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Anne Hathaway racconta il suo isolamento nel docufilm Locked Down

articolo di Alessandra De Tommasi via vanityfair.it
 

Il premio Oscar Anne Hathaway torna in scena con un progetto a metà tra la commedia e l’heist movie. Si chiama Locked Down ed è un progetto nato e girato interamente in tempo di pandemia. In arrivo dal 16 aprile in anteprima digitale, vanta nel cast Chiwetel Ejiofor e Ben Stiller.

FERMATE i “FERRAGNEZ” !
… i Temi Etici sono argomenti seri

STOP  a  “QUEI DUE”:  FERMATE  I  FERRAGNEZ 

Una riflessione di Edoardo Maria Franza 

Sebbene la coppia di influencer si sia più volte pregiata di grandi gesti di solidarietà e sensibilizzazione, sulla legge Zan ci sentiamo di dire basta.  Si, perché mettere in luce salute e cultura è una cosa, accendere i riflettori su questioni delicate come la legge sulla trans-omofobia è invece tutt’altro. 

Parlare della legge Zan, non è come fare una foto al museo, né è una campagna crowdfunding: la questione è di spessore ben diverso. Dalla terminologia usata, che suscita la perplessità di molti, anche di associazioni femministe. Alle problematiche etiche, messe in rilievo sia dall’On. Vittorio Sgarbi e dall’On. Giorgia Meloni, relative all’educazione in età pre-sviluppo di tematiche riservate a maggiori di 14 anni. Sino alle brillanti osservazioni di Gaetano Quagliarello, che in un’intervista su l’Huffington Post, spiega come la sessualità “fluida” rischia di vanificare decenni di lotte femminili.

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MSN quando c’era la messaggistica istantanea di Windows Live Messenger

 

Ognuno di noi ha un fenomeno con cui descrive l’inizio, la durata o la fine della sua adolescenza. E sono quasi sicura che, per quelli nati negli anni ’90, quel fenomeno sia segnato dal passaggio da una tecnologia oldschool a una quasi all’avanguardia. Per me, l’adolescenza è iniziata all’alba della seconda media, quando un nuovo mondo è entrato nella mia camera da letto nel modo più ingombrante possibile: un computer fisso a schermo “piatto” (piatto= 15 cm quindi praticamente un comodino).

All’inizio giocavo a Campo minato, Freecell (avanguardia pura) oppure disegnavo simil Kandinsky su Paint. Poi, un giorno, qualcuno mi ha detto che non dovevo più spendere soldi al telefono per mandare messaggi, non dovevo più fare squilli per provarci con i ragazzi, non dovevo più cambiare da Tim a Vodafone in base alle migliori offerte telefoniche estive, di quelle “500 messaggi, 500 minuti, 10 mms” (che poi, gli mms, chi li ha mai mandati?). Non dovevo più perché era arrivato Windows Live Messenger, comunemente chiamato MSN,  uno dei primi servizi gratuiti di messaggistica istantanea.

Ignara di tutte le gioie che avrei ricevuto di lì a poco grazie a questo nuovo macrocosmo ho deciso di scaricarlo, soprattutto perché tutti continuavano a chiedermi “ma tu ce l‘hai msn?”. La procedura prevedeva un indirizzo di posta elettronica e una password. Ricordo che la scelta non era stata semplice, a partire dal fatto che molti dei miei primi tentativi  erano già stati scelti da qualcun altro: “ilag…@katamail.com”: niente, già utilizzato;  “IlariAA…”: anche questo già scelto.  Continuavo a chiedermi quante Ilaria con il mio cognome esistessero. Finché non ho scoperto che esistevano una serie di trattini (basso, alto, piccolo, lungo) che potevo utilizzare per distinguermi dalle mie omonime. Chissà quante persone non ho mai avuto tra i contatti solo per un trattino sbagliato.

Alla fine ce l’ho fatta: ilarietta_1992@katamail.com. Quando davo il mio contatto mi vergognavo sempre, ma a posteriori posso dirmi soddisfatta della mia sobrietà rispetto a robe del tipo “p4t4t4_69_@libero.it”.  La password invece era per me fonte di sfogo costante. Spesso iniziava con “vaffanculo” e finiva con il nome di qualcuno a cui dovevo gran parte del mio rancore. Terminata la registrazione ho dato il benvenuto a quello che sarebbe stato successivamente il mio angolo segreto a cui avrei dedicato l’attenzione di ogni sera. Se prima non mi andava di studiare, con MSN ho proprio seppellito la mia già scarsa dedizione allo studio.  Tornavo dagli allenamenti alle otto di sera e con tazze di latte e nutella, prima di cena, iniziavo a massaggiare. Poi cenavo, e subito di nuovo incollata a quella sedia.

Talvolta quando sentivo il computer squillare mi alzavo da tavola facendo finta di dover andare al bagno, ma in realtà sgattaiolavo in camera a vedere chi mi aveva scritto. La cosa geniale di MSN era che in situazioni di “non risposta” invece delle odierne spuntature blu, che per me sono il male del mondo, esistevano i trilli.  Non mi rispondi? allora ti mando un trillo. Ma non solo: il trillo di MSN era anche un motivo di flirt, come i vecchi squilli a ripetizioni fatti con il 3310. Solo che il trillo creava un contatto diretto per cui tu, dopo averlo ricevuto, ti ritrovavi la schermata davanti e la possibilità di poter scrivere a chi te lo aveva mandato. Il trillo era un brivido o anche il momento esattamente precedente al brivido. Un’eccitazione tecnologica, un bacetto sul collo virtuale. Se qualcuno ti mandava un trillo era già storia d’amore. Perché di fatto rappresentava una dichiarazione di interesse, e da lì nascevano tante di quelle pippe mentali che potevi immaginare qualsiasi cosa. Rispondere ad un trillo in maniera compulsiva poi era come fare l’amore. Che poi il giorno dopo a scuola quella persona non la salutavi nemmeno.

Arriviamo alla vera novità che MSN aveva portato oltre alle emoticon: gli status. Ti dava la possibilità di identificarti e descriverti con una sola frase, con dei simboli, con un colore. I più eccentrici scambiavano numeri per lettere,  le parole avevano ognuna un colore diverso e i contenuti erano spesso inni all’amore o all’amicizia. Io non appartenevo a quella categoria, ero di quei tipi alternativi forse ancora più insopportabili che mettevano frasi degli Oasis del tipo “You Have To Give It All In All Your Life”, senza cuori però, mai!

Senza alcun dubbio la vera avanguardia di MSN era il blog. Qualcosa di molto simile alle  schermate di Instagram e Facebook, dove poter pubblicare pensieri, invettive, foto, questionari autoreferenziali (domande generiche a cui si aggiungevano cose del tipo “ti sei mai ubriacato?” – “non ancora”). Tante volte avrei voluto ritrovare il mio blog di MSN per vedere quanto imbarazzante fosse la mia identità virtuale. Ho provato a recuperare le credenziali e riaccendere al sistema, ma invano, anche perché la mia ultima password imprecante non ricordavo e non ricordo più a chi fosse indirizzata. Su yahooanwers ci sono effettivamente molte persone che, come me, si sono posti lo stesso problema. “Come faccio a recuperare il mio vecchio blog MSN” è una domanda frequente, ma nessuno di questi tempi c’è mai riuscito. Forse è meglio per tutti, forse è romantico ricordare quei tempi con nostalgica vergogna.

MNS lega alla mia memoria una potente spensieratezza di cui ormai non ricordo più la forma. Ricordo solo l’angolo della mia stanza pitturato di viola, una sedia scomoda, un computer ingombrante, un sonno incontenibile che poteva essere sostenuto soltanto dall’uso ossessivo che facevo di MSN. Le ore piccole, le sveglie insopportabili, le lunghe giornate che finivano sempre lì davanti a quelle colorate chat, con gli occhi rossi e i capelli ancora sporchi perché “la doccia la faccio domattina, magari quello che mi piace mi scrive proprio ora“.

 

 

Onlife Fashion – dieci lezioni per capire il mercato della moda

 

Esce domani 9 aprile Onlife Fashion. 10 regole per un mercato senza regole il libro di Giuseppe Stigliano e Riccardo Pozzoli, scritto con Philip Kotler e con una prefazione del filosofo Luciano Floridi

 

di Giulia Crivelli via Il Sole 24 Ore

 

Anni fa, prima della rivoluzione portata da internet, qualcuno propose di istituire una giornata mondiale del dialogo tra generazioni, immaginando i più giovani in attento ascolto dei racconti di vita e lavoro di chi li aveva preceduti. Forse ancora più utile sarebbe una giornata dedicata al dialogo vero, allo scambio di punti di vista, oltre che all’ascolto passivo. Certo, deve esserci la volontà di abbracciare il nuovo da parte di chi viene da lontano e il rispetto da parte di chi è nato in una realtà diversa, molto più recente. Questa alchimia è riuscita a Philip Kotler, Riccardo Pozzoli e Giuseppe Stigliano (nella foto) e ne è nato il libro Onlife fashion. 10 regole per un mercato senza regole, pubblicato da Hoepli, che sarà disponibile, in libreria e formato e-book, dal 9 aprile.

L’industria della moda come spunto

È incentrato sulla moda, ma, come dice la scelta dell’aggettivo onlife (non è un refuso!) suggerisce riflessioni e trae conclusioni che possono valere per molti altri settori. La rivoluzione digitale si inserisce in un mondo già profondamente trasformato dalla globalizzazione. Anzi, ne è forse una necessaria evoluzione: Internet però non ha cambiato solo i processi economici e gli equilibri geopolitici tra Paesi, ha stravolto la vita di tutti noi consumatori, oltre a quella delle aziende di ogni dimensione. «Lavorare con Kotler è stata una sorpresa e allo stesso tempo un sogno realizzato – spiegano quasi all’unisono Pozzoli e Stigliano – È il maggiore esperto di marketing di tutti i tempi e ha scritto oltre 60 libri, ma le sue osservazioni e riflessioni potrebbero essere quelle di un illuminato nativo digitale».

L’esperienza degli autori

Libri, articoli ed esperienza ne hanno anche Pozzoli e Stigliano. Il primo, 34 anni, è imprenditore, business angel, fondatore di start up e consulente per grandi gruppi della moda; il secondo, oltre a insegnare allo Iulm, dal 2019 è ceo di Wunderman Thompson Italy dove guida un team di oltre 200 talenti con competenze che abbracciano strategia di business, creatività, tecnologia e dati. La differenza tra i due è che Pozzoli è da sempre focalizzato su moda e lusso (parola che peraltro non ama), mentre Stigliano segue anche altri settori. «Abbiamo scritto il libro durante la pandemia e questo ci ha aiutati – spiegano – Primo, perché dopo lo choc iniziale che ha colpito tutti, abbiamo usato la mancanza di impegni quotidiani in presenza e l’assenza di “rumori di fondo” per concentrarci e far germogliare una serie di idee nate ben prima del Covid. Il secondo vantaggio è stato parlare con protagonisti del settore che vivevano in prima persona l’accelerazione digitale imposta dai lockdown produttivi e commerciali. Tutti ci hanno spiegato che in un anno hanno realizzato piani che avrebbero dovuto svilupparsi nel doppio o triplo del tempo».

Testimonianze dei protagonisti

Con una prefazione del filosofo Luciano Floridi, che ha coniato il termine onlife, il libro continere i contributi di Leo Rongone (ceo Bottega Veneta), Brunello Cucinelli (Presidente Esecutivo e Direttore Creativo Brunello Cucinelli), Carlo Capasa (presidente Camera nazionale della moda), Fedele Usai (ex ceo Condé Nast), Alfonso Dolce (ceo Dolce&Gabbana), José Neves (fondatore, co-chairman & ceo Farfetch), Marco Bizzarri (ceo Gucci), Remo Ruffini (ceo Moncler), Lorenzo Bertelli (Head of Marketing & Head of Corporate Social Responsibility Prada), Micaela Le Divelec Lemmi (ceo Salvatore Ferragamo), Gabriele Maggio (ceo Stella McCartney), Jacopo Venturini (ceo Valentino), Jonathan Akeroyd (ceo Versace), Federico Marchetti (chairman e ceo YNAP), Francesca Bellettini (ceo Yves Saint Laurent). A tirare le fila però sono Kotler, Pozzoli e Stigliano, suggerendo dieci regole per governare uno scenario in cui l’unica costante pare essere il cambiamento.

Cinque forze e dieci regole

Partendo dall’analisi della situazione attuale gli autori individuano in prima battuta le cinque forze che maggiormente hanno influito sulla sua trasformazione, vale a dire: accelerazione, ibridazione, disintermediazione, sostenibilità e democratizzazione.
Dopo questa panoramica, e grazie alle interviste, alle ricerche e ai contributi raccolti, vengono quindi delineate dieci regole per governare uno scenario in cui l’unica costante pare essere il cambiamento. Dall’importanza di bilanciare l’esclusività dei prodotti con l’inclusività della propria cultura (be inclusive), alla necessità di costruire una narrazione consapevole e strutturata del brand (be timeless), fino alla gestione dell’equilibrio tra crescita del fatturato e tutela del marchio (be anti-fragile), i dieci principi di Kotler, Pozzoli e Stigliano intendono fornire una chiave di lettura per decifrare quello che si presenta come un vero e proprio cambio di paradigma del settore del fashion.

Bussola post Covid

Una originalissima bussola in un mondo che non ha più punti cardinali, potremmo dire, con un vago senso di smarrimento. «L’augurio migliore che si può fare a una persona è quello di vivere in tempi interessanti – concludono – Questi lo sono: il vantaggio che abbiamo noi esseri umani rispetto a qualsiasi tecnologia è la flessibilità del pensiero. A patto di sfruttarla».

 

A chi è permessa (e a chi no) la vaccinazione nel mondo

PARLANDO DEL COVAX
(acronimo di Covid-19 Vaccines Global Access)

______________una ricerca di Francesco Leccese

La distribuzione dei vaccini nel mondo, nonostante i buoni propositi, non sta avvenendo equamente. Alcuni Paesi hanno delle scorte di vaccino contro il Coronavirus, mentre altri non hanno ricevuto nulla.
Il 19 marzo, il New York Times ha messo a nudo le disuguaglianze e le differenze tra Stati in materia di diritto alla vaccinazione.
Tra gli esempi, si legge che chi ha sedici anni può vaccinarsi nello Stato del Mississippi e in Israele. A Shangai, un diciottenne può ricevere la dose di vaccino, mentre un anziano di settant’anni no: nonostante il rischio più alto di sviluppare il Covid-19 in forma grave, le autorità cinesi non hanno autorizzato la somministrazione del vaccino alla popolazione anziana, perché mancherebbero sufficienti trial clinici su questa fascia di popolazione.
In Kenya le dosi arrivate sono limitate: sono in pochi a poter accedere alla somministrazione del vaccino, principalmente operatori sanitari. Una situazione simile è quella vissuta dalla Corea del Sud, dove la popolazione anziana (con età superiore ai 75 anni) non è ancora stata vaccinata.

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A Ravenna, Dante …. e il sapore della cipolla

RAVENNA, CITTA’ D’INCONTRO TRA LE GENTI,
ULTIMA DIMORA DI DANTE …a due passi dalla “CHIESA DELLA CIPOLLA”   

__________________FRANCO D’EMILIO 

Da sempre Ravenna è città d’incontro, laddove la fertile terra padana, irrigua delle acque dolci di fiumi e canali, si mescola alla terra sempre più sabbiosa e salsa verso la costa del vicinissimo Adriatico. Dunque, inevitabile città d’incontro tra genti di terra e genti di mare per costruire una storia ravennate millenaria, davvero unica e originale.
Da tempi remoti ai nostri giorni la storia di questa città è stata possibile proprio dal giusto equilibrio tra la terra e l’acqua, i soli due elementi primordiali del mondo ai quali Ravenna pare essersi affidata nei secoli, lasciando in disparte gli elementi più instabili, fuggevoli del fuoco e dell’aria: è la conferma della concretezza dei ravennati, romagnoli di terra col respiro del mare.

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