Disturbi Specifici dell’Apprendimento 16
Difficoltà nelle Relazioni con i Coetanei
I bambini, gli adolescenti e gli adulti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) spesso si trovano ad affrontare una serie complessa e articolata di difficoltà che vanno ben oltre l’ambito strettamente scolastico, coinvolgendo profondamente le loro relazioni sociali, la percezione di sé, l’autostima e il senso di appartenenza. Questi soggetti, soprattutto nei primi anni scolastici, possono trovarsi a vivere situazioni di disagio e isolamento innescati dal confronto con i coetanei, un confronto che risulta inevitabilmente segnato da una disparità evidente nelle abilità di lettura, scrittura e calcolo. Tale disparità non si limita a rappresentare una difficoltà tecnica o didattica, ma si traduce in una percezione di diversità che può influenzare in modo significativo la loro autopercezione e la capacità di sentirsi parte integrante di un gruppo sociale. Questa condizione di differenza percepita è il terreno fertile su cui possono svilupparsi una serie di dinamiche sociali problematiche, come il bullismo, l’isolamento, l’ansia sociale e la difficoltà a costruire relazioni amicali e di supporto.
Il bullismo rappresenta uno degli aspetti più dolorosi e gravi che emergono dalla mancanza di comprensione e dall’ignoranza che spesso caratterizzano i contesti scolastici e sociali nei confronti dei DSA. I bambini e gli adolescenti con queste difficoltà, specialmente quando mostrano fatica nel leggere ad alta voce o nello svolgere i compiti scritti in modo corretto e tempestivo, possono diventare bersagli facili di scherni, derisioni e prese in giro da parte dei compagni. Questo tipo di atteggiamenti, a loro volta, genera un processo di emarginazione che, lungi dall’essere un fenomeno isolato, può estendersi fino a determinare una vera e propria esclusione sociale. Il bambino con DSA, percepito come “diverso” o “meno capace”, può così sviluppare un senso di isolamento sociale che si traduce in un’esperienza profondamente negativa e che spesso accompagna la sua crescita, condizionando negativamente la sua esperienza scolastica e la sua vita emotiva.
A questo isolamento spesso imposto dall’esterno si aggiunge la tendenza, in molti casi, a un autoisolamento. La paura di non essere accettati, la consapevolezza delle proprie difficoltà e il timore di non riuscire a partecipare pienamente alle attività sociali come i giochi, le discussioni o altre forme di interazione tipiche dell’età evolutiva, spingono molti bambini e adolescenti con DSA a evitare situazioni di gruppo. Questo ritiro volontario può progressivamente trasformarsi in ansia sociale, un disturbo caratterizzato dalla paura persistente di essere giudicati negativamente, derisi o esclusi. L’ansia sociale, a sua volta, aggrava ulteriormente la situazione di isolamento, creando un circolo vizioso difficile da interrompere senza un intervento mirato e consapevole.
Le difficoltà nella comunicazione rappresentano un ulteriore ostacolo significativo. Per molti ragazzi con DSA, la lentezza nel formulare risposte, l’incapacità di organizzare rapidamente pensieri complessi e le difficoltà nella scrittura si traducono in una limitazione nell’esprimersi efficacemente. In contesti di gruppo, dove la capacità di comunicare in modo fluido e articolato viene spesso interpretata come indice di competenza e valore personale, questa limitazione può essere percepita come una mancanza sociale, con il rischio concreto di essere esclusi da molte dinamiche amicali. La difficoltà a farsi capire o a partecipare alle conversazioni si traduce così in un ulteriore fattore che alimenta la solitudine e il senso di inadeguatezza.
Queste esperienze di disagio e esclusione influenzano profondamente l’autostima e la costruzione dell’identità personale e sociale. Sebbene l’intelligenza dei bambini e degli adolescenti con DSA non sia compromessa, la continua esposizione a situazioni di difficoltà, confrontandosi con compagni che sembrano progredire più rapidamente e con minore sforzo, intacca la fiducia in sé stessi. Il confronto con i pari è infatti una componente fondamentale del processo di crescita e di sviluppo dell’identità in tutte le fasi evolutive, e per chi convive con un DSA, questo confronto può tradursi in una valutazione negativa di sé. I bambini e gli adolescenti con DSA tendono a legare il proprio valore al rendimento scolastico, e la percezione di non riuscire a raggiungere gli standard richiesti o a competere con gli altri può portare a sentimenti di frustrazione, insicurezza e inferiorità.
L’adolescenza, periodo cruciale per la definizione dell’identità personale e sociale, si carica di ulteriori complessità per chi convive con queste difficoltà. Il vissuto di inadeguatezza scolastica e la percezione di non appartenere pienamente al gruppo dei pari possono portare alla formazione di un’identità fragile, fragile nel senso che è costruita su basi di insicurezza e di dubbio costante. Questo senso di non “essere all’altezza” è un fattore che non solo condiziona l’autostima, ma incide direttamente sulla qualità e sulla stabilità delle relazioni sociali che il ragazzo riesce a costruire. Spesso si assiste così a una dinamica di ritiro sociale o di scarsa partecipazione alle attività di gruppo, che aumenta ulteriormente il rischio di isolamento e di esclusione.
L’ansia da prestazione e lo stress scolastico sono altre componenti che si intrecciano a questa complessa rete di difficoltà emotive e relazionali. Il tentativo di raggiungere risultati simili a quelli degli altri studenti può portare a forme di perfezionismo disfunzionale, o al contrario, a un senso di paralisi dovuto alla paura di fallire o di essere giudicati negativamente. Questo stato di tensione psicologica perpetua crea un circolo vizioso: l’ansia cresce e si autoalimenta, peggiorando ulteriormente la performance e alimentando il senso di solitudine e di inadeguatezza. L’impossibilità di adattarsi completamente alle aspettative scolastiche e sociali determina così una visione distorta del proprio valore, con pesanti ricadute sull’autostima e sulle relazioni interpersonali.
Il ruolo della famiglia in questo complesso scenario è fondamentale. I genitori, infatti, sono chiamati a un compito delicato e multidimensionale: da una parte devono sostenere i figli nelle difficoltà scolastiche, dall’altra devono essere in grado di promuovere un ambiente emotivamente sicuro e positivo che favorisca lo sviluppo di una sana autostima e una corretta gestione delle emozioni. La famiglia può rappresentare il primo e più importante punto di riferimento emotivo, capace di offrire sostegno, rinforzo positivo e un contesto in cui il bambino o l’adolescente possa sentirsi accolto e compreso, indipendentemente dalle sue difficoltà.
Una comunicazione familiare aperta e attenta è un elemento chiave. I genitori devono essere in grado di ascoltare senza giudicare, riconoscendo le preoccupazioni e i vissuti del figlio, aiutandolo a sviluppare strategie emotive e pratiche per affrontare le sfide quotidiane. L’adozione di modalità comunicative che favoriscano il dialogo e il confronto rappresenta una risorsa preziosa per rafforzare la resilienza del bambino e prevenire il peggioramento dei sintomi emotivi e sociali.
Inoltre, il coinvolgimento della famiglia nelle attività sociali e scolastiche esterne alla scuola può avere un impatto positivo notevole. Partecipare insieme a sport, attività artistiche o eventi sociali consente ai bambini e agli adolescenti con DSA di vivere esperienze di inclusione in contesti meno competitivi e più rilassati, dove è possibile costruire relazioni autentiche e soddisfacenti. Questi momenti di socializzazione favoriscono la crescita di competenze relazionali e rafforzano il senso di appartenenza, contrastando così l’isolamento.
Il sistema scolastico, dal canto suo, ha un ruolo imprescindibile e determinante nel definire le condizioni in cui si sviluppano queste dinamiche sociali. La legge 170/2010 ha rappresentato una pietra miliare introducendo l’obbligo per le scuole di adottare misure compensative e dispensative per garantire pari opportunità di successo agli studenti con DSA. Tuttavia, questo obbligo normativo non può limitarsi all’aspetto didattico, ma deve estendersi all’intera esperienza scolastica, promuovendo un ambiente inclusivo e accogliente che prevenga forme di discriminazione e bullismo.
Gli insegnanti e il personale scolastico devono dunque svolgere un ruolo attivo nella promozione di una cultura dell’inclusione che superi la semplice applicazione delle norme. Sensibilizzare gli studenti e tutto il personale sulle caratteristiche e le difficoltà dei DSA è indispensabile per contrastare pregiudizi, ignoranza e stereotipi, creando un clima scolastico in cui ogni bambino si senta rispettato e valorizzato, a prescindere dalle sue difficoltà. L’accoglienza e il riconoscimento delle diversità rappresentano la base per costruire relazioni positive e inclusione autentica.
In tale ottica, l’organizzazione di progetti di sensibilizzazione assume un’importanza strategica. Attraverso interventi mirati, la scuola può educare i ragazzi a riconoscere e rispettare le differenze nelle modalità di apprendimento, contribuendo a ridurre la diffidenza, i pregiudizi e i comportamenti discriminatori. Queste iniziative promuovono empatia, comprensione e rispetto, creando un clima relazionale più sereno e favorevole alla crescita personale e sociale di tutti gli studenti, inclusi quelli con DSA.
Il percorso di difficoltà e di adattamento non si esaurisce con l’uscita dal mondo scolastico, ma può proseguire anche nell’età adulta. Le persone con DSA spesso continuano a confrontarsi con sfide nelle relazioni sociali e professionali, soprattutto se durante l’infanzia e l’adolescenza non sono state sviluppate competenze e strategie adeguate per affrontare queste difficoltà. Nel contesto lavorativo, gli adulti con DSA possono incontrare ostacoli legati alla gestione di compiti che richiedono abilità di scrittura, comunicazione verbale o utilizzo di tecnologie, particolarmente in assenza di strumenti compensativi o adattamenti specifici.
Nonostante ciò, è importante sottolineare che, con un supporto adeguato e un ambiente lavorativo favorevole, molte persone con DSA riescono a eccellere in numerosi settori professionali, specialmente in ambiti che valorizzano abilità creative, capacità di pensiero critico e competenze relazionali. Le potenzialità di questi individui sono spesso sottovalutate, ma rappresentano risorse preziose che, se riconosciute e sostenute, possono portare a successi significativi.
Anche nelle relazioni interpersonali e sentimentali in età adulta, le difficoltà legate ai DSA possono manifestarsi in forma più sottile ma comunque significativa. La sensazione di inadeguatezza o le difficoltà comunicative possono ostacolare la costruzione di rapporti stabili e soddisfacenti, rendendo più complessa la gestione degli aspetti emotivi e sociali della vita. Tuttavia, con il giusto supporto psicologico e una maggiore consapevolezza delle proprie risorse, gli adulti con DSA possono imparare a gestire questi aspetti, migliorando così la qualità delle loro relazioni e della loro vita sociale ed affettiva.
Le sfide affrontate da bambini, adolescenti e adulti con DSA rappresentano quindi un fenomeno complesso che intreccia dimensioni emotive, cognitive e sociali. Il confronto con i coetanei, le difficoltà nella comunicazione, il senso di inadeguatezza, l’ansia da prestazione e il rischio di isolamento sono elementi profondamente interconnessi, che richiedono un approccio multidimensionale e integrato. Il sostegno e la collaborazione tra famiglie, scuole e società sono indispensabili per promuovere un’autentica inclusione sociale che valorizzi la diversità e accompagni ogni individuo nel suo percorso di crescita personale, sociale e professionale. Solo con un impegno consapevole e condiviso sarà possibile costruire un ambiente in cui chi convive con un DSA possa sentirsi riconosciuto, accettato e valorizzato per le sue potenzialità, superando così le barriere che ostacolano la piena partecipazione alla vita sociale.
©Veronica Socionovo