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Autore: Francesco Spuntarelli

La gravidanza e il parto nel rinascimento

Nel rinascimento lo scopo della vita delle donne era diventare madre, le gravidanze che doveva affrontare una donna erano ravvicinate e continue: In media ogni 24-30 mesi, ma a volte anche prima se la donna era benestante come per le ricche fiorentine che avevano in media un parto ogni 20 mesi e se il marito era a casa e non in viaggio si arrivava addirittura ad un parto ogni 17 mesi: in sostanza la vita delle donne nel rinascimento si svolgeva secondo i ritmi della vita sessuale le lavoratrici non erano classificate in base al proprio mestiere o al grado di specializzazione, bensì a seconda della loro relazione rispetto a un patriarca maschio o a un datore di lavoro ed erano quindi identificate come mogli, figlie, vedove oppure lavoratrici indipendenti. Le donne stesse definivano la loro esistenza riferendosi al periodo della propria vita in cui si trovavano: prima durante e dopo il matrimonio.

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Il vaccino per la poliomelite

La poliomielite è una grave malattia infettiva a carico del sistema nervoso centrale che colpisce soprattutto i neuroni motori del midollo spinale. Descritta per la prima volta da Michael Underwood, medico britannico, nel 1789, la poliomielite è stata registrata per la prima volta in forma epidemica nell’Europa di inizio XIX secolo e poco dopo negli Stati Uniti. La diffusione della polio ha raggiunto un picco negli Stati Uniti nel 1952 con oltre 21mila casi registrati. In Italia, nel 1958, furono notificati oltre 8mila casi. L’ultimo caso americano risale al 1979, mentre nel nostro paese è stato notificato nel 1982.

L’incidenza della poliomelite rese sempre più stringente la scoperta di un vaccino efficace contro una malattia che uccideva e paralizzava milioni di persone. Lo sviluppo del vaccino i primi tentativi di ottenere un vaccino furono compiuti da Thomsen in Danimarca nel 1913 venne poi seguito da molti altri ricercatori che nel corso degli anni tentarono di inattivare l’agente patogeno mediante il calore o mezzi chimici con risultati però non soddisfacenti nel 1931 un ricercatore canadese Maurice Brody annunciò di essere riuscito a immunizzare delle scimmie di laboratorio con un vaccino inattivato con formaldeide e di averlo utilizzato anche in un gruppo di bambini e dopo una o due dosi del suo vaccino nel sangue di questi bambini comparivano anticorpi neutralizzanti. La sperimentazione fu ampliata sino a vaccinare tremila soggetti anche John Colmer ricercatore americano della Temple University di Filadelfia quasi contemporaneamente a Brodi, creò un vaccino basato su un virus vivo ma attenuato che venne poi derisoriamente chiamato una vera pozione stregata. Tese alla prevenzione della malattia lo stesso Brody si tolse la vita e non seppe mai che in verità partiva da premesse scientificamente corrette”.

Dopo gli insuccessi di Brodi e Colmer ci vollero quindici anni per riprendere la sperimentazione con esperimenti molto controllati l’ambiente scientifico. Jonas Salk riprese le idee di Brody. Ma si orientò verso un vaccino con virus completamente ucciso e nel 1954 dopo accesi dibattiti, avviò uno studio su un grande numero di soggetti per raggiungere prove inconfutabili circa l’inoquità del vaccino e la sua efficacia protettiva il vaccino venne sperimentato con il più grande programma di test su larga scala mai effettuato circa 1,8 Milioni di bambini americani canadesi e finlandesi tra i 6 e 9 anni, presero parte all’esperimento.

Salk diede il suo vaccino al mondo senza brevettarlo e quindi trarne il profitto. Come disse lui stesso il vaccino appartiene alla gente non c’è nessun brevetto. D’altronde si potrebbe brevettare il sole, ma appena quindici giorni dopo si diffuse la notizia che diversi bambini vaccinati nel corso dello studio avevano contratto la poliomielite a causa di una partita di vaccino che conteneva un virus, non del tutto inattivato. Fu uno dei peggiori disastri dell’Industria farmaceutica americana e furono subito adottati nuovi standard di produzione più elevati e le vaccinazioni ripresero.

Nel 1955 Albert Bruce Sabin, polacco naturalizzato statunitense, riuscì a ottenere un vaccino trivalente con virus vivo attenuato efficace per via orale capace di spazzare i virus patogeni sostituendosi ad essi: egli sperimentò il suo vaccino dapprima su se stesso sul suo collaboratore messicano Alvarez e sul tecnico Hugo Hardy e poi su vasta scala ne dimostrò l’efficacia in una campagna di vaccinazione di massa nel Chapas in Messico e dopo negli Stati Uniti. , In un paio di anni dal 1959 al 1961 furono vaccinati milioni di bambini.

Nel 1963 Finalmente il Sabin divenne il vaccino di scelta anche negli Stati Uniti e tra il 1962 e il 1965 più della metà della popolazione statunitense dell’epoca lo aveva ricevuto con drastica e diminuzione dei casi di poliomelite che erano già stati molto ridotti dopo l’introduzione del vaccino salk, l’ultimo caso americano, si ebbe nel ’79 Sabin non volle brevettare il vaccino rinunciando ad arricchirsi per mantenere un prezzo che consentisse una sua più vasta diffusione il vaccino Sabin induce nei vaccinati un immunità eccezionale si replica proprio come il virus della poliomelite. Ma è stato modificato in laboratorio in modo da aver perso la capacità di raggiungere il sistema nervoso centrale in questo modo lo stimolo del sistema immunitario è identico a quello prodotto dal virus, vero? Ma l’infezione non causa la paralisi.

Il vaccino Sabin non ha bisogno di dosi di richiamo e al contrario del vaccino Salk è molto economico da produrre e la sua somministrazione consiste semplicemente nel far mangiare al bambino uno zuccherino con sopra una goccia colorata.

Raramente un caso su 750.000 vaccinazioni il virus attenuato dal vaccino Sabin replicandosi retromutava tornando identico al Virus originario e riacquistando la capacità di raggiungere il sistema nervoso centrale e di causare una poliomielite molto simile a quella causata dal virus, vero? Provocando, così paralisi ciò accadeva particolarmente in bambini che avevano una diminuita capacità di produrre anticorpi per un deficit congenito del sistema immunitario. Purtroppo non è un evento prevedibile o da imputare ad una cattiva qualità del vaccino o all’azienda produttrice

ma proprio dal DNA che mutando e mutando ogni tanto si produce qualcosa di pericoloso e non è possibile prevedere.

Alla fine intorno al 1982 i casi di poliomelite erano causati di più dal vaccino Sabin che altro e quindi si smise di somministrare il vaccino

La vaccinazione antipolio in Italia

In Italia il vaccino salk venne adottato nel 1957 Nel biennio 59/60 quando l’incidenza della poliomielite raggiunse il suo picco in Italia venne raccomandata alla vaccinazione per persone da 0 a 20 anni il vaccino Sabin in Italia, arrivò solo nella primavera del 1964 in ritardo di tre anni rispetto agli altri paesi e questo costò quasi diecimila casi di poliomielite oltre mille morti e 8000 paralisi: diverse furono le cause del ritardo italiano sulla campagna di vaccinazione tramite vaccino Sabin ma ebbero molto peso gli interessi politico economici i più importanti istituti sieroterapici italiani producevano il vaccino salk un prodotto che aveva richiesto lunghe ricerche e impianti nuovi e costosi un grosso investimento di capitali. Allo stesso tempo vi era una grande ignoranza dei medici riguardo le innovazioni e che non sapevano leggere i bollettini medici in inglese da cui si formò una larga fascia di medici contrari alla vaccinazione.

Foto Santa Crescienza il sussidiario.it national geographic      © Francesco Spuntarelli

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La pandemia di influenza spagnola

Quali furono le cause dell’inizio della terribile influenza spagnola? Quali furono i modi in cui si tentò di arginarla soprattutto tra il 1918 e il 1920 quando uccise tra i 50 e i 100 milioni di persone su una popolazione mondiale di 2 miliardi? Contagiò un quarto della popolazione mondiale e tra il 2,5 e il 5 % della popolazione mondiale ne morì. Uccise più persone in 24 settimane che l’A.i.d.s. In 24 anni e in un anno più persone che la peste nera in un secolo. Fu globale e ridusse l’aspettativa di vita di 12 anni e i suoi sintomi furono severi.

                   I sintomi dell’influenza spagnola

I sintomi erano all’inizio quelli di una comune influenza ma poi peggioravano i polmoni che si riempivano di sangue che usciva dal naso o che veniva vomitato e si arrivava a uno stato di dispnea acuta: a questo punto il volto diventava cianotico e la morte giungeva per soffocamento.

Al tavolo autoptico i polmoni erano bluastri con una superficie fradicia e schiumosa.

                     La stranezza di questa epidemia

La malattia aveva sintomi così strani che la malattia veniva considerata come colera o tifo; una delle cose più strane era l’emorragia delle mucose del naso dello stomaco e dell’intestino. I decessi furono dovuti in gran parte alla polmonite batterica, un’infezione che sopraggiungeva in seguito all’influenza. Tuttavia il virus uccideva i malati anche direttamente causando enormi emorragie: era una malattia grave che uccise il 20% delle persone che la contraevano (mentre l’influenza classica epidemica è ferma allo 0,1%). Invece di uccidere gli anziani e i bambini particolarmente piccoli l’epidemia di influenza spagnola uccise soprattutto i giovani adulti, soprattutto le madri incinte che comunque, anche sopravvivendo, persero comunque i loro figli in un caso su 4.

La causa, il virus che aveva causato l’epidemia di influenza spagnola.

L’rna h1n1 era la causa della malattia e suscitava una abnorme reazione del sistema immunitario, che non proteggeva più l’organismo ma partecipava invece alla sua distruzione. La rapidità con cui questo virus attaccava le cellule causò una reazione nei corpi dei giovani provocando una tempesta di citochine che inondava di fluido i polmoni costituendo la base per nuove infezioni e ostruendo le vie respiratorie. Gli anziani, avendo un sistema difensivo più debole e essendo sopravvissuti a una malattia “simile” molti anni prima (erano immunizzati in parte), sopravvissero con più facilità alla malattia.

L’epidemia si diffuse in estate e in autunno mentre invece avrebbe dovuto avere il suo picco in inverno.

                               Le cure della malattia

Non sapevano al tempo cosa fosse a quel tempo un virus e quindi pensarono fosse un qualcosa troppo piccolo per i loro microscopi…. Diedero quindi la prima definizione di Virus, come qualcosa di pericoloso, di velenoso. MA comunque non riuscirono ad isolarlo ma solo a vedere che uccideva cellule vive o batteri con cui entrava in contatto. Si trattava di metodi che davano sollievo e copertura al paziente per farlo sopravvivere: fatto sta che non sapevano come curarla. Il ceppo del virus venne identificato solo 10 anni dopo il suo insorgere.

 Le cause e la prima guerra mondiale

La prima guerra mondiale favorì la diffusione del virus, le circostanze speciali, quali malnutrizione, i campi medici sopraffollati e scarsa igiene, provocarono e affrettarono la pandemia.

La vicinanza con i recinti di cavalli e degli animali da mangiare (polli e maiali soprattutto) fece il resto, in quanto le feci venivano bruciate contribuendo all’aria malsana dei campi militari. Il movimento per il mondo di militari e di civili offrì al virus la possibilità di muoversi in grandi spazi, passando da una grave epidemia locale a una pandemia globale

                        Un virus inizialmente innocuo

Il virus iniziava attaccando il corpo in maniera particolarmente tenue con dolori lombari agli occhi e e alle orecchie, venne definita una malattia dei tre giorni… ma non finiva lì.

Dava in sostanza sintomi lievi che non causava morti ( i primi morti furono considerati casi di meningite).

Perché venne allora chiamata spagnola? Gli errori della politica.

All’inizio la sua esistenza fu riportata soltanto dai giornali spagnoli, in quanto la Spagna non era impegnata nella prima guerra mondiale (ma da una guerra civile) e la sua stampa non era bloccata dalla censura di guerra; negli altri paesi censura e autocensura riuscirono a non divulgare il propagarsi della malattia. La politica ebbe il suo da fare riguardo il propagarsi del contagio in quanto furono reticenti a divulgare la pericolosità del contagio anche quando questo si era sviluppato da tempo: mentivano per mantenere alto il morale, dicevano che era una malattia circoscritta.

Come si capì che i governi mentivano spudoratamente cominciò la paura dell’ignoto e le psicosi di ogni genere: a quel punto furono chiusi tutti i punti di ritrovo, come scuole sale da ballo cinema e teatri, gli infermieri disertarono dagli ospedali per paura della malattia e le fabbriche furono chiuse laddove non furono obbligate a restare aperte (soprattutto quelle belliche).

Le mascherine a quel tempo erano pezzi di garza legati davantial viso per evitare i contatti mano-bocca che erano considerati i più pericolosi.

                         L’allarme qui da noi in Italia

Il primo allarme di pericolo in Italia fu lanciato a Sossano, in provincia di Vicenza, nel settembre del 1918, quando il commissario medico militare invitò il sindaco a chiudere tutto per una sospetta epidemia di quello che pensava essere tifo. In seguito l’epidemia colpì duramente il sud d’Italia ma le autorità ignorarono il problema.

                            La fine della pandemia

A questo punto c’è chi dice che le forme di profilassi della malattia divennero sufficienti a sconfiggere il virus ma altri invece sostengono che semplicemente il virus mutò in una forma meno letale. L’insorgere e il tramontare dell’epidemia portò alla convinzione dell’importanza degli ospedali per la prevenzione delle malattie, anche perché allora più di oggi (ma meno di domani considerando le nuove istituzione di sanità pubblica) solo le persone più facoltose potevano permettersi di farsi curare. Allo stesso tempo si manifestò la necessità per i lavoratori di potersi assentare per la malattia da lavoro senza incorrere nel rischio di essere licenziati.

foto amazon studenti.it fondazione-corriere dirigenti senior ©Francesco Spuntarelli                    dei miriam

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Bellerofonte, Pegaso e la Chimera

Bellerofonte era il figlio di Glauco e il nipote di Sisifo, si rifugiò presso Preto, re di Tirinto, dopo aver commesso due omicidi: quello di Bellero, da cui il suo nome, e quello di suo fratello. Presso Tirinto attrasse subito l’attenzione di Antea, moglie di Preto, che quando si sentì rifiutata l’accusò presso il marito di essere stato lui ad importunarla. Non volendo attirare su se stesso l’ira delle Moire mandò Bellerofonte da suo suocero, Iobate re di Licia, con una lettera che recitava così: “Allontana il latore di questa lettera dai vivi, perché costui tentò di violare mia moglie, che poi è tua figlia”.

Questo tentativo lo ritroviamo in tutti i miti, per vicinanza geografica i più vicini sono l’egiziana “Storia di due fratelli” e la storia di Giuseppe con la moglie di Putifarre nell’antico testamento cristiano-ebraico.

Iobate, anch’esso pauroso delle Moire, mandò invece Bellerofonte a caccia della Chimera, il mostro con l’alito infuocato e la testa di leone, la coda di serpente e il corpo di capra.

La Chimera era una delle figlie di Echidna e il re di Caria la teneva come fosse un animale domestico; prima di partire Bellerofonte consultò il veggente Poliido che gli consigliò di catturare l’alato cavallo Pegaso che in quel tempo viveva sul monte Elicona dove aveva fatto spuntare la fonte Ippocrene col suo zoccolo lunato per compiacere le Muse.

La Chimera rappresentava l’anno diviso in tre parti: il leone rappresentava la primavera, la capra l’autunno e il serpente l’inverno. Questo animale fantastico rappresentava in epoca preellenica il re che combatte con uomini-animali mentre con l’arrivo degli Elleni indica la soppressione dell’antico calendario Cario con la chimera che viene uccisa.

Pegaso però non si trovava sul monte Elicona ma Bellerofonte lo rintracciò presso la fonte Pirene.

A questo punto c’è chi dice che lo abbia domato con una briglia che gli era stata data da Atena e chi dice che il cavallo alato gli sia stato dato direttamente dalla dea; fatto sta che con l’aiuto di Pegaso Bellerofonte riuscì a sovrastare la Chimera, tempestandola di frecce e poi mettendogli tra le mascelle un pezzo di piombo che aveva messo sulla punta della lancia, così che quando la Chimera si preparò ad emettere il suo fiato infuocato il piombo si sciolse bruciandole gli organi interni, uccidendola sul colpo. L’eroe sacro era incaricato da una triplice musa a catturare un cavallo selvaggio, allo stesso modo in cui Ercole aveva cavalcato Arione (letteralmente essere lunare che sta in alto), in seguito all’arrivo degli elleni potrebbe significare anche la conquista dei santuari della dea dalla testa di giumenta (come descritto da me in altri articoli).

Iobate, stupito di una così valorosa impresa lo mandò allora a combattere contro i Solimi e le Amazzoni. Bellerofonte li sconfisse tutti volando fuori della portata delle loro frecce e lasciando cadere grosse pietre sulle loro teste. Questa volta quando tornò al palazzo di Iobate in Licia Bellerofonte trovò le guardie e tendergli un’agguato ed allora pregò Poseidone di innondare la pianura dello Xanto alle sue spalle. A quel punto le donne di quella regione si alzarono le gonne sopra le ginocchia per andare a chiedergli di desistere dalla sua impresa e Bellerofonte che era molto timido e modesto fuggì via e le onde con lui.

I solimi erano i figli di Salma in origine, furono poi mascolinizzati in solimi per indicare l’avvento degli elleni sull’originale ceppo matriarcale. Le donne con le gonne alzate non sono altro che le donne invasate dall’Hippomane che smembravano il re a fine mandato allo stesso modo del culto erotico di Api in Egitto e che quindi con Bellerofonte non c’entravano nulla se non perché furono male interpretate delle monete che le ritraevano.

Preto a questo punto parlò con Bellerofonte della lettera ricevuta dal genero e gli chiese cosa fosse veramente accaduto con sua figlia: saputa la verità gli diede in sposa sua figli a Filinoe e lo nominò erede di tutta la Licia. Per onorare le donne Xantie che lo avevano fermato durante l’inondazione gli permise di avere una linea matriarcale e non patriarcale sulla loro discendenza. In verità all’arrivo degli elleni, gli Xanti erano molto conservatori e non accettarono semplicemente il cambio di discendenza.

In seguito giunto all’apice della sua fortuna Bellerofonte osò volare verso l’Olimpo in groppa a Pegaso ma Zeus mandò un tafano che punse Pegaso facendo sgroppare Bellerofonte che cadde a terra, zoppo e cieco, solo e maledetto da allora; Pegaso invece ebbe una maggiore fortuna con Zeus che lo tenne per se, per trasportare le sue folgori in battaglia.

Foto facebook la testata magazine mibact mythologiae            Francesco Spuntarelli

 

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Abitudini igieniche nell’epoca vittoriana

Vediamo quali erano le abitudini igieniche nell’epoca vittoriana in Inghilterra, con tutte le stramberie di quell’epoca.

Le pratiche igieniche a quel tempo non esistevano e solo i più ricchi avevano un pozzo vicino casa e solo i ricchi avevano accesso ai pozzi vicino casa. Immergere il corpo in acqua era una cosa alquanto rara in quanto si pensava che esponesse il corpo ai batteri.

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