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Guerre dell’oppio in Cina

Ma siamo sicuri che l’Inghilterra possa dire qualcosa alla Cina della produzione di droghe?

Le guerre dell’oppio (1839-1842, 1856- 1860) furono due conflitti, che contrapposero l’Impero Cinese della Dinastia Qing al Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda i cui interessi militari e commerciali nella regione erano stati posti sotto il controllo della Compagnia Britannica delle Indie Orientali.

Le guerre giunsero dopo molte dispute commerciali tra i due paesi: in risposta alla penetrazione commerciale britannica, che aveva aperto il mercato cinese all’ oppio proveniente dall’ India Britannica, la Cina inasprì i propri divieti sulla droga e ciò scatenò il conflitto.

Essendo stati sconfitto in entrambe le guerre l’Impero Cinese fu costretto a tollerare il commercio dell’oppio e a firmare i trattati di Nanchino e Tientsin che prevedevano l’apertura di nuovi porti al commercio con l’occidente e poi la cessione dell’isola di Hong Kong al Regno Unito ( J.A.G. Roberts, Storia della Cina 2002).

In seguito a questi eventi gli occidentali ferirono l’orgoglio dei cinesi, andando ad alimentare un sentimento nazionalista da un lato e fortemente xenofobo dall’altro che portarono alla rivolta di Taiping ( 1850-1864) e poi a quella dei Boxers (1899-1901) dall’altro.

Eventi che portarono alla prima guerra dell’Oppio

In seguito alla colonizzazione di Goa in India e di Macao in Cina ad opera dei portoghesi nel XVI secolo erano cominciati i primi traffici commerciali marittimi tra Europa e Cina, al di fuori dell’antica Via della Seta.

A quel tempo il mercato cinese era autosufficiente e le importazioni erano molto inferiori alle esportazioni, dal XVIII secolo Canton divenne poi il porto maggiormente usato dagli europei ( Van Dike, The Canton  Trade 2005). Anzi gli imperatori avevano in seguito guadagnato enormi quantitativi di argento e pietre preziose in quanto questa autosufficienza era un “problema” per le nazioni occidentali.

L’oppio era stato introdotto in Cina da lungo tempo ed era consumato alla corte degli imperatori da lungo tempo (Zheng Yangwen, the social life of opium in China, 2005). Il dilagare della tossicodipendenza aveva poi obbligato l’imperatore Yongzheng a proibirne vendita ed uso dal 1729 se non per uso terapeutico, tanto che quel poco che serviva a quello scopo lo portavano solo i portoghesi e i britannici non lo importavano più in Cina.

La Compagnia Britannica delle Indie Orientali dopo che il Regno Unito aveva conquistato il Bengala sconfiggendo i francesi con la battaglia di Plassey nel 1757, iniziò proprio nel Bengala una coltivazione intensiva di papaveri da oppio, aumentandone in seguito qualità e prezzo, scegliendo all’inizio il mercato del Sud-est asiatico. Nel frattempo in Cina la dinastia Qing aveva limitato gli scambi con l’estero alla sola Canton nella quale operava un regime di monopolio (Cohong), con molti dazi sulle importazioni.

Per appianare gli sbilanci tra importazioni  e esportazioni  dalla Cina la Compagnia Britannica comincio ad esportare illegalmente Oppio in Cina dove era tornato in voga tra le classi abbienti per scambiarlo con l’argento. Le leggi con cui la corte di Pechino tentò di porre un freno alla tossicodipendenza furono eluse dai commercianti mentre il timore che l’oppio potesse fomentare rivolte dei poveri continuava a salire e i funzionari imperiali venivano corrotti facilmente, soprattutto a Canton ( Peter Ward Fey, The Opium wars, 1975).Il problema che la corte di Pechino derivava infatti dal fatto che l’enorme importazione aveva permesso il diffondersi della tossicodipendenza ai livelli medio bassi della società e non solo alle classi abbienti.

La Prima Guerra dell’Oppio e il trattato di Nanchino

L’imperatore Daoguang che era salito al trono nel 1820, emanò nuove e più rigide leggi senza ottenere risultati apprezzabili nella lotta contro il commercio di Oppio; a quel punto mandò  il mandarino Lin Zexu a Canton dove era concentrata la maggior quantità di oppio nel paese, giunto a Canton il mandarino fece sequestrare con la forza ben 1300 tonnellate d’oppio dopo che non era riuscito a scambiarlo con del té che aveva effettivamente offerto ai commercianti, in seguito il mandarino fece un blocco navale per evitare l’entrata di altro oppio nel paese.

Questa campagna antidroga generò La Prima Guerra dell’Oppio, in cui la marina inglese, La Royal Navy, sfruttò la sua superiorità navale sia per mezzi che per potenza degli stessi, tanto che da allora questa sua tattica fu chiamata “La diplomazia delle cannoniere”.

Il trattato di Nanchino, che sancì la fine della guerra, garantiva ai britannici l’apertura di alcuni porti, tra cui soprattutto Canton e Shangai, l’apertura del commercio dell’oppio con basse tariffe doganali e la cessione dell’isola di Hong Kong all’impero inglese. Gli inglesi in questi porti avevano diritto all’extraterritorialità e potevano essere puniti soltanto dai loro tribunali consolari. Inoltre la Gran Bretagna avrebbe avuto la cosiddetta “Clausola della Nazione più favorita”, ovvero qualsiasi trattato vantaggioso i cinesi avessero fatto con un’altra nazione la Gran Bretagna ne avrebbe fatto parte anche lei.

Di qui in poi ci sarebbero stati una serie di trattati ineguali con gli stati occidentali (soprattutto Francia e America) che portarono la Cina a un’ondata di xenofobia.

La seconda Guerra dell’oppio e il trattato Tientsin

Dopo lo scoppio della guerra civile, nota come Rivolta di Taiping, i ribelli stabilirono un regno autonomo con capitale Nanchino.

Nel frattempo a Canton fu inviato un nuovo commissario imperiale, Yeh Ming Ch’en, che detestava i mercanti stranieri, e tanto fu il suo impegno nello stroncare il traffico dell’oppio. Per rappresaglia al fatto che Yeh Ming Ch’en aveva fatto requisire la nave britannica Arrow e arrestare il suo equipaggio, il governatore di Hong Kong John Browning chiese l’intervento dell’ammiraglio Seymour, che fece bombardare prima le fortezze sul Fiume delle Perle e poi la stessa Canton, ma non volle occuparla perché questo richiedeva un numero di truppe superiori alle sue possibilità. Essendo poi stato assassinato un missionario francese gli inglesi poterono contare sull’appoggio dei francesi nella regione.

Il Regno Unito aveva intanto richiesto nuove pesanti concessioni ai cinesi, tra cui la legalizzazione del commercio dell’oppio, la sua diffusione con la facoltà di impiegare i coolie , la manodopera locale a basso prezzo, la garanzia per i mercanti britannici di libero accesso a tutta la Cina e l’abolizione delle tasse per l’importazione di prodotti stranieri. I cinesi furono costretti ad accettare e i nuovi accordi sfavorevoli.

I nuovi trattati e la fine dell’importazione dell’oppio.

Il governo imperiale, paralizzato dai contrasti fra le opposte tendenze, si mostrò incapace di reagire in modo adeguato e fu costretto a sottoscrivere il Trattato di Tientsin nel 1858, per cui la Cina dovette pagare un’indennità maggiore rispetto a quella versata dopo la prima guerra dell’oppio, abolire i divieti contro il commercio dell’oppio, aprire altri porti e concedere la libera circolazione sul suo territorio a mercanti e missionari stranieri, e poi il Trattato di Pechino nel 1860, per cui le potenze occidentali ottennero esenzioni doganali e il libero accesso delle loro flotte alla rete fluviale cinese, nonché fu consentito di stabilire delegazioni diplomatiche nella capitale.

Nel 1890 l’importazione cinese dell’oppio dall’India Britannica cessò del tutto, grazie alla produzione interna dallo Yunnan, ponendo una fine a questo commercio di oppio e alle guerre che ne scaturirono.

 foto wikipedia                                                  ©Francesco Spuntarelli