Ogni sistema politico sia esso democratico, dittatoriale o anarchico deve trovare un equilibrio tra due elementi fondamentali: l’efficienza e la legittimità. L’efficienza risponde alla domanda: di quanto tempo ha bisogno un governo per mettere in atto soluzioni reali ai problemi? La legittimità risponde alla domanda: in che misura il popolo è d’accordo con queste soluzioni e riconosce l’autorità del governo o del parlamento?
“Oggi ho la grande opportunità di frequentare un corso che fa riflettere sui bambini in situazioni di conflitto armato, su come possiamo lavorare insieme per proteggerli. Non c’è un giorno che vivo senza il ricordo degli spari, del pianto, delle urla e della violenza che ho subito in Afghanistan. Mi sento ‘malata’ per i disagi mentali che mi porto dentro dall’infanzia. Disagi che ancora tormentano i bambini afghani”.
Zakira Amiri, nata a Kabul e rifugiata in Pakistan, è solo una degli oltre 80 studenti che partecipano alla Prima Scuola Internazionale sui Bambini e i Conflitti Armati organizzata, dal 4 al 19 ottobre, dall’Universities Network for Children in Armed Conflict(UNETCHAC), col supporto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Quella che avete letto è la sua diretta testimonianza.
La bellezza, l’eterna giovinezza, vincere lo scandire del tempo, annullarlo, congelare il processo di decadenza che impietoso riporta lo specchio nello scorrere imperituro dei giorni. Storie celebri come quella di Dorian Gray, dall’acuta penna di Oscar Wilde, ci narrano che però c’è spesso un prezzo da pagare, per rendere eterni volti d’angelo, epidermidi di seta, corpi statuari.
Per coloro che poi della bellezza fanno mestiere, necessità legata al lavoro, per chi può perdere molto nello sfiorire, oltre il proprio piacere e “narcisismo” personale, tutto ciò può divenire drammatico declino. Poi ci si mette il destino, a volte beffardo, crudele, le coincidenze peggiori, che conducono ad esiti tragici.
Ci tengo a manifestare la mia solidarietà alla modella Linda Evangelista, vittima di un trattamento estetico (criolipolisi) che pare aver portato un rarissimo effetto collaterale, col risultato di averla deformata nei lineamenti, producendo l’effetto opposto a quello desiderato.
Il dolore è così intimo, così personale, unicum nella storia e percezione del vissuto di una persona, che a nessuno di noi compete giudicare la profonda depressione e l’isolamento sociale che la modella ha esternato a seguito di ciò. Quello che per noi, per alcuni, può rappresentare ostacolo affrontabile, per altri può divenire motivo di abisso profondo.
Credo sia ormai chiaro che le stragi e gli omicidi che non sono stati ancora chiariti del tutto, non siano dovuti alla criminalità comune né a quella organizzata. Sembrerebbe infatti che i loro mandanti, più o meno diretti, siano i servizi segreti di nazioni straniere “alleate”. Per quale motivo si darebbe questa simile mostruosità?
IL LIBRO INCHIESTA “IL SISTEMA”, GRAZIE AD EDOARDO SYLOS LABINI, DIVIENE IN TEATRO QUASI UN TESTO SHAKESPERIANO
_________________di LIDIA D’ANGELO
Nella Sala Umberto (*1), teatro situato nel cuore del centro storico di Roma, si è inaugurata la stagione con lo spettacolo “Il sistema”. Sembrerebbe un’impresa ardua trasportare un libro-inchiesta sulla giustizia in un testo teatrale; ebbene ci è riuscito Edoardo Sylos Labini (*2) – persona di notevole poliedricità e i cui interessi spaziano in vari settori – e sempre a suo agio sul palcoscenico.
Le solite “Indagini ad Orologeria”, su presunti reati (… sempre da dimostrare) esplodono sempre su incipit
dei soliti “Burattinai” del Regime asserviti al Potere
A SEGUITO NOTIZIE DENIGRATIVE SU F.d’I PER INDAGINI IN CORSO – SCATURITE DA DISCUTIBILI SEGNALAZIONI DI UN “GIORNALISTA INFILTRATO”, DESIDERO RIPORTARE UN COMUNICATO DI ROBERTO JONGHI LAVARINI PERVENUTO, via WHATSAPP, SUL MIO TELEFONINO E COSI’ TITOLATO: “NOTE DIFENSIVEper avvocati, politici, giornalisti, parenti e amici…”
Non so se tale messaggio mi sia stato indirizzato come Amico o come Direttore Editoriale della Consul Press. Ciò comunque non credo sia per me rilevante in quanto – pur non essendo iscritto ad alcun partito – personalmente mi considero ancora, nonostante l’età, “un Militante” sul campo a combattere per determinati Valori Ideali (culturali, identitari e tradizionali) che in buona parte si riflettono in una “Fiamma” ritornata a sventolare sulla Bandiera di F.d’I e rimasta sempre nel Dna di una “Generazione” che sempre esisterà e resisterà, ove è anche Roberto Jonghi.