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Credito d’Imposta per Cuochi Professionisti:
finalmente in applicazione con il 2023

CREDITO D’IMPOSTA PER I CUOCHI PROFESSIONISTI
– Comunicato Stampa de
ll’on. Maria Spena pervenuto alla Redazione di Consul Press

Roma – “Finalmente è stato attivato il cosiddetto “bonus cuochi”, previsto dal Decreto interministeriale del 1 luglio 2022. Grazie a questo provvedimento, che ho presentato e seguito durante la scorsa legislatura in tutte le fasi del suo iter, verrà garantito un credito d’imposta, fino a 6 mila euro, a beneficio dei cuochi professionisti”.

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Panificatori, in “piazza“ contro l’aumento
dei costi dell’energia e delle materie prime

I Panificatori della Fippa – Federazione Panificatori, Pasticcieri e Affini – si sono dati appuntamento nella Capitale il 27 novembre presso il Centro Congressi Cavour per gridare forte il loro disperato bisogno dell’intervento della politica affinché dia risposte esaurienti a un settore che sta affrontando la peggiore crisi dalla fine del secondo conflitto mondiale, piegato dall’aumento dei costi dell’energia e anche delle materie prime. 

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15° Congresso del Partito Real Democratico a Roma:
lo svolgimento ed approvazione mozione conclusiva

Domenica 27.11.2022  //  Comunicato pervenuto alla Redazione della Consul Press da parte del Dr. Massimo Arsetti  – Segretario Generale del P.R.D.  

Esattamente 2 settimane or sono, domenica 13 novembre, a Roma presso la Cappella Orsini si è  svolto il 15° Congresso Nazionale del Partito Real Democratico.  
I lavori avrebbero dovuto iniziare alle 10,30 ma, per colpa della cervellotica gestione del Comune da parte del sindaco Gualtieri, il centro dell’Urbe viene spesso ( troppo…) bloccato a causa di fantomatiche “Maratone” ed i cittadini diventano dei veri e propri ostaggi! (*1)

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Domenica 27 novembre manifestazione nazionale dei fornai italiani a Roma

La panificazione italiana sta vivendo la sua crisi peggiore dal dopoguerra ad oggi. Sono già decine, forse centinaia, le aziende che hanno deciso o stanno decidendo di chiudere a causa dell’aumento sui prezzi dell’energia elettrica e delle materie prime.

Non solo, la crescita inarrestabile dell’inflazione oramai deflagrata a livelli sudamericani, ha ridotto la capacità di spesa dei consumatori in misura tale che non solo non possono permettersi di accettare gli aumenti che sarebbero necessari alle imprese per pareggiare i conti, ma addirittura vanno nella direzione di far comunque diminuire le vendite di pane e di tutti gli altri prodotti.

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 ITA Airways: – “Vade retro AirFrance – Klm” !
dichiarazioni del Sen. Riccardo Pedrizzi

 

                  ITA Airways: “Vade retro Messieurs les Francais !
….. il ritiro definitivo della cordata di Msc va scongiurato”

 Roma, 22.11.2022  – “La riapertura del dossier dell’ex Alitalia, oggi Ita-Airways, da parte del governo Meloni, è una straordinaria occasione per immaginare un nuovo futuro industriale per la nostra compagnia, che va tenuta al riparo dalle insidie di Paesi nostri concorrenti, sul fronte delle rotte turistiche, e dall’assalto di fondi di investimento dalla vocazione speculativa e non industriale”.
Qui di seguito riportiamo la dichiarazione del Sen. Riccardo Pedrizzi, già presidente della Commissione Finanze e Tesoro e Finanze del Senato, rilasciata alla Consul Press:  “Air France-Klm e la cordata del fondo Certares non forniscono alcuna garanzia per la tutela dei livelli occupazionali di Ita Airways, ma anche sul fronte del rilancio della compagnia di bandiera le prospettive restano quelle di una pseudo colonizzazione e basta”.

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“L’azzeramento delle trattative in esclusiva con Certares era doverosa, da parte del ministro Giorgetti, anche sulla base delle stime sulla possibile riduzione del personale Ita di almeno 1.000 dipendenti senza peraltro affrontare e risolvere i problemi strutturali dell’ex Alitalia. Lo stesso per l’ipotesi Air France/Klm, una compagnia che da tanti anni tenta di risollevarsi dalla crisi ma è sempre in difficoltà e che oggi si ricandida – dopo essere stata caldeggiata dall’ex premier Draghi – ad acquisire Ita come espressione dello Stato francese diretto concorrente del nostro Paese sulle rotte turistiche e senza alcun interesse a portare i turisti in Italia, al contrario di Lufthansa”
“Proprio ieri sembra essere tramontata l’opzione tricolore, la cordata di Msc del re dei trasporti marittimi D’Aponte, con la partnership tedesca di Lufthansa, che potrebbe rappresentare la vera svolta intermodale per il nucleo centrale dei trasporti italiani, coniugando ed integrando il settore marittimo con quello cargo e aereo.
L’annunciata rinuncia di Ms, leader mondiale nel trasporto marittimo di merci e quindi come tale è in grado di riempire i Cargo Alitalia al 100 % è una sconfitta per il Paese. Non per niente ha già costituito una sua compagnia aerea la McsAir Cargo con 4 aerei Boeing 777 che potrà essere agevolmente integrata con Alitalia.
Ma il colosso del mare è anche leader mondiale nel settore delle crociere nel Mediterraneo ed è quindi in grado di riempire al 100% anche gli aerei passeggeri con i crocieristi. Senza trascurare, in una chiave sinergica e intermodale, le sue trattative per l’acquisto di Italo Treno. Ideale sarebbe una cordata con Lufthansa, la più grande Compagnia Aerea Europea con bacino di utenza soprattutto in Europa continentale e quindi interessata a completare il suo network nel nostro Paese con gli hub di Fiumicino e Linate/Malpensa senza penalizzare l’Italia.
Vade retro, francesi, ed il governo punti su Msc e provi a farla rientrare nella trattativa”.

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I “Tentativi Francesi” riguardanti una colonizzazione del “Made in Italy” non sono sporadici o saltuari, ma perseguono una linea costante della politica presidenzialista di Oltre Alpi, come più volte denunciato dal Sen. Riccardo Pedrizzi e dalla Consul Press, anche nei precedenti anni come nel 2019 


 

Segreteria Sen. Dott. Riccardo Pedrizzi
Piazza Roma n.4 Sc/C – 04100 LATINA
www.riccardopedrizzi.altervista.org  > 
www.interventonellasocieta.altervista.org
www.ucid.it/gruppolazio/
info@riccardopedrizzi.it

 

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Alle radici della guerra Russia-Ucraina, le responsabilità degli episodi di Maidan

Le vere radici della guerra fra Russia ed Ucraina

una analisi di ROBERTO ROSSETI *

Qualcuno si sarà domandato perché alla Libreria Horafelix, in Roma, mercoledì 9 novembre si sia deciso,  su input  del Gruppo Pro Italia,  di presentare il libro di  Max Bonelli  “Antimaidan che ha visto la luce nel gennaio del 2015?
……… La risposta è molto semplice.
Bastava leggerlo per comprendere, in tempi non sospetti, come già negli anni 2013-2014 fosse stata pianificata la progressiva, lenta ma continua, opera di assedio, distruzione e genocidio della popolazione russofona abitante nel Sud-Est dell’Ucraina ed in particolare nel Donbass e in Crimea.

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Economia circolare: Italia un passo avanti rispetto ai competitor europei

Dal Rapporto sull’economia corcolare in Italia è emerso che nonostante non sia stato raggiungo l’obiettivo del disaccoppiamento tra consumo di risorse e crescita, il nostro Paese insieme alla Francia siede sul podio nella classifica delle 5 principali economie europee; nell’Unione europea nel 2020 il tasso di utilizzo circolare della materia ha raggiunto il 12,8% mentre nel nostro Paese il 21,6%.

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L’opposizione della pace ad uso politico

Non vi sarà sicuramente sfuggita la grande marcia della pace di questo weekend, dove l’opposizione, ha cercato pateticamente, chi con ipocrisia (guarda Conte, che crede di poter dare un colpo di spugna, e si scopre contro l’invio di armi in Ucraina), chi tra le conteste (guarda Letta, chiamato guerrafondaio), chi preso dal momento karaoke (guarda Calenda, che canta a Milano “bella ciao”), di strumentalizzare una piazza che era lì per un fine diverso dai loro interessi: la pace.

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IL PRIMATO deve essere della “POLITICA”,
auspicando che la “P” sia sempre Maiuscola !

SU “IL PRIMATO” della POLITICA 

NOTE  A  MARGINE a cura di GIULIANO MARCHETTI 

Mi ricollego all’intervento “IL PRIMATO della POLITICA sull’Economia e sul ruolo dei Tecnici” a firma di Massimo Rossi, pubblicato esattamente lo scorso lunedì, in data 24.10, per proporre alcune ulteriori possibilità di discussione, unitamente a varie riflessioni personali, decisamente polemiche verso il c.d. “politicamente corretto”.
In particolare, per esprimere le mie consuetudinarie “Note a Margine” (ove posizionare eventuali commenti di consenso o dissenso, nonché integrazioni e link di collegamento) desidero soffermarmi su due tematiche riguardanti in particolare:
A) I “Politici & Tecnici”:  #  B) Il “Sistema-Partito” costituito dal relativo Leader, eventualmente diversificato tra il “Partito/Persona” o il “Partito/Azienda”.

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IL “PRIMATO della POLITICA”
sull’Economia e sul ruolo dei Tecnici

LA NECESSITA’ DI POLITICA  ed IL RUOLO DEI TECNICI

una analisi di MASSIMO ROSSI *

Negli ultimi 10/15 anni il nostro Paese è stato governato da “Tecnici”. Il primo (più recentemente) fu il governo Ciampi, poi Monti, poi Draghi, ma anche lo stesso Conte era un tecnico.  La politica si è fatta da parte ed ha lasciato il posto alla “competenza” ed alle competenze (vere o presunte).
Ci si è ubriacati di una idea razionalista ed efficientista che, però, ha da sempre due limiti: non progetta e non sceglie la via per il futuro. Il “Tecnico”, per sua natura, è molto capace nel destreggiarsi in quello che c’è, nelle norme e regole esistenti, ma è incapace di progettare e, peraltro, non è giusto che lo faccia.
Il progetto ed il cammino deve essere indicato dal “Politico” che deve avere la forza propulsiva degli ideali e delle volontà che hanno la forza di cambiare l’oggi guardando ad un domani migliore.

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Soldi dall’Europa per l’Internazionale Partigiana?

ANPI:  DALLA “RESISTENZA” AD UNA “NOSTALGIA” SENZA FUTURO 

__________________ FRANCO D’EMILIO 

I nostalgici dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, ancora cultori di un patetico, perché vetusto e anacronistico, amarcord resistenzialista antifascista, vedono o, forse, sono costretti a vedere sempre nero il futuro, soprattutto quello altrui, per giustificare ostinatamente la ragione della propria esistenza.
Naturalmente, il nero nell’ottica dell’ANPI è lo spauracchio che possa allungarsi ancora l’ombra del Ventennio ad opera di una destra sì moderna, liberalconservatrice e in doppiopetto, ma pur sempre scafata e spregiudicata, arrogante e autoritaria, dunque e, comunque, sempre identitaria di quel nemico fascista senza il quale gli obsoleti partigiani, vecchi e giovani che siano, dovrebbero solo chiudere bottega e togliere il disturbo.

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L’urgenza di un nuovo “cervello politico”
al Partito Democratico

UN PERCORSO DI METAMORFOSI DA  OVIDIO  A KAFKA

una analisi di FRANCO D’EMILIO 

Adesso, nel Partito Democratico si parla persino di cambiare nome, considerato che la denominazione attuale configura un’identità politica incerta, ostinatamente dominata dal mantenimento, dalla gestione del potere locale e nazionale, dunque lontanissima dal rispetto della prassi democratica sia all’interno che all’esterno della stessa formazione.
Si pone, quindi, un problema d’identità che, in questo caso, deve assolutamente e contemporaneamente riguardare il nome e la faccia: davvero non si può solo chiamare diversamente la stessa faccia, ormai nella disaffezione elettorale e politica di tanti italiani!

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POST IL 25 SETTEMBRE,
un’analisi elettorale di Federico Gennaccari

UNA RADIOGRAFIA DEL VOTO
di FEDERICO GENNACCARI 
 
Per fare un’analisi elettorale completa volevamo aspettare i dati relativi ai seggi, ma a quanto pare certezze al 100% ancora non ce ne sono (con continui contrordini e passaggi di seggi tra maggioranza e opposizione sulla base del famigerato algoritmo) per una figuraccia cosmica del “Ministero degli Interni”.
Così intanto possiamo fare un’analisi del voto di domenica 25 settembre che ha visto la storica vittoria del centrodestra con la netta affermazione di Fratelli d’Italia e di Giorgia Meloni, destinata dagli italiani ad essere la prima donna presidente del consiglio pur con il record di astensioni (e un milione di voti in meno per il centrodestra rispetto alle europee del 2019), segno che Letta ha fallito.
 
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La sua campagna elettorale non ha fatto breccia, le demonizzazioni e gli allarmi antifascisti (amplificati da “Repubblica”, “La Stampa” “Corriere della Sera” e la tv La7 – *1) non hanno riportato gli italiani alle urne, anzi li hanno allontanati, ottenendo proprio l’effetto contrario e segnando così la fine del Novecento e, secondo alcuni studiosi, anche dell’antifascismo come argomento politico.
Quando abbiamo sentito che i votanti erano stati solo il 63,91 abbiamo pensato che con una percentuale così bassa (il 9% in meno rispetto al 2018) il risultato avrebbe potuto essere un pareggio perché solitamente l’astensione penalizza il centrodestra, ma non è stato questo il caso.
Invece le urne hanno stabilito che il centrodestra guidato da Giorgia Meloni ha vinto nettamente col 43,8 e Fratelli d’Italia è il primo partito con il 26% (Lega all’8,8 e Forza Italia all’8,1) mentre la coalizione di centrosinistra si è fermata al 26,1 con il Pd al 19 (Alleanza Verdi e Sinistra al 3,6 e +Europa al 2,8). In ripresa il Movimento 5 Stelle al 15,4 mentre Azione più Italia Viva di Calenda e Renzi ha ottenuto il 7,8. Sopra l’1 poi Italexit, Unione Popolare e Italia Sovrana. Sul territorio sono stati eletti anche i candidati altoatesini della SVP e il candidato siciliano della lista di De Luca.
Simile poi il risultato al Senato dove per la prima volta è stato abbassato il limite di età a 18 anni (prima votavano dai 25 in su).
 
CENTRODESTRA  – Il centrodestra ha vinto ottenendo il 43,8: come consensi ha preso 147 mila voti in più rispetto al 2018 ma un milione di voti in meno rispetto alle Europee del 2019. Alle politiche del 2018 erano stati 12.152.345 oggi sono 12.299.648. Un dato sorprendente poiché all’interno della coalizione c’è stata una profonda rivoluzione con 7.300.628 per Fratelli d’Italia (ne aveva solo 1.429.550); 2.464.176 per la Lega (erano 5.698.687); 2.279.130 per Forza Italia (erano 4.596.956) e 255.714 per i Moderati (erano 427.152 per Noi con l’Italia).
Una lettura più chiara può arrivare facendo il confronto con le Europee del 2019. Allora aveva votato solo il 56,1 e il Centrodestra aveva ottenuto 13.221.335 voti, quasi un milione di voti in più. La Lega ne aveva ottenuti 9.153.638 seguita da Forza Italia a 2.344.465 e da Fratelli d’Italia a 1.723.232. La Lega aveva fatto il pieno da Forza Italia e dal Movimento 5 Stelle che non a caso registrano una differenza minima tra i voti delle Europee e quelli del 2022.
Lecito pensare che quel milione di voti in meno in parte sia andato alle formazioni minori di protesta, dato che la somma di Italexit con 533.865, Italia Sovrana e Popolare con 347.664, Vita con 201.354 e anche Sud chiama Nord con 211.427 supera abbondantemente il milione di voti (1.311.192 per la precisione, aggiungendo anche i 16.882 di Alternativa per l’Italia), mentre alle Europee l’area a destra del centrodestra non arrivava a 250 mila voti (il Popolo della Famiglia a 113.875, Destre Unite Casapound 88.724 e Forza Nuova 40.782) e alle politiche del 2018 Casapound, Il Popolo della Famiglia e Italia agli Italiani avevano ottenuto 658 mila voti.
Forza Italia ha perso voti verso Calenda? Sì ma in modo molto contenuto dato che la differenza tra europee 2019 e politiche 2022 è di solo 65 mila voti. Quindi se ne ha persi di più, ne ha recuperati altri. Magari a Calenda saranno andati parte dei 171.438 persi dai Moderati.
Per la Lega si può dire che nel 2018 aveva sorpassato Forza Italia prendendo voti che erano del PdL nel 2013, aveva poi fatto il pieno nel 2019 sull’onda del successo del governo giallo-verde conquistando tre milioni e mezzo di voti spostati da Forza Italia e sottratti al Moviment0 5 Stelle (recuperando il voto di quanti precedentemente votavano a destra e poi si erano affidati a Grillo) e ora sull’onda dello scontento per il governo Draghi nel quale Salvini non ha inciso ha perso ben 6.689.462 voti divisi tra Fratelli d’Italia, le liste di protesta e qualcosa anche al non voto.
All’interno della Lega c’è scontento per il risultato elettorale ma non possono certo mettere in discussione Salvini, quanti come Giorgetti o i governatori che hanno rappresentato l’ala più filogovernativa, Personalmente sono convinto che se Salvini non avesse provocato la caduta di Draghi e le elezioni si fossero tenute a scadenza nel 2023, la Lega avrebbe perso ulteriori consensi perché l’elettorato leghista è esigente.
Fratelli d’Italia ha beneficiato di aver fatto opposizione da solo al governo Draghi e di avere una leader come Giorgia Meloni, concreta e decisa che non usa il “politichese” e finora ha sempre mantenuto quanto promesso, risultando più credibile e rappresentativa come leader dell’intero centrodestra, soprattutto da quella fascia di almeno 2 milioni di elettori che prima ha votato per Berlusconi e poi per Salvini, a cui poi si sono aggiunti i grillini tornati a votare a destra, che avevano scelto Lega alle Europee del 2019 e i leghisti delusi dal Salvini draghiano (secondo uno studio di Demopolis degli elettori meloniani il 33% nel 2018 ha votato Lega, il 30 il Movimento 5 Stelle e il 12 Forza Italia). Ben 5 milioni 900 elettori in più in cui vanno compresi anche una minima percentuale che votava a sinistra oppure liste di estrema destra o che non votava proprio.
 
CENTROSINISTRA – Ha ottenuto 7.337.624 voti (nel 2018 ne aveva presi 7.506.723 più 1.114.799 di Liberi e Uguali mentre alle Europee del 2019 erano 7.482.793). Una perdita di 1.285 mila voti rispetto al 2018 (e di circa 150 mila rispetto alle Europee del 2019), voti che sicuramente sono andati a Calenda.
Il Pd di Letta si è fermato a 5.355.086 voti (erano 6.161.896 nel 2018 e 6.050.351 nel 2019). +Europa ne ha avuti 793.925 (ne aveva 841.468 nel 2018 e 822.764 alle Europee nel 2019). L’Alleanza tra Verdi e Sinistra ha ottenuto 1.019.208, centomila voti in meno rispetto a Liberi e Uguali nel 2018, mentre nel 2019 Europa Verde ne aveva 609.678.
Infine Impegno Civico di Tabacci e Di Maio ha preso 169.405 voti (nel 2018 la lista di Tabacci ne aveva avuti 190.601). Troppi errori da parte di Letta in questa campagna elettorale. Completamente sbagliate anche le alleanze. Doveva muoversi tenendo conto della legge elettorale, soprattutto per i collegi uninominali, ma è sembrato farne a meno. Evidentemente Letta pensava di svuotare l’elettorato del Movimento 5 Stelle che invece non si è lasciato irretire né dal segretario del Pd né tantomeno da Gigino Di Maio.
 
MOVIMENTO 5 STELLE –  Giuseppe Conte è considerato l’altro vincitore di queste elezioni perché i grillini non sono scomparsi dato che i sondaggi all’inizio della campagna lo davano al 10. Ha ottenuto 4.333.748 voti: un crollo rispetto alle politiche del 2018 quando i voti erano 10.732.066, ma solo 200 mila in meno rispetto alle Europee del 2019 quando gli elettori provenienti dal centrodestra hanno scelto la Lega. Allora i voti erano stati 4.552.527. (*2)
AZIONE-ITALIA VIVA – Senza dubbio l’accoppiata Calenda-Renzi è stata la novità di queste elezioni con 2.186.658 voti. Si aspettavano di più (speravano di essere l’ago della bilancia) e lo stesso Calenda non è riuscito a ripetere a Roma l’exploit avuto alle elezioni comunali del 2021. Da dove arrivano i voti? Stando alla matematica 1.200.000 dal centrosinistra (il Pd ha preso 700 mila voti in meno), circa 200 mila dal centrodestra e il resto dal non voto o da ex elettori grillini. Calenda punta a fare il Macron italiano e il suo risultato non è da sottovalutare anche se la prova del nove saranno le Europee del 2024.
SINISTRA – Discreto risultato per l’Unione Popolare di De Magistris con 402.080 voti pari all’1,43 ben lontano dal quorum del 3% ma migliore di Potere al Popolo che nel 2018 ne aveva avuti 372.179. Elettori di sinistra legati a Marco Rizzo (*3) e ad Antonio Ingroia hanno votato anche per Italia Sovrana e Popolare (lista che ha visto insieme esponenti dell’estrema destra e della sinistra) che ha ottenuto 347.664 voti.
LISTE DI PROTESTA – Ne abbiamo già parlato all’interno del centrodestra poiché sicuramente Italexit, Italia Sovrana e Popolare, Sud chiama Nord e Vita se si fossero uniti in un’unica lista avrebbero potuto raggiungere il 3%, ma non è facile mettersi d’accordo. Per cui sommati hanno ottenuto 4,61 ma essendo separati nessun parlamentare (a parte Sud chiama Nord che ha vinto nel collegio messinese).
 
DI MAIO COME FINI – Fondare un nuovo partito e presentarsi al di fuori del vecchio schieramento non porta fortuna a quelli che ne erano stati leader. Se poi per i gruppi parlamentari usi la parola “futuro” allora lasci intendere che pensi al tuo di futuro e non a quello della nazione. Così Luigi Di Maio non ce l’ha fatta. Sulla carta, stando ai dati delle ultime comunali, gli era stato dato un collegio sicuro a Napoli ma gli elettori non hanno gradito, premiando invece il Movimento 5 Stelle e così è stato battuto proprio dal candidato del suo ex partito.
Eppure lui ce l’ha messa tutta, compreso il volo sulle braccia dei camerieri di una nota pizzeria, foto che sui social ha scatenato la fantasia dei tanti detrattori che lo vorrebbero vedere tornare a vendere bibite allo Stadio San Paolo, anzi Diego Armando Maradona. Di Maio è il più illustre trombato, passato dalla poltrona di ministro degli Esteri alla panchina del parco.
Ha fatto la fine di Gianfranco Fini,  la cui poltrona era quella di Presidente della Camera (*4). L’ex leader di An aveva fondato “Futuro e Libertà per l’Italia”, mentre i gruppi parlamentari di Di Maio erano “Insieme per il Futuro” ma il risultato alle politiche è stato praticamente lo stesso: 0,47 per il partito di Fini nel 2013 e 0,60 per la lista di “Impegno Civico – Centro Democratico” di Di Maio e Tabacci nel 2022, annotando che Tabacci si è salvato, eletto in un collegio uninominale a Milano
__________________________FEDERICO GENNACCARI 
 
***** ***** *****
 
NOTE A MARGINE
(*1)  Su “Repubblica, La Stampa, Corriere della Sera, La7 -Tv, TG.3″….
ed i relativi Addetti ai Lavori più volte sulla Consul Press, nella rubrica “Media & Editoria/Rassegna Stampa”  sono stati riportati puntualmente una serie di brillanti commenti redatti da Adalberto Baldoni, che invitiamo a leggere . Inoltre, per quanto riguarda Enrico (Chicco) Mentana,  in calce viene postato un Twitter dedicatogli da Mario Giordano
(*2) Il Mov. 5 Stelle a mio giudizio e credo di non errare – è riuscito a mantenersi a galla in gran parte grazie al “Voto di Scambio”, mentre il suo attuale Leader, per quanto riguarda il poltronismo, non si discosta dall’ex Capo Politico dello stesso Movimento…. vds articolo del 17 settembre u.s. 
(*3) Marco Rizzo “Compagno Doc” e di notevole spessore – più volte apre dei dibattiti a favore di obiettivi (che personalmente ritengo) senz’altro condivisibili anche da molti “Veri Camerati”, pur partendo da un retroterra culturale ideale ed ideologico ben diverso ….. vds. sua intervista riportata sulla Consul Press in data 22.05.2020  ed altro suo commento riportato da “La Verità” in data 20.05.2021.  
(*4) Su Gianfranco Fini sono già stati pubblicati dalla Consul Press alcuni interventi in data 18.07.2018, nonché ripresi dal Quotidiano Rinascita, al tempo diretta da Ugo Gaudenzi, in data 09.09.2010…… e credo che tanto basti ! _______________Giuliano Marchetti
 
 
 
 

 

 

 
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Il caro-bollette e la guerra russo-ucraina

Dal 24 febbraio di quest’anno la guerra russo-ucraina ci sorprende col suo carico di atrocità e di morte. Oltre ai bollettini di guerra fatti di attacchi e controffensive sulle Città e gli obiettivi strategici, assistiamo anche allo scenario geopolitico globale che col passare dei mesi sta formando anch’esso due blocchi contrapposti. Inizialmente il Mondo ha condannato unanimemente questa nuova e pericolosa guerra in Europa ma dopo poco è emerso da un lato il compatto blocco occidentale NATO guidato da Stati Uniti e Comunità europea e un più frastagliato, ma via via più definito e solido, blocco di Paesi filorussi con una crescente presenza cinese, spinta anche dalla crisi di Taiwan.

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Sulla vittoria elettorale
e la classe dirigente di Fratelli d’Italia

XXV SETTEMBRE DDXXII,  …. IN ITALIA
E’ CROLLATO IL MURO DI BERLINO

_________________FRANCO D’EMILIO

Giusti la gioia, l’entusiasmo di Fratelli d’Italia per l’indiscutibile successo elettorale che ha decretato il partito di Giorgia Meloni come forza principale della coalizione di centrodestra con un apporto di voti e seggi, utile ad assicurare al futuro governo meloniano un’ampia, stabile maggioranza in Parlamento. Dunque, in ogni dove d’Italia una gran messe di consensi sulla quale, credo, sia però opportuno, per senso di responsabilità e per realismo politico, fare qualche considerazione. 

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L’Italia sorride con Giorgia Meloni

La Sorella d’Italia  de  La Pucelle d’Orléans

______________di FRANCO D’EMILIO

Davvero memorabile la scoppola, colpo secco e deciso, inflitta da Giorgia Meloni alla politica italiana con l’odierno successo elettorale del suo partito, Fratelli d’Italia. 
Una scoppola duplice perché sconfigge sonoramente il centrosinistra e perché annichilisce, umilia la spocchia del Partito Democratico, guidato dalla segreteria del saccente professorino Enrico Letta: in entrambe le scoppole è, infatti, innegabile il contributo essenziale a due cifre di Fratelli d’Italia, il 26% dei voti, nell’ambito della coesa e vincente coalizione di centrodestra con la Lega e Forza Italia.

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Giovedì 15 settembre, al CIS presentazione
del nuovo numero di “Realtà Nuova”

ELEZIONI DEL 25 SETTEMBRE
AL C.I.S. PRESENTATA L’EDIZIONE SPECIALE

DEL  NUOVO NUMERO DI “REALTA’ NUOVA”

“Perché a noi piace Giorgia Meloni”. E’ questo l’editoriale di Domenico Gramazio sul numero speciale del mensile “Realtà Nuova” per la campagna elettorale, presentato a Roma presso la Sala Convegni del Centro Iniziative Sociali, gremita fino all’inverosimile.
Numerosissime persone – tra cui Associati al C.I.S., Giornalisti, Imprenditori, Professionisti, Primari in ambito medico ed ospedaliero –  hanno potuto seguire il dibattito dal televisore interno a dimostrazione del grande interesse per queste elezioni politiche. 

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Ursula von der Leyen pronuncia il discorso annuale sullo Stato dell’Unione

Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, nell’annuale discorso sullo Stato dell’Unione (SOTEU) dinanzi al Parlamento europeo in seduta plenaria a Strasburgo ha parlato della guerra in Ucraina e la conseguente crisi del gas, dell’inflazione, delle difficoltà economiche e del rischio di una nuova recessione.

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