AL SEMAFORO “INCANTATO”
…… la viabilità ingolfata dalla partitocrazia
L’Italia si è fermata ad un semaforo allo scattare del colore giallo – …. è ad un incrocio e deve trovare la via per proseguire la corsa. Diritto non si può andare, più avanti è crollato un ponte, la strada è interrotta, si sta lavorando per ripristinare nel più breve tempo possibile la viabilità. La rimozione delle macerie ha richiesto molte giornate di lavoro, poi il sequestro posto dall’autorità giudiziaria ha ritardato l’inizio dei lavori, se tutto va bene, il prossimo anno, forse nel mese di agosto, si potrà circolare sul nuovo ponte.
I PUNTI FERMI DI UN REGISTA AFFEZIONATO
ALL’ASSURDO POETICO DEI FILM DI PRESA IMMEDIATA
Una conversazione con Massimiliano Serriello
Sembra una contraddizione in termine per chi usa le scorciatoie del cervello. Invece non lo è. Lo sa bene Igor Maltagliati. Fiorentino doc, dall’impertinenza perenne, da bravo toscano brioso, innamorato però, senza ‘se’ né ‘ma’, della Città Eterna. Che conosce angolo per angolo. Lontano dagli scorci cartolineschi cari ai turisti. Nel film La banalità del crimine (nella foto) le modalità di presenza delle location romane hanno dato prova della sua predilezione per la geografia emozionale. In grado di garantire ai territori eletti a location la virtù di riflettere gli stati d’animo e condizionare i modi d’agire (da quelli empi ad audaci inversioni di tendenza). Basti pensare allo sfogo nei confronti dell’Altissimo da parte del manovale della malavita impersonato da Mauro Meconi mentre scava l’ennesima fossa per un rivale freddato.
L’esperienza gli ha suggerito l’idea di mostrare il tran tran giornaliero dei losers chiamati a svolgere le mansioni più umili nell’ambito del banditismo. Il richiamo all’umor nero e alla cultura postmoderna celebrata da Tarantino, che continua a mettere sullo stesso piano Jean-Luc Godard ed Enzo Girolamo Castellari, sarebbe caduto nell’infecondo déjà-vu se già nell’incipit un morbido movimento di macchina all’indietro, degno dei maestri del lavoro di sottrazione, non avesse svelato l’arcano sulla scorta del valore terapeutico dell’umorismo. Con i personaggi interpretati da Marco Leonardi e Alessandro Parrello seduti su un cadavere in attesa dell’indegna sepoltura fintanto che la propensione allo small talk funge da bislacco tono dominante.
UN CARATTERISTA DEL GRANDE CINEMA AMERICANO,
dalla battuta pronta e dalla fulgida umanità
Una conversazione con Massimiliano Serriello
Ha realmente la battuta pronta, Paul Herman (nella foto). Il luogo comune che rende i caratteristi schiavi della limitatezza dei ruoli fissi non lo tange affatto. È consapevole del valore espressivo riposto nei primi piani in grado di trarre linfa dal cinema della spontaneità. Ed è per questo motivo che alla ricercata facondia dell’alta densità lessicale privilegia i segnali discorsivi e le pause dialogiche del cosiddetto ‘broccolino’. Una cadenza costituita dall’interazione tra inglese ed elementi vernacolari relativi alle forme bandiera del gergo siciliano, calabrese e napoletano in uso a Brooklyn.
Atteso in Italia per il 18 Settembre il nono film di Quentin Tarantino.
Nel Luglio del 2017, poco prima di completare l’ultima sceneggiatura, comunicò di un suo nono film incentrato sulla sua personale rivisitazione degli omicidi della famiglia Manson. Per la produzione provò subito a trattare con Harvey Weinstein, poi rinunciò verso Ottobre a seguito degli scandali del produttore. Verso Novembre 2017 terminò una lunga asta per la produzione del film, proprio quando fu comunicata la partecipazione di Leonardo Di Caprio come attore principale e si precisò che le vicende della Manson Family fossero secondarie alla trama.
La Sony Pictures Entertainment si aggiudicò la produzione, stanziando 95 milioni di dollari, fornendo un compenso del 25% sugli incassi lordi, e uno straordinario controllo creativo al regista, oltre ai totali diritti d’autore concessi dopo un periodo da definire tra 10 e 20 anni. Dopo svariati incassi milionari degli anni passati era normale un’asta del genere.
Urna elettorale tricolore o solo ceneri e vaso funereo?
Questo è il dilemma!
Raffaele Panico
L’“Italia che piange” è una serie di opere artistiche in terracotta decorate da Bettino Craxi negli anni di esilio ad Hammamet fine anni Novanta. Esilio, oggi parola chiave tornata per un senso di tristezza e purtroppo spesso di rancore che accompagna l’emigrazione per quanti giovani (sono oltre 165 mila molti laureati), altri eccellenti lavoratori, che sono espatriati all’Estero, dal 2011 ad oggi. Senza considerare i tanti nostri buoni pensionati che vanno in zone non pressate dalle bolge italiane della burocrazia, tassazione, inefficienza, lungaggini varie e postille farraginose a leggi e leggine a godersi la meritata pensione, o quanti imprenditori e via dicendo convertiti sulla Via dell’Estero, perché in patria non possono reggere le sfide.
Il fumo proveniente dagli incendi nella foresta amazzonica, combinato con le basse temperature hanno fatto piombare San Paolo nell’oscurità in pieno giorno. L’Istituto Nazionale di Ricerca Spaziale del Brasile, un’agenzia federale che controlla la deforestazione e gli incendi, ha dichiarato che il Paese quest’anno ha registrato un numero record di incendi, contandone 74.155 dal primo gennaio a martedì 20 agosto, un aumento dell’84% rispetto allo stesso periodo del 2018.