
Il “Barone Nero” non molla: Jonghi Lavarini tra nobiltà, politica e informazione
Scritto da Alessio Tommasi Baldi il . Pubblicato in Economia e Politica.
Intervistiamo Roberto Jonghi Lavarini (*), noto esponente della destra radicale europea, di famiglia aristocratica cristiana e di tradizione politica missina, consulente immobiliare e discusso personaggio radiotelevisivo.
Lei è uno dei principali esponenti dell’estrema destra italiana, è vero che si candiderà a sindaco di Milano?
E’ vero che in tanti me lo hanno chiesto, costituendo persino un comitato e acquistando il dominio “jonghisindaco.it”
Voglio pubblicamente ringraziare tutti, in particolare l’Amico Avvocato Renato Maturo, della sua stima: non è solo un bravo professionista ma è stato il capo ed è ancora il riferimento degli allora studenti universitari di Alleanza Nazionale, che oggi sono classe dirigente di Milano e della Lombardia, che non fa più politica ma che mantiene valori precisi e idee chiare. Come già detto non mi occupo più di politica partitica elettorale istituzionale ma rimango certo un patriota militante, oltre che un libero pensatore.
Sostengo il circolo metapolitico apartitico Unione Patriottica di Stefano Tardugno e il progetto culturale eurasiatico Cantiere Multipolare di Maurizio Murelli, senza avere incarichi, con la mia buona rete trasversale di contatti internazionali, dando consigli e supporto esterno. Poi collaboro con diverse testate online, in anonimato o con pseudonimo, cercando di fare informazione e anche un minimo di contro-informazione. Infine, mi invitano spesso come opinionista, non solo alla mitica “Zanzara” di Beppe Cruciani, ma in diverse radio e televisioni locali o di nicchia.
Lei è, da sempre, anche appassionato di ordini cavallereschi, nobiltà e araldica… Ed oggi è un fustigatore online di tanti ciarlatani…
La fuffa dei finti nobili (principi, ordini cavallereschi e tribunali arbitrali) ed il tragicomico mercimonio che c’è dietro, ha raggiunto un livello tale da rendere necessaria una forte reazione di verità e pulizia. Guardia di Finanza e magistratura stanno già lavorando in tal senso, anche grazie alle circostanziate denunce di Pierfelice degli Uberti, animatore di IAGI e ICOC, accreditato a livello internazionale fra i massimi esperti di queste materie.
La nostra Associazione Aristocrazia Europea, forte dei suoi oltre 1200 aderenti, ha deciso, in tal senso, di adottare criteri scientifici e misure più restrittive, nel riconoscimento ed uso dei titoli nobiliari e cavallereschi, persino di evitare le cosiddette cortesie araldiche (ovvero la semplice estensione del titolo principale, riservato al solo capo famiglia, a tutti i membri della stessa).
Queste restrizioni sono dure ma necessarie e hanno causato anche qualche spiacevole dissenso interno, come nel caso del nobile Loris Castriota Scanderbeg dei principi d’Albania e del conte Ezra Foscari Widmann Rezzonico (erede per parte materna dei principi marchigiani siculo bizantini Tomassini Paternò Leopardi, ancora in attesa del necessario riconoscimento del competente Patriarcato di Costantinopoli).
Ma il primo ad attenersi alle nuove regole devo essere io, bisogna sempre dare il buon esempio: pur conosciuto con il goliardico soprannome di “Barone Nero“, sono solo nobile dei baroni, perché il solo barone (walser freiherr) è mio padre Cesare Giovanni, primogenito vivo e vegeto, grazie a Dio, di sei fratelli.
Ma la vera nobiltà, accessibile teoricamente a tutti, non dimentichiamolo mai, è solo quella personale, di merito, di pensiero e azione.
A Milano, la giunta di centrosinistra è stata scossa dall’inchiesta edilizia, settore che lei conosce bene…
Da tempo la città si era incancrenita sul triangolo rosso fra compagni architetti radical chic, nuovi grandi costruttori senza scrupoli, non milanesi e dalla ricchezza sospetta, e vecchi arroganti burocrati che si sentivano padroni della cosa pubblica, della quale invece erano solo dipendenti e servitori. Io semplicemente collaboro con le storiche attività immobiliari ed edili di famiglia, in settori sempre più in crisi e massacrati da tasse e burocrazia.
Si fa sempre più fatica a ottenere giusti guadagni e la vita, soprattutto a Milano, è carissima, oramai insostenibile anche per la piccola borghesia produttiva. Ho diverse buone idee, progetti interessanti e collaborazioni strategiche ma nulla poi decolla per mancanza di veri investitori, oltre che di tempo da dedicare: nel mio cassetto dei sogni irrealizzati non vi è più posto, è pieno. Vorrei occuparmi di libera informazione mediatica in un nuovo polo tradizionale e web, anche in questo campo mi sto muovendo da anni, senza, purtroppo, ottenere grandi risultati, almeno per ora ma: “il barone nero non molla!”.
(*) Ricordiamo precedenti interviste e incontri con Roberto Jonghi Lavarini pubblicati sulla nostra testata in data 22.11.2021, in data 28.02.2019 e 30.01.2018