranno, ma d’altronde la Barghout va dritta al punto, smontando anche l’ipotesi di “ius culturae” che regalerebbe la cittadinanza agli under 12 dopo 5 anni di scuola: «Se uno studia non è detto che abbracci i valori fondanti della Repubblica e i principi costituzionali. Non è automatico.» Le condizioni necessarie sono altre: «La moralità, quindi non avere precedenti penali. La continuità abitativa, quindi vivere in Italia per un tempo prolungato. E i requisiti economici, visto che lo Stato deve basarsi sulla capacità contributiva. La nuova legge è un’aberrazione giuridica.» A chi dice che lo Ius Soli sarebbe una legge di civiltà, contro le discriminazioni, lei risponde secca: «È la più grande stupidaggine mai sentita. Io ho fatto tutte le scuole italiane, dall’asilo alle superiori, e non mi sono mai posta il problema di quale passaporto avessi. Nessuno viene discriminato.» Perché quel che conta, per diventare italiani, è «condividere dei valori e mostrare orgoglio nazionale. Significa abbracciare la storia del nostro Paese. Ridurre il tutto a una questione burocratica è una cosa di cui mi vergogno.»

Giancarlo Bertollini