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UNA RIFLESSIONE nella ricorrenza della Giornata della Memoria

XXVII  GENNAIO  A.D  ….. 

E’ chiaro che il pensiero dà fastidio, anche se chi pensa è muto come un pesce, anzi è un pesce e come pesce è difficile da bloccare perché lo protegge il mare”, così Lucio Dalla celebra, sostiene il pensiero critico e riflessivo nel suo “Com’è profondo il mare” del 1977.
Ed io, proprio da questi versi, nella ricorrenza della Giornata della Memoria vorrei muovere una riflessione sul razzismo e l’antisemitismo, sempre espressione di un disegno autoritario o, addirittura, totalitario contro il mare della libertà e della democrazia.

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Uffizi da mangiare – il nuovo format della Galleria d’arte di Firenze

Arte sul piatto e cucina da incorniciare – i capolavori della storia dell’arte diventano piatti da gustare.

Arte e cibo rappresentano un connubio perfetto e per questo la Galleria degli Uffizi si mette in gioco con un nuovo format video.

Uffizi da mangiare, ogni settimana su Facebook a partire dal 17 gennaio, vedrà come protagonisti non solo le opere d’arte ma anche chef e personaggi del mondo enogastronomico che daranno vita ad un vero e proprio spettacolo artistico. Saranno infatti realizzati piatti particolari che interpreteranno le famose opere e i dipinti delle collezioni degli Uffizi.

Il nostro intento è quello di creare un legame ancora più stretto con le opere del museo, inserendole in un contesto attuale e vitale – spiega il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt– “Il cibo dipinto e quello cucinato si incontrano così su un piano di verità che stimola l’attenzione dell’osservatore e porta alla ribalta i significati profondi e inaspettati nascosti nelle scene e nelle nature morte create dai pittori“.

In ogni puntata ci sarà un noto cuoco che sceglierà un’opera dalle collezioni e, ispirandosi agli ingredienti raffigurati nel dipinto, proporrà una sua ricetta, sviluppandola durante il video.

Tra gli artisti protagonisti ci saranno Fabio Picchi del Cibrèo di Firenze che si confronterà con il Ragazzo con pescedi Giacomo Ceruti; Dario Cecchini, macellaio e ristoratore di Panzano in Chianti, che “servirà” la sua versione della Dispensa con botte, selvaggina, carni e vasellame di Jacopo Chimenti detto L’Empoli; la chef stellata Valeria Piccini, del ristorante Da Caino a Montemerano (Grosseto) che proporrà una sua ricetta da una ‘Natura morta’ sempre dell’Empoli, e il suo collega, sempre stellato, Marco Stabile, de L’ora d’Aria a Firenze, che “sfiderà” i ‘Peperoni e uva’ di Giorgio De Chirico.

Tra le altre opere, fonte di ispirazioni culinarie, non mancherannoCaravaggio, Felice Casorati e Giovanna Garzoni.

 

 

 

Mulino Bianco – gli Abbracci vestono di azzurro per un’edizione dedicata agli infermieri

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L’Associazione Le Soste per Antica Corte Pallavicina, una eccellenza della nostra filiera enogastronomica

A Parma i fratelli Spigaroli
hanno fatto del culatello di Zibello il loro marchio.

La Corte Pallavicina ha una lunghissima storia di più di 500 anni. Fu un podere dove si allevavano gli animali, guardia di frontiera sotto Maria Luigia Duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla (nonché moglie di Napoleone), utilizzata da contadini, pescatori e carrettieri che ne fecero loro dimora, finquando il Po crebbe talmente da spostarsi ed impadronirsene.

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“La Pizza è meglio della Camorra”: la storia di un trentenne che ha portato la pizza a Brescia

“PIZZA MADRE”*… *   DA FRATTAMAGGIORE A BRESCIA

Il segreto della pasta, i prodotti Dop e un successo imprevisto anche grazie alla “pizza con le orecchie”. La storia di Ciro, giovane trentenne del napoletano, che ha scelto di portare in Lombardia la pizza “Sono partito con 350 euro in tasca, ora i calciatori del Brescia vengono a cena da me”.

Frattamaggiore è un comune del Napoletano di cui si occupa più la cronaca giudiziaria che non quella enogastronomica. Trentamila abitanti, povertà diffusa e la Camorra come unica via per arrivare a fine mese. Nel 1990 è qui che nasce Ciro Di Maio. Mamma casalinga, papà che oscilla tra lavoretti senza futuro e le sirene della malavita, sorelle che si portano a casa il lavoro da calzolaie per pagare le bollette. Ciro cresce qui, senza immaginarsi un futuro diverso. Le sue prime esperienze nel lavoro sono a 14 anni, poi si iscrive all’Alberghiero, ma a 18 anni lascia gli studi e inizia a lavorare.
Il rischio che la Camorra lo inghiotta è sempre alto ed il padre Eugenio “Geggè” lo sa bene a causa del suo passato ma – con tutte le sue forze, con grande coraggio e rischio – è riuscito ad abbandonare quel mondo per fare crescere i suoi figli lontano dai soldi facili e le minacce, abbracciando la fede e l’estrema povertà.
Mio padre è cambiato completamente per salvare la sua famiglia. Ha rischiato la sua vita per noi – racconta Ciro – Ha scelto di farci vivere in povertà proprio per non farci tentare dalla ricchezza, l’esca della camorra per tanti ragazzi”.

Nel 2015 la svolta della sua vita. Trova per caso un lavoretto a Brescia da pizzaiolo per la catena “Rossopomodoro”, che ha aperto uno spazio a ridosso del multisala cittadino, a due minuti dal casello autostradale. È l’inizio di un’avventura che non immagina. La catena decide di lasciare la gestione in mano a sei soci, tra di loro c’è anche Ciro, che si era distinto tra tutti per il suo impegno. A poco a poco compera le quote degli altri, aiutato anche da un manager che di nome fa Eugenio, come il padre. E riesce poi a riassumere tutti i colleghi di lavoro che rischiavano di rimanere a casa.

È così che è iniziata l’avventura “Pizza Madre”, il suo locale a Brescia che oggi impiega una quindicina di persone ed è noto per la veracità delle sue pizze, ma anche per il suo menù alla carta di alta cucina. “Ci amano perché rappresentiamo la tradizione napoletana della buona cucina”, dice Ciro. In menù ha la pizza verace, ma anche il “battilocchio”, la pizza fatta da un impasto fritto nell’olio bollente e subito servito avvolto in carta paglia. “Utilizziamo ingredienti semplici, ma tutti freschi e selezionati. Anche per questo abbiamo ottenuto la fiducia di alcuni calciatori del Brescia Calcio, che mi chiedono dopo le partite o in certe occasioni speciali di cucinare per loro”.

Il passaparola è la miglior arma, tra le altre anche Eva Henger è stata da lui e per una sera si è messa a cucinare pizze, usando i presidi che Ciro dona a tutte le sue pizze. Solo per citarne alcuni: Olio Dop, Mozzarella di Bufala Campana dop, pomodorino del Piennolo, Ricotta di Bufala omogeneizzata e Porchetta di Ariccia Igp. Alla fine, però, l’elemento premiante è sempre la pasta.
Scegliamo ogni giorno il livello esatto di idratazione, in base all’umidità di giornata”, spiega. “Ne esce un impasto molto lievitato, morbido, idratato. Seguiamo la tradizione anche nelle forme. Odio le pizze rotonde e realizzate come fossero un programma di un computer. Le pizze devono avere le orecchie e se c’è più pomodoro da una parte è perché usiamo pomodori veri, non salsine che si spalmano omogeneamente. Siamo veraci, anche le nostre pizze devono esserlo”.

FONTE:   Ufficio Stampa PK Communication

*UN’AVVENTURA …..INIZIATA PER SFUGGIRE DAI RISCHI E DAI PERICOLI DELLA CAMORRA,
DIVENUTA UN IMPEGNO DI RISCATTO SOCIALE …E CHE, PER MOLTI GIOVANI,
GIA’ POTRA’ ASSUMERE GLI ASPETTI DI UNA SPERANZA O DI UNA LEGGENDA.

 

 

 

 

 

Gentilini i biscotti romani da 130 anni

 

fonte https://www.vitasumarte.com

I biscotti Gentilini sono i biscotti di Roma per antonomasia. Lo storico marchio che da centotrent’anni sforna prelibatezze e quando si passa sulla Tiburtina, vicino la loro azienda, l’odore di burro che inebria la strada è quello buono, quello dei biscotti della nonna di una volta.

Una storia fatta di dolci e biscotti che, da quasi un secolo e mezzo, appartiene sempre alla stessa famiglia. “Tutto ha inizio nel 1890 quando Pietro Gentilini, dopo aver lavorato come garzone tra Toscana ed Emilia Romagna e dopo un’importante esperienza in vari Paesi dell’America Latina, approda a Roma e apre il suo primo forno, situato in uno dei quartieri simbolo della città, l’Esquilino” dice Francesca Germanò, la responsabile marketing dell’azienda.

I classici Osvego, i Vittorio profumati al limone, le Margherite, i Brasil al cacao, i Novellini e le fette biscottate sono i prodotti di punta del marchio, quelli che hanno fatto la storia dei biscotti Gentilini, ma periodicamente compaiono anche nuovi prodotti assortite, come la crema spalmabile al latte e miele,

Per i biscotti storici seguiamo le nostre ricette antiche, patrimonio prezioso per la nostra azienda. Le nuove ricette sono frutto di un attento studio, sia del mercato, per riuscire a comprendere al meglio le esigenze dei consumatori, sia delle materie prime e delle tecniche di lavorazione. L’attenzione agli ingredienti ha ruolo fondamentale ed è per questo che selezioniamo soltanto le materie prime di più alta qualità. La nostra strategia rimarrà salda ai valori fino ad oggi condivisi, ossia diffondere e difendere la cultura della qualità in tutti i suoi aspetti. Questo significa una continua ricerca di miglioramento, la ricerca di prodotti gustosi, nutrienti e dai sapori autentici, proseguendo nell’utilizzo di ingredienti preziosi e unici”.

Unire la tradizione con l’innovazione funziona sempre, visto che oggi Biscotti Gentilini vanta un fatturato pari a trenta milioni di euro (le cifre sono del 2019) e settemila biscotti e fette biscottate sfornate ogni minuto. 
Un made in Italy da preservare.

News da “Le Soste” per lo Chef Ciccio Sultano,
ovvero….dalla Sicilia con Amore

LA CUCINA  E’ “AMORE E RIGORE ……… parola di CHEF ! 

Con imprevedibili restrizioni in tutto il mondo che costringono alla riprogrammazione dei soliti piani di viaggio, lo chef bistellato Ciccio Sultano ha trovato un modo per portare un assaggio della sua amata isola a casa vostra. 

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Le Soste – la guida enogastronomica
delle eccellenze italiane

Per alcune  “SOSTE tra AMICI e RISTORATORI”

__________ SVEVA MARCHETTI   

Cosa c’è dietro Le Soste, una tra le guide enogastronomiche più prestigiose di Italia? Innanzitutto Le Soste è un’associazione di ristoratori, ma soprattutto di amici, che fanno parte dell’eccellenza italiana. Il gruppo nacque un po’ per caso, quando nel 1982  alcuni ristoratori si incontrarono a cena nel ristorante di Gualtiero Marchesi, con l’idea di creare un sistema che permettesse un periodico scambio di idee ed iniziative sull’enogastronomia italiana. Si ispirarono alle associazioni francesi quali Traditions et Qualité e Relais Gourmands e, dopo, quasi dieci anni, il sogno si concretizzò nel 1994, anno nel quale diventò ufficialmente associazione.

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Mangiare gli insetti

Insetti commestibili

Potrebbero essere una variante ecologica al riscaldamento globale, con  benefici contro osteoporosi e contrazioni muscolari per omega3 e la ricercata Vitamina D. Anche l’Europa, nonostante i numerosi tabù sull’alimentazioni di insetti, sta definendo decreti per il mercato e le industrie alimentari europee risultano nel mondo le più affascinanti. Esiste già un Made in Italy di prodotti a base di insetti da esportazione.

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Sdijuno abruzzese, la storia del pasto tradizionale dei contadini

di Michela Becchi via gamberorosso.it

È stato recentemente definito un elisir di lunga vita dai ricercatori dell’Università di Teramo, ma lo sdijuno abruzzese esiste da sempre. Una sorta di aperitivo ante litteram, pasto di metà mattino a base dei prodotti semplici del territorio, quelli della tradizione contadina: un po’ di formaggio, una fetta di pane, qualche uova con le verdure. Sdijuno, perché in grado di lasciare il corpo a digiuno per diverse ore, sostenendo così i lavoratori nelle campagne, una merenda abbondante che da secoli rappresenta il pasto portante dell’intera giornata e che la scorsa estate è stata oggetto dello studio “Centenari”, un’indagine sulle abitudini alimentari della popolazione abruzzese tra i novanta e i cento anni.

Un rituale del passato che persiste ancora oggi fra le persone anziane, come ha spiegato Mauro Serafini, docente di alimentazione e nutrizione umana alla facoltà di Bioscienze dell’università di Teramo: “Lo sdijuno è una tradizione che rimane, il primo pasto abbondante della giornata”. Da consumare dopo una colazione leggera, attorno alle 11 del mattino, per garantire all’organismo “un periodo di digiuno di circa 14/16 ore”. Un’abitudine alimentare del passato che è perfettamente in linea con le più recenti ricerche scientifiche, “che hanno evidenziato l’importanza di concentrare i pasti della giornata, ma soprattutto di limitare l’apporto calorico la sera, quando il metabolismo rallenta”, ha aggiunto Serafini.

Si tratta quindi di un modello salutare, “in grado di spiegare, insieme a fattori ambientali, nutrizionali e genetici, la longevità abruzzese”. Sono infatti più di 150 i Comuni con un alto tasso di longevità, quasi tutti localizzati nelle aree interne contigue ai Parchi del Gran Sasso, della Majella e alla Marsica. Luoghi dove i ritmi di vita lenti e cadenzati non hanno ceduto il passo a quelli serrati di oggi, borghi fermi nel tempo dove gli anziani continuano a rispettare il rito dello sdijuno, concedendosi una ricca merenda di metà mattina, per concludere poi la giornata con una cena leggera.

Pane e olio

Ma cosa si mangia durante lo sdijuno? Pane onde (pane e olio), formaggio, salame ma anche pipidune e ove, i peperoni con le uova strapazzate cotti in padella, oppure pizza e foje, una pizzetta di granoturco cotta sotto il coppo, coperchio di ferro utilizzato per cuocere gli alimenti alla brace o direttamente nel camino, accompagnata da cicoria selvatica o casigne, ovvero il crespigno, pianta che cresce spontanea del territorio.

 

Frittata con i peperoni

Ma anche uova al sugo o frittate, come ha raccontato ai ricercatori Carina, nonna di 90 anni di Collecorvino, in provincia di Pescara: “Intorno alle 10,30/11 arrivava il piatto più importante del giorno, che consumavamo direttamente all’aria aperta, nei campi. Un pasto unico ipercalorico composto da pane, formaggio, prosciutto, uova al sugo, frittate coi peperoni, minestra, tagliatelle fatte in casa in brodo, vino. Ci bastava per il resto delle 24 ore”. A cena, pochi alimenti, “al massimo qualcosa di frugale poco prima del tramonto: un’insalata, qualche verdura. E poco dopo a letto”. I dolci? “Al bando. E continuo a onorare questo rito anche oggi, che passo le mie giornate a casa”.

 

 

 

McDonald’s Japan lancia i rice burgers il riso al posto del classico panino

McDonald’s Japan lancia nuovamente i rice burger, hamburger classici dove la differenza sta nella sostituire il classico panino con due “polpette” di riso. 

In Oriente si preferisce il riso al pane, e McDonald’s ha quindi deciso di modificare il proprio hamburger. Un tentativo già fatto  con un buon successo di pubblico, ed è per questo che la catena americana ha pensato ad un ritorno dei rice burger. La novità più attesa è decisamente il Double Cheeseburger , che nella versione al “riso” diventa Gohan Dabuchi, dove gohan significa riso e Dabuchi è il soprannome giapponese per il Double Cheeseburger.

I nuovi panini di riso saranno in vendita in edizione limitata, solo fino a metà novembre, nel menu serale,  a 3,70 dollari l’uno (390 JPY) e nel menu a 6,50 dollari americani (690 JPY).

 

    Meat Sounding – il via libera del Parlamento Europeo alla “carne vegetale”

    Come il termine carbonara non può stare vicino all’aggettivo vegana anche il termine carne non può stare vicino a vegetale. Invece a quanto pare possono essere accostati. Infatti il Parlamento Europeo ha bocciato gli emendamenti che chiedevano di vietare l’utilizzo di nomenclatura tipica della carne per riferirsi a prodotti vegetali.

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    Hostaria “Al Monumento”, tra tradizione e sapore

    IL MONUMENTO PER RENDERE ONORE AI “FINANZIERI 
    E IL RISTORANTE “DA GIULIO,
    PER GUSTARE LA  CUCINA  ROMANA !

    _______________________________Testo di MATTEO PLATANIA
    con al centro inserimenti polemici o quasi e note personali di Giuliano Marchetti

     

    IN ROMA, alle spalle del Monumento ai Caduti della Regia Guardia di Finanza, si trova il ristoranteDa Giulio al Monumento”.
    Il Ristorante sito in Largo XXI Aprile – quasi a sottolinearne con la “Storica  Data” della Fondazione di Roma la sua “Romanità” – ed esattamente  all’incrocio tra via De Rossi e viale XXI Aprile, fa da spartiacque a due note piazze capitoline: Piazza Bologna e Piazza Istria
    Il Monumento ai Caduti – alquanto imponente in travertino e bronzo alto circa 20 mt., sulla sua sommità è posizionata una statua della Dea Roma – è stato realizzato nel 1930 dallo scultore Amleto Cataldi, autore della Fontana dell’Anfora a Casina Valadier (Pincio – Villa Borghese) e di altre numerose statue; la sua ubicazione non è casuale: è stato infatti collocato dinnanzi il Comando Generale della Guardia di Finanza.

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    L’azienda trevigiana che insegna ai francesi come piantare le vigne

    Sika di Casier produce 400 mila pali per vigna all’anno, molti di questi finiscono in Francia tra la zona dello Champagne e Bordeaux. “Ci scelgono perché siamo capaci di lavorare il Corten, l’acciaio che somiglia al legno”

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    “I Sapori del Grano” – II^ Edizione il 19 e 20 settembre a Sammichele di Bari

    OGGI IN PUGLIA,  DAI “SAPORI DEL GRANO”
    ALLA  RICERCA MEDICO SCIENTIFICA… 

      CON  SALDE RADICI NELLA TRADIZIONE ED UN FORTE SLANCIO VERSO IL  FUTURO 

    Sabato 19 e domenica 20 settembre presso il Castello Caracciolo in Sammichele di Bari (BA), “L’Albero Verde della Vita” organizza “I Sapori del Grano – II° edizione”, una manifestazione d’interscambio culturale a carattere internazionale e diffusione nazionale, affrontando tematiche quali l’alimentazione, l’ambiente, l’economia, la dimensione sociale, nel variegato contesto passato e attuale che caratterizza il mondo dei cereali.
    La manifestazione è stata accreditata negli eventi del Festival dello Sviluppo Sostenibile promosso da ASVIS, agenda 2030 dell’ONU.

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    Bistrot 54 – la cucina di mare
    nel cuore del quartiere Coppedè

    Un bancone con cucina a vista, confortevole e raccolto all’interno ma con una spazio maggiore all’esterno coperto da un gradevole pergolato. Questo è il piccolo bistrot di pesce che si torva nel cuore quartiere Coppedè in via Adige 30-e.

    I tavoli non sono molti ma proprio per questo l’ambiente risulta familiare e perfetto per una cena tranquilla.

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    In onore di Pellegrino Artusi, a Forte dei Marmi, sabato 29 Agosto proseguono le celebrazioni del “Bicentenario”

    L’Appuntamento è il 29 Agosto presso “La Capannina” in Forte Dei Marmi

    L’iniziativa culturale formativa per il Bicentenario artusiano in collaborazione tra Horeca ed  alcuni Istituti Alberghieri Italiani

    La Capannina di Forte dei Marmi, presente dal 1929, è ad oggi una delle più importanti e blasonate discoteche che vanta una grande tradizione. Achille Franceschi è stato il fondatore di tale sito sulla riviera che riscosse sin da subito un notevole successo, attirando ospiti vacanzieri turisti da tutta la Penisola, contribuendo in modo determinante il lancio di Forte dei Marmi come meta turistica d’élite. Durante gli anni Trenta era a la page sedersi ad un tavolo de La Capannina al tramonto e sorseggiare un Negroni. Tra gli astanti si potevano scorgere nobili quali Della Gherardesca, Rucellai, Rospigliosi e Sforza; poeti ed intellettuali del calibro di Repaci, Ungaretti, Montale, Levi e Pea.

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    Pellegrino Artusi, l’Autore ed Artefice della “Bibbia della Cucina e del mangiar bene”

    DUECENTO ANNI FA NASCEVA PELLEGRINO ARTUSI,
    L’UOMO CHE COMPILO’ LA BIBBIA DELLA CUCINA E DEL MANGIAR BENE ……….. NELLE FAMIGLIE E’ ANCORA RICORDATO ED APPREZZATO

    UN SONDAGGIO della CONSUL PRESS 

    Duecento anni fa, il 4 Agosto 1820, nasceva a Forlimpopoli Pellegrino Artusi, tra i più grandi cuochi, gastronomi e pionieri dell’arte culinaria. Artusi è stato l’uomo che con il suo libro “La scienza in Cucina – l’Arte del mangiar bene”, è riuscito a dare dignità e fama alla cucina italiana nel mondo.  L’opera, contenente centinaia di ricette, pubblicata a spese dell’Artusi nel 1891, ebbe immediata diffusione.

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    Iniziate le celebrazioni del bicentenario della nascita di Pellegrino Artusi

    L’EVENTO DEL BICENTENARIO ARTUSIANO 

    a cura di Raffaele Panico
    Giuliano Marchetti 

    A Roma nella serata di ieri, Martedì 4 Agosto a Trastevere, presso il monastero del Borromini – sede dell’Hotel Donna Camilla – dalle 19 sino ad oltre le 22, si è tenuto l’evento celebrativo del bicentenario della nascita di Pellegrino Artusi nato a Forlimpopoli, proprio il 4 agosto 1820 e scomparso a Firenze il 30 marzo 1911, alla veneranda età di oltre 9o anni….  Ancora oggi Artusi è ricordato tra i più grandi cuochi, gastronomi e pionieri dell’arte culinaria.
    L’evento è stato organizzato dall’ Ing. Stefano Goracci, Presidente dell’Associazione “La Tavola Italiana” insieme alla “Fondazione Casa Artusi”, con importanti ospiti tra cui l’ on. Susanna Cenni – VicePresidente Commissione Agricoltura Camera dei Deputati, l’on. Giuseppe L’Abbate – Sottosegretario per il MIPAAF e l’on. Lorenza Bonaccorsi, Sottosegretario per il MIBACT, Ministeri che hanno patrocinato le iniziative che si svolgeranno nell’arco dei 12 mesi dal 4 agosto 2020 al fino al 4 agosto 2021.

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