Quando le colpe della crisi non sono della finanza
UN’ EMERGENZA IN CORSO DAI CONTORNI ANCORA INCERTI
un’ analisi di GIUSEPPE PINO
Il quadro generale dell’effetto coronavirus sull’economia italiana, che si sta delineando, è ormai abbastanza chiaro.
Almeno per quanto concerne lo scenario italiano: calo della profittabilità, peggioramento del capitale circolante netto, aumento dei debiti a breve, riduzione della produzione, caduta della domanda. Trasversalmente ed indistintamente per aree geografiche, settori, ambiti.
Però (magra consolazione), non possiamo colpevolizzarne il mondo finanziario. No! L’infezione è partita e si è propagata venendo da un “altro mondo”. Una volta tanto la finanza non c’entra nulla, bolle economiche e speculative non ce ne sono, mercati drogati non esistono.
in maniera sempre più ossessiva, di ora in ora. Dovuta alla sua diffusione in Italia, terzo paese più colpito al mondo. Un protagonista oscuro che sta gettando malessere e contrizione tra la popolazione, alimentato anche da immagini televisive di personale sanitario in maschera, totalmente coperto, come se stesse in una zona radioattiva. Probabilmente tale influenza sta degenerando in una pandemia, ma anche se forte rispetto a una comune influenza, rimane mortale solo in casi particolari. Nulla a che vedere con la Spagnola del 1918-19 di cui non si è mai saputo se fossero stati 50 o addirittura 100 milioni i morti, l’olocausto medico che eguagliò la terribile Peste Nera. Il male, tanto nominato attualmente, si differenzia pure tra altre influenze aviaria come l’Asiatica e l’influenza Suina. Appartiene a una famiglia di virus con il suo stesso nome.