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Il 10 maggio si celebra la Giornata Mondiale del Lupus, malattia cronica e autoimmune

Il 10 maggio, come da 16 anni a questa parte, ricorre il World Lupus Day. Sull’onda dello slogan internazionale “Let’s join together to fight Lupus – Uniamoci per combattere il Lupus”, si celebrerà la giornata mondiale di sensibilizzazione verso questa malattia cronica e autoimmune che colpisce bambini (5 su 1milione) e adulti di tutto il Pianeta, in prevalenza donne (il rapporto femmine/maschi è di 9 a 1), unendo in questa battaglia medici e pazienti.
 
Anche quest’anno, infatti, il Gruppo LES Italiano è presente all’appuntamento mondiale del 10 maggio con iniziative su tutto il territorio.
 
«L’obiettivo è quello di sensibilizzare tutta la popolazione e le istituzioni verso questa malattia, che interessa 60.000 persone solo in Italia, perché uno dei problemi che maggiormente viene riscontrato è la diagnosi tardiva», sostiene Augusta Canzona, Presidente del Gruppo LES: «Con i momenti di incontri medici-pazienti, i banchetti informativi sulla patologia nelle piazze, nelle farmacie e negli ospedali e anche attraverso i pranzi sociali, le feste, gli spettacoli musicali e teatrali, e gli eventi sportivi vogliamo far conoscere che cos’è il LES, raccogliere fondi per continuare nella ricerca e dire che se la malattia è diagnostica per tempo si può tenere a bada», aggiunge la Presidente del Gruppo LES.
 
Ma che cos’è il LES? «Si tratta di una malattia cronica autoimmune, sistemica – interessa più organi – che presenta una serie di anomalie immunologiche. Vale a dire che il sistema immunitario produce auto-anticorpi atti ad aggredire e distruggere l’organismo.
 
Questo provoca una serie di infiammazioni generalizzate. Non si conoscono le cause, ma si pensa siano implicati fattori genetici e ambientali», spiega Stefano Stisi, Direttore della Reumatologia dell’AO San Pio, Presidio Gaetano Rummo di Benevento e Past President del Collegio Reumatologi Italiano (CReI).
 
 
E come si manifesta? «Può presentarsi sia in età pediatrica che adulta. Ma, in genere, interessa le donne perlopiù tra la seconda e la quarta decade, in età fertile.
 
Di solito, il dolore che riferiscono i pazienti, la stanchezza generalizzata, l’inappetenza, la perdita di peso e le febbricole sono sintomi che fanno richiedere approfondimenti allo specialista reumatologo.
 
Altri segni che possono essere presenti si manifestano sulla cute con eritemi a farfalla o chiazze sul corpo, alopecia, o fenomeno di Raynaud. In genere, l’esposizione al sole può causare peggioramenti dei sintomi», continua Stefano Stisi, ricordando che dal 16 al 18 maggio si apriranno le porte del XXII Congresso Nazionale CReI presso l’NH Villa Carpegna di Roma e che il LES sarà uno degli argomenti di una delle tavole rotonde a cui si siederanno gli esperti reumatologi provenienti da tutta Italia.
 
Come mai molti pazienti riferiscono che servono anni per arrivare a una diagnosi? «Questa è una delle testimonianze che ascoltiamo più di frequente», fa notare Augusta Canzona. «Sappiamo che se non diagnosticato precocemente, il LES può condurre a esiti molto gravi e a volte a un coinvolgimento irreversibile degli organi.
 
A volte, ci sono aggravamenti improvvisi e la necessità di cure più intense, estese e costose sotto diversi profili. La qualità della vita, quindi, può decadere drasticamente», afferma la Presidente del Gruppo LES.
 
Ecco perché è importante parlare ancora di malattie reumatiche, tra cui il Lupus Erimatoso Sistemico, sfatando il mito che
interessino solo le persone avanti con gli anni e che la loro comparsa sia “normale”.
 
Non è così. «Spesso, l’esordio caratteristico della malattia non evidenzia moltissimi dei sintomi che fanno immediatamente pensare al LES. Di solito, l’evoluzione della patologia è lenta e graduale e può servire anche diverso tempo prima di arrivare agli esperti reumatologi e/o immunologi clinici che si faranno carico della persona malata. Molte volte, succede che il paziente viene inviato da altri specialisti per fare altri tipi di accertamento.

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Il Maestro di Leonardo da Vinci: l’evento “Verrocchio, maestro di Leonardo” a Palazzo Strozzi

Il 9 marzo si è aperta a Firenze, a Palazzo Strozzi, un’ esposizione di quadri, sculture e disegni di Verrocchio, allo scopo di spiegare la genesi artistica di Leonardo da Vinci, suo allievo, che oggi, 2 maggio 2019, viene celebrato nel cinquecentesimo anno del suo transito.

La manifestazione è ricchissima di opere riguardanti anche altri frequentatori e studiosi del maestro  Andrea di Cioni Verrocchio, ma essa è soprattutto mirata a decantare le evidenze del magistero di questi sul suo eminente allievo: 120 opere offrono un excursus esaustivo del pensiero e delle espressioni del periodo, degli impegni sociali, della fiducia filiale di Leonardo verso chi seppe trarre alla luce le potenze del suo genio.

Dopo la rincorsa ad una Storia dell’Arte “alternativa” che andasse alla ricerca di artisti minori o poco conosciuti, accantonando i Grandi Maestri per non indulgere alla “poco democratica” esaltazione di un “leader”, l’equilibrio ritrovato nella cultura attuale ha focalizzato lo studio su altri  nomi dell’Arte Italiana ed ha così messo in evidenza Maestri che hanno dimostrato come l’eccellenza artistica e letteraria è un acme trovata da più voci, tutte diverse, tutte notevoli, tutte collegate, tutte madri di un Genio. Così è avvenuto per molti inarrivabili personaggi, soprattutto, ma non solo, in quel ricco e difficile momento sociale e storico che si chiama Rinascimento.

Se si guarda bene, sono diversi anni che le opere critiche di Vittorio Sgarbi lo esprimono, e recentemente il pensiero filosofico di Marcello Veneziani, quando spiega cosa è la “dea” Comunità. Si tratta infatti di idee e concetti che vengono condivisi, discussi, ma dimostrati univoci nei protagonisti di un percorso storico, e dunque scambiati, accettati o respinti, elaborati : attività non solo intellettuali che rivelano il Pensiero di un dato tempo.

Una delle più belle ed esaustive dimostrazioni della formazione creativa di un Genio come Leonardo da Vinci viene offerta per celebrare il miglior artista e scienziato italiano, per la cinquecentesima ricorrenza della sua morte, dal questa mostra ” Verrocchio, il Maestro di Leonardo”, esposizione ricca quel che basta di esempi e capolavori per chiarire come è impossibile separare o contrapporre, come voleva la cattiva critica artistica ottocentesca, diversi grandi artisti, inseparabili, invece, e lodevolmente attivi a perfezionarsi ed a perfezionare il loro linguaggio per raggiungere un’unità di alte opere. Nel corso di questo lavoro ben presto emergono le personalità eminenti, ma si leggono anche le matrici, come una genitorialità scritta o dipinta.

Andrea di Francesco Cioni, il Verrocchio, come si vede nell’esposizione,  forma nella sua scuola molti valenti artisti senza perdere nulla della sua indiscutibile grandezza. Nella sua bottega si  trovano pittori e scultori i quali, pur trascorrendo la loro vita spesso in luoghi lontani da essa, non hanno mai perso quel filo conduttore che li rende fratelli: la Madonna realizzata con gli occhi abbassati, presagio doloroso del trauma che la ferirà, lo studio realistico delle mani curato fino al più piccolo particolare, la sua posizione e la figura del Bambino, gli sfondi, la riproduzione di panneggi e paesaggi, la scelta dei colori. Sulla base degli insegnamenti di Verrocchio l’elaborazione differente nella resa materiale e nella maggiore o minore cura di altri corollari, come l’ornamento di alcune parti o alcune variazioni sul tema, si possono riconoscere gli allievi che, divenuti maestri e capiscuola, capillarizzano nell’unico corpo della Storia del Quattrocento i pensieri di questo scultore, architetto, pittore, uno dei numerosi gioielli italiani voluti dal Mecenate de’Medici.

Andrea di Cioni non dà nulla di stabilito; invece, sperimenta, creando una Madonna inquieta, o dà importanza alla presenza ed alla leggibilità dei simboli nelle sculture, come si può vedere da alcuni particolari degli elmi, arricchiti da citazioni del mondo classico come la Medusa, girali naturalistici, o dell’età medievale, come la presenza di un drago sull’armatura o sul cimiero, (fino al Monumento a Bartolomeo Colleoni) come di seguito gli allievi migliori, fra i quali Leonardo, rammentano nelle sculture. La preziosità dei particolari è data dalla lunga esperienza di orafo nella bottega di Verrocchio, dal quale Andrea di Cioni prende il secondo cognome, come prende la morbidezza della resa scultorea da Desiderio da Settignano: qui un’altra dimostrazione che nessuno è genio da solo, ma è figlio di altri maestri.

Le mani cesellate della Dama col Mazzolino sono ritrovabili nei disegni preparatori o di esercizio di Leonardo da Vinci, come gli sfondi di colline azzurre dei quadri che addirittura lasciano studiare anche scientificamente l’evanescenza di un colore di particolari lontani al Da Vinci, e così il serpeggiare di un fiume, che non ha soltanto il significato del percorso vitale contrastato, visto come accesso iniziatico a dimensioni superiori, ma è una nota di riconoscimento del luogo dove la figura ritratta ha vissuto o si è trovata. Realismo e voce dell’intelletto: la riga chiara porta la luce al piano di veduta: ciò che sarà unione di natura e storia qui è comunicazione fra di loro, contrappunto fra cielo e bambino nella Madonna di Volterra, conclusi in una intuibile losanga che richiama al grembo generatore, e, nelle sculture, la realizzazione di forme che facciano trascorrere la luce vitale su di esse, siano panni o arti, siano storie bibliche della Porta del Battistero, siano visi che essa vivifica nelle espressioni: tutto ciò è con certa frequenza ritrovabile in Leonardo, ma anche nell’allievo meno espanso Francesco Ferrucci. E’ arduo spesso riconoscere le varie mani in un’opera, cosa che denota l’assoluta stima degli apprendisti verso il maestro. Se Ferrucci rimane sempre con Verrocchio, Perugino, come Leonardo, porta l’arte del Maestro nella sua terra e, con il Pinturicchio, a Roma. Ma è Leonardo che, pur non oscurando mai la scuola del grande Andrea, finisce per risplendere nel mondo per le caratteristiche sue proprie impegnate ad unire scienza ed arte, fede e architettura militare, amore, come la Gioconda, e caricatura, accesa distorsione dei tratti di soggetti così ben incisi e perfezionati di Verrocchio fatta da uno spirito umano assai più acuto ed osservatore del proprio e dell’altrui “motus animi” mediante una profonda conoscenza . In tutto ciò, e con il massimo dell’ammirazione per il Verrocchio, Leonardo da Vinci ha esteso all’infinito il linguaggio umano scritto e figurato più vicino alla somma Divinità: l’arte.

Marilù Giannone

Confsal: superamento del reddito di cittadinanza e salario garantito

IERI I° MAGGIO 2019  – GIORNATA del LAVORO   
LA CONFSAL propone un “Patto Sociale” per lo sviluppo,
superamento del reddito di cittadinanza e salario garantito

una nota di GIAN PAOLO MENEGHINI

“Patto sociale per lo sviluppo, superamento del reddito di cittadinanza con il rilancio delle politiche attive per il lavoro e trasformazione della paga minima in salario garantito”. Questi i temi che sono stati al centro della seconda manifestazione organizzata in occasione del 1° Maggio, in Piazza del Plebiscito a Napoli, dalla Confsal, la quarta confederazione sindacale italiana, quella autonoma.

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Vado verso dove vengo – Storia di Matera al Teatro Margherita di Bari

Il significato della Storia di Matera

Italia dei piccoli paesi si sta svuotando, l’emigrazione ha raggiunto i livelli della metà del secolo scorso. Eppure, a fronte delle persone che vanno via, c’è gente che torna e sviluppa nuove soluzioni, progetti di ritorno nelle aree fragili del nostro Paese. Il documentario “Vado Verso Dove Vengo”, storie di partenze e ritorni nell’Italia dei margini, mette al centro della sua narrazione il complesso rapporto tra le storie di vita di coloro che emigrano e le storie di coloro che restano, due avventure complementari su cui riflettere più attentamente per trovare un nuovo destino delle aree interne italiane.

“Vado Verso Dove Vengo” sarà presentato per la prima volta in conferenza stampa giovedì 2 maggio, alle ore 13.00, negli spazi del rinnovato Teatro Margherita a Bari. All’incontro saranno presenti il regista Nicola Ragone e il direttore artistico del progetto “Storylines – The Lucanian Ways” e autore del documentario Luigi Vitelli.

Inserito nella programmazione ufficiale del Bifest 2019, il documentario verrà proiettato in anteprima mondiale il giorno 1 maggio, alle ore 17, e il 2 Maggio, alle ore 22, al Multicinema Galleria a Bari. Il 4 e il 5 maggio verrà poi proiettato a Matera, al cinema Il Piccolo, con due spettacoli alle 19 e alle 21, per poi iniziare il suo tour nei festival internazionali di cinema.

Da New York ad Aliano, da Londra a Castelmezzano, “Vado Verso Dove Vengo” raccoglie storie di vita e voci di esperti che narrano il senso del partire e il senso del restare, gli abbandoni e i ritorni nei piccoli paesi delI’Italia dei margini, dove emigrazione e spopolamento sono grandi emergenze da risolvere. Il documentario è un crocevia di testimonianze di un universo esploso in mille schegge, di ombre e di doppi da ricongiungere per trovare un nuovo destino ai luoghi che rischiano di scomparire, di non avere più nulla da raccontare e nessuno, peraltro, a raccontarli. Trame da cui bisogna ripartire per riabitare l’Italia e ricucire un nuovo legame tra piccoli paesi e grandi città, tra centro e periferia, tra comunità locali e flussi globali.

La pellicola è parte del progetto di Matera Capitale Europea della cultura 2019 “Storylines – The Lucanian Ways”, co-prodotto dall’associazione Youth Europe Service, dalla Fondazione Matera-Basilicata 2019, co-finanziato dalla Lucana Film Commission e con il sostegno del fondo etico di Bcc Basilicata. “Storylines” vede come project leader Youth Europe Service, guidato dalla direzione amministrativa di Antonino Imbesi e dalla direzione artistica di Luigi Vitelli e si avvale della collaborazione di un partenariato composto da Mediterraneo Cinematografica (partner di produzione), Allelammie (partner tecnico) e Simbdea (partner scientifico).

 

Sottosegretario Siri indagato per corruzione

“Siamo alla follia”, queste le parole del sottosegretario al ministero dei Trasporti, Armando Siri della Lega, indagato per corruzione in un’inchiesta coordinata dalla Dia di Palermo e Roma.

Siri, secondo gli inquirenti, avrebbe intrattenuto rapporti, ancora da verificare, con Paolo Franco Arata, consulente della Lega sull’energia, docente universitario, ed ex parlamentare di Fi. Secondo i pm, Arata avrebbe offerto e ricevuto frequenti favori con Vito Nicastri, imprenditore nel settore eolico. Repubblica precisa che Nicastri si trovava ai domiciliari una vicinanza al clan di Matteo Messina Denaro.

Gli addetti ai lavori hanno portato avanti un’indagine accurata, dove emerge, da alcune intercettazioni, che Arata avrebbe promesso 30 mila euro a Siri modificare la legge sull’energia eolica. 

Per i pm di Palermo Siri e Arata avrebbero intrattenuto diversi rapporti. Perquisizioni hanno avuto luogo per provare le accuse mosse agli indagati e avere a disposizione elementi che potrebbero tornare utili in sede investigativa. Una decina, per ora, gli indagati, tra questi Alberto Tinnirello, ex funzionario del Dipartimento Energia della Regione, Giacomo Causarano, funzionario dell’assessorato all’Energia, e il funzionario del Comune di Calatafimi Angelo Mistretta.

Repubblica ha reso noto che la mattina del 18 aprile, le forze dell’ordine hanno arrestato Nicastri per violazione degli arresti domiciliari. Le indagini non riguarderebbero solamente il capoluogo siculo, ma anche quello laziale. Armando Siri respinge ogni accusa e parla di “follia”. Nelle prossime settimane, si potrà disporre di dettagli su questo episodio. Siri, circa 4 anni fa, era stato indagato per un reato penale, ma aveva patteggiato per una condanna per bancarotta.