Gucci presenta “Souvenir from Rome”
Alessandro Michele continua con la sua personale visione e versione del mondo Gucci, reinterpretando l’heritage del marchio alla luce di una eccentrica ed inconsueta modernità.
Alessandro Michele continua con la sua personale visione e versione del mondo Gucci, reinterpretando l’heritage del marchio alla luce di una eccentrica ed inconsueta modernità.
Nasce tra Veneto e Friuli Venezia Giulia il polo interregionale delle eccellenze e-commerce: il negozio on line adesso diventa intelligente, il Veneto come la Silicon Valley combatte contro le chiusure dei negozi fisici. Bassel Bakdounes, titolare di Velvet Media: “La rivoluzione è iniziata. Vendere online? Ci si riesce solo usando in modo professionale i marketplace come Amazon, il proprio personale e-commerce e i social aziendali”. L’intelligenza artificiale applicata all’e-commerce: ecco come si faranno acquisti nei prossimi decenni
articolo di Elena Banfi via vanityfair.it
Parliamo di etica e responsabilità sociale: a che punto sono le aziende fashion italiane? Abbiamo chiesto a due grandi esperte di aiutarci a fare un po’ di chiarezza e a capire quanto «Made in Italy» sia sinonimo di «Made in dignity»
Con Spotify si può ascoltare tutta la musica che si vuole, legalmente e senza l’obbligo di acquistarla, ma pagando solo una tariffa fissa. Perché non estendere questo concetto anche per gli abiti? In realtà esistono già servizi di questo tipo, dove poter usufruire di abiti da indossare solo in determinate occasioni o noleggiare Birkin e Kelly di Hermes o una Chanel Jumbo, borse non arrivabili a tutte.
Nella grande arteria stradale, viale papa Giovanni XXIII, che attraversa la città di Bergamo, è situato nel cuore del centro storico, un ristorante molto noto in città per l’accuratezza e la qualità delle pietanze servite.Il locale si chiama “La Ciotola”, da quasi 70 anni è gestito con passione dalla famiglia Testa.
Quanto si può essere veramente indipendenti dalle convenzioni sociali? Fino a che punto siamo noi ad agire e quando, invece, agiamo sulla spinta di quanto il nostro contesto sociale si aspetta da noi?
La Rosa non ci ama, in scena al teatro Belli dal 10 al 12 di maggio, parla di questo.
Roberto Russo, autore dell’opera, spiega questo concetto attraverso la metafora della rosa, un fiore creato per essere ammirato ed amato ma che, a volerlo toccare, ti respinge e ti punge.
I protagonisti di questa storia, Carlo Gesualdo e Maria D’Avalos, magistralmente interpretati da Gianni De Feo e Cloris Brosca, vivono il dramma di essere all’altezza del proprio status, divenendo così vittime consapevoli della rosa.
Carlo Gesualdo principe di Venosa, viene costretto dalle chiacchiere maligne della gente ad organizzare un efferato delitto nei confronti della moglie, Maria D’avalos, macchiatasi d’adulterio sotto il suo stesso tetto.
Il fatto di cronaca, avvenuto realmente nella Napoli del 1590, fu bollato come delitto passionale.
Ma fu davvero così? Questa è la domanda che si pone l’autore, il quale ritiene che Carlo, artista immenso, musicista innovatore ed immortale, in realtà non avrebbe voluto vendicarsi. L’omicidio di Carlo non ha nulla di passionale, afferma Russo, non è un delitto che nasce per gelosia bensì un delitto premeditato, richiesto ed annunciato dalla pubblica opinione.
A far da sfondo ad un’ambientazione prevalentemente notturna, sono i colori che si susseguono, uno dopo l’altro, accompagnando magnificamente la scena. Durante il corso della storia si passa dal rosso del sangue, al verde dell’invidia, dal giallo della gelosia, al blu, fino alla luce bianca del giorno che subito fa spazio al nero della notte.
Uno spettacolo di forte intensità, dove i veri protagonisti sono Gianni De Feo e Cloris Brosca che, grazie ad un’eccellente gioco di voci, riescono con maestria ad impersonare i vari personaggi della storia, tendo il pubblico incollato alla scena fino al calar del sipario.
Per approfodimenti visita:
https://www.globalpress.it/la-rosa-non-ci-ama-incontro-con-il-drammaturgo-roberto-russo/articoli12724