Perché in Europa persistono termini coloniali che riducono i popoli originari del continente americano e del resto del mondo a etichette fisse e stereotipate, mentre dietro queste parole si nascondono dispositivi di potere e forme di esclusione che segnano la loro esistenza tra ghetti, riserve e marginalità sistematica.
Sono lieto di aprire la rubrica “Letteratura e Pugilato”, un’idea modernissima, di gran voga nel 1920, già sulla bocca di tutti gli sportivi, i letterati e le possibili connessioni tra le due categorie. Eh lo so, lo so quello che state pensando: se ne è scritto e riscritto, si sono riempiti chilometri di carta con ettolitri di inchiostro sull’argomento, per colpa sua sì è rischiato il disboscamento giù in Amazzonia. E’ vero, ve lo concedo: se ne è discusso, si è analizzato, si è sviscerato, si è ribaltato, tanto che alla fine i pugilisti hanno preso la penna in mano e gli scrittori sono finiti per azzuffarsi. Perché allo scrittore piace lo scontro, ama il tafferuglio.
Un’analisi delle rappresentazioni animate di Adolf Hitler come crocevia di dinamiche economiche globali, strategie geopolitiche e comunicazione politica, che riflettono e influenzano il modo in cui società contemporanee negoziano la memoria storica, la cultura popolare e le identità nazionali.
Lo psicologo, riveste un ruolo cruciale nel riconoscimento, nella diagnosi e nel trattamento dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), ambito in cui la loro competenza tecnica e la capacità di analizzare le molteplici sfaccettature dell’apprendimento e del comportamento infantile diventano fondamentali per garantire un intervento efficace e personalizzato. Non si tratta soltanto di identificare un problema nelle abilità di lettura, scrittura o calcolo, ma di cogliere l’intero contesto emotivo, cognitivo e sociale in cui il bambino si trova ad operare, considerando ogni singola difficoltà come parte di un sistema complesso che coinvolge processi neurobiologici, psicologici e ambientali.
A più di quarant’anni dal suo avvenimento sul Mar Tirreno meridionale, tra le isole di Ponza e Ustica, la cosiddetta Strage di Usticadel 27 giugno 1980 con ben 81 vittime resta uno dei più vergognosi misteri d’Italia: un jet di linea della Compagnia Itavia, in volo da Bologna a Palermo-Punta Raisi, alle ore 20.59 di quel giorno precipita nel tratto di mare indicato, abbattuto, secondo il governo italiano e come ribadito dalla Sentenza 1871/2013 III sezione civile della Corte Suprema di Cassazione, da un aereo non identificato in uno scenario di guerra.