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Ilaria SALIS, Antonio SCURATI e SOCI…..
campioni dell’antifascismo “piangi e fotti”

“Antifascismo e 25 Aprile”….. come rispondere
con la Cultura alla Retorica della Sinistra

________________Un intervento di FRANCO D’EMILIO 

Stamani, a stento riesco ad impugnare saldamente la penna, con altrettanta difficoltà a scrivere al computer, tanto mi prudono le mani, proprio per quel prurito che a volte s’impossessa di noi, magari sollecitato da talune facce toste, solo degne di sberle perché particolarmente inclini a frignare, recriminare e, poi, fottere il prossimo, nonostante siano colpevoli dei loro stessi guai: davvero, pari pari le facce insopportabili di Ilaria Salis e Antonio Scurati, due campioni dell’antifascismo piangi e fotti.

Cominciamo dalla cocchina di papà Roberto, la Maestrina Ilaria Salis, trentanovenne di Monza, carcerata in Ungheria a Budapest per l’accusa di aver aggredito il 10 febbraio 2023 nella capitale magiara due uomini, causando loro lesioni con prognosi di otto giorni. Motivo dell’insensata aggressione la violenza antifascista, giusta e implacabile secondo la nostra connazionale, già nota per il suo velleitario estremismo anarcoide da sinistra antagonista, contro due persone che si apprestavano a festeggiare il Giorno dell’Onore, una ricorrenza cara al mondo della destra europea nel ricordo dell’estremo tentativo delle forze tedesche, supportate anche da reparti ungheresi, di arginare l’avanzata delle truppe sovietiche nel febbraio 1945.
La Maestrina dalla Penna Rossa, qui il richiamo deamicisiano allude solo allo sciagurato ed estremo colore politico della giovane donna, certamente non una signora, che ha colpito con complici, fra i quali Gabriele Marchesi, riuscito a tornare nella sua Milano e qui costretto per un po’ agli arresti domiciliari, proprio per il reato a Budapest, e un cittadino tedesco, pure lui arrestato e coimputato, già condannato a tre anni con rito abbreviato e benefici di pena per aver dichiarato la sua piena colpevolezza.
Dunque, checché ne dicano i nostri ipocriti e sinistri innocentisti, l’aggressione c’è stata, pur se non denunciata dalle vittime; l’esagitata Compagna Ilaria Salis è responsabile con altri di questo delitto e giustamente è finita in carcere.
Punto e basta, inutile arrampicarsi sugli specchi scivolosi di un assurdo giustificazionismo!

                               

Però, quanta strafottenza nell’espressione di questa antifascista di facile accatto che cerca guai in casa altrui e pretende di farla franca: frigna che il carcere di Budapest non abbia gli agi di un Grand Hotel, che il vitto carcerario non soddisfi il suo fine palato, che le abbiano imposto catene e ceppi a mani e piedi per recarsi a processo.
Eppure, proprio questi ceppi, alla fine le hanno dato l’inaspettata notorietà di dura militante antifascista, spacca-marroni persino in terra straniera: notorietà veramente utile per muovere a proprio favore (…,poverina!) la protesta della sinistra italiana contro l’ingiusta Ungheria, contro il suo Primo Ministro Viktor Orban e, di riflesso, contro la sua sodale italiana Giorgia Meloni, nostro Presidente del Consiglio.
Anch’io riconosco quanto sia costrittivo, indegno e contro ogni rispetto della persona l’incatenamento della nostra connazionale, ma questo al pari di ogni altro imputato sotto processo in Ungheria come in Italia; anch’io concordo che tale trattamento carcerario contrasti con la normativa europea che la stessa Ungheria è tenuta a rispettare, quale membro dell’Unione.
Però, come la sinistra italiana richiama, invoca sempre l’autonomia della nostra magistratura e cerca di conciliare le esigenze nazionali con le direttive europee, perché, allora, cambia atteggiamento nei confronti di analoghe problematiche insite nel sistema politico ungherese? L’amara verità è solo quella di una sinistra italiana che non ha esitato a strumentalizzare volgarmente il delitto della Salis come un gesto di nobile protesta contro la fermezza del governo ungherese, espressione di quella stessa destra europea, ampiamente affermatasi in Italia alle politiche del 2022. Tristemente, da tempo la sinistra italiana ha urgente necessità di nuovi eroi e le è capitata a fagiolo la storia dell’eroina manganellatrice Salis.
Il governo italiano, la nostra diplomazia si sono prodigati incessantemente per tutelare e garantire Ilaria Salis nel processo a suo carico, ma quest’ultima, sempre sostenuta, non so quanto saggiamente, nelle sue fisime dal padre Roberto, ha deciso di sottrarsi ad ogni responsabilità e, coerentemente con le corde di chi forte solo se spalleggiato, ha accettato la candidatura al Parlamento Europeo, offertale dall’Alleanza Verdi Sinistra, un partitello (*1) e tanto incline a raccattar di tutto, compresa la notorietà di un’antifascista che piange e fotte (*2).

(*1/2 -N.d.R.) Trattasi OHI-BO’ di quello stesso “partitello” gravitante nel “Campo-Santo-Largo della Sinistra” la cui Leader Maxima corrisponde a Lady Elly (do you remember il “Comandante” Fausto Bertinotti ?) e che nelle ultime consultazioni elettorali ha fatto eleggere in Parlamento Mr. Aboubakar Soumahoro quale Deputato della Repubblica Italiana.

Veniamo ora ad Antonio Scurati, spilungone autore di una barbosa, storicamente inutile trilogia, dedicata a Mussolini e al Fascismo, poi scrittore sopravvalutato (Premio Strega 2019) dal favore degli editori, ma, per fortuna, mai nelle mie considerazioni, nei miei interessi, neppure nelle mie curiosità, tranne forse quella di sapere se i suoi vezzosi baffetti siano pelo reale oppure lo sbaffo di nutella o marmellata di una frettolosa colazione.
Tanto eccelso personaggio dell’intellighenzia di sinistra, piccato e punto nel vivo del suo orgoglio di antifascista a lauto compenso con soldi pubblici, ha picchiato infantilmente i piedi per terra, sbraitando contro la censura della Rai, colpevole di aver eliminato un suo monologo sul 25 Aprile, previsto nella puntata di domenica 21 aprile del programma “CheSarà”, condotto in prima serata da Serena Bortone; come non bastasse, questa offesa a tanto sommo compagno addirittura su Rai3, la rete di sinistra, erede della TeleKabul di Sandro Curzi, frutto della lottizzazione politica della nostra televisione! “Aiuto, compagni, tutto precipita, avanza il fascismo della Meloni!”  più o meno così ha subito gridato il nostro illustre Scurati, magari, sotto sotto, il preoccupante pensiero “non c’è più trippa per me“.

A mio avviso, il problema di fondo non è se il monologo di Scurati, aulico cortigiano, servitore della sinistra, sia stato censurato o cancellato per il suo eccessivo costo, pare 1.800 euro per pochissimi minuti: il motivo di fondo è soltanto ed esclusivamente il contenuto argomentato con la piena, premeditata volontà di muovere un’accusa di continuità fascista al governo Meloni, in conclusione fuori dalla giusta celebrazione e memoria del 25 Aprile.
Basta leggerlo questo monologo: un maligno richiamo di storia italiana, tragicamente terribile e sbagliata sotto il fascismo, per concludere con la solita solfa, il solito tormentone che l’attuale Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, evita di rompere col passato, magari dichiarandosi esplicitamente antifascista nel rispetto della Costituzione.
Nulla di più falso dal momento che ripetutamente, in Parlamento come in diverse occasioni pubbliche e in molte interviste, la nostra premier ha dichiarato apertamente la condanna del Fascismo e di ogni suo richiamo nostalgico. Come, allora, sulla base di queste affermazioni di Giorgia Meloni possiamo tollerare le parole finali del fazioso monologo di Scurati: “Finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana.” Ma vogliamo scherzare? Dobbiamo tollerare simili, offensive uscite fuori dal senno?

Dia retta, Scurati, continui pure a raccontar novelle ai creduloni, insista pure nella sua storia romanzata del fascismo, a volte colorita da tanta morbosità piccante, si ostini pure ad assecondare il suo plaudente pubblico antifascista, però non si illuda: il suo tempo è scaduto, la sua penna non scalfisce chi al governo con il rigore dell’onestà e della buonafede, anche nei confronti della nostra storia del ‘900. Nemmeno s’illuda di diventare anche lei un eroe dell’odierno antifascismo parolaio perché nessuno la considera tale, ancora di più perché nessuno la perseguita, ma, soprattutto, perché nessuno ha da perdere tempo dietro alle sue paturnie. Esca tranquillo da casa, la mattina, non occorre, come ha dichiarato, che debba guardare a destra e a sinistra se qualche squadraccia fascista sia in agguato per lei. Stia bene, anzi stia sereno, come si usa dire nella sinistra dei lunghi coltelli.

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Franco D'Emilio

Storico, narratore, una lunga carriera da funzionario tecnico scientifico nell'Amministrazione del Ministero per i beni e le atiività culturali