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“Matusalemme Kid”, il nuovo romanzo di Marco Tullio Barboni

Marco Tullio Barboni appartiene ad una famiglia di “cinematografari”. Suo zio, Leonida Barboni era un noto direttore della fotografia, mentre il padre Enzo, direttore della fotografia ed infine regista con lo pseudonimo di E.B. Clucher.
A partire dal 1981 Marco Tullio Barbone inizia a  firmare i soggetti e le sceneggiature che scrive, prima per la Produzione Tritone T.o.t.a., successivamente per altre produzioni. Dopo aver scritto film ed episodi televisivi, si affaccia alla regia,  grazie anche alla collaborazione di Roberto Andreucci, produttore cinematografico, produttore televisivo e attore italiano, ed il maestro Franco Micalizzi, Ha ricevuto, inoltre, numerosi premi. Ultimo quello del 2018: “Premio letterario internazionale San Tommaso d’Aquino” tenutosi a Mercato San Severino con il Patrocinio dell’UNICEF Salerno.

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“La Giustizia a Roma” al tempo del Covid: attualità e prospettive

La GIUSTIZIA (*) va cercandoch’è sì cara,
come sa chi per lei vita rifiuta” 

_________________a cura di MATTEO PLATANIA

Venerdì 11 dicembre si è svolta a Roma,  in via delle Paste 111, una tavola rotonda dal titolo “La giustizia romana al tempo del covid: attualità e prospettive”.  Il tema della Giustizia è un tema assai delicato e soprattutto da non sottovalutare. A causa della pandemia, ci troviamo in una situazione di stallo nella maggioranza dei settori. 
Il nostro sistema giudiziario è lento: i tempi necessari per risolvere contenziosi civili e commerciali spesso sono biblici. In un articolo de “La Stampa” si evince che “nel 2016 occorrevano 514 giorni per arrivare ad una sentenza di primo grado, nel 2017 ce ne sono voluti, in media, 548. Un mese in più.
E’ il dato più alto di tutta Europa. Nessuno deve attendere un anno e mezzo per un pronunciamento di primo grado”. Domanda che viene da porsi è: perché il cammino della giustizia è così lento? Perché, con il covid, non si possono fare processi anche telematici per non rischiare di contagiarsi? 

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Una conversazione con Nino La Rocca sulla nobile arte e sulla fabbrica dei sogni

LA VITA DA FILM DELL’ETERNO RAGAZZO DELLA PORTA ACCANTO

A colloquio con MASSIMILIANO SERRIELLO

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L’eterno ragazzo della porta accanto si chiama NINO LA ROCCA. (nella foto).

Ed è nato sessantun anni or sono a Port-Étienne, nella Repubblica Islamica della Mauritania, con il nome di Cheid Tijani Sidibe.  Alla figura spesso latitante del padre africano, paracadutista dell’esercito coloniale francese, ha sopperito l’attaccamento protettivo dell’amatissima mamma siciliana. Emigrata da Resuttano, in provincia di Caltanissetta, nella culla della civiltà. A un tiro di schioppo dalla regione del Sahara occidentale.

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