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L’opposizione della pace ad uso politico

Non vi sarà sicuramente sfuggita la grande marcia della pace di questo weekend, dove l’opposizione, ha cercato pateticamente, chi con ipocrisia (guarda Conte, che crede di poter dare un colpo di spugna, e si scopre contro l’invio di armi in Ucraina), chi tra le conteste (guarda Letta, chiamato guerrafondaio), chi preso dal momento karaoke (guarda Calenda, che canta a Milano “bella ciao”), di strumentalizzare una piazza che era lì per un fine diverso dai loro interessi: la pace.

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IL PRIMATO deve essere della “POLITICA”,
auspicando che la “P” sia sempre Maiuscola !

SU “IL PRIMATO” della POLITICA 

NOTE  A  MARGINE a cura di GIULIANO MARCHETTI 

Mi ricollego all’intervento “IL PRIMATO della POLITICA sull’Economia e sul ruolo dei Tecnici” a firma di Massimo Rossi, pubblicato esattamente lo scorso lunedì, in data 24.10, per proporre alcune ulteriori possibilità di discussione, unitamente a varie riflessioni personali, decisamente polemiche verso il c.d. “politicamente corretto”.
In particolare, per esprimere le mie consuetudinarie “Note a Margine” (ove posizionare eventuali commenti di consenso o dissenso, nonché integrazioni e link di collegamento) desidero soffermarmi su due tematiche riguardanti in particolare:
A) I “Politici & Tecnici”:  #  B) Il “Sistema-Partito” costituito dal relativo Leader, eventualmente diversificato tra il “Partito/Persona” o il “Partito/Azienda”.

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IL “PRIMATO della POLITICA”
sull’Economia e sul ruolo dei Tecnici

LA NECESSITA’ DI POLITICA  ed IL RUOLO DEI TECNICI

una analisi di MASSIMO ROSSI *

Negli ultimi 10/15 anni il nostro Paese è stato governato da “Tecnici”. Il primo (più recentemente) fu il governo Ciampi, poi Monti, poi Draghi, ma anche lo stesso Conte era un tecnico.  La politica si è fatta da parte ed ha lasciato il posto alla “competenza” ed alle competenze (vere o presunte).
Ci si è ubriacati di una idea razionalista ed efficientista che, però, ha da sempre due limiti: non progetta e non sceglie la via per il futuro. Il “Tecnico”, per sua natura, è molto capace nel destreggiarsi in quello che c’è, nelle norme e regole esistenti, ma è incapace di progettare e, peraltro, non è giusto che lo faccia.
Il progetto ed il cammino deve essere indicato dal “Politico” che deve avere la forza propulsiva degli ideali e delle volontà che hanno la forza di cambiare l’oggi guardando ad un domani migliore.

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Soldi dall’Europa per l’Internazionale Partigiana?

ANPI:  DALLA “RESISTENZA” AD UNA “NOSTALGIA” SENZA FUTURO 

__________________ FRANCO D’EMILIO 

I nostalgici dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, ancora cultori di un patetico, perché vetusto e anacronistico, amarcord resistenzialista antifascista, vedono o, forse, sono costretti a vedere sempre nero il futuro, soprattutto quello altrui, per giustificare ostinatamente la ragione della propria esistenza.
Naturalmente, il nero nell’ottica dell’ANPI è lo spauracchio che possa allungarsi ancora l’ombra del Ventennio ad opera di una destra sì moderna, liberalconservatrice e in doppiopetto, ma pur sempre scafata e spregiudicata, arrogante e autoritaria, dunque e, comunque, sempre identitaria di quel nemico fascista senza il quale gli obsoleti partigiani, vecchi e giovani che siano, dovrebbero solo chiudere bottega e togliere il disturbo.

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Consiglio di economia e finanza (Ecofin)

Il Consiglio ECOFIN è composto dai ministri dell’economia e delle finanze di tutti gli Stati membri. Partecipano alle sessioni anche i pertinenti commissari europei.

Sono inoltre organizzate sessioni specifiche dell’ECOFIN per la preparazione del bilancio annuale dell’Ue, cui partecipano i ministri del bilancio nazionali e il commissario europeo per la programmazione finanziaria e il bilancio. Generalmente si riunisce una volta al mese. 

Il Consiglio “Economia e finanza” è responsabile di:

  • politica economica
  • questioni relative alla fiscalità
  • mercati finanziari e movimenti di capitali
  • relazioni economiche con i paesi non appartenenti all’UE

Prepara inoltre il bilancio annuale dell’Ue e si occupa degli aspetti giuridici e pratici della moneta unica, l’euro.

Inoltre il Consiglio ECOFIN, coordina le politiche economiche degli Stati membri, promuove la convergenza dei loro risultati economici, ne monitora le politiche di bilancio, coordina le posizioni dell’Ue nelle riunioni di livello internazionale, come quelle del G20, del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale. È inoltre responsabile degli aspetti finanziari dei negoziati internazionali sulle misure per affrontare i cambiamenti climatici.

Ottobre 2022

Il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner, al suo arrivo all’Ecofin (Consiglio Economia e finanza) ha dichiarato: «Ho avuto l’opportunità ieri di spiegare alla Commissione e ai colleghi il nostro scudo protettivo ma c’è stato un malinteso. La nostra misura è mirata ed è pensata per il 2022, 2023 e 2024». Ha anche ribadito che il pacchetto di aiuti varato da Berlino «è proporzionato, se si considerano le dimensioni e la vulnerabilità dell’economia tedesca. Per questo insieme dobbiamo impegnarci per rafforzare i nostri acquisti comuni di energia sul mercato internazionale e riformare il nostro mercato elettrico».

Gli Stati dovranno decidere come finanziare REPowerEU, il pacchetto presentato a maggio per liberarsi dalla dipendenza dal gas russo, e come ripartire le risorse. La Commissione ha proposto di ridistribuire i prestiti non richiesti del Recovery Fund (circa 200 miliardi di euro) e di usare una parte delle quote sullo scambio di emissioni Ets della riserva di stabilità di mercato (altri 20 miliardi) ma non tutti i Paesi sono d’accordo.

«Oggi vogliamo fare progressi nel trovare una soluzione per distribuire i soldi tra gli Stati membri dal pacchetto RePowerEu. Questo li aiuterà a porre fine alla dipendenza dai combustibili fossili russi e ci renderà più indipendenti e sempre più resilienti. È una delle priorità della Presidenza ceca», ha dichiarato il ministro delle Finanze ceco, Zbynek Stanjura, della presidenza ceca del Consiglio Ue.

«Discuteremo anche dell’impatto economico e finanziario dell’aggressione russa contro l’Ucraina, come l’inflazione elevata e gli alti prezzi dell’energia», ha aggiunto il ministro, continuando anche la discussione del Consiglio Energia di venerdì. I ministri delle Finanze dei 27 affronteranno anche il tema di come garantire l’aiuto finanziario di 9 miliardi di euro all’Ucraina: «in questo momento siamo ancora a corto di 3 miliardi di euro», ha spiegato il ministro ceco.

«La questione di una nuova emissione di debito comune sul modello del Sure richiede altre discussioni perché ci sono punti di vista diversi attorno al tavolo», ha dichiarato il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis. La proposta di creare un nuovo strumento simile al Sure è stata lanciata dai commissari europei per l’Economia e il Mercato interno, Paolo Gentiloni e Thierry Breton. «Quello che abbiamo fatto con Sure durante la pandemia» – ha spiegato lo stesso Gentiloni – «era una proposta interessante. E quel modello basato sui prestiti potrebbe essere realistico. Potrebbe evitare la frammentazione».

Giorgia Iacuele

L’urgenza di un nuovo “cervello politico”
al Partito Democratico

UN PERCORSO DI METAMORFOSI DA  OVIDIO  A KAFKA

una analisi di FRANCO D’EMILIO 

Adesso, nel Partito Democratico si parla persino di cambiare nome, considerato che la denominazione attuale configura un’identità politica incerta, ostinatamente dominata dal mantenimento, dalla gestione del potere locale e nazionale, dunque lontanissima dal rispetto della prassi democratica sia all’interno che all’esterno della stessa formazione.
Si pone, quindi, un problema d’identità che, in questo caso, deve assolutamente e contemporaneamente riguardare il nome e la faccia: davvero non si può solo chiamare diversamente la stessa faccia, ormai nella disaffezione elettorale e politica di tanti italiani!

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POST IL 25 SETTEMBRE,
un’analisi elettorale di Federico Gennaccari

UNA RADIOGRAFIA DEL VOTO
di FEDERICO GENNACCARI 
 
Per fare un’analisi elettorale completa volevamo aspettare i dati relativi ai seggi, ma a quanto pare certezze al 100% ancora non ce ne sono (con continui contrordini e passaggi di seggi tra maggioranza e opposizione sulla base del famigerato algoritmo) per una figuraccia cosmica del “Ministero degli Interni”.
Così intanto possiamo fare un’analisi del voto di domenica 25 settembre che ha visto la storica vittoria del centrodestra con la netta affermazione di Fratelli d’Italia e di Giorgia Meloni, destinata dagli italiani ad essere la prima donna presidente del consiglio pur con il record di astensioni (e un milione di voti in meno per il centrodestra rispetto alle europee del 2019), segno che Letta ha fallito.
 
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La sua campagna elettorale non ha fatto breccia, le demonizzazioni e gli allarmi antifascisti (amplificati da “Repubblica”, “La Stampa” “Corriere della Sera” e la tv La7 – *1) non hanno riportato gli italiani alle urne, anzi li hanno allontanati, ottenendo proprio l’effetto contrario e segnando così la fine del Novecento e, secondo alcuni studiosi, anche dell’antifascismo come argomento politico.
Quando abbiamo sentito che i votanti erano stati solo il 63,91 abbiamo pensato che con una percentuale così bassa (il 9% in meno rispetto al 2018) il risultato avrebbe potuto essere un pareggio perché solitamente l’astensione penalizza il centrodestra, ma non è stato questo il caso.
Invece le urne hanno stabilito che il centrodestra guidato da Giorgia Meloni ha vinto nettamente col 43,8 e Fratelli d’Italia è il primo partito con il 26% (Lega all’8,8 e Forza Italia all’8,1) mentre la coalizione di centrosinistra si è fermata al 26,1 con il Pd al 19 (Alleanza Verdi e Sinistra al 3,6 e +Europa al 2,8). In ripresa il Movimento 5 Stelle al 15,4 mentre Azione più Italia Viva di Calenda e Renzi ha ottenuto il 7,8. Sopra l’1 poi Italexit, Unione Popolare e Italia Sovrana. Sul territorio sono stati eletti anche i candidati altoatesini della SVP e il candidato siciliano della lista di De Luca.
Simile poi il risultato al Senato dove per la prima volta è stato abbassato il limite di età a 18 anni (prima votavano dai 25 in su).
 
CENTRODESTRA  – Il centrodestra ha vinto ottenendo il 43,8: come consensi ha preso 147 mila voti in più rispetto al 2018 ma un milione di voti in meno rispetto alle Europee del 2019. Alle politiche del 2018 erano stati 12.152.345 oggi sono 12.299.648. Un dato sorprendente poiché all’interno della coalizione c’è stata una profonda rivoluzione con 7.300.628 per Fratelli d’Italia (ne aveva solo 1.429.550); 2.464.176 per la Lega (erano 5.698.687); 2.279.130 per Forza Italia (erano 4.596.956) e 255.714 per i Moderati (erano 427.152 per Noi con l’Italia).
Una lettura più chiara può arrivare facendo il confronto con le Europee del 2019. Allora aveva votato solo il 56,1 e il Centrodestra aveva ottenuto 13.221.335 voti, quasi un milione di voti in più. La Lega ne aveva ottenuti 9.153.638 seguita da Forza Italia a 2.344.465 e da Fratelli d’Italia a 1.723.232. La Lega aveva fatto il pieno da Forza Italia e dal Movimento 5 Stelle che non a caso registrano una differenza minima tra i voti delle Europee e quelli del 2022.
Lecito pensare che quel milione di voti in meno in parte sia andato alle formazioni minori di protesta, dato che la somma di Italexit con 533.865, Italia Sovrana e Popolare con 347.664, Vita con 201.354 e anche Sud chiama Nord con 211.427 supera abbondantemente il milione di voti (1.311.192 per la precisione, aggiungendo anche i 16.882 di Alternativa per l’Italia), mentre alle Europee l’area a destra del centrodestra non arrivava a 250 mila voti (il Popolo della Famiglia a 113.875, Destre Unite Casapound 88.724 e Forza Nuova 40.782) e alle politiche del 2018 Casapound, Il Popolo della Famiglia e Italia agli Italiani avevano ottenuto 658 mila voti.
Forza Italia ha perso voti verso Calenda? Sì ma in modo molto contenuto dato che la differenza tra europee 2019 e politiche 2022 è di solo 65 mila voti. Quindi se ne ha persi di più, ne ha recuperati altri. Magari a Calenda saranno andati parte dei 171.438 persi dai Moderati.
Per la Lega si può dire che nel 2018 aveva sorpassato Forza Italia prendendo voti che erano del PdL nel 2013, aveva poi fatto il pieno nel 2019 sull’onda del successo del governo giallo-verde conquistando tre milioni e mezzo di voti spostati da Forza Italia e sottratti al Moviment0 5 Stelle (recuperando il voto di quanti precedentemente votavano a destra e poi si erano affidati a Grillo) e ora sull’onda dello scontento per il governo Draghi nel quale Salvini non ha inciso ha perso ben 6.689.462 voti divisi tra Fratelli d’Italia, le liste di protesta e qualcosa anche al non voto.
All’interno della Lega c’è scontento per il risultato elettorale ma non possono certo mettere in discussione Salvini, quanti come Giorgetti o i governatori che hanno rappresentato l’ala più filogovernativa, Personalmente sono convinto che se Salvini non avesse provocato la caduta di Draghi e le elezioni si fossero tenute a scadenza nel 2023, la Lega avrebbe perso ulteriori consensi perché l’elettorato leghista è esigente.
Fratelli d’Italia ha beneficiato di aver fatto opposizione da solo al governo Draghi e di avere una leader come Giorgia Meloni, concreta e decisa che non usa il “politichese” e finora ha sempre mantenuto quanto promesso, risultando più credibile e rappresentativa come leader dell’intero centrodestra, soprattutto da quella fascia di almeno 2 milioni di elettori che prima ha votato per Berlusconi e poi per Salvini, a cui poi si sono aggiunti i grillini tornati a votare a destra, che avevano scelto Lega alle Europee del 2019 e i leghisti delusi dal Salvini draghiano (secondo uno studio di Demopolis degli elettori meloniani il 33% nel 2018 ha votato Lega, il 30 il Movimento 5 Stelle e il 12 Forza Italia). Ben 5 milioni 900 elettori in più in cui vanno compresi anche una minima percentuale che votava a sinistra oppure liste di estrema destra o che non votava proprio.
 
CENTROSINISTRA – Ha ottenuto 7.337.624 voti (nel 2018 ne aveva presi 7.506.723 più 1.114.799 di Liberi e Uguali mentre alle Europee del 2019 erano 7.482.793). Una perdita di 1.285 mila voti rispetto al 2018 (e di circa 150 mila rispetto alle Europee del 2019), voti che sicuramente sono andati a Calenda.
Il Pd di Letta si è fermato a 5.355.086 voti (erano 6.161.896 nel 2018 e 6.050.351 nel 2019). +Europa ne ha avuti 793.925 (ne aveva 841.468 nel 2018 e 822.764 alle Europee nel 2019). L’Alleanza tra Verdi e Sinistra ha ottenuto 1.019.208, centomila voti in meno rispetto a Liberi e Uguali nel 2018, mentre nel 2019 Europa Verde ne aveva 609.678.
Infine Impegno Civico di Tabacci e Di Maio ha preso 169.405 voti (nel 2018 la lista di Tabacci ne aveva avuti 190.601). Troppi errori da parte di Letta in questa campagna elettorale. Completamente sbagliate anche le alleanze. Doveva muoversi tenendo conto della legge elettorale, soprattutto per i collegi uninominali, ma è sembrato farne a meno. Evidentemente Letta pensava di svuotare l’elettorato del Movimento 5 Stelle che invece non si è lasciato irretire né dal segretario del Pd né tantomeno da Gigino Di Maio.
 
MOVIMENTO 5 STELLE –  Giuseppe Conte è considerato l’altro vincitore di queste elezioni perché i grillini non sono scomparsi dato che i sondaggi all’inizio della campagna lo davano al 10. Ha ottenuto 4.333.748 voti: un crollo rispetto alle politiche del 2018 quando i voti erano 10.732.066, ma solo 200 mila in meno rispetto alle Europee del 2019 quando gli elettori provenienti dal centrodestra hanno scelto la Lega. Allora i voti erano stati 4.552.527. (*2)
AZIONE-ITALIA VIVA – Senza dubbio l’accoppiata Calenda-Renzi è stata la novità di queste elezioni con 2.186.658 voti. Si aspettavano di più (speravano di essere l’ago della bilancia) e lo stesso Calenda non è riuscito a ripetere a Roma l’exploit avuto alle elezioni comunali del 2021. Da dove arrivano i voti? Stando alla matematica 1.200.000 dal centrosinistra (il Pd ha preso 700 mila voti in meno), circa 200 mila dal centrodestra e il resto dal non voto o da ex elettori grillini. Calenda punta a fare il Macron italiano e il suo risultato non è da sottovalutare anche se la prova del nove saranno le Europee del 2024.
SINISTRA – Discreto risultato per l’Unione Popolare di De Magistris con 402.080 voti pari all’1,43 ben lontano dal quorum del 3% ma migliore di Potere al Popolo che nel 2018 ne aveva avuti 372.179. Elettori di sinistra legati a Marco Rizzo (*3) e ad Antonio Ingroia hanno votato anche per Italia Sovrana e Popolare (lista che ha visto insieme esponenti dell’estrema destra e della sinistra) che ha ottenuto 347.664 voti.
LISTE DI PROTESTA – Ne abbiamo già parlato all’interno del centrodestra poiché sicuramente Italexit, Italia Sovrana e Popolare, Sud chiama Nord e Vita se si fossero uniti in un’unica lista avrebbero potuto raggiungere il 3%, ma non è facile mettersi d’accordo. Per cui sommati hanno ottenuto 4,61 ma essendo separati nessun parlamentare (a parte Sud chiama Nord che ha vinto nel collegio messinese).
 
DI MAIO COME FINI – Fondare un nuovo partito e presentarsi al di fuori del vecchio schieramento non porta fortuna a quelli che ne erano stati leader. Se poi per i gruppi parlamentari usi la parola “futuro” allora lasci intendere che pensi al tuo di futuro e non a quello della nazione. Così Luigi Di Maio non ce l’ha fatta. Sulla carta, stando ai dati delle ultime comunali, gli era stato dato un collegio sicuro a Napoli ma gli elettori non hanno gradito, premiando invece il Movimento 5 Stelle e così è stato battuto proprio dal candidato del suo ex partito.
Eppure lui ce l’ha messa tutta, compreso il volo sulle braccia dei camerieri di una nota pizzeria, foto che sui social ha scatenato la fantasia dei tanti detrattori che lo vorrebbero vedere tornare a vendere bibite allo Stadio San Paolo, anzi Diego Armando Maradona. Di Maio è il più illustre trombato, passato dalla poltrona di ministro degli Esteri alla panchina del parco.
Ha fatto la fine di Gianfranco Fini,  la cui poltrona era quella di Presidente della Camera (*4). L’ex leader di An aveva fondato “Futuro e Libertà per l’Italia”, mentre i gruppi parlamentari di Di Maio erano “Insieme per il Futuro” ma il risultato alle politiche è stato praticamente lo stesso: 0,47 per il partito di Fini nel 2013 e 0,60 per la lista di “Impegno Civico – Centro Democratico” di Di Maio e Tabacci nel 2022, annotando che Tabacci si è salvato, eletto in un collegio uninominale a Milano
__________________________FEDERICO GENNACCARI 
 
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NOTE A MARGINE
(*1)  Su “Repubblica, La Stampa, Corriere della Sera, La7 -Tv, TG.3″….
ed i relativi Addetti ai Lavori più volte sulla Consul Press, nella rubrica “Media & Editoria/Rassegna Stampa”  sono stati riportati puntualmente una serie di brillanti commenti redatti da Adalberto Baldoni, che invitiamo a leggere . Inoltre, per quanto riguarda Enrico (Chicco) Mentana,  in calce viene postato un Twitter dedicatogli da Mario Giordano
(*2) Il Mov. 5 Stelle a mio giudizio e credo di non errare – è riuscito a mantenersi a galla in gran parte grazie al “Voto di Scambio”, mentre il suo attuale Leader, per quanto riguarda il poltronismo, non si discosta dall’ex Capo Politico dello stesso Movimento…. vds articolo del 17 settembre u.s. 
(*3) Marco Rizzo “Compagno Doc” e di notevole spessore – più volte apre dei dibattiti a favore di obiettivi (che personalmente ritengo) senz’altro condivisibili anche da molti “Veri Camerati”, pur partendo da un retroterra culturale ideale ed ideologico ben diverso ….. vds. sua intervista riportata sulla Consul Press in data 22.05.2020  ed altro suo commento riportato da “La Verità” in data 20.05.2021.  
(*4) Su Gianfranco Fini sono già stati pubblicati dalla Consul Press alcuni interventi in data 18.07.2018, nonché ripresi dal Quotidiano Rinascita, al tempo diretta da Ugo Gaudenzi, in data 09.09.2010…… e credo che tanto basti ! _______________Giuliano Marchetti
 
 
 
 

 

 

 

Il caro-bollette e la guerra russo-ucraina

Dal 24 febbraio di quest’anno la guerra russo-ucraina ci sorprende col suo carico di atrocità e di morte. Oltre ai bollettini di guerra fatti di attacchi e controffensive sulle Città e gli obiettivi strategici, assistiamo anche allo scenario geopolitico globale che col passare dei mesi sta formando anch’esso due blocchi contrapposti. Inizialmente il Mondo ha condannato unanimemente questa nuova e pericolosa guerra in Europa ma dopo poco è emerso da un lato il compatto blocco occidentale NATO guidato da Stati Uniti e Comunità europea e un più frastagliato, ma via via più definito e solido, blocco di Paesi filorussi con una crescente presenza cinese, spinta anche dalla crisi di Taiwan.

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Sulla vittoria elettorale
e la classe dirigente di Fratelli d’Italia

XXV SETTEMBRE DDXXII,  …. IN ITALIA
E’ CROLLATO IL MURO DI BERLINO

_________________FRANCO D’EMILIO

Giusti la gioia, l’entusiasmo di Fratelli d’Italia per l’indiscutibile successo elettorale che ha decretato il partito di Giorgia Meloni come forza principale della coalizione di centrodestra con un apporto di voti e seggi, utile ad assicurare al futuro governo meloniano un’ampia, stabile maggioranza in Parlamento. Dunque, in ogni dove d’Italia una gran messe di consensi sulla quale, credo, sia però opportuno, per senso di responsabilità e per realismo politico, fare qualche considerazione. 

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L’Italia sorride con Giorgia Meloni

La Sorella d’Italia  de  La Pucelle d’Orléans

______________di FRANCO D’EMILIO

Davvero memorabile la scoppola, colpo secco e deciso, inflitta da Giorgia Meloni alla politica italiana con l’odierno successo elettorale del suo partito, Fratelli d’Italia. 
Una scoppola duplice perché sconfigge sonoramente il centrosinistra e perché annichilisce, umilia la spocchia del Partito Democratico, guidato dalla segreteria del saccente professorino Enrico Letta: in entrambe le scoppole è, infatti, innegabile il contributo essenziale a due cifre di Fratelli d’Italia, il 26% dei voti, nell’ambito della coesa e vincente coalizione di centrodestra con la Lega e Forza Italia.

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Giovedì 15 settembre, al CIS presentazione
del nuovo numero di “Realtà Nuova”

ELEZIONI DEL 25 SETTEMBRE
AL C.I.S. PRESENTATA L’EDIZIONE SPECIALE

DEL  NUOVO NUMERO DI “REALTA’ NUOVA”

“Perché a noi piace Giorgia Meloni”. E’ questo l’editoriale di Domenico Gramazio sul numero speciale del mensile “Realtà Nuova” per la campagna elettorale, presentato a Roma presso la Sala Convegni del Centro Iniziative Sociali, gremita fino all’inverosimile.
Numerosissime persone – tra cui Associati al C.I.S., Giornalisti, Imprenditori, Professionisti, Primari in ambito medico ed ospedaliero –  hanno potuto seguire il dibattito dal televisore interno a dimostrazione del grande interesse per queste elezioni politiche. 

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Ursula von der Leyen pronuncia il discorso annuale sullo Stato dell’Unione

Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, nell’annuale discorso sullo Stato dell’Unione (SOTEU) dinanzi al Parlamento europeo in seduta plenaria a Strasburgo ha parlato della guerra in Ucraina e la conseguente crisi del gas, dell’inflazione, delle difficoltà economiche e del rischio di una nuova recessione. Poi ha tracciato un bilancio degli ultimi mesi e illustrato le principali iniziative che la Commissione intende intraprendere nel prossimo anno.

Non passa inosservato il richiamo della von der Leyen alla bandiera ucraina con un abbigliamento composto da magia blu e giacca gialla con spilletta dei medesimi colori. Tra i presenti in aula, Olena Zelenska, moglie del presidente Volodymyr Zelens’kyj. Le due donne oggi andranno in visita a Kiev per discutere con il presidente ucraino come aumentare l’accesso dell’Ucraina al mercato unico Ue e viceversa.

«Ci voleva un immenso coraggio per resistere alla crudeltà di Putin, e voi l’avete trovato. E si è levata una Nazione di eroi. L’Ucraina è forte perché persone come suo marito, il presidente Zelensky, sono rimaste a Kiev a resistere, insieme con lei e i suoi bambini. Avete dato coraggio a una intera Nazione. E abbiamo visto negli ultimi giorni che il coraggio degli ucraini sta pagando. La solidarietà dell’Europa con l’Ucraina rimarrà incrollabile. La risposta dell’Europa all’attacco russo all’Ucraina è stata unita, determinata e immediata. E dovremmo esserne orgogliosi», sottolinea ancora Ursula von der Leyen

«Questa non è solo una guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina», dichiara la presidente. «Questa è una guerra contro la nostra energia, una guerra contro la nostra economia, una guerra contro i nostri valori e una guerra contro il nostro futuro. Questa è l’autocrazia contro la democrazia. Con coraggio e solidarietà, Putin fallirà e l’Europa prevarrà».

Per la von der Leyen: «Le sanzioni imposte dall’Ue contro la Russia sono il prezzo per la strada che ha scelto Putin, quella della morte e della distruzione. Voglio essere molto chiara: le sanzioni resteranno. Adesso è il momento di essere risoluti, non è il momento per l’appeasement».

«Il settore finanziario russo è in terapia intensiva», aggiunge. «Abbiamo tagliato fuori dai mercati internazionali tre quarti del sistema bancario russo. Quasi mille imprese internazionali hanno lasciato la Russia. La produzione di auto è caduta di tre quarti rispetto all’anno scorso. Aeroflot deve tenere gli aerei a terra, perché non trova pezzi di ricambio. L’esercito russo sta prendendo microchip da lavastoviglie e frigoriferi per riparare le attrezzature militari, perché scarseggiano i semiconduttori. L’industria russa è a pezzi».

Riferendosi invece alle difficoltà economiche causate dal caro bollette, ha affermato che: «Arrivare alla fine del mese sta diventando fonte di ansia per milioni di aziende e famiglie. Ma gli europei stanno affrontando questo con coraggio». Ha poi proseguito aprendo a un tetto ai ricavi delle «società che producono elettricità a basso costo». Infatti, «in questo periodo i profitti (delle società energetiche, ndr) devono essere condivisi e canalizzati verso chi ne ha più bisogno» per questo «la nostra proposta raccoglierà più di 140 miliardi di euro per gli Stati membri per attutire direttamente il colpo».

Sul tetto al prezzo del gas la presidente non si sbilancia ma annuncia lo studio di una riforma profonda e ampia del mercato dell’elettricità che sarà presentata nei prossimi mesi.

Infine ha citato il Patto di stabilità e crescita, le cui regole sono attualmente sospese fino alla fine del 2023. «In ottobre presenteremo nuove idee perché gli Stati membri dovrebbero avere maggiore flessibilità sui loro percorsi di riduzione del debito, ma ci dovrebbe essere una maggiore responsabilità sul rispetto di ciò che abbiamo concordato».

Sempre il 14 settembre 2022, la Commissione europea presenterà, a Strasburgo, il pacchetto di misure mirate a contrastare i rincari dell’energia in vista del prossimo inverno, che verranno poi discusse dal Consiglio Energia straordinario convocato per venerdì prossimo, 30 settembre, a Bruxelles. Il pacchetto rispecchia il non paper che l’esecutivo Ue aveva presentato prima del Consiglio Energia del 9 settembre, con la vistosa assenza del price cap sul gas, sul quale i Paesi membri sono ancora divisi.

Il pacchetto discusso ieri dai commissari si fonda su alcune misure principali.

  • Secondo la bozza della proposta di regolamento, la prima è una misura che “riduca temporaneamente” i ricavi e gli utili delle imprese attive nei combustibili fossili. Gli Stati membri “utilizzeranno il ricavato dal contributo di solidarietà per fornire sostegno alle famiglie e alle imprese e mitigare gli effetti degli elevati prezzi dell’energia”. Nonché per “ridurre i consumi energetici e sostenere le industrie”.
  • Viene proposto uno “strumento di emergenza per l’elettricità“, che fissa “due obiettivi per la riduzione della domanda elettrica”. Il primo obiettivo richiede agli Stati di adottare misure che abbassino “i consumi di elettricità complessivi per tutti i consumatori”. Anche quelli privi di contatori intelligenti, in modo che moderino l’utilizzo di energia durante il giorno. Il risultato potrebbe essere ottenuto mediante “campagne di informazione mirate” per i consumatori. Inoltre proporrà un obiettivo “vincolante” per ridurre i consumi nelle ore di picco. Dovranno coprire una certa percentuale delle ore di ogni mese in cui i consumi sono previsti ai massimi. In pratica, si tratta di “selezionare 3-4 ore ogni giorno della settimana” in cui ridurre i consumi. Gli Stati membri avranno modo di scegliere questi orari e potranno scegliere le specifiche disposizioni da adottare. La riduzione dei consumi orari per la Commissione “può portare a una riduzione dei consumi di gas stimata in 1,2 miliardi di metri cubi in 4 mesi“, secondo la bozza. Cioè il “3,8%” del consumo nello stesso arco di tempo.
  • La terza misura riguarda il tetto ai ricavi delle compagnie energetiche che utilizzano “tecnologie inframarginali“. In pratica quelle che producono elettricità da fonti meno costose del gas, come “rinnovabili, nucleare e lignite“. Il cap verrebbe fissato ex post sui ricavi, calcolato sulla base del megawattora di elettricità prodotta. Sono previsti poi aiuti a famiglie e imprese, che dovrebbero essere finanziati dai ricavi provenienti dal cap ai ricavi e dal prelievo sugli extraprofitti. In particolare, per la Commissione “permettere agli Stati di estendere i prezzi regolati alle Pmi durante la crisi darebbe loro un altro strumento per gestire l’impatto dei rincari energetici”.

Il taglio dell’elettricità sarà vincolante per la quota del 5% nelle ore di punta (che dovranno essere almeno il 10% delle ore giornaliere di consumo). Con l’obiettivo di una riduzione mensile del 10%. I ricavi dall’elettricità prodotta non da gas avranno un tetto di 180 euro a megawattora. La quota eccedente sarà ritenuta extra-profitto, e verrà dirottata a sostegno di famiglie e imprese vulnerabili. Le aziende energetiche dell’Oil&Gas dovranno versare un “contributo di solidarietà” pari al 33% sull’eccedenza di utile di oltre il 20% rispetto alla media degli scorsi tre anni.

Giorgia Iacuele

25 Settembre 2022: Reddito di Cittadinanza
….l’evoluzione del “Voto di Scambio” (*1)

DAL PACCO DI PASTA ED UN PAIO DI SCARPE DI ACHILLE LAURO
ALL’INTRODUZIONE DEI “NAVIGATOR PENTASTELLATI”

Osservazioni critiche elaborate da LIDIA D’ANGELO

Si sta avvicinando, velocemente, il giorno in cui gli Italiani sono chiamati alle urne per rinnovare il Parlamento decaduto per la mancanza del sostegno da parte di alcuni partiti, tra i quali anche il Movimento 5 Stelle
I big della politica nelle trasmissioni televisive, vengono punzecchiati dai giornalisti con domande insidiose, d’altronde la posta in gioco è alta e di conseguenza la tensione si percepisce tutta. I politici invece di spiegare al grande pubblico il programma del loro partito, le idee, le soluzioni necessarie per risolvere la grave crisi socio-economica nella quale siamo sprofondati, preferiscono demonizzare gli avversari.

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In Italia le piccole imprese sono a rischio a causa del caro-energia

Da Confartigianato arriva un nuovo allarme “il caro–energia mette a rischio 881.264 micro e piccole imprese con 3.529.000 addetti, pari al 20,6% dell’occupazione del sistema imprenditoriale italiano”. 

I compartimenti più esposti dal lockdown energetico, che addirittura rischiano la chiusura, sono quelli a intensità energetica. Si tratta di una misura dell’inefficienza energetica del sistema economico di una Nazione. Viene calcolata come unità di energia diviso unità di prodotto interno lordo. Alte intensità di energia indicano un alto consumo del convertire l’energia in Pil. In questo momento di grande agitazione economica le più a rischio sono: ceramica, vetro, cemento, carta, metallurgia, chimica, raffinazione del petrolio, alimentare, bevande, farmaceutica, gomma e materie plastiche e prodotti in metallo.

Ma a soffrire sono anche altri 16 comparti manifatturieri. Tra questi: il tessile, la lavorazione del legno, le attività di stampa, la produzione di accumulatori elettrici e di apparecchi per uso domestico, di motori e accessori per auto, la fornitura e gestione di acqua e rifiuti.

Secondo l’analisi di Confartigianato, “gli effetti del caro-energia non risparmiano il settore dei servizi, con 17 comparti sotto pressione. Si tratta del commercio di materie prime agricole e di prodotti alimentari, ristorazione, servizi di assistenza sociale residenziale, servizi di asili nido, attività sportive come piscine e palestre, parchi di divertimento, lavanderie e centri per il benessere fisico”. Ma l’elenco è ancora lungo, infatti vanno aggiunti i settori del trasporto colpiti dall’aumento del costo del gasolio. Dal trasporto merci su strada ai servizi di trasloco, taxi, noleggio auto e bus con conducente, trasporto marittimo e per vie d’acqua. I rischi si estendono anche alla logistica, con attività come il magazzinaggio e le attività di supporto ai trasporti che subiscono pesanti rincari delle bollette per le attività di refrigerazione delle merci deperibili.

Gli effetti disastrosi del caro-energia sull’occupazione delle piccole imprese colpisce in particolar modo la Lombardia: sono a rischio 139mila aziende con 751mila addetti. Non va meglio per il Veneto dove a soffrire sono 77mila piccole imprese con 376mila occupati. Seguono a breve distanza l’Emilia–Romagna (72mila piccole imprese con 357mila addetti), il Lazio (79mila imprese e 304mila addetti), il Piemonte con 62mila aziende che danno lavoro a 262mila addetti, la Campania (77mila imprese con 240mila addetti), la Toscana con 63mila imprese e 228mila addetti, la Puglia (57mila piccole imprese e 177mila addetti) e la Sicilia (63mila imprese con 165mila occupati).

Secondo il presidente di Confartigianato Marco Granelli «rischiamo un’ecatombe di imprese. Servono interventi immediati ma anche altrettanto rapide riforme strutturali per riportare i prezzi dell’energia sotto controllo e scongiurare una crisi senza precedenti». Tra le misure d’emergenza indica «l’azzeramento degli oneri generali di sistema per luce e gas, la proroga e l’ampliamento del credito d’imposta sui costi di elettricità e gas per le imprese non energivore e non gasivore. Inoltre va fissato un tetto europeo al prezzo del gas e va recuperato il gettito calcolato sugli extraprofitti, per non aggravare la situazione del bilancio pubblico».

Per il presidente di Confartigianato, vanno anche sostenuti gli investimenti in energie rinnovabili e nella diversificazione delle fonti di approvvigionamento. In particolare per creare comunità energetiche e per incrementare l’autoproduzione. Tra gli interventi sollecitati anche la riforma della tassazione dell’energia che oggi tocca il 51% della bolletta e che penalizza con maggiori oneri proprio le piccole imprese che consumano meno.

Dopo un primo prezzo a 200 euro al megawattora i prezzi del gas scendono a un minimo di 196,05 per poi assestarsi a 199 euro. Questi i dati rilevati dal mercato di Amsterdam in attesa della riunione dei ministri dell’Energia dell’Unione europea di domani. Durante l’incontro dovrebbero essere discusse, appunto, le misure per contenere il caro–prezzi. La proposta prevede un tetto ai prezzi delle importazioni russe e possibili linee di credito d’emergenza per gli operatori del mercato energetico.

Le misure che il Governo italiano sta prendendo in virtù di uno stop del gas da parte della Russia come primo punto riguardano gli stoccaggi. Poi si passa alla massimizzazione delle 7 centrali a carbone e olio esistenti e alla stretta sul riscaldamento invernale. Ma, secondo il Governo, a fare la differenza possono essere le “misure comportamentali a costo zero” che vedono protagoniste le abitudini degli italiani.

In particolar modo si tratta della riduzione della temperatura e della durata delle docce. Dell’utilizzo anche per il riscaldamento invernale delle pompe di calore elettriche usate per il condizionamento estivo. Abbassamento del fuoco dopo l’ebollizione, riduzione del tempo di accensione del forno, utilizzo di lavastoviglie e lavatrice a pieno carico. Distacco della spina di alimentazione della lavatrice quando non in funzione, spegnimento o inserimento della funzione a basso consumo del frigorifero quando non si è in casa per qualche giorno. Non lasciare in stand by TV, decoder, DVD, ridurre le ore di accensione delle lampadine.

Secondo uno studio condotto da Enea, che ha collaborato alla predisposizione del piano del ministro Roberto Cingolani, nell’ambito dei comportamenti volontari a costo zero a inficiare maggiormente è la riduzione del tempo e della temperatura della doccia. Quindi, se invece di 7 minuti ci si limita a 5 e si abbassa di 3 gradi la temperatura dell’acqua ecco che il consumo si riduce del 35% e vale 252,23 euro risparmiati. Chiaramente vale meno l’abbassare il fuoco dopo l’ebollizione della pasta: 12,46 euro.

Dimezzare l’uso di lavatrice (una ogni due giorni invece di una al giorno) e della lavastoviglie (una volta al giorno invece di due) consente di abbattere la bolletta elettrica rispettivamente di 52,29 e di 74,69 euro. Poi ci sono i piccoli risparmi che sommati insieme possono avere un valore. Ad esempio staccare la spina alla lavatrice (1,58 euro), al frigorifero durante le vacanze (3,42 euro), non lasciare in stand by tv, decoder e dvd (4,53 euro), ridurre l’accensione del forno della cucina (13,78 euro) fare attenzione a spegnere la luce riducendo di un’ora al giorno ogni singola lampadina (11,92 euro).

Giorgia Iacuele

Riccardo Pedrizzi: “La Destra sappia valorizzare le riserve culturali e politiche del suo mondo”

VALORIZZARE LE “PROPRIE RISORSE CULTURARI E POLITICHE  
 SENZA INCLUDERE OPPORTUNISTI E VOLTAGABBANA !

Comunicato Stampa /// 11/08/2022

“Nel solco della ‘Tradizione Comunista’, il Partito Democratico continua ad attingere alle proprie riserve culturali, professionali, di esperienza in precedenti ruoli istituzionali ed amministrativi per poter gestire con efficienza e con capacità enti pubblici e società controllate, assessorati e posti di sottogoverno. 
Ciò a differenza di quanto avviene per il Centrodestra – ed in particolare per la Destra – che sembrerebbe non voler utilizzare il ‘proprio patrimonio’ di pensiero, dottrina e cultura”.

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L’economia italiana trainata dal Nordest

Le previsioni di crescita delle Regioni siano minime ma il Nordest torna a trascinare l’economia italiana. Nel 2022, il Pil del Veneto è destinato ad aumentare del 3,4%. Nessuna altra Regione in Italia farà meglio. Appena dopo c’è la Lombardia con il 3,3 e l’Emilia Romagna con il 3,2. In coda, invece, le Marche con un aumento del 2,4%, la Basilicata con il 2,3 e, infine, la Calabria con il 2,1. I dati emergono da un’analisi realizzata dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre sugli scenari territoriali presentati nelle settimane scorse da Prometeia.

Entro quest’anno, inoltre, solo 7 Regioni su 20 recupereranno il livello di Pil che avevano prima della pandemia (2019): Lombardia, Emilia Romagna, Valle d’Aosta, Puglia, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. Le altre 13 no. Le realtà territoriali che hanno faticato più delle altre a recuperare il terreno perduto sono la Toscana (-1,4%), la Calabria (-1,8%) e, infine, la Sardegna (-2,1%).

Nel 2022 la crescita media del Pil italiano è stimata al 2,9%. Un livello inferiore a quello ipotizzato, ad esempio, nelle settimane scorse dalla Banca d’Italia (+3,2%) o al dato sulla crescita acquisita dall’Istat (+3,4). L’Ufficio studi della Cgia ritiene che nel prossimo autunno lo scenario economico/sociale sarà particolarmente difficile. Il caro energia, l’inflazione galoppante, gli sviluppi della guerra in Ucraina e una possibile recrudescenza del Covid rischiano di “frenare” lo slancio dell’economia maturato in Italia nella prima parte di quest’anno.

La ripresa arriva da aiuti, turismo, investimenti ed export. Quelli pubblici erogati dal Governo Draghi per contrastare la crisi, il buon andamento delle presenze turistiche, gli investimenti (in particolar modo nelle costruzioni) e l’export sono le voci più significative che stanno puntellando la ripresa dell’economia in atto. Sui consumi delle famiglie, che costituiscono il 60% circa dell’intero Pil nazionale, dovrebbero salire, rispetto al 2021, del 2,8%, anche se rispetto al 2019 sono ancora inferiori del 4,1. A livello regionale, le variazioni 2022 sul 2021 più importanti si segnalano in Lombardia, e Veneto (ambedue +3,4%) e in Valle d’Aosta (+3,3) Gli investimenti, quest’anno aumentano del 9,9%, con punte del 10,4 in Lombardia, del 10,3 in Emilia Romagna e del 10,2 in Sicilia, Piemonte, Campania e Puglia. Rispetto alla situazione pre – Covid, il dato medio nazionale è aumentato addirittura del 16,9%.

In merito all’export, infine, quest’anno il dato nazionale dovrebbe aumentare del 6,3, con picchi particolarmente positivi in Sicilia (+15,5%), Liguria (+12,3), Valle d’Aosta (+12,2) e Calabria (+11,8). Rispetto a 3 anni fa, le nostre vendite all’estero sono incrementate del 9%.

Giorgia Iacuele

“Frecce incendiarie” dal Sole-24/Ore
contro Meloni e Salvini – Replica di Pedrizzi

RICCARDO PEDRIZZI REPLICA AL “SOLE-24 ORE”
il giornale che dovrebbe avere a cuore i programmi e non le etichette

Comunicato stampa / 2 agosto 2022

Con un editoriale velenoso e strumentale del Prof. Sergio Fabbrini, l’altro ieri anche il “Sole24Ore” ha avuto una caduta di stile, lanciando beceri riferimenti sui nazionalismi e populismi, riferendosi in genere alla destra italiana. Nella sua analisi in un fondo sul quotidiano di Confindustria, il Prof. Fabbrini citava presunte minacce ‘istituzionali’ della destra nazionalista di Meloni e Salvini, ipotizzando ripercussioni sulla Costituzione formale sulla base di presunte svolte anti-europeiste di un futuro governo di centrodestra, tirando in ballo posizioni critiche inizialmente formulate da Lega e FdI sulla ripartizione dei Fondi Pnrr ampiamente superate nei fatti dal dibattito parlamentare, ma anche futuri conflitti sul sovranismo legislativo con la Ue che minaccerebbe le istituzioni, gli equilibri e gli assetti istituzionali”

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Approvato accordo Ue sul gas

I ministri Ue competenti per l’Energia, riuniti a Bruxelles per un consiglio straordinario, hanno approvato l’ultima proposta di compromesso della presidenza ceca dell’Ue. Un accordo che però è stato concesso solo dopo essersi garantiti una serie di deroghe che rischiano di svuotare tutto il piano.

I 10 punti:

  • Taglio del 15% dei consumi, rispetto alla media degli ultimi cinque anni, tra il primo agosto 2022 e il 31 marzo 2023. Volontario, diventa però obbligatorio in caso della dichiarazione dello Stato di allerta per grave crisi energetica.
  • L’allerta può essere proposta dalla Commissione europea se ritiene vi siano le condizioni (insufficiente offerta di gas o eccessiva richiesta per un inverno molto freddo), o se a chiederlo sono almeno cinque Stati membri. A decidere sull’effettiva attuazione saranno gli Stati Ue a maggioranza qualificata.
  • Per l’Italia, insieme a Spagna e Portogallo, c’è uno sconto dell’8% (dunque riduzione solo del 7%) per via del basso livello di interconnessione con il resto dell’Ue.
  • L’Italia potrebbe beneficiare anche di sconti legati al livello di scorte di gas, se sono superiori a quanto richiesto dalla normativa Ue.
  • Le isole, Irlanda, Cipro e Malta, sono esentate in quanto non connesse con la rete energetica Ue e dunque non possono eventualmente aiutare altri Stati in difficoltà.
  • Possibile esenzione anche per le Repubbliche baltiche: sono ancora connesse, come ai tempi dell’Urss, alla rete elettrica russa. Se Mosca decide di tagliarle fuori, devono poter usare tutto il gas necessario per produrre energia.
  • Possibili sconti per i Paesi come la Francia che nel 2021 hanno dovuto aumentare oltre l’8% i consumi di gas per produrre energia. Per esempio Parigi ha dovuto chiudere metà delle centrali nucleari per manutenzione.
  • Esenzioni trasversali per settori vitali, come la siderurgia e la chimica.
  • La normativa d’emergenza resta in vigore un anno, ma può esser prorogata.
  • In una dichiarazione separata, la Commissione Europea sta svolgendo “lavoro urgente” sulla fattibilità di tetti ai prezzi del gas nonché sulla riforma del mercato dell’elettricità, i cui prezzi sono tuttora legati a quelli del gas.

Giorgia Iacuele