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Il Supermercato come Luogo di Educazione Sociale e Culturale

A cura di Agostino Agamben



In un mondo dove il consumo quotidiano trascende la mera necessità per diventare un atto identitario, la scelta del supermercato emerge come una nuova dimensione educativa. Le grandi marche non sono più semplici distributori di beni, ma veri e propri agenti formativi, luoghi in cui la relazione con i prodotti e le comunità diventa un processo di formazione sociale e culturale. La spesa quotidiana non è più un atto puramente materiale: essa diventa un gesto esistenziale, una ricerca di qualità, identità e appartenenza che si intreccia con la nostra economia, le nostre relazioni sociali e la nostra visione del mondo. La scelta di dove fare la spesa va ben oltre la convenienza economica: è un atto che interroga la nostra identità, il nostro legame con la comunità e le nostre convinzioni più profonde. In questo contesto, la spesa diventa simbolo di un’appartenenza condivisa, di valori che definiscono e orientano il nostro vivere quotidiano.

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In mostra a Roma la “Rivoluzione Futurista”

nella foto d’apertura, a Roma la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, sede della mostra “Il Tempo del Futurismo”

Compagni! Noi vi dichiariamo che il trionfante progresso delle scienze ha determinato nell’umanità mutamenti tanto profondi, da scavare un abisso fra i docili schiavi del passato e noi liberi, noi sicuri della radiosa magnificenza del futuro. …

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All’OSTERIA dell’ANPI, solo squallida cucina di becero antifascismo

Mangiare e sputare nel piatto di Mussolini e del Fascismo

di FRANCO D’EMILIO 

Sono, ormai, ottant’anni che Mussolini ed il Fascismo costituiscono il piatto ristorativo di un antifascismo, sempre più pretestuoso e inconsistente. Sono, infatti, questi gli anni trascorsi dalla scomparsa di Benito e con lui della fine della cosiddetta “Era Fascista: catturato, ucciso, persino appeso a testa in giù nel pubblico vergognoso ludibrio milanese di Piazzale Loreto, quasi l’esposizione ad una folla testimone fosse la necessaria conferma ufficiale della fine del regime e del suo capo.  

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No Other Land (2024)

Recensione

Diretto dal collettivo di registi Basel Adra, Yuval Abraham, Hamdan Ballal e Rachel Szor, va ben oltre la semplice narrazione della tragedia geopolitica che segna la Palestina sotto occupazione israeliana. Il documentario esplora le implicazioni psicologiche, culturali e identitarie della lotta quotidiana del popolo palestinese, centrando la sua attenzione sul villaggio di Masafer Yatta, nel sud della Cisgiordania, una delle zone più segnate e devastate dall’occupazione israeliana. La pellicola racconta la realtà di una comunità che vive sotto la costante minaccia di demolizione delle proprie case, espulsioni forzate e deportazioni, dando voce a una lotta che non è solo per la sopravvivenza fisica, ma per preservare la memoria storica e l’identità culturale di un popolo che rischia di essere annientato dalle politiche israeliane di occupazione e distruzione sistematica.

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