ARCHIVIATA LA DENUNCIA DELLA CONSULTA ANTIFASCISTA RAVENNATE
contro l’Associazione Arditi d’Italia per una preghiera in memoria dell’EroeEttore Muti
____________una duplice riflessione di FRANCO D’EMILIO
Sicuramente la notizia pesa e induce a riflettere: il peso sta nel colpo di spugna che ha archiviato l’accusa; la riflessione, invece, s’impone su quanto sia stato, ancora oggi, opportuno, intelligente accanirsi con faziosità ideologica e tanto sordido rancore contro la dignità, il rispetto della morte.
ARTE COME ANARCHIA ….& VICEVERSA,
la “Realtà Virtuale” ai tempi del Metaverso
Nel gergo teatrale il mattatore è l’attore capace con la sua abilità interpretativa, affabulatoria di attirare, tenere su di sé l’attenzione degli spettatori: impareggiabile, in tal senso, il nostro superbo Vittorio Gassman, interprete, regista, autore davvero versatile, dal cinema al teatro, dal varietà alla televisione.
Non è facile diventare mattatore, non basta conquistare la scena, bisogna soprattutto saperla tenere, avvincendo il pubblico sino al punto di sottometterlo, addirittura, in senso figurato, ammazzarlo, anzi “matarlo”, per dirla in spagnolo, come appunto impone l’etimologia della parola “mattatore” dalla lingua ispanica.
Quanto mi accingo a scrivere non sarà molto condiviso, anzi sarà osteggiato fino ad alienarmi la simpatia di tanti, ma poco importa: non mi è mai interessato fare il piacione, rinunciando, anche solo parzialmente, alla mia libertà d’espressione. Domenica 19 marzoricorre in tante nazioni la Festa del Papà e, forse, un bambino, suo malgrado figlio di una famiglia omosessuale maschile o femminile, preso da dubbi, si chiederà “Chi dei due o delle due è il mio babbo?”
Non solo, analogo interrogativo potrà, sempre negli stessi paesi, riproporsi il prossimo 14 maggio, Festa della Mamma, per l’indecisione dello stesso bimbo a chi attribuire il ruolo materno:
Alla fine, dalle primarie per il suo nuovo segretario e su tutta l’arena politica del Partito Democratico è risuonato inaspettato un nitrito, quello di Elly Schlein, forte e chiaro sul ronfare sornione di Stefano Bonaccini, certo della vittoria, invece sonoramente trombato, beffeggiato da un pernacchio alla Eduardo che ha definitivamente sepolto la sua aulica immagine di “compagno che sa il fatto suo”.
Dunque, ha vinto il nitrito della scalpitante Elly, solo da due mesi iscritta al PD, ma decisa perché il suo zoccolo, battente sulla terra secca e polverosa dell’anemico elettorato piddino, rinvigorisca quello fiacco da ronzino, da troppo tempo smidollato erede di ben altre durezze, ormai solo antichi ricordi di veterani compagni e compagnucci.
Ieri, il postino mi ha finalmente consegnato, da due mesi l’attendevo, un bel pacco di documenti, tutti copia di originali verificati, certi. Un foglio tira l’altro, tanti documenti che si inseguono tra loro, tutto perché carta canti la storia incontestabile delle prove documentarie.
Il pacco subito a me benevolo con la seconda cartellina, a matita blu “Togliatti”: difficile resistere ad aprirla, tanta, ormai, la mia nota passione per il Migliore.
In questa settimana, inclusiva del Giorno della Memoria ho ravvivato la memoria della persecuzione antiebraica, pubblicando, sempre su questa testata, un articolo sulla figura di Mons.Augusto Bertazzoni, Vescovo di Potenza dal 1930 al 1966, tanto prodigatosi a favore di ebrei, pure emiliano-romagnoli, confinati in Basilicata. …..clicca qui
Se, però, prima ho scritto di perseguitati ed, eventualmente, di chi li ha aiutati nella loro drammatica storia, ora intendo, invece, scrivere di qualcuno, sicuramente collocabile nello spazio dei persecutori, ma sempre distintosi da quest’ultimi, non condividendone né gli intenti ideologici né quelli razzisti, sino al punto di denunciare a Mussolini il turpe commercio di alcuni gerarchi fascisti nella vendita ad ebrei di costosissimi, falsi certificati di arianità ovvero di appartenenza alla “razza pura”. (nella foto d’apertura, il Ministero dell’Interno nel 1943)
Il 2 ottobre 2019 Papa Francesco ha dichiarato venerabile monsignor Augusto Bertazzoni, già Vescovo della Diocesi di Potenza-Marsico dal 30 giugno 1930 al 30 novembre 1966 e Padre del Concilio Vaticano II, attribuendogli, così, post mortem quel titolo che la Chiesa cattolica conferisce a quanti si siano oggettivamente segnalati per “santità di vita” ed “eroicità delle virtù”, tanto da poter essere proposti per una successiva beatificazione. E, sicuramente, Augusto Bertazzoni, nato a Polesine (Mantova) il 10 gennaio 1876 e scomparso a Potenza il 30 agosto 1972 all’età di 96 anni, aveva sempre dato prova di tanta umanità e generosa comprensione, proprio come riassume la promulgazione papale della venerabilità: ….
UN ITINERARIODA BETLEMMEA GREGGIO NEL 1223,
….. POI A PREDAPPIO NEL 1935
Come sempre, nel periodo natalizio, a Predappio nella Chiesa di S. Antonio vi è stata l’esposizione del presepe, allestito con il lavoro, il fervore dei fedeli e del parroco: un presepe suggestivo, intensamente espressivo del dono della nascita del Redentore e, fra l’altro, ancora ieri, visibile a sinistra dopo l’entrata, in tutta la magia delle sue luci a rischiarare la silenziosa, sacra penombra del tempio.
A Venezia l’ennesima conferma quanto, ormai, la sinistra sia allo sbando, senza una meta definita, insomma alla frutta e, presto, senza neppure più una apprezzabile, seppur minima, dignità politica.
La notizia è sconcertante: il Partito Democratico e la CGIL di Venezia hanno manifestato la loro contrarietà all’attuale esposizione di un’icona della Natività, quindi con Gesù, la Madonna e San Giuseppe, nel reparto di ginecologia ed ostetricia del locale ospedale cittadino, quindi ne chiedono la rimozione. Naturalmente, la sacra rappresentazione è stata collocata col consenso dell’Azienda Sanitaria Locale, accogliendo una proposta del personale sanitario dello stesso reparto.
Un “insolito documento” custodito nell’Archivio di Stato di Forlì
_____________________FRANCO D’EMILIO
Da tempo intendevo proporre agli appassionati di storia – per fortuna davvero tanti, ma anche ai soli curiosi in cerca di novità, cose insolite o particolari – un documento archivistico di notevole valore storico perché relativo ad un protagonista molto discusso, “ingombrante” della storia italiana e mondiale del ‘900, quale, appunto, risulta tuttora Benito Mussolini.
Si tratta di un documento scolastico, riconducibile alla frequenza dal 1898 al 1901 della Regia Scuola Normale di Forlimpopoli (vds. foto di apertura), di seguito in una foto, da parte del giovane Benito.
Morto un papa, se ne fa un altro: solitamente le cose vanno così, ma stavolta è andata diversamente, nemmeno tutta la briga di convocare il conclave da ogni angolo della terra perché di papi ne avevamo due e, per nostra fortuna, quello superstite, insomma già disponibile, era persino il pontefice titolare ovvero quello effettivamente in carica con pieni poteri sul governo della Chiesa.
DA VIA DELLE BOTTEGHE OSCURE
A VICOLO DEL CREPUSCOLO
DAL P.C.I. AL P.D. / IL LUNGO PERCORSO DI UNA METAMORFOSI, ______________________illustrato da FRANCO D’EMILIO
La crisi del Partito Democratico è quasi drammatica, sia per lo scarso spessore della sua proposta politica, sia per il declino lento, inesorabile, “goccia a goccia” del suo consenso elettorale.
Il PD si trova ad un bivio, costretto a scegliere: o individua una strada nuova e lineare, agevole e percorribile oppure resta sulla via attuale, alquanto accidentata, nella convinzione che solo alcune correzioni di condotta e di percorso possano bastare ad evitare il peggio.
I tempi cambiano e tutto muta velocemente, perlomeno adeguandosi alla nostra epoca. Addirittura, mutano persino le fiabe, narrazioni fantastiche, perlopiù di origine popolare, la cui trama vede solitamente sia protagonisti reali, umani / sia altri, invece, capaci di poteri magici: così, si aggiornano i personaggi perché, sempre più, siano espressione del presente e, di conseguenza, cambia pelle la morale insita in ogni fiaba.
Spesso la continuità dell’insegnamento, espresso da una fiaba della tradizione classica, ampiamente rimaneggiata ai nostri giorni, può coincidere con un oggetto, un indumento, insomma un particolare comune al vecchio e al nuovo protagonista.
È il caso de Il Gatto con gli Stivali, fiaba popolare italiana, per la prima volta trascritta nel 1550 da Giovanni Francesco Straparola, ma resa celebre, in particolar modo, dalla versione francese di Charles Perrault (1697) e da quella tedesca dei fratelli Grimm (1812).
Basta poco: una stinta cartella verdolina, stretta da uno spago, tanto gonfia di documenti tra il 1944 e il principio del 1947; infine, alcuni appunti dalla scrittura minuta e precisa su un’agenda del ‘44, segretamente custodita per decenni, quasi fosse utile, se necessario, per riaprire la memoria segreta di un tempo che fu.
Altrettanto poco è bastato per contattarmi: un comune, solido amico, davvero raro in epoca di fittizie amicizie via social. Così nell’afoso scorso luglio mi sono ritrovato nello studio luminoso, tutto di candidi mobili e foderato di libri, del mio nuovo, inaspettato amico, un sessantottenne di origini toscane.
NON “SONO SOLO CANZONETTE” …… TRA ENZO JANNACCI ED EDOARDO BENNATO
____________________FRANCO D’EMILIO
Ricordate “Quelli che …” dall’omonimo album del 1975 ad opera del celebre medico-cantautore Enzo Jannacci? È una lunga canzone che su un sottofondo blues, accompagnato dal suono di un sassofono, elenca in modo disordinato e un po’ strambo i difetti e i vizi, i luoghi comuni e i costumi, le qualità e le contraddizioni dell’italiano medio: una serie di brevi, strampalate frasi che, tutte, iniziano con “Quelli che …”, come il titolo dell’album, e finiscono, poi, con l’ironico intercalare “oh, yeah”.
Qualche giornalista, supponendo a torto che fosse un evento celebrativo, apologetico del Fascismo, l’aveva definita “la mostra della vergogna”, adesso, invece, possiamo affermare con soddisfazione che “O ROMA O MORTE. Un secolo dalla Marcia”, conclusasi a Predappio dopo sei mesi di apertura al pubblico, si è rivelata appieno una mostra della dignità della storia, raccontata e documentata con obiettività, imparzialità, insomma con grande rispetto della verità.
UNA PRE-LIBERAZIONE LOCALE DEL 28 OTTOBRE 1944
CHE ANTICIPA L’APOTEOSI NAZIONALE (?) DEL 25 APRILE 1945
una precisazione storico-cronologica di FRANCO D’EMLIO
Venerdì 28ottobre un nostalgico corteo di partigiani dell’Anpi e dei sindacati festeggerà a Predappio la liberazione del paese dal nazifascismo, per l’ennesima volta una celebrazione volutamente e ostinatamente, sfacciatamente e falsamente in ritardo rispetto alla verità storica: Predappio fu, infatti, liberata il 27 ottobre 1944 ad opera dei soli soldati polacchi del valoroso generale Wladyslaw Anders e a conclusione di un’operazione militare iniziata il giorno 26 e intensificatasi, soprattutto, nella notte. Dunque, la liberazione partigiana del paese natale del Duce alla data del 28 ottobre 1944 è solo una panzana, insomma un falso storico, come dimostra ampia documentazione da fonti archivistiche, comprese quelle militari alleate, e certa diaristica, testimone dei fatti. Più volte, in passato, mi sono occupato di tale frottola, pure su questo giornale, ma non insisto oltre, con taluni è come lavare la testa all’asino, si perdono tempo e sapone.
ANPI: DALLA “RESISTENZA” AD UNA “NOSTALGIA” SENZA FUTURO
__________________ FRANCO D’EMILIO
I nostalgici dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, ancora cultori di un patetico, perché vetusto e anacronistico, amarcord resistenzialista antifascista, vedono o, forse, sono costretti a vedere sempre nero il futuro, soprattutto quello altrui, per giustificare ostinatamente la ragione della propria esistenza.
Naturalmente, il nero nell’ottica dell’ANPI è lo spauracchio che possa allungarsi ancora l’ombra del Ventennio ad opera di una destra sì moderna, liberalconservatrice e in doppiopetto, ma pur sempre scafata e spregiudicata, arrogante e autoritaria, dunque e, comunque, sempre identitaria di quel nemico fascista senza il quale gli obsoleti partigiani, vecchi e giovani che siano, dovrebbero solo chiudere bottega e togliere il disturbo.
RIFLESSIONI SULL‘ATTUALITA’ E VARIABILITA’ DELLA NOSTALGIA
________________________a cura di FRANCO D’EMILIO
Chi l’avrebbe immaginato che il 2022, ben oltre la ricorrenza del Centenario della Marcia su Roma, potesse segnare un ritorno così impetuoso del forte contrasto tra fascismo e antifascismo? Invece, improvvise sono sopraggiunte le elezioni anticipate, quindi una campagna elettorale dura e frontale, modulata sul dualismo destra-sinistra ovvero sull’antagonismo fascismo-antifascismo; poi, la vittoria, ampia e travolgente, del centrodestra.
Una vittoria soprattutto nella componente di Fratelli d’Italia, con la sconfitta, amara e umiliante della sinistra; infine, l’elezione a presidente del Senato di Ignazio La Russa, parlamentare del partito della Meloni con un importante trascorso missino, il giorno dopo seguita a ruota dalla nomina a presidente della Camera di Lorenzo Fontana, deputato della Lega, cattolico ultraconservatore: tutto nel segno di una prossima presidenza del Consiglio dei Ministri, affidata a Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia e prima donna, quindi di destra, quanta stizza a sinistra tra le “compagne”, a ricoprire la carica di capo del governo.
Adesso, nel Partito Democratico si parla persino di cambiare nome,considerato che la denominazione attuale configura un’identità politica incerta, ostinatamente dominata dal mantenimento, dalla gestione del potere locale e nazionale, dunque lontanissima dal rispetto della prassi democratica sia all’interno che all’esterno della stessa formazione. Si pone, quindi, un problema d’identità che, in questo caso, deve assolutamente e contemporaneamente riguardare il nome e la faccia: davvero non si può solo chiamare diversamente la stessa faccia, ormai nella disaffezione elettorale e politica di tanti italiani!