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“Archeologia del gusto. La storia è servita”. Il cibo del passato torna protagonista.

A Riccione, ogni Domenica, dal 22 gennaio al 12 febbraio

Le pietanze del passato tornano protagoniste grazie al Museo del Territorio del Comune di Riccione che con il ciclo di conferenze “Archeologia del gusto. La storia è servita”, porta in tavola l’intrigante binomio “storia” e “gusto”.

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Capodanno 2023 in stile Made in Italy:
per il “cenone” la Campania al Top !

Capodanno 2023, gli italiani scelgono la Campania:
“Consigli per un Cenone in Casa”

 

a cura di FRANCESCO VALENTE 

La Campania non è soltanto una delle regioni più amate per il turismo estivo. Anche a Capodanno, infatti, questa zona della Penisola attira tantissimi turisti. Tra il buon cibo e la bellezza paesaggistica, la Campania si dimostra una meta quasi tagliata su misura per festeggiare l’Immacolata e l’ultimo dell’anno. Anche per via dei numerosi eventi che mette a disposizione dei propri avventori. Ed ecco alcuni consigli utili per organizzare un cenone a casa propria.

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Panettoni e bollicine si vestono griffati per le feste
quando la moda si allea con il mondo del gusto

Anche il mondo della moda si appresta a festeggiare il Natale puntando su dolci e bollicine. Un sodalizio, quello tra le case di moda e realtà gastronomiche, che sembra non perde efficacia commerciale ma anzi, rinnovandosi e replicando collaborazioni passate, diventa ormai una vera e propria consuetudine.

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Tre perle tra Predappio e Forlì:
alla ricerca di tesori culinari

Nella Romagna orientale, a ridosso dei primi contrafforti dell’Appennino Tosco-Emiliano, si estende la provincia di Forlì. La zona fu abitata fin dalla Preistoria e il nome di Forlì è di origine romana, infatti il centro fu fondato da Gaio Livio Salinatore nell’anno 188 avanti Cristo con il nome di Forum Livii.

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Guida Michelin 2023: Antonino Cannavacciuolo è il nuovo tre stelle italiano

Direttamente dalla Franciacorta sono stati annunciati per l’anno 2023 i premi della Guida Michelin e quest’anno i riconoscimenti sono stati molto sostanziosi. Molte le nuove stelle, quattro nuovi 2 stelle e addirittura un nuovo 3 stelle Michelin: il ristorante Villa Crespi di Antonino Cannavacciuolo.

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Dal 10 giugno torna a Roma Vinòforum

Roma torna ad ospitare uno degli eventi enogastronomici più importanti e attesi da appassionati e intenditori: stiamo parlando di Vinòforum Lo spazio del Gusto.

Dal 10 al 19 giugno presso il Parco Tor di Quinto a Roma, torneranno ad essere protagoniste le degustazioni dei migliori vini italiani e internazionali, ma anche gli Chef stellati , la pizza d’autore e l’attraente mondo della mixology. Giunto alla sua 19° edizione, il fortunato evento romano resta una delle manifestazioni più imporatnti del settore, ambita vetrina per aziende e operatori del settore food&beverage.

Dopo il successo dello scorso anno,  anche in questa edizione viene riconfermato il format di successo in cui, accanto alle grandi etichette e alla cucina stellata, trova spazio anche la divulgazione del vino e del business che vi ruota attorno, con diversi momenti dedicati sia agli appassionati che agli operatori del settore.

Anche quest’anno sono riconfermate le attese cene stellate in abbinamento alla Mixology  e ci sarà spazio per ben 35 Temporary Restaurant da tutta Italia. E ancora corsi sull’olio extravergine d’oliva ed eventi dedicati alla Pizza d’Autore in abbinamento ai grandi vini.

Per questa nuova edizione Vinòforum ospiterà ben 810 cantine vitivinicole italiane ed internazionali. “Sono quasi 20 anni che Vinòforum propone un approccio al vino e al cibo di alto livello, – ha spiegato Emiliano De Venuti, CEO di Vinòforum – il nostro è un format vincente, che riesce a soddisfare tanto le aspettative degli addetti ai lavori, quanto la curiosità degli appassionati. Ogni edizione alziamo l’asticella proponendo al nostro pubblico un calendario di appuntamenti sempre più interessante”.

Torna a Roma la quarta edizione di Lazio Prezioso

 Torna nella Capitale Lazio Prezioso, l’evento dedicato ai vini del Lazio organizzato da Cucina & Vini in collaborazione con Arsial, Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio.

Giunto alla sua quarta edizione, l’evento sarà ospitato il 7 giugno presso gli spazi dell’hub culturale WeGil, nel cuore del quartiere Trastevere di Roma.

L’evento si pone l’ambizioso obiettivo di comunicare la vocazione alla viticoltura laziale e la sua tradizione millenaria. Protagoniste assolute saranno le aziende del territorio, ognuna delle quali avrà a disposizione uno stand nel quale saranno presentati prodotti scelti fra le eccellenze laziali, e proposti percorsi di degustazione.  Lazio Prezioso consentirà inoltre al pubblico di incontrare i singoli produttori, che saranno presenti per illustrare le storie dei vini della Regione e per confrontarsi sugli scenari futuri che si prospettano per la viticoltura del territorio.

L’evento sarà arricchito da una variegata offerta food con alcune delle eccellenze della gastronomia laziale grazie alla presenza di Tomei Cibo Giusto che proporrà una selezione di formaggi e salumi del Lazio e Maritozzo Rosso presente per l’occasione con i suoi Maritozzi gourmet con farciture salate.

“Quando si parla di Lazio – ha dichiarato Francesco D’Agostino, direttore responsabile di Cucina & Vini – si pensa sempre a Roma e a quanto vino la Capitale abbia assorbito negli ultimi sessanta anni: confrontando i dati di Vigneto Lazio del 1970, i terreni vitati arrivavano a quasi 82.000 ettari, mentre nel 2010 superavano soltanto i 16.000, con un decremento di circa l’80%. Il periodo del boom produttivo – spiega D’Agostino – coincideva ovviamente con un consumo pro capite pari a centoventi litri l’anno, mentre oggi siamo a un terzo.

Il cambiamento sostanziale degli ultimi venti anni è negli obiettivi produttivi; oggi si privilegia la qualità più che la quantità nella produzione, grazie anche al ricambio generazionale che ha portato una nuova mentalità in vigna: la viticoltura laziale può vantare oggi un mix di aziende giovani ed altre di lunga esperienza, in un clima di scambio e innovazione. Lazio Prezioso è il palcoscenico di questo rinnovamento”.

 

Lazio Prezioso 2022
Martedì 7 giugno – WEGIL – Largo Ascianghi, 5 a Roma, Dalle 16 alle 22

Biglietteria attiva solo in loco il giorno dell’evento: costo di ingresso €10 (bicchiere con cauzione di € 5)

 

 

Cantine Aperte 2022: al via la 30°edizione

Con la primavera torna uno degli eventi più attesi dagli appassionati di vino: nel weekend del 28 e 29 maggio, infatti, si terrà la 30° edizione di Cantine Aperte.

L’evento, promosso dal Movimento Turismo del Vino a livello nazionale, si configura come una vera e proprio festa dell’enoturismo, con un’ampia offerta di degustazioni, visite guidare ed eventi speciali per visitare le cantine.

“Con Cantine Aperte – si legge in una nota del Movimento Turismo del Vino –  la permanenza del visitatore in cantina si prolunga per una giornata e l’assaggio diventa degustazione e racconto, approfondimento e conoscenza, intrattenimento e divertimento. L’ospite, stimolato, amplia lo spazio di ricerca e dedica il suo tempo libero all’incontro con produttori e territori, diventando di fatto ‘enoturista’”.

Questa 30° edizione sarà caratterizzata da una vena Social spiccatissima: il Movimento Turismo del Vino ha infatti deciso di coinvolgere in anteprima un gruppo di circa 50 influencer fra i più noti nel panorama del wine e travel. Ognuno di loro documenterà a suo modo le visite nelle cantine e le diverse iniziative in programma.

Durante l’evento ci sarà spazio anche per la beneficienza: in tutte le cantine aderenti, infatti, sarà possibile acquistare un calice con annessa tasca porta calice personalizzata AIRC – Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro – e contribuire in questo semplice modo ad aiutare la ricerca.

Tutti i dettagli dei programmi regionali sono pubblicati sul sito movimentoturismovino.it.

Dal 19 al 22 maggio torna nella Capitale lo Spring Beer Festival

Torna a Roma un atteso evento per tutti gli amanti delle birre: stiamo parlando dello Spring Beer Festival che si svolgerà a  Roma dal 19 al 22 maggio presso la Città dell’Altra Economia, nei locali dell’ex Mattatoio del quartiere Testaccio.

La quattro giorni dedicata al mondo delle birre artigianali sarà ad ingresso gratuito ed ospiterà, 20 realtà brassicole italiane che proporranno nel corso dell’evento oltre 150 birre in degustazione.

Tema dell’ evento, organizzato da Maulbeere Birreria e da Arrosticini Tornese, è “torniamo a far festa”.  Con questo spirito, infatti, il Festival vuole proporsi come un grande villaggio della birra, completamente all’aperto.  Sarà allestita una grande tensostruttura, aperta e accessibile da tre lati, sotto la quale saranno disposti i banchi dei vari birrifici.Si rinnova anche quest’anno la partnership con UDB, l’Unione Degustatori Birre che coordinerà una serie di esperienze a tema birrario coinvolgendo i birrifici ospiti.

 

Di seguito tutti i birrifici presenti nell’edizione 2022

I fedelissimi

A Magara, Bibibir, Birrificio Pontino, Birrificio del Forte, Birrone, Croce di Malto, Eastside Brewing, ECB – Eternali City Brewing, Free Lions Brewery, La casa di cura, Jungle Juice Brewing, Lucky Brews, Mastri Birrai Umbri, Piccolo Birrificio Clandestino, Vetra

Le novità

Birrificio Gravità Zero – Birra Treebale, Humus – Birrificio artigianale, Podere 676 Birrificio agricolo, RadioCraft Brewery, Schininà Brewing, TIP – Birrificio artigianale,

L’ospite speciale:

La Distilleria De Marco porterà i suoi distillati artigianali e la sua nuova linea “gin” 

 

 

Olimpiadi della Vera Pizza Napoletana: primo turno di qualificazioni il 5 maggio al Cibus di Parma

C’è grande attesa per il ritorno, dal 3 al 6 luglio 2022, delle Olimpiadi della Vera Pizza Napoletana a cura di AVPN. Per l’evento sono previsti oltre 300 partecipanti, pizzaioli provenienti da 40 diverse nazioni e dai 5 Continenti. Quest’anno l’appuntamento sarà anche l’occasione per festeggiare i 38 anni di attività dell’Associazione.

Le Olimpiadi della Vera Pizza Napoletana rappresentano la più grande competizione tra pizzaioli Veraci di tutto il mondo. Molteplici le discipline che vedranno sfidarsi gli artisti della pizza: dalla  “Vera Pizza Napoletana” a quella “per Gourmet”, passando per la “Gluten Free” fino alla tradizionale “Pizza Fritta”, la “Mastunicola” e il “Calzone Napoletano”.

Le pizzerie e i maestri pizzaioli affiliati AVPN provenienti da tutto il mondo parteciperanno di diritto alla fase finale nella quale gareggeranno per aggiudicarsi le medaglie olimpiche.

A loro si aggiungeranno poi i pizzaioli che risulteranno vincitori delle fasi eliminatorie organizzate nei vari Paesi. Grande novità di questa edizione 2022 è inoltre la categoria speciale dedicata agli “Amatori”.

La prima attesissima sfida delle fasi eliminatorie si svolgerà il 5 maggio presso il Cibus di Parma. Qui lo stand Latteria Sorrentina ospiterà la prima selezione, riservata ai professionisti, che  sarà costituita da una prova teorica ed una prova pratica, che prevede la realizzazione di una Margherita “Verace”. La prima delle Selezioni riservate agli Amatori si svolgerà il 12 maggio a Los Angeles ma grande attesa c’è per la prima tappa italiana del 7 Giugno direttamente presso la sede dell’Associazione Verace Pizza Napoletana.

Il vincitore di ogni tappa eliminatoria (amatoriale o professionale) riceverà in premio il volo e il soggiorno a Napoli dal 3 al 6 luglio. Il secondo e il terzo classificato accederanno alla fase finale delle Olimpiadi della Pizza.

“Stiamo ricevendo richieste da tutto il mondo – ha dichiarato Antonio Pace, Presidente dell’Associazione Verace Pizza Napoletana – ed è sempre bellissimo constatare la passione per questo formidabile simbolo del made in Italy che accomuna persone di tradizioni e culture diverse come poche altre cose al mondo. E la voglia di cimentarsi nella gara ha catturato non solo chi è dell’arte bianca ha fatto un mestiere, ma anche chi la pizza la fa per piacere e divertimento. Proprio per dare risposta ad un fenomeno di affezione crescente, complice forse il lungo periodo di lockdown che ha visto lievitare impasti in tantissime case, quest’anno abbiamo deciso di apportare una modifica ed inserire la categoria “Amatori”. E chissà che da questa categoria non possa emergere qualche nuovo talento internazionale”.

Digital Index sulle aziende vitivinicole italiane

O.D. – Osservatorio Digitale presenta la prima ricerca 
sulla digitalizzazione delle aziende vitivinicole italiane

L’Osservatorio Digitale ha reso pubblica la ricerca dedicata alle prime 106 aziende del settore vitivinicolo (65 private e 41 cooperative) con più di 10 milioni di fatturato*.
La ricerca si basa su 37 kpi che analizzati hanno restituito volumi quantitativi e qualitativi che hanno portato alla valutazione delle performance delle attività indagate e hanno stabilito, attraverso l’utilizzo di un algoritmo proprietario dell’Osservatorio Digitale, il Digital Index che ha decretato lo stato di digitalizzazione delle aziende. L’indagine ha riguardato l’intero 2021.

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Carnevale un viaggio tra i dolci (rigorosamente fritti) dell’Italia

A Carnevale ogni scherzo vale, in questo caso ogni fritto vale!

La parola d’ordine in questo periodo è appunto fritto, perchè è così che si presentano la maggior parte dei dolci tipici di Carnevale.

L’origine

Il Carnevale non ha una data fissa, dipende da quando cade Pasqua. Bisogna tornare parecchio indietro nel tempo per cercare le origini di questa festività, arrivando addirittura ai Saturniali dell’Antica Roma e alle feste dionisiache del periodo classico greco. Occasioni dove ci si abbandonava ai vizi, al gioco e allo scherzo e per non essere riconosciuti si usavano le maschere.

Per quanto riguarda l’origine del nome, invece,  è di derivazione latina dal termine carnem levare levare la carne, un’espressione che rimanda direttamente alle restrizioni quaresimali

Sinonimo di carnevale è Venezia, ma i dolci tipici di questo periodo non sono esclusivamente veneti. Cambiano gli ingredienti, le consistenze e le forme ma la caratteristica comune a tutti è che sono sempre rigorosamente fritti.

I dolci tipici di Carnevale veneziani 

Si dividono in tre “grandi” categorie: frittelle, chiacchiere e castagnole

Le FRITTELLE o fritoe

Non solo a Venezia, ma spopolano in tutta la regione, e appaiono molto prima che il Carnevale cominci. Sono così famose in Veneto che nel ‘700 vennero proclamate Dolce Nazionale dello Stato Veneto.
Le classiche, chiamate proprio veneziane, hanno solo l’uvetta, poi ci sono le ripiene, che sono poco più grandi e vengono farcite con vari tipi di creme.

I CROSTOLI ovvero le CHIACCHIERE (ma anche cenci, bugie e frappe)

In epoca romana si chiamavano frictilia e si preparavano proprio in occasione dei Saturniali. Sembrano molto semplici ma prepararli a regola d’arte non è per nulla scontato. Pasta stesa sottilissima e fritta in olio bollente.

Gli ingredienti sono gli stessi in tutta Italia ma quello che cambia in questo caso è il nome. Infatti ne hanno moltissimi: bugie in Piemonte e Liguria, rosoni a Modena e Romagna, merveilles ad Aosta, maraviglias in Sardegna, frappe nel Lazio. 

A Venezia li chiamano galàni, mentre in terra ferma sono semplicemente crostoli. L’unica differenza tra i due sta nella forma, i galàni sono strisce di pasta tagliata a forma di nastro, mentre i crostoli hanno la tipica forma rettangolare.

Le CASTAGNOLE

Sono palline fritte e ricoperte di zucchero. Anche questo dolce corre da nord a sud un po’ in tutt’Italia. In alcune regioni si trovano anche aromatizzate e ripiene di crema o ricotta. 

I dolci tipici di Carnevale in giro per l’Italia

I KRAPFEN dell’Alto Adige

Si tratta di un dolce tipico tedesco di antiche origini. C’è chi dice che siano stati inventati nel ‘600 dalla pasticciera viennese Cäcilie Krapf e chi sostiene che risalgano alla fine del 1400. Comunque sia sono delle bombe fritte, farcita con marmellata, crema o cioccolato.

frapfen

I TORTELLI milanesi

A Milano il Carnevale Ambrosiano dura ben 4 giorni in più, e si conclude non con il martedì ma con il sabato grasso.
Tipico fritto di milanese (oltre alla più nota cotoletta) sono le farsòe, dei bignè molto lievitati e fritti, farciti con creme, marmellata, uvetta e cubetti di mela (questi ultimi chiamati làciàditt).

dolci tipici Carnevale farsòe

TAGLIATELLE FRITTE dell’Emilia Romagna

Bologna viene chiamata “la grassa”, e mangiare tagliatelle con il ragù da quelle parti  è un dovere morale. A Carnevale il ragù viene lasciato da parte per lasciare il posto al fritto. Ed ecco la tagliatella fritta e “condita” con zucchero e scorza di limone.

dolci tipici Carnevale tagliatelle fritte

ARANCINI marchigiani 

Niente riso, piselli o ragù, gli arancini tipici di Ancona sono ben diversi dai classici siciliani. Sono infatti delle girelle di pasta lievitata, arricchita con scorza d’arancia e poi passata nel miele.
Ne esiste una variante con scorza di limone, li chiamano limoncini.

dolci tipici Carnevale arancini

La PIGNOLATA messinese

Una montagna di palline di pasta, ovviamente fritta, e ricoperta da due tipi di glasse: una bianca, aromatizzata al limone e una nera, al cioccolato. Dolce tipico della zona di Messina che, oltre al Carnevale, si trova tutto l’anno.

Baci Perugina, cent’anni di storia celebrati dalla nuova veste firmata Dolce & Gabbana

Luisa Spagnoli, imprenditrice e fondatrice della Perugina insieme a Giovanni Buitoni, compagno di vita e di lavoro, ideò nel 1922 la ricetta dei famosi cioccolatini quasi per caso. L’idea nacque dall’esigenza di utilizzare la granella di nocciole avanzata dalle altre preparazioni. Così un ripieno morbido, a base di nocciole tritate, farciva una pralina sormontata da una nocciola intera, tutto ricoperto da cioccolato fondente Luisa. Ed ecco il cazzotto, un cioccolatino con il nome e la forma curiosa che ricordava le nocche di un pugno. Fu Giovanni Buitoni che in seguito cambiò il nome, ritenendolo poco adatto per un cioccolatino e poi, trovava più elegante che nei negozi venissero chiesti baci non cazzotti.

Qualche anno dopo, Federico Seneca, l’illustratore dell’azienda, realizzò l’incarto argento con le scritte blu e la confezione con i due amanti ispirati a celebre dipinto di Hayez. Merito di Seneca sono anche i famosi cartigli, ispirati, secondo la leggenda, dai veri bigliettini d’amore che Luisa inviava a Giovanni, nascondendoli proprio nei Baci.
Nel 1939 con l’apertura del primo punto vendita a New York i Baci diventano internazionali. Negli anni, accanto alla classica scatola, vennero affiancate nuove confezioni dai vari formati fino ad arrivare a quella a forma di tubo nel 1981: “Tubiamo?”

Anche la ricetta, che rimane sempre la stessa dell’epoca, si arricchisce aggiungendo delle interessanti varianti. Nel 2011 entrano ufficialmente nella famiglia dei Baci le versioni al cioccolato bianco, al latte ed il fondentissimo, successivamente le limited edition ruby, gold e l’ultima arrivata in collaborazione con Dolce & Gabbana la Dolce Vita con un interessante granella al gusto di limone.

Per celebrare questo traguardo le iniziative partono proprio da Perugia dove lo stabilimento si farà portavoce delle celebrazioni, attraverso un’installazione luminosa che avvolgerà la “Fabbrica dei Baci”. Parteciperanno anche i Maestri della Scuola del Cioccolato con la realizzazione di una torta speciale ed il Museo del Cioccolato Perugina, con l’allestimento di un’intera area dedicata proprio alla storia centenaria dei Baci. Tutto supportato da una campagna pubblicitaria che vedrà protagonista un nuovo spot sulle note di “Per un’ora d’amore” dei Matia Bazar, con la rinnovata creatività di Dolce & Gabbana.

Ovviamente, per il centenario, non poteva che rinnovarsi la collaborazione con Dolce & Gabbana. Il duo stilistico ha già realizzato la collezione per la Linea 100 Anni, che vestirà la versione classica della pralina durante tutto l’anno. Dall’incarto color argento a stelle blu si passa a quello con stelle oro su un fondo blu notte, mentre le confezioni riprendono l’elemento iconico delle maioliche mediterranee, celebrando la storia, l’artigianalità e l’eccellenza del saper fare italiano. Oltre a questa linea continuativa, sono appena uscite due novità pensata appositamente per San Valentino: la collezione speciale 100 anni Cupido con pralina classica racchiusa in una elegante confezione bianca e oro e la limited edition Amore e Passione, con il cioccolatino dal nuovo gusto e vestito di rosso.

La storia dei Baci è legata alla città di Perugia. Da 100 anni si realizza un prodotto rimasto inalterato nel tempo, sempre nello stesso stabilimento di San Sisto e sempre con soli otto ingredienti. Un prodotto, nato in un piccolo laboratorio, che è riuscito continuamente ad innovare, senza mai rinunciare alla ricetta originale. I Baci oggi non sono soltanto una delle realtà industriali più importanti del Paese ma sono considerati anche un’eccellenza in tutto il Mondo.

L’Associazione Le Soste celebra il suo XL Anniversario, esaltando il piacere del “Buon Gusto a Tavola”

 LA CELEBRAZIONE DEI SUOI 40 ANNI DI ATTIVITA’,
CON IL BENVENUTO A 14 NUOVI SOCI 
RAPPRESENTANTI LA “CUCINA D’AUTORE”


Con
la “Nuova Edizione 2022”, l’Associazione Le Soste celebra il suo “I° Quarantennale“ di storia, ringraziando contestualmente tutti i propri Soci per la fiducia dimostratale in questi decenni.

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DAL TAGLIO DEGLI SPRECHI ALIMENTARI, CIBO PER 3,2 MLN DI POVERI

In occasione della Giornata nazionale contro lo spreco alimentare, un’analisi di COLDIRETTI ci da la misura di questo fenomeno.

Roma – Tagliando gli sprechi alimentari delle famiglie italiane sarebbe possibile imbandire adeguatamente la tavola dei circa 3,2 milioni di poveri che in Italia con l’emergenza Covid sono costretti a chiedere aiuto per il cibo con pacchi alimentari o pasti gratuiti in mensa o nelle proprie case. E’ quanto emerge da un analisi della Coldiretti in occasione della Giornata nazionale contro lo spreco alimentare che si celebra il 5 febbraio.

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Alain Locatelli, due giorni a settimana senza i suoi croissant

articolo di Anna Prandoni via Linkiesta.it

 

Milano, il pasticcere Alain Locatelli segue le orme del colosso giapponese Panasonic chiudendo il suo laboratorio due giorni a settimana. Essere più operativo nei giorni di apertura, recuperare le energie, ma soprattutto, godersi di più la vita e preservare la salute fisica e mentale dei propri collaboratori. 

Il nodo cruciale del lavoro è sempre in primo piano: e se il colosso giapponese Panasonic decide di dare ai suoi dipendenti più tempo libero per studiare, fare volontariato e dedicarsi ai propri hobby, introducendo una settimana lavorativa di quattro giorni, il dibattito sul tema resta centrale anche qui da noi. Se per una multinazionale un discorso di redistribuzione del lavoro può essere comprensibile e attuabile, lo è anche per attività diverse, più piccole o addirittura familiari?

Il dibattito è aperto e la carta più alta questa settimana la mette sul tavolo Alain Locatelli, pasticcere-personaggio, bravissimo e dannato, che ha deciso di aprire in pandemia un nuovo locale a Milano, e oggi sceglie di chiudere due giorni a settimana, scatenando una serie di commenti negativi e non da parte degli affezionati ai suoi croissant. La decisione di condividere il suo pensiero su Instagram, lo strumento che gli è più affine, ci fa capire quanto il dibattito si possa esprimere ovunque e non sia per forza da relegare ai tavoli istituzionali: perché per attività familiari, o individuali come quella di Alain le decisioni da prendere sono personalissime, magari scomode, ma sicuramente possono tracciare una strada anche per altri.

«Questo post, non è sulle colazioni. E nemmeno sui dolci». – scrive il pasticcere «Serve per far comprendere agli addetti della ristorazione e non solo, che il doppio day off di riposo è da prendere in considerazione seriamente, se si vuole bene ai propri collaboratori o facenti parte del proprio team, per lavorare in completa serenità». La visione della salute mentale da preservare è sicuramente un nuovo ingresso nel dibattito sul mercato del lavoro, soprattutto in questo settore. E va avanti, Locatelli, nel suo post Instagram: «Lavorare più di 12 ore al giorno, senza nemmeno fare pausa, ritmi forsennati e prediche senza senso, perché non si “rende” mai abbastanza, è controproducente e tossico allo stesso punto. Figurarsi dare solo un giorno di riposo. Esso non porta a recuperare le energie, ma a far venire lo schifo per il proprio mestiere e la propria passione. Bisogna invece cercare di lavorare il giusto, così che uno possa organizzarsi anche nella propria vita e godersela appieno. Si vive una volta sola. Non ho mai incontrato nessuno che mi dimostri il contrario». 

Da qui la decisione di chiudere due giorni, e di essere ancora più operativo e disponibile negli altri giorni di apertura. Con la consapevolezza che confrontarsi e lottare contro i grandi colossi non è il compito dei piccoli negozi artigianali: «Viviamo in tempi con un sistema frenetico e logorante, che ci costringe a ragionare come se fossimo dei piccoli “Amazon” per essere sempre aperti e disponibili alla clientela, a discapito delle stesse persone che vi lavorano dentro. Siamo artigiani, non multinazionali». Il post accorato si chiude con una grande domanda che spesso in questo ambiente è sottovalutata, o mai posta: «Alcuni diranno che basta avere doppio personale di squadra o avere più stagisti per colmare il gap, ma siate sinceri: in quanti in effetti lo fanno, con quei costi sul lavoro assurdi?! Ma soprattutto..tutto questo, fa la vera felicità?». 

Le risposte sono varie, e vanno dalla completa condivisione alle riflessioni: perché se è vero che due giorni senza croissant non sono una tragedia, è altrettanto vero che è problematico ripensare completamente l’economia per come è strutturata oggi. 

Alcuni colleghi sottolineano come per il solo coraggio di iniziare un percorso simile in un negozio Locatelli sia da premiare, pagando di più per permettere di sostenere questa scelta, che appare migliore di molti altri che rimangono aperti solo grazie a stagisti non pagati o turni di lavoro imposti perché “si è sempre fatto così”. La mentalità da scardinare è quella dell’imprenditorialità portata all’ennesima potenza, del guadagno fine a sé stesso, che non tiene conto delle reali esigenze umane, spesso anche dei proprietari. 

Se non si promuove questa mentalità non si cambierà mai il sistema. D’altro canto, è anche vero che bisogna potersi permettere di pagare di più: e se lavoriamo meno, forse anche il nostro potere di spesa scenderà, impedendoci di sostenere queste scelte imprenditoriali coraggiose. Il livello sempre più basso degli stipendi italiani non aiuta, ma ci sono ormai esempi di Paesi, soprattutto nel Nord Europa, che hanno provato e dimostrato che può diventare sostenibile se c’è davvero un cambio di cultura. Forse, in Italia non siamo strutturalmente predisposti, forse il peso fiscale che grava sulle aziende è davvero troppo elevato, e il costo del lavoro troppo alto. Forse, semplicemente, non siamo ancora pronti, non siamo abbastanza maturi per queste scelte così radicali.  Ma il solo fatto che se ne parli è il segno tangibile che la strada è tracciata, che il futuro è vicino, e che – forse proprio grazie all’accelerata di riflessione data dal Covid – anche questo settore cambierà volto a stretto giro, più rapidamente di quanto ci saremmo aspettati.

Con buona pace di chi vuole mangiare il croissant di Alain tutti i giorni della settimana.