Skip to main content

Alitalia, una “never ending story”

Il 6 dicembre 1984 usciva nelle sale, il film che sarebbe diventato cult di Wolfgang Petersen, The Neverending Story. Ma la storia infinita di cui parleremo in questo articolo non riguarda la trama del capolavoro di Petersen, bensì la nostra compagnia di bandiera l’Alitalia. Perché oggi se ne torna a parlarne?

Attorno alla situazione di Alitalia, negli ultimi due mesi, si è riacceso una forte dibattito, la Società Aerea Italiana è stata ammessa da poco alla procedura di amministrazione straordinaria. Domanda lecita da porsi è quali sono state le cause che hanno portato la compagnia ad avere nuovamente i bilanci in rosso? Ripercorriamo a mano a mano, partendo dal 2008, la situazione economico-finanziaria di Alitalia.

Nel 2008 la situazione economica della compagnia si presenta disastrosa. Il governo italiano, a quei tempi sotto la guida di Silvio Berlusconi, politico e imprenditore italiano, per rimediare a tale situazione, cercò di trovare un acquirente intento a comprare la compagnia.

A fine anno 8, esattamente l’11 dicembre 2008, la Compagnia Aerea Italiana SpA (CAI) sottoscrive con AP Holding l’accordo per l’acquisto di Air One, EAS (European Avia Service) e Air One Technic che, dopo l’integrazione con gli asset che CAI rileverà da Alitalia, daranno vita alla “nuova” compagnia aerea di bandiera.

Il 12 dicembre 2008 Compagnia Aerea Italiana S.p.A. sottoscrive il contratto per l’acquisto degli asset di volo Alitalia (tra cui Linee Aeree Italiane SpA) alla cifra di oltre 1 miliardo di euro. Il contratto prevede la riassunzione di 12 639 dipendenti della “vecchia” Alitalia e che la gestione della stessa rimanga in capo ai nuovi azionisti fin da inizio dicembre, con il versamento di 24 milioni stimati per la gestione nei primi 12 giorni di dicembre, che è rimasta in capo al commissario. Dopo aver salvato la società, alcuni imprenditori decisero, tuttavia, di ritirarsi dal progetto. Il governo uscente, per andare a coprire delle lacune finanziari, chiese un prestito di circa 330 milioni, che venne con decisione respinto da Bruxelles, quanto venne considerato a tutti gli effetti come un aiuto statale, per cui non ritenuto indispensabile. Dopo un piccolo lasso di tempo, alla fine, il prestito venne concesso. Unica condizione che venne posta fu quella che sarebbe stata la stessa Alitalia a restituire il prestito allo stato. Questa cosa non si era mai verificata.

La compagnia aerea Alitalia recuperò 300 milioni di euro effettuando circa 7000 esuberi di personale inimicandosi fin da subito i sindacati. Queste scelte strategiche hanno affossato, fin da subito il progetto di rilancio. Facciamo qualche esempio: riduzione delle tratte intercontinentali, che sono per le compagnie aeree le più remunerative, per favorire molte tratte di breve e medio raggio, nelle quali la compagnia era diventata leader. Fino a poco tempo fa, per andare a Milano, nonostante le attese per il check in, la scelta ricadeva sul volo. Oggi, invece, il forte sviluppo delle tratte ferroviarie ad alta velocità, fanno cadere la scelta sul viaggio in treno, per consente di mettersi in viaggio senza ulteriori attese ad un costo minore.

Dal 2008 passiamo al 2011, anno in cui Alitalia chiude quello che, con ironia, è stato definito come il “miglior bilancio” della storia CAI, con “appena” 69 milioni di rosso. Nel 2012, la compagnia aera perde mediamente 600 mila euro al giorno, chiudendo il bilancio in rosso a fine anno con una perdita di 280 milioni. Il bilancio in negativo viene raddoppiato l’anno successivo, e, infatti, la compagnia sfiora il fallimento. Nell’ arco di cinque anni, le perdite ammontano ad oltre un miliardo, che tradotto significa capitale azzerato. Il consiglio di amministrazione delibera, allora, una manovra da 500 milioni.

Rispondono alla chiamata Intesa, UniCredit e Poste Italiane con un prestito rispettivamente di 200 milioni, per le prime due, e di 75 milioni.  Dopo la manovra si dimettono il consiglio di amministrazione e Roberto Colaninno, presidente della compagnia.

Il governo si torva di fronte un problema: trovare un altro partner per la compagnia. Trascorsi due anni, dopo numerose ricerche, è Etihad ad acquisire il 49% di Alitalia nell’agosto del 2014, versando circa 565 milioni di euro. Il bilancio presentato a fine anno, comunque, nonostante i finanziamenti presenterà una perdita pari a 580 milioni di euro.

L’anno seguente, il piano di tagli alle spese porterà il debito inferiore ai 200 milioni. Nel 2016 Etihad con 2000 licenziamenti e una riduzione delle tratte a breve e medio termine, dove Alitalia era leader, prova a cambiare strategia. Come si evince tutte le manovre per diminuire il deficit non sono bastate a far uscire la compagnia aerea italiana dalla crisi.

Questo determina, al tramontar del 2016, che le trattative tra compagnia i sindacati si inaspriscono sempre più a causa dei numerosi tagli al personale. Giunti alla primavera dell’anno seguente, la compagnia firma un preaccordo con sindacati e associazioni professionali inerente un nuovo piano di ristrutturazione economico dell’azienda. Il testo del preaccordo, sopra menzionato verrà sottoposto, tramite referendum, ai lavoratori.

Cosa prevede? L’accordo impone la riduzione dei tagli al personale da 2037 a 980 tra il personale di terra, con la cassa integrazione straordinaria per gli ultimi due anni e l’integrazione del Fondo di settore, fino ad arrivare all’80% della retribuzione.

Chi sono i soggetti maggiormente colpiti di questi tagli? Sono tutti quei lavoratori, per esattezza 558, che hanno un contratto a tempo determinato, e 141 che lavorano all’estero.

Oltre a questi, è importante menzionare il taglio della retribuzione dell’8% e i riposi annuali che passano da 120 a 108. Il referendum vede una schiacciante vittoria del no: il 67% dei lavoratori Alitalia è contro il preaccordo. Si giunge così all’ipotesi di un’amministrazione straordinaria, procedura che viene adoperata quando le grandi imprese versano in una situazione di crisi. Fine di questa procedura concorsuale è mantenere il patrimonio dell’azienda. L’ipotesi dell’amministrazione straordinaria si tramuta subito in realtà. Poco dopo la vittoria del no al referendum, infatti, il consiglio d’amministrazione della compagnia richiede ufficialmente l’ammissione alla procedura

Quest’ultima prevede che siano nominati tre commissari e, inoltre, un prestito a Bruxelles che ammonta circa 600 milioni di euro per poter garantire la continuità, e a questo punto la sopravvivenza, dell’aziendale almeno per i prossimi sei mesi. I tre commissari, Enrico Langhi, Stefano Paleari e Daniel Discepolo dopo esser stati nominati, auspicano di sviluppare un nuovo piano aziendale entro l’estate. “Lo scopriremo solo vivendo…”

Quali sono stati i motivi principali che hanno portato Alitalia a perversare in questa crisi?

Sicuramente uno dei motivi è stato l’aumento del carburante e il fatto che non hanno puntato a tratte lunghe, ma solamente a quelle di piccola-media lunghezza.

Lascia un commento