Un incontro che ha segnato un passaggio spirituale e professionale, mettendo in luce il ruolo essenziale della comunicazione nella costruzione di una società più giusta e umana.
La grafologia si sviluppa a partire da un principio fondamentale della fisiologia: ogni pensiero, ogni immagine, ogni stimolo che giunge alla coscienza di un individuo provoca in modo sincrono una serie di reazioni corporee. Si osservano variazioni nella pressione sanguigna, nella frequenza del battito cardiaco, nella respirazione, nella secrezione delle ghiandole e nella circolazione periferica. Tali cambiamenti, anche se spesso impercettibili all’occhio esterno, sono reali e misurabili, e testimoniano come mente e corpo siano strettamente connessi. L’attività psichica non si limita dunque alla dimensione immateriale, ma si traduce costantemente in azioni fisiche, più o meno visibili, che rivelano lo stato interiore dell’essere umano.
“Simone Veil – La Donna del Secolo” di Olivier Dahan è un film che va ben oltre il semplice racconto biografico. La pellicola, pur concentrandosi sulla vita di una delle personalità più importanti della storia europea del Novecento, ci offre un’occasione unica per esplorare il legame profondo tra la memoria storica, la lotta per i diritti civili e la resilienza personale. La regia di Dahan, nota per la sua capacità di dare voce a figure emblematiche della storia, ci invita a riflettere sulla complessità dell’esperienza umana e sulle sfide che Simone Veil ha affrontato per arrivare a essere una delle figure più amate e rispettate della politica francese. Con la sua vita e le sue scelte, Veil ha rappresentato non solo una vittoria personale, ma anche un segno tangibile della lotta collettiva per la giustizia sociale e la parità dei diritti. La sua storia, intrisa di dolore, resistenza e speranza, è diventata un simbolo di come si possa affrontare il trauma senza mai lasciarsi sopraffare da esso, ma anzi, trasformandolo in una forza motrice per il cambiamento sociale e politico.
In un mondo dove il consumo quotidiano trascende la mera necessità per diventare un atto identitario, la scelta del supermercato emerge come una nuova dimensione educativa. Le grandi marche non sono più semplici distributori di beni, ma veri e propri agenti formativi, luoghi in cui la relazione con i prodotti e le comunità diventa un processo di formazione sociale e culturale. La spesa quotidiana non è più un atto puramente materiale: essa diventa un gesto esistenziale, una ricerca di qualità, identità e appartenenza che si intreccia con la nostra economia, le nostre relazioni sociali e la nostra visione del mondo. La scelta di dove fare la spesa va ben oltre la convenienza economica: è un atto che interroga la nostra identità, il nostro legame con la comunità e le nostre convinzioni più profonde. In questo contesto, la spesa diventa simbolo di un’appartenenza condivisa, di valori che definiscono e orientano il nostro vivere quotidiano.
nella foto d’apertura, a Roma la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, sede della mostra “Il Tempo del Futurismo”
“Compagni! Noi vi dichiariamo che il trionfante progresso delle scienze ha determinato nell’umanità mutamenti tanto profondi, da scavare un abisso fra i docili schiavi del passato e noi liberi, noi sicuri della radiosa magnificenza del futuro. …”