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Violenza sui posti di lavoro: la proposta di legge presentata alla Camera dei Deputati

MEDICI in Prima Linea  

per la “Difesa contro la Violenza sui posti di Lavoro”

Il 25 ottobre u.s. presso la Camera dei Deputati, in occasione della Conferenza Stampa e del Convegno sulle “Aggressioni ai sanitari: un fenomeno sociale?” organizzato dal CIC, Collegio italiano dei Chirurghi, la dottoressa Marina Cannavò, medico psichiatra, ha presentato la proposta di legge di cui è autrice e promotrice contro la violenza nei confronti dei lavoratori, in particolare degli operatori sanitari.

La proposta di legge è il risultato dello studio del fenomeno, definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) “Il più importante problema di salute pubblica”, a cui la dottoressa ha dedicato il Dottorato di Ricerca in Neuroscienze Clinico-sperimentali e Psichiatria presso l’Università “La Sapienza” di Roma. La proposta di legge è stata redatta insieme al Senatore dei 5 Stelle Prof. Avv.to Francesco Castiello ed è stata condivisa dalle 67 Associazioni Scientifiche di Chirurgia, appartenenti al Collegio Italiano dei Chirurghi.

Durante il convegno numerosi medici e rappresentanti della politica si sono confrontati sulla diffusione e sulle conseguenze della violenza sugli operatori sanitari, con l’obiettivo di portare la proposta di legge in discussione in Parlamento.

Gli onorevoli della Lega e del Movimento 5 Stelle, rispettivamente Sara Foscolo e Federica Dieni, hanno espresso la loro massima attenzione, disponibilità e volontà affinché questa proposta diventi legge nel minor tempo possibile.

Inoltre l’onorevole Dieni ha aggiunto che la questione è molto sentita soprattutto per i recenti fatti di cronaca che si sono ripetuti frequentemente soprattutto al Sud. “Noi vogliamo intervenire con delle misure per risolvere alla radice il problema, a partire dallo sblocco delle assunzioni e dal miglioramento delle condizioni di lavoro. I medici devono essere tutelati e la loro vita non può essere messa in pericolo mentre stanno cercando di salvare le vite ai pazienti. E al tempo stesso vogliamo dare al medico la funzione di pubblico ufficiale in modo che possa essere tutelato”.

Di notevole importanza sono stati gli interventi e le testimonianze rilasciate dagli esperti, in primis il presidente del CIC, Filippo La Torre che ha dichiarato: “La bozza della proposta di legge presentata in questa Conferenza Stampa è molto articolata e prevede una modifica di vari punti dell’attuale sistema ordinativo e della figura dell’operatore sanitario.

Diversamente da quelle che sono le altre proposte di legge che parlano soprattutto di aggravamenti punitivi nei confronti del Cittadino violento e nervoso a fronte di prestazioni sanitarie che si rivelano spesso inefficienti, a nostro giudizio l’aggravamento della pena non può sortire l’effetto desiderato, bisogna modificare il sistema ed intervenire sulla prevenzione e sulla formazione. La figura dell’operatore sanitario deve essere riconosciuta come pubblico ufficiale”.

Il Presidente Nazionale del Sindacato Medici CIMO, Dr. Guido Quici ha affermato: “Per far fronte all’aumento degli atti di violenza nei confronti del personale sanitario il primo passo è la rigorosa applicazione degli strumenti normativi esistenti. E’ necessaria l’immediata e inderogabile applicazione degli strumenti a disposizione”.

Nel corso del Convegno la Dott.ssa Cannavò ha illustrato i risultati dello studio condotto sugli operatori sanitari dell’emergenza presso il DEA del Policlinico Umberto I di Roma. I dati hanno messo in evidenza la diffusione della violenza da parte dei pazienti e dei loro familiari nei confronti degli operatori sanitari dell’emergenza, soprattutto della violenza psicologica, con la ricorrenza di frequenti maltrattamenti verbali e minacce di violenza fisica.

Nei colloqui individuali quasi tutti gli operatori sanitari hanno riferito conseguenze sul benessere e sulla salute, quali la presenza di disturbi emotivi e di stress, più della metà sull’attività lavorativa, soprattutto quelli sottoposti a frequenti aggressioni ed un terzo sugli stili di vita, come l’aumento del consumo di tabacco, del ricorso al cibo e la presenza di disturbi del sonno.

Il 10% ha riferito sintomi legati alla sindrome da burnout. Molti operatori hanno affermato di ricorrere alla terapiafai da te”, per silenziare il loro malessere con l’autoprescrizione di psicofarmaci, come le benzodiazepine e gli antidepressivi.

A tal proposito, la dottoressa ha sottolineato come l’assunzione degli psicofarmaci, in assenza di una diagnosi e di un percorso specialistico con terapie appropriate, rappresenti un serio pericolo per gli operatori sanitari, a rischio di cronicizzare il loro malessere ed un danno per i Cittadini, che subiranno una riduzione della qualità delle cure.

La dottoressa Cannavò, ha sottolineato, alla luce dei risultati della ricerca, l’importanza di considerare la violenza un importante fattore di rischio, oltre che per la sicurezza, soprattutto per il benessere e la salute dei lavoratori, poichè la violenza sul lavoro è la causa principale di insoddisfazione lavorativa, di stress e di patologie stress correlate.

È pertanto urgente approvare la  legge per tutelare le vittime di violenza, garantendo loro un’assistenza assicurativa, legale e sanitaria.

Di seguito si riportano i  punti più importanti della proposta di legge:

1) La violenza nei luoghi di lavoro deve essere considerata un reato penale, ad eccezione dei casi legati a problematiche mediche e psichiatriche, ecc, che richiedono un intervento medico e assistenziale;

2) L’operatore sanitario deve essere considerato un pubblico ufficiale;

3) L’articolo 341 bis c.p. “Oltraggio a pubblico ufficiale” deve tornare ad essere un reato penale e non un illecito amministrativo;

4) l’Azienda si deve costituire parte civile ogni volta che un suo dipendente è vittima di violenza;

5) l’Azienda deve garantire la tutela legale d’ufficio gratuita;

6) il rischio di violenza deve essere inserito nel Decreto 81/’08, in modo che il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP) lo possa includere nella redazione del Documento Unico di Valutazione dei Rischi (DUVRI), al fine di effettuare una valutazione  del rischio specifico esistente nell’ambiente lavorativo ed indicare le misure adottate per eliminarlo o ridurlo al minimo.

7) Il medico competente aziendale durante le visite periodiche dei lavoratori deve valutare l’esposizione al rischio di violenza e la frequenza dell’indice di esposizione con le relative conseguenze sul benessere e sulla salute psicofisica degli operatori sanitari, anche ricorrendo all’utilizzo di questionari sullo stress percepito;

8) nelle Aziende sanitarie devono essere istituiti sportelli d’ascolto e centri pubblici specialistici per la prevenzione e la gestione del benessere e della salute dei lavoratori, dedicati alla cura ed all’assistenza degli operatori vittime di violenza che, a causa di conseguenze psichiatriche si assentano dal lavoro per lunghi periodi ed hanno difficoltà di reinserimento nell’ambito lavorativo.

I centri devono occuparsi anche della prevenzione dello stress, del loro riconoscimento precoce, del trattamento e supporto a tutti coloro che si sentono stressati o a rischio di stress, perché i medici e gli operatori stressati sono ad elevato rischio di commettere errori, di subire infortuni, di ridurre la qualità delle cure e di assentarsi dal lavoro.

Ora che il fenomeno della violenza nei luoghi di lavoro, con la sua pronta e precisa proposta di legge è approdata nelle sedi competenti, si spera che il suo iter normativo sia quanto prima accelerato e si arrivi il prima possibile all’emanazione della stessa.

Con questa legge la politica si impegna a tutelare sia gli operatori sanitari che i Cittadini, perché gli operatori sanitari sono i pilastri del Sistema Sanitario Nazionale e meritano di lavorare in un clima sereno, privo di violenza, per potersi occupare con impegno e con competenza della salute di tutti i Cittadini.