I MODELLI DELL’ATTORE-REGISTA LEGATO ALL’UNICITÀ DEGLI ECHI CHE CEMENTANO ESTRO ED EMOZIONI
Una conversazione con Massimiliano Serriello
Letteralmente stregato all’epoca dell’età verde dalla lettura di Un grande avvenire dietro le spalle redatto dal compianto Vittorio Gassman sulla scorta della proverbiale arguzia, estranea alle banalità scintillanti dell’insulsa propaganda dei biopic tutto fumo e niente arrosto, Giulio Base (nella foto) parte dalla natìa Torino in direzione Firenze.
Freaks Out di Gabriele Mainetti (nella foto) è il film italiano che va, come si dice, per la maggiore. In virtù dei coefficienti spettacolari, lontani dal tedioso standard del cinema d’impegno civile. Che condanna lo Stivale al ruolo di comprimario nel panorama internazionale della fabbrica dei sogni. A dispetto della decisione dell’ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive Digitali), che ha scelto È stata la mano di Dio dell’involuto Paolo Sorrentino per rappresentare il Bel Paese agli Oscar, preferendo alla capacità di corrispondere all’immaginazione delle masse l’amarcord dell’età verde sedotta dai numeri di magia del Pibe de oro e segnata dal lutto, l’imminente campione d’incassi mantiene buona parte delle promesse fatte nell’esordio con Lo chiamavano Jeeg Robot.
Mentre Sorrentino ha disperso strada facendo l’ingegno dell’opera prima L’uomo in più col passaggio dall’orgoglio del cantante confidenziale Antonio Pisapia, stretto parente dell’amorale Franco Califano, ai segni d’ammicco dei radical chic, avvezzi ad atterrire gli interlocutori avversari scimmiottando la foga delle nerborute icone degli action d’oltreoceano, Gabriele Mainetti è riuscito all’atto pratico a conciliare stilemi in teoria inconciliabili.
GRINTA ED ESPERIENZA DEL CALCIATORE CHE HA DIFESO I COLORI DEI LUPI E DELLA LUPA
Una conversazione con Massimiliano Serriello
Terzino destro dal fisico taurino, la chioma folta, la battuta sempre in canna, la compitezza in prima linea. Tipica del cilentano fiero dei vincoli di suolo e di sangue. Consapevole che se le cerchi, le prendi. Mentre se invece ti cercano, le dai. Di santa ragione. Avvezzo a correre la cavallina, ma anche a buttare il cuore oltre l’ostacolo.
LA FEDELTÀ AL RADICAMENTO STORICO PER PRESERVARE ROMA DALL’INCURIA
Una conversazione con Massimiliano Serriello
Per lei i vincoli di sangue e di suolo, l’egemonia dello spirito sulla materia, il radicamento nella Città Eterna, in attesa dell’esito delle imminenti elezioni amministrative, non pagano affatto dazio alle mere banalità scintillanti dell’assillante propaganda. L’autoironia la spinge piuttosto a scherzare sui canonici santini elettorali che la ritraggono nella lista civica del candidato sindaco Enrico Michetti (nella foto).
IL PROFONDO SENSO D’APPARTENZA E LA LEVITÀ IRONICA DI PIPPO FRANCO
Una conversazione con Massimiliano Serriello
Quando gli capitano sotto gli occhi, ne resta sempre conquistato: l’immediatezza espressiva connessa al timbro stilistico delle vignette, il dono della sintesi, la forza significante ad appannaggio dell’allegra deformazione caricaturale, l’implicita contemplazione del reale avvertita senza concedere alcunché all’infeconda enfasi grafica, l’innesto degli spassosi giochi di parole, gli elementi segnaletici riscontrabili nell’alacre cura dei dettagli rientrano appieno nelle corde del duttile e intramontabile Pippo Franco (nella foto). Giunto da poco al considerevole traguardo delle ottantuno primavere col famoso sorriso sulle labbra. Insieme alla sana leggerezza che trae linfa dal valore terapeutico dell’umorismo, dall’equilibrio preservato dallo slancio dell’empatia, dalla capacità d’impreziosire l’opportuno livello di comprensione sulla scorta dell’imprescindibile autoironia. Lontano anni luce dall’accidia del corredo d’idee sottratto di nascosto all’altrui ingegno, dal deleterio nonché goffo delirio d’onnipotenza, innescato dalle ingannevoli sirene del successo, dagli illusori luoghi comuni e dai pesanti restringimenti.
IL PIACERE DI STARE INSIEME PER VINCERE COL SORRISO SULLE LABBRA E LE ALI AI PIEDI SECONDO CIRO FERRARA
Una conversazione con Massimiliano Serriello
L’immagine dell’abbraccio conclusivo, al termine della lotteria dei rigori, tra Roberto Mancini e Gianluca Vialli (nella foto), gli ex gemelli del gol in grado di rinascere come un’Araba Fenice, trascende l’enfasi manieristica delle arcinote ostentazioni di stima, i pistolotti edificanti in merito all’apporto dell’intesa genuina nello sport di squadra, gli applausi fragorosi dietro di cui si nasconde il pretesto di uscire dal senso d’estraneità dovuto all’impietosa pandemia con canti e schiamazzi superficiali ed esteriori.