Si discute di infrastrutture. Un Paese moderno ha necessità di dotarsi di infrastrutture adeguate al suo sviluppo C’è chi le vuole e chi no, spesso adducendo considerazioni importanti, soprattutto di natura ambientale.
una analisi di Stelio W. Venceslai e brevi note di Giuliano Marchetti
Roma, 30/07/2018 – L’estate è una stagione sempre piena di sorprese. Sarà perché le persone sono un po’ stordite dalle ferie fatte o da fare, sarà per una fatale congiunzione di astri, sarà per una serie di coincidenze casuali per le quali l’attenzione è distratta, ma in genere le grandi crisi avvengono d’estate.
Il connubio fra politica e grande industria o, se vogliamo, fra Roma e la Fiat, si sta definitivamente sciogliendo a Zurigo, in una camera da ospedale, dove Marchionne giace vittima, probabilmente, di un coma irreversibile.
Nessuno sa niente. Ufficialmente Marchionne non è mai arrivato in Svizzera, all’ospedale universitario di Zurigo non c’è alcun paziente registrato a nome Marchionne. Il paziente non c’è, è solo virtuale. Tutti tacciono su cosa sia accaduto e stia accadendo, ma è certo che Marchionne non tornerà più sulla scena, Altri protagonisti, già comprimari. Il connubio, nella sostanza, è finito.
La digestione del potere è cosa ardua. La vicenda del sacco di Roma è inquietante. Non c’è cambiamento. La truffa è trasversale. Uomini venuti dal nulla s’improvvisano salvatori della patria. Restano uomini di nulla, interessati solo alla scalata del potere.
Chi è Luca Parnasi? Nessuno lo conosceva o ha sentito mai parlare di lui. Sembra pieno di soldi, che distribuisce equamente a destra e a sinistra, comprando favori o acquistando benemerenze. Non è un fedele, non è un credente. È un arrampicatore. Chi glieli ha dati? Le Banche? E perché? A giudicare dai suoi conti, deve ancora restituire i soldi che ha preso. Unicredit ne sa qualcosa, preoccupata per la spaventosa esposizione del gruppo Parnasi. Sconta i rimborsi con la sua ascesa.
La crisi continua e la gente è inferocita. Non capisce le sottigliezze della politica, ma s’infiamma quando qualcuno ci definisce scrocconi, inaffidabili, mafiosi o parassiti, specie se il commento viene d’oltralpe. Una specie di ventata nazionalistica e di sparuto orgoglio nazionale pervade il Paese. Meglio tardi che mai.
Il Presidente del Consiglio incaricato, Conte, si vede rifiutato un Ministro dell’economia, Savona, perché “anti-europeo”. A fronte di questa posizione, Conte rassegna l’incarico. Il “governo del cambiamento” non si fa più. Dopo tre mesi si torna da capo. Altro che terza Repubblica! Siamo nel peggio della seconda.