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Autore: Enrico Paniccia

Tradizioni a confronto:Scopriamo il segno del Cinghiale

Novembre

Italia-Cina: due Tradizioni a confronto 

Chiusura del ciclo zodiacale cinese: il Cinghiale

 

 

L’astrologia cinese si distingue da quella occidentale poiché adotta come calendario di riferimento le lunazioni. I segni zodiacali sono annuali e sono simboleggiati dai 12 animali che per primi   si presentarono al cospetto del Budda. Il mese di novembre è rappresentato da un animale roseo e ben pasciuto: si tratta del Cinghiale (ovvero Maiale selvatico, per essere precisi nella traduzione del vocabolo cinese) il cui elemento di base è l’Acqua. Tale elemento, non rispetta la tradizione astrologica occidentale; pertanto, l’Acqua è portatrice, nel complesso zodiaco cinese, di altri valori, quali la capacità di adeguamento alle svariate circostanze nelle quali ci si trova e una spiccata capacità ricettiva ed empatica. Chi è questo animale così morbido e selvatico al tempo stesso? Si presenta da sé: “Fra tutti i figli del Signore, io ho il cuore più puro. Con innocenza e fede io cammino nella luce portatrice dell’amore, donando liberamente me stesso. Sono più ricco e due volte benedetto, sono legato a tutta l’umanità da spirito di fratellanza. La mia buona volontà è universale e non conosce limiti: io sono il Cinghiale”.

 Il Cinghiale rappresenta la Purezza di cuore e la Figliolanza divina, simboli che sono altresì contenuti nel segno zodiacale dello Scorpione di seconda e terza decade, che contengono in sé le ceneri della rinascita e quindi dell’Innocenza dell’animo umano. Infatti, sebbene le due tradizioni culturali si differenziano per approccio e contenuti, si possono riscontrare analogie e similitudini nel cuore del messaggio che si vuole veicolare. Il Cinghiale, è governato dall’elemento Acqua, come detto, elemento che si ritrova nella prima decade dello Scorpione. Lo stesso rigore che esige la morte quando fa visita all’essere vivente prescelto tra tanti perché avvenga la metamorfosi della forma.  Analoga simbologia la contiene lo Scorpione, che per sua stessa natura, richiama la morte con il veleno che possiede e con il quale si auto annienta. Un giorno, uno scorpione chiede ad una tartaruga un passaggio sul suo dorso per attraversare il fiume. La tartaruga bonaria e paziente ha però una domanda da porre allo scorpione, prima di acconsentire che salisse sulla sua casa: “Se io ti permetto di appoggiarti a me, tu coglierai questa ghiotta occasione per uccidermi?” E lo scorpione risponde assecondando la sua indole: “Ma se ti uccido, io stesso morirò!” E con questa lapidaria risposta, la tartaruga acconsente a prestare il passaggio. Salito sul dorso con la piena approvazione dell’animale trasportatore, lo scorpione non perde tempo e agisce secondo quanto detta la sua stessa natura. Il suo pungiglione velenoso si infilza nelle carni della tartaruga, alla quale aspetta solo una breve e dolorosa morte. Prima di spirare, la tartaruga, consapevole dell’ingenuità con la quale si è approcciata alla creatura per eccellenza velenosa e mortifera, pone un’ultima domanda: “Perché l’hai fatto? Adesso morirai anche tu!” E lo scorpione risponde: “Non è colpa mia, è nella mia natura” e insieme muoiono. “Il corpo di tutti obbedisce alla morte possente ma in molti sogni mostra ai dormienti  ciò che ci è destinato di piacere e sofferenza.”

 

 

 om  Enrico Paniccia

Ricetta del mese di Novembre: crema di nocciole

Crema di Nocciole

 

Stemperare la farina nell’acqua e portare ad ebollizione, mescolando con l’uvetta,

lasciare cuocere per qualche istante e togliere la casseruola dal fuoco.

Aggiungere lo sciroppo e del sale marino.

Dolcificare a seconda dei gusti con melassa o malto d’orzo.

Distribuire dentro ciotole da dessert e servire fresco.

 

60 gr di farina di riso

500 ml di acqua

75 gr di uvetta

200 gr di sciroppo di malto d’orzo

4 nocciole

Una presa di sale marino

 

                                                                                                                                                                               om   Enrico Paniccia

A Berlino, il 9 novembre 1989: “la Caduta del Muro”

A TRENT’ANNI DAL CROLLO DEL MURO, BERLINO INTENDE FESTEGGIARE.
Dal 4 al 10 Novembre la città sarà una mostra a cielo aperto.

Il 9 Novembre faranno trent’anni esatti dalla caduta del muro di Berlino.  Trent’anni precisi da quando Günter Schabowski, portavoce di quella che fu la Repubblica Democratica Tedesca, sbagliò a leggere i suoi appunti sulle nuove misure permesse ai cittadini della ex-Germania Est.

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Nostra Signora della Santa Morte

Oltre 10 milioni di persone nel mondo venerano la Santa Muerte, divinità Messicana di origine Azteca.

 

Santa Morte o meglio Santa Muerte, Nuestra Señora de la Santa Muerte, chiamata con vezzeggiativi come Niña Blanca (bimba bianca) o la Flaquita (la magrolina). Una divinità Messicana ancora venerata, per la precisione una rivisitazione dalla dea Azteca Mictecacihuatl con elementi di Santeria, del Palo Mayombe Africano degli Yoruba già modificato dall’originale perché proveniente dai vicini Caraibi e altri elementi pagani degli Aztechi e Mexicas. Immaginata con le sembianze di uno scheletro, da un lato riprende la raffigurazione medievale della madonna con vesti lunghe e dall’altro come la morte nell’ideale europeo munita di falce, come mietitore di anime.

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Siamo un impero antico che va nel futuro

Il Gigante avanza

La Cina cresce, interi continenti sono sotto la sua influenza. Il Gigante Cinese è inarrestabile.

 

 

All’ultima China-Africa Friendly Night di Pechino erano apparse scritte in cinese con rispettive traduzioni in inglese. Innovazione, Efficienza, Trascendenza ed era apparsa la scritta inglese “ Exploitation “ ovvero Sfruttamento. Il clima che si era creato lo fece passare come un refuso di Esploration ovvero Esplorazione.  Ma sarà vero ? Alla serata parteciparono quasi tutti i leder africani, in palio c’erano 60 miliardi di dollari ridistribuiti in 3 anni di lavori.

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Il Novecento sconosciuto: XX rughe d’espressione racchiuse in cento sfumature chiare e oscure

Il passaggio dal vecchio al nuovo, come dalla notte oscura all’alba di un nuovo giorno, non è mai indolore. Il Novecento si apre e si modella sullo scheletro del suo predecessore, rubandone i contorni prima di giungere ad una personale e piena maturazione di idee e contenuti. Spirito anticonformista e laceranti tensioni utopiche fanno da faro nel mare oscuro dei moti dell’animo umano che si era perso nella “Sturm und Drang”, tempesta di cuori languidi e tremanti ma disposti a modificare radicalmente il linguaggio umano.

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