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L’ITALIA si deve salvare da sola,
….. con o senza questa Europa !

….. E CIO’ SI DEVE FARE SUBITO, 
se vogliamo sperare in una Rinascita Nazionale    

una tagliente analisi di RICCARDO PEDRIZZI  *

La partita sui corona bond è ancora una volta rinviata, si va a dopo Pasqua quando si riuniranno i 27 capi di Stato dell’Unione Europea. Eppure tutti invocano decisioni rapide, concrete e soprattutto immediatamente operative. 
Non bastano – si dice da più parti – né la liquidità della BCE né i finanziamenti previsti dal governo italiano, che a tutti gli operatori di qualsiasi settore merceologico appaiono insufficienti e difficili da ottenere e da restituire una volta erogati. In particolare quel che preoccupa sono la tempistica e gli adempimenti burocratici.

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Covid-19, Economia, Llockdown e mortalità ….in una analisi di Ilaria Bifarini

Il legame tra Economia e Mortalità
– Lockdown e rischio suicidi

                        Dal blog di ” ILARIA BIFARINI  
una bocconiana redenta “

In un momento storico in cui l’opinione pubblica rivolge tutta la propria attenzione sulle statistiche relative ai decessi giornalieri può essere di beneficio riportare alcuni dati sulle principali cause di mortalità del nostro pianeta. Il fattore principale di mortalità a livello globale è, infatti, rappresentato dalle malattie cardiovascolari – quasi 18 milioni – seguita dai tumori (oltre 9,5 milioni), dai disturbi respiratori e dalle infezioni delle basse vie respiratorie (in totale circa 6,5 milioni). A oggi i decessi con o da coronavirus nel mondo sono circa 80 mila, anche se il numero è inevitabilmente destinato ad aumentare ancora.

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Ristoranti e Alberghi in ginocchio: fatturato pari al 44% in meno rispetto al 2019

A causa del covid-19, molte attività sono state costrette a chiudere perché non giudicate come  di prima necessità. Sulla base di questa ottica, sono rimaste fortemente penalizzate tutte quelle attività che prevedono assembramenti di persone, tra le quali – in prima linea – le attività collegate al settore Turistico/Alberghiero e della Ristorazione. Mentre i Ristoranti, pur rimanendo chiusi al pubblico, si sono attrezzati (per superare le difficoltà temporanee) con le consegne a domicilio, il provvedimento è stato traumaticamente devastante per il comparto alberghiero.
Infatti  tale settore è stato fortemente colpito da una perdita di 7,7 miliardi di euro, pari al 54% in meno, mentre le perdite del settore della ristorazione ammontano a 8,3 miliardi, pari al 37% in meno. La regione più colpita è la Lombardia con un calo di 3,5 miliardi, seguita dal Lazio con -2,7 miliardi e dal Veneto con -1,6 miliardi. 

Obiettivamente va rilevato che tale tracollo non è stato causato solo dai provvedimenti governativi o legislativi (anche se in buona parte necessari),  ma anche dall’azzeramento (imposto o spontaneo) dei consuetudinari flussi o spostamenti turistici, in occasione di particolari celebrazioni e festività annuali. 
Su questo particolare aspetto la Consul Press cercherà di ritornare con alcuni analisi ed approfondimenti, precisando comunque che – a suo giudizio – il settore Alberghiero dovrebbe essere considerato, proprio per l’Italia, un’ attività di primaria rilevanza, nonché stratetegica per il nostro “Sistema Paese”.     

Qui di seguito si riporta il comunicato della Fondazione Nazionale dei Commercialisti,
con un annesso “studio” riprodotto su file in Pdf 

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La Germania con l’Italia ci prova sempre

Pochi Punti Precisi

Raffaele Panico

“Eppur si muove”, la celebre frase di Galilei, venne avvertita già nel 1984, almeno come una flebile sensazione che lo “status quo” di allora poteva essere in qualche misura ridefinito. Quel Muro che divideva l’Est dall’Ovest. Come quando perché e come potesse avvenire era in divenire. Oggi, dopo 30 anni passati dal 1989, in questi giorni per attenti osservatori, prima ancora degli storici, per l’interesse vitale dei comuni cittadini, anonimi e statistici, come ci vorrebbe Bruxelles, quel momento appare via via molto diverso e ribaltato. Quando il Muro di Berlino fu abbattuto dalla folla il 9 novembre dell’89 gli italiani videro appassionatamente l’evento e ne erano soddisfatti. Era stata ricostruita a fatica la relazione Italia e Germania dalle tragedie della prima e seconda guerra mondiale. A far data, giusto per mettere due chiodi fissi nel discorso, dalla “spedizione punitiva” del 24 ottobre 1917, capeggiata brillantemente dall’allora capitano Erwin Rommel, poi fatto suicidare da Hitler dopo l’“Operazione Valchiria”.

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Energie per l’Italia dal Comparto Agro-Industriale

ENERGIE RINNOVABILI E PROGRAMMABILI
NELLA
STRATEGIA ENERGETICA NAZIONALE 

una analisi di ANDREA VIVENTI * 

Il virus sta mettendo a nudo debolezze strutturali dello Stato, messo in liquidazione dal Pd, sinistri e destri compari, ma anche le forze strutturali della nazione, cioè il tessuto delle imprese che mandano avanti l’Italia, la nostra produzione, il nostro benessere, lo sviluppo tecnologico,  nonostante l’apparato burocratico-fiscale. 
E sono le imprese del settore primario, cioè del comparto agroindustriale, che stanno in questi mesi letteralmente garantendo la nostra sopravvivenza e che potrebbero davvero consentire al paese di ripartire anche più forte di prima. A fare da leva, oltre l’eccellenza indiscussa dei nostri prodotti, è anche l’eccellenza delle tecnologia a servizio dell’agroindustria, prima fra tutte quella Agro energetica.

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NPL nel Settore Alberghiero un’analisi di InvestHotel Capital Partners

  LA NUOVA VIA DEGLI NPL DEL SETTORE ALBERGHIERO 

La crisi economica di questi giorni sta avendo un impatto devastante sul nostro sistema finanziario, è auspicabile un intervento del nostro legislatore, anche europeo per cercare di limitarne gli effetti.
Certo è che questo fenomeno, ove non fosse monitorato, genererebbe una vera e propria tempesta finanziaria al cui confronto probabilmente il crack Lehman Brothers apparirebbe una lieve brezza.

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Italia e Germania nei rapporti internazionali dalla “Belle Époque” alla fine del globalismo

Italia e Germania
nella storia delle relazioni europee e internazionali 

di Raffaele Panico 
foto Archivio PANICO 

È stata definita età bismarckiana il periodo tra il 1871 e il 1890, l’anno delle dimissioni di Bismarck a causa di contrasti profondi con il nuovo kaiser Guglielmo II salito al regno nel 1888.

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Il comparto trasporti e la crisi nei tempi di emergenza Covid-19

 
 
Crolla la domanda di trasporti (-70%)
A rischio le forniture sanitarie e alimentari 
le imprese di settore non possono sopravvivere con i soli trasporti di prima necessità
 
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E’ pervenuto alla Redazione della Consul Press questo comunicato stampa che pubblichiamo integralmente 

Roma, 1 aprile 2020 – La mancanza di liquidità e l’esplosione dei costi di trasporto, causate dalle misure di contenimento del COVID-19, fanno lavorare in perdita le imprese dell’autotrasporto merci e logistica, spingendole verso la drammatica scelta di chiudere le proprie attività. Questo il grido d’allarme lanciato dalla base associativa di ANITA durante una videoconferenza che ha avuto luogo nella giornata di ieri.
“Le nostre aziende specializzate nel trasporto di alimentari freschi, oltre al forte calo del fatturato, subiscono enormi costi per lo sbilanciamento dei flussi di traffico, i percorsi a vuoto, i lunghi tempi di attesa presso gli stabilimenti aziendali e le frontiere” – fa sapere Umberto Torello, Presidente di ANITA-Transfrigoroute Italia. “Non possiamo continuare a fornire servizi di trasporto per garantire l’approvvigionamento dei prodotti alimentari in assenza di un adeguato sostegno economico e finanziario da parte dello Stato”.

Secondo gli associati di Anita, le misure contenute nel Decreto “Cura Italia” non sono sufficienti. Si limitano a spostare i termini di pagamento di oneri e tributi per lo Stato. I contributi in conto gestione per le imprese sono irrisori. Lo slittamento delle scadenze dei prestiti rateali e mutui non è previsto per le grandi imprese.

“Per mantenere in vita il settore abbiamo bisogno di interventi più massicci. Ci vuole una terapia d’urto che dia liquidità alle aziende, permettendogli per i prossimi anni di risparmiare sui costi al fine di bilanciare le ingenti perdite accumulate in questi mesi” – fa presente Thomas Baumgartner, Presidente di ANITA. “Chiediamo al Governo di aumentare adeguatamente il Fondo del Ministero dei Trasporti, previsto per le imprese iscritte all’Albo, per garantire lo sconto massimo dei pedaggi autostradali già accordato, contestualmente all’esonero totale del pagamento per i mesi di aprile e maggio. Chiediamo il temporaneo esonero dalle accise sul gasolio. Necessari anche la decontribuzione degli oneri sociali, da imputare a carico dello Stato e interventi sui costi dei traghetti per garantire la continuità territoriale per le isole”.

La filiera logistica impiega 1,5 milioni persone e in tempi normali produce il 9% del PIL italiano. La chiusura di tante aziende, oltre ad avere effetti catastrofici sull’occupazione, metterebbe a repentaglio l’approvvigionamento dei beni di prima necessità e comprometterebbe la ripresa economica una volta finita la fase emergenziale.
 ANITA è l’Associazione di Confindustria che dal 1944 rappresenta le imprese di autotrasporto merci e logistica che operano in Italia e in Europa. È una delle organizzazioni costituenti la Federtrasporto che raggruppa le associazioni di operatori e gestori di infrastrutture del settore trasporti e logistica di Confindustria.

 
 
 
 
 
Ufficio stampa ANITA

 

 

Per la Rinascita Italiana: un Manifesto in 12 punti

Manifesto in 12 punti per la Rinascita Italiana

una proposta di FRANCESCO CARRARO
 pubblicata su SCENARI ECONOMICI (*1)

Lo tsunami Covid-19 ha messo a nudo i limiti congeniti di una classe dirigente inadeguata. Ha anche reso evidente a tutti la natura dell’Unione Europea, non democratica e fondata su un egoismo sociale “legalizzato”.
Urge un appello “ai liberi e forti” in grado di coagulare il consenso sia di chi vorrebbe uscire dalla UE e dall’euro domani mattina sia di chi ha bisogno di più tempo per rifletterci, ma non è comunque disposto a continuare così.

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Piano di “Salvezza Nazionale” – Nuovi Paradigmi #Economia, Politica e Professionalità a confronto

 Piano di SALVEZZA NAZIONALE  – Nuovi Paradigmi 
“CI  SALVIAMO  da  SOLI”
 

Ci è pervenuto su segnalazione di “Silva Silvana”, nickname di una acuta osservatrice ed Amica della nostra Redazione (confidando nel suo perdono per tale anglofonismo), un documento elaborato da prestigiosi Nominativi. Costoro, tutti con notevole esperienza maturata sia accademicamente, sia professionalmente, nonché operativamente – pur se con differenziati percorsi ed orientamenti – hanno predisposto insieme una  approfondita analisi ed ipotizzato interessanti soluzioni da mettere in cantiere.  

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Il Popolo del Venezuela vessato da sanzioni politiche,
nonostante l’emergenza mondiale del Covid 19

REPUBBLICA BOLIVARIANA del VENEZUELA  
Comunicato Ministero del Potere Popolare per gli Affari Esteri 

Si riporta il seguente comunicato trasmesso alla nostra Redazione dall’Ambasciata del Venezuela in Roma e da noi pubblicato.
Al termine del suddetto comunicato, è stato inserito un nostro ampio commento per evidenziare le iniquità di determinati comportamenti adottati da alcuni Stati che si ritengono essere i depositari dei valori del liberalismo e della democrazia.  

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Comunicazione sindacale: 400 lavoratori senza stipendi e protezioni sanitarie

A Roma: Dipendenti Gruppo Secur senza stipendio da agosto
e al lavoro senza mascherine, situazione assurda

Si riporta il seguente comunicato, pervenuto alla nostra Redazione da parte di alcune Organizzazioni Sindacali e, precisamente, da Filcams-CGIL Roma e Lazio, Fisascat-CISL Roma Capitale e Rieti e UilTucs Roma e Lazio: “Oltre 400 dipendenti dell’Istituto di Vigilanza Privata sul territorio operano in condizioni inaccettabili. Continueremo a denunciare la situazione finché non saremo ascoltati”

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Quando le colpe della crisi non sono della finanza

UN’ EMERGENZA IN CORSO DAI CONTORNI ANCORA INCERTI

un’ analisi di  GIUSEPPE PINO 

Il quadro generale dell’effetto coronavirus sull’economia italiana, che si sta delineando, è ormai abbastanza chiaro.  
Almeno per quanto concerne lo scenario italiano: calo della profittabilità, peggioramento del capitale circolante netto, aumento dei debiti a breve, riduzione della produzione, caduta della domanda. Trasversalmente ed indistintamente per aree geografiche, settori, ambiti.
Però (magra consolazione), non possiamo colpevolizzarne il mondo finanziario. No! L’infezione è partita e si è propagata venendo da un “altro mondo”. Una volta tanto la finanza non c’entra nulla, bolle economiche e speculative non ce ne sono, mercati drogati non esistono.

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Coronavirus. Il mondo in ginocchio a causa dell’economia selvaggia 

L’epidemia mette in luce una verità storica:
la “Centralità della Persona” in ogni ambito della vita umana 

di Biagio Maimone *

Il coronavirus ha tragicamente evidenziato come la globalizzazione possa determinare forme di economia selvaggia, tale in quanto fondata sul solo arricchimento, (*1)  che non seleziona i processi economici eticamente validi da quelli non percorribili, in quanto non sorretti dal principio della sicurezza, dal principio della selezione dei prodotti e delle tecniche non pericolose ai destinatari dei processi, che sono sempre e solo le persone. 

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Italiani Combattiamo. CoronaVirtus VS CoronaVirus

CORAGGIO ITALIA
MOSTRA LA TUA BELLEZZA 
DIMOSTRA LA TUA GRANDEZZA

Ci risiamo. Ancora una volta l’Italia si trova ad affrontare una situazione limite. Negli anni scorsi abbiamo ricordato il Centenario della Grande Guerra e di momenti difficili in una guerra, che viene definita “Grande” ne abbiamo rammentati tanti. Caporetto è diventato un termine sinonimo di tragedia e a poco vale ricordare la vittoriosa Battaglia di Vittorio Veneto, a un anno esatto, quel che si fissa nella mente sono sempre le sventure. Finita la Grande Guerra cento anni fa si diffondeva una gravissima epidemia influenzale, la “Spagnola” che colpì tutto il mondo e trovando un’umanità debole e provata dallo sforzo bellico, fece più morti della guerra stessa.

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Dall’involtino facile di primavera alle lacrime e sangue

Crisi nera almeno fino all’autunno di questo anno bisesto

Raffaele Panico

Roma si è spopolata di turisti tutti, a parte alcuni pochi e sparsi. È l’emergenza, di una pessima informazione e di esperiti tentativi di lotta al virus, sottovalutato per settimane, con ironia e una buona dose di satira durante lo svolgersi quotidiano degli affari italiani, con forti varianti di un certo sensazionalismo condito anche da slogan ormai stereotipati da decenni. Il virus non si politicizza. Non lo si fa neanche in Cina dove regna il partito comunista e quando questo organo politico dirigente decide tempestivo si agisce senza se e senza ma, figuriamoci in una cosiddetta democrazia occidentale, dove l’espressione dei governanti sappiamo spetta ai cittadini italiani. Difatti, nell’Unione europea altri Paesi minori – la Spagna è minore – hanno votato diverse volte in un solo anno, e tanto negli Stati Uniti quanto nella repubblica islamica dell’Iran dove esistono le elezioni di mezzo termine. Dare ossigeno ovvio e il ricambio e mettere in prova i migliori cittadini già testati, provati e capaci per governare la cosa pubblica, la Res Publica.

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GLI APPALTI E L’INTOPPO DELLA GRANCASSA

IL MARE MAGNUM DELLA BUROCRAZIA IN UN SISTEMA ECONOMICO PRIVO DI TERZIETÀ

La deontologia d’ogni divulgatore impone l’applicazione del concetto di terzietà per lo svelamento della giustezza dei fatti in conformità col termine greco aletheia. Nell’epoca delle nuove tecnologie l’informazione concede molte banalità. Il codice etico impone lo stesso l’equidistanza dalla mancanza di credibilità dei partiti presi.

Indro Montanelli (nella foto) ha lasciato questa valle di lacrime preservando il valore terapeutico dell’umorismo mentre prendeva piede un peso informativo intento a dare la medesima rilevanza agli eventi di pubblica utilità e alle notizie trascurabili. I cronisti del nulla  conoscono poco o niente le storture che affliggono l’economia autoctona.

Tuttavia anche quando non c’era traccia dei blogger, volti ad anteporre le questioni di lana caprina a quelle rilevanti, lo Stato era già definito un Ciclope che, oltre a vedere unicamente i soldi da riscuotere dagli imprenditori  rei di consegnare in ritardo il lavoro commissionato, aveva una gru per prendere e un moncarello per restituire i soldi indebitamente percepiti. I laudatores tempores acti dell’epoca di Orazio che vedono belle solo le cose successe anni addietro, si mettano il cuore in pace: la conditio sine qua non di autonomia dalle parti in causa è sempre stata una chimera.

Anziché ubriacarsi di fantasticherie, o distrarsi con dabbenaggini, occorre ricordare che in greco l’economia sottintende la gestione di un consorzio domestico. Occuparsi delle cose di casa propria è quindi irrinunciabile. Assai più importante del diritto alla ricerca della felicità contemplato da Thomas Jefferson nella dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America: siamo in Italia, con una storia ultramillenaria dietro le spalle. La consapevolezza che gli yankee per rimpinguare la propria esperienza, cominciata la sera del 4 luglio 1776, hanno preso ispirazione dall’assennatezza degli antichi greci per amministrare al meglio  l’òikos (od οκος; οκοι al plurale) dovrebbe costituire oggetto di riflessione. Invece sembra che la maggiore tendenza di punta attuale, a dispetto dei convegni indetti per sviscerare l’interazione tra tecnologia ed economia connessa a bitcoin e blockchain, sia il risparmio, oltre che di gas e luce, anche, di materia grigia. La connotazione dell’economia sul versante pubblico/privato nel Bel Paese snuda, se si spremono le meningi, i guasti dell’instabile piattaforma autoctona che avalla fandonie e rende perplessi persino i filosofi ottimisti. Figuriamoci gli scrupolosi periti del settore impossibilitati dalla crudezza oggettiva ad azzardare ipotesi ottimistiche.

L’aura contemplativa, che per Alberto Moravia caratterizzava la poesia, risiede nell’egemonia dell’imprevedibilità sul calcolo. Alieno ai voli pindarici. All’atto pratico il sangue freddo è però utile ai divulgatori muniti di coscienza e attributi per analizzare le criticità del codice degli appalti e delle penali applicate per il ritardo nell’esecuzione delle opere unite ad accordi scritti privi della lealtà di una sana stretta di mano.  

Il rapporto tra diritto ed economia va preso con le pinze. La deontologia del giornalista invita alla prudenza. A cercare, al posto delle chiacchiere da caffè, dei dati incontrovertibili. Il pensiero di Montanelli sull’etica dell’informazione coglie ancor oggi nel segno: «È una parola (la deontologia) che non evita gli errori. Ma evita le distorsioni maliziose quando non addirittura malvagie, le furbe strumentalizzazioni, le discipline di fazione. Gli onesti sono refrattari alle opinioni di schieramento e alle mobilitazioni ideologiche. Non è che siano indifferenti all’ideologia, e insensibili alla necessità di scegliere con chi e contro chi stare. Ma queste considerazioni non prevalgono mai sull’autonomia di giudizio. Un giornalista che si attenga a questa regoletta potrà sbagliare, ma da galantuomo. Gli sbagli generosi devono essere riparati, ma non macchiano chi li compie. Sono gli altri sbagli, gli sbagli del servilismo e del carrierismo – che poi sbagli non sono, ma intenzionali stilettate – quelli che sporcano».

Le discipline di settore dei servizi a beneficio della collettività, nel momento in cui l’espletamento di gare con procedura ad evidenza pubblica si va ad appaiare, sia pure sotto banco, alle discipline di fazione, mandando a carte quarantotto i pistolotti sulla trasparenza, compiono sbagli in buona fede o sono frutto delle ipocrite intenzioni stilettate?

L’arguto giornalista toscano, nel trarre linfa dal consiglio di un saggio collega statunitense («Scrivi in modo che ti possa leggere un lattaio dell’Ohio»), seppe dire pane al pane e vino al vino.

L’abitudine a fare due pesi e due misure a discapito altresì dell’idonea distinzione tra attività di gestione ed erogazione nell’ambito delle sinergie pubbliche/private rappresenta l’ennesimo calcio negli stinchi per le PMI. I problemi di applicabilità sono la punta dell’iceberg nell’ambito della scadenza delle concessioni e degli affidamenti. L’esigua durata di tali proroghe impedisce alla gente di buona volontà d’inserire la lettura del codice degli appalti fra i grandi classici. Da Dante Alighieri a Giovanni Verga.

La tendenza a servirsi di fronzoli od orpelli a dir poco pleonastici obbliga il divulgatore che si sente legato alle prescrizioni etiche a segnalare l’impasse in termini inequivocabili tutelando i destinatari optimum: i lettori. Molti dei quali appartengono alle piccole e medie imprese che costituiscono la spina dorsale della nostra penisola. Tormentata, a onor del vero, ora come ora, da un cronico mal di schiena. A esacerbarne il dolore al groppone provvedono l’afflitto passaggio dalla teoria alla prassi, e quindi dalle ciance ai fatti, ai danni del principio del favor partecipationis alle gare degli appalti. La facilitazione, promossa dalla direttiva del Parlamento Europeo, per la partecipazione delle PMI agli appalti pubblici, non ha trovato concrete soluzioni di continuità né un riscontro effettivo nell’intrinseca ed eterna legge di causa ed effetto.

Il compianto consigliere di Stato Eugenio Mele (nella foto), autore di trecentocinquanta pubblicazioni scientifiche, avvezzo alle dotte citazioni in latino, cultore dell’amministrazione della ‘casa’ degli antichi greci, alla base dell’accertamento dell’economia nella sua accezione più ampia ed emblematica, spiegò in diversi casi che l’oggetto escluso illecitamente dalla partecipazione a una gara pubblica andava comunque garantito.

I trattamenti superficiali ed esornativi per un verso, invece, e gli eccessi di zelo dall’altro esercitano un’influenza estremamente negativa sulla legittima eventualità di monitorare le committenze ed eludere in tal modo l’iniqua ed esorbitante imposizione dell’empio potere d’acquisto.

Mele, redigendo il testo Manuale del diritto amministrativo, anche senza entrare nel vivo della questione, mise i puntini sulle “i”: «Non tutte le controversie sono devolvibili ad arbitri, ma solo quelle che radicano il loro presupposto in diritti disponibili dalle parti stesse, vale a dire in quei diritti che, non essendo collegati a interessi pubblici, ma solo alla sfera delle parti medesime, siano da queste rinunciabili, transigibili ed ergo compromettibili per arbitri. Non sono, al contrario, mai devolvibili ad arbitri le controversie fra private e pubbliche amministrazioni attinenti a vicende connesse con gare pubbliche».

Per spiegare la situazione al lattaio di Albanella, senza dare adito ad alcun fraintendimento, il punto è che essere terzi ed estranei agli interessi dell’una e dell’altra parte diviene un antidoto all’Ubi Maior Minor Cessat intento a favorire nella revisione dei prezzi la contrattualistica pubblica.

Ed è una vessazione che grida vendetta al cielo. Nondimeno, a sentire spiritualisti ed esistenzialisti, dall’abisso, come da paradisi ed empirei celesti, nessuno replica in maniera chiara ai soprassalti d’indignazione.

Appare perciò giusto tenere in considerazione l’assennatezza dell’adagio In medio stat virtus. Se è vero che vanno prese le distanze dalle impuntature fanatiche (basti pensare al detenuto politico Braccio, impersonato da Claudio Amendola nel film d’impegno civile La mia generazione di Wilma Labate, che dinanzi all’atteggiamento amichevole di un comune ladro nei confronti dell’esponente delle forze dell’ordine lo incalza tagliando la verità con l’accetta: «Ti fidi di lui? Ma non lo vedi che è un carabiniere? Non lo vedi che è lo Stato? Ti fidi dello Stato?»), un’autentica analisi critica non trascura il «giusto processo» atto ad assicurare sul serio la limpidezza, il bilanciamento, l’obiettività e l’emancipazione di valutazione del giudice in qualsiasi controversia.

La terzietà è un pallino del coriaceo imprenditore Salvatore Pala (nella foto ai tempi in cui era presidente della Società Sportiva Brindisi Football Club),  titolare della Cogei Ambiente S.r.l. che conosce da vicino – in virtù dell’esperienza cinquantennale nel settore –  le condizioni a cui viene sottoposto l’aggiudicatario dalle strategie basate sugli abusi di ufficio.

È una sorta di Montanelli con la testardaggine tipica dei sardi e la costante impertinenza di chi sa stemperare l’atavica diffidenza tanto nelle battute di spirito, frammiste al pungente sarcasmo, quanto nella cristallina umanità. Il suo pensiero va dritto al punto: «L’elenco delle cose che scarseggiano in quest’ambito è pressoché infinito. Se ne esponessi tutti i punti, uno per uno, faremmo notte. Per le piccole e medie imprese partecipare alle gare di appalti pubblici equivale ad andare sotto processo. Manca la terzietà nella fase ex post, in caso di ricorso. La posizione d’incondizionato distacco ed effettiva equidistanza dalle parti contendenti esiste solo in teoria. Alla prova dei fatti se da una parte c’è una PMI e dall’altra c’è lo Stato, prevale la forza della prevenzione ai danni del più debole. E anche arrivarci alla fase ex post, sborsando i soldi per il diritto al ricorso, il ché di per sé è assurdo, perché non bisognerebbe pagare per un diritto, è tutt’altro che semplice. I problemi sorgono a monte. Per una PMI nell’ambito di un contratto di appalto con un Comune, al fine di portare a termine nel migliore dei modi la raccolta differenziata, l’affidamento è arduo. Specie se in tali vesti, nella fase ex ante, prima di cominciare, l’impresa palesa le inefficienze dovute alla superficialità del Comune stesso. Comunicando le problematiche a chi detiene il contratto di appalto. Si dice che chi ben comincia, è a metà dell’opera. In questo caso la l’incombenza volge all’inverso. Eppure gli ordinamenti ci sarebbero. Basti pensare all’articolo 1460 del Codice civile che taglia la testa al toro anche per quanto riguarda la faccenda degli inadempimenti. Il principio per cui ciascuna delle parti coinvolte, siano esse un Comune, una ditta che detiene il contratto di appalto, quella che ha il contratto di affidamento, può non adempiere alla propria obbligazione, se l’altra si rifiuta di adempiere a quella che gli spetta, è vigente persino nel diritto internazionale. La lezione degli antichi romani d’altronde è lampante: inadimplenti non est adimplendum. La clausola solve et repete obbliga un contraente ad adempiere con puntualità e in seconda battuta ad agire contro l’altra parte se questa è inadempiente. Invece funziona che chi ha il coltello dalla parte del manico pretende il rispetto delle regole a proprio favore senza rispettarle secondo l’equanime par conditio».

Per l’alacre co-branding, specie nel campo della moda, il piccolo unito col grande, fosse anche un colosso, che non vuole assorbirlo e spersonalizzarlo, ricava il riscontro ideale per far breccia negli acquirenti rinsaldando così la propria incontestabile ed empatica raison d’être.

Il piccolo sale sul carro dei vincitori? Oppure contagia in modo positivo con la sua freschezza e vivacità il socio possente ma a corto d’idee? I consorzi sciolgono i nodi alla corda dovuti alle mere mire individualistiche?

I marchi di ricerca sia nella moda sia nel design sono comunque sinergici.

I servizi di pubblica utilità, al contrario, che hanno tra l’altro un’urgenza differente, non possono attingere alle risorse sul piano operativo del co-marketing. La collaborazione tra attori diversi, individuabili nelle ditte che possiedono il contratto di appalto e quello di affidamento, necessita d’interventi di semplificazione davvero decisi. Non certo aleatori.

La risposta a tale necessità del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Luigi Di Maio sembra orientata ad appalti a chilometro zero: «Dobbiamo rendere accessibile alle piccole e medie imprese la partecipazione alle gare ed evitare che rimangano coinvolte solamente nei subappalti.  Circa 30 miliardi che le Amministrazioni Pubbliche devono alle imprese fornitrici con ritardi che, spesso, causano il fallimento delle imprese stesse. Gli imprenditori hanno diritto a fare impresa in modo semplice ed essere trattati come imprenditori e non come compilatori di scartoffie o come mucche da mungere. Vogliamo semplificare non aggiungendo nuove norme ma rendendo più agili le norme esistenti anche attraverso la predisposizione di testi unici e abolendo quelle inutili valorizzando, tra l’altro, l’uso delle tecnologie informatiche. Semplificare serve, anche, ad estirpare l’illegalità che, da sempre, si annida dove non si riesce ad avere un quadro chiaro delle regole e delle responsabilità».

Le stime stabilite dalle ricerche compiute dall’Università  Tor Vergata di Roma insieme alla Columbia University e la London School of Economic, tornando alla sinergia del Vecchio Continente col Nuovo Mondo, saltano il fosso. Le chiacchiere, come si suol dire nella Città Eterna, stanno a zero: gli sprechi nel codice degli appalti sono causati per il 13% dalle infiltrazioni illegali, che è giusto contrastare (ci mancherebbe!), e per l’87% dall’incompetenza degli amministratori affezionati sia ai regimi vincolistici sia alle intenzioni stilettate.

L’inefficienza dell’Amministrazione fa sì che gli enti locali, nel momento in cui il mancato adempimento da parte del Comune di competenza porta alla mancata consegna dell’ecocentro e delle attrezzature di proprietà dello stesso Comune, divengono responsabilità dei soggetti scelti con la gara a evidenza pubblica. Quindi l’onere passa alla ditta che detiene l’appalto e da questa a chi ha il contratto di affidamento.

La legge ufficiosa dei forti coi deboli e dei deboli coi forti, in chiave contrattuale, è da pernacchie. Totò ed Eduardo De Filippo ne conoscevano l’arte e non la mettevano da parte. Dovrebbe essere accantonata casomai l’abitudine a usare la lotta alla corruzione come mezzo giustificatorio e sbaragliante: le richieste di risarcimento rilevano la penuria della terzietà. Benché costituzionalmente garantita dall’Articolo 111 della Costituzione. A meno ché per «giusto processo» non s’intenda qualcos’altro. L’e-procurement, tornando alle nuove tecnologie che nell’ambito dell’informazione hanno fatto più danni della grandine, viene indicato dall’ANAC (Autorità nazionale anticorruzione) alla stregua della soluzione per non stipare più pezzi di carta e snellire dunque le norme burocratiche. Vanno sentite però tutti i diretti interessati, cercando giudici soggetti unicamente alla Legge, e non allo Stato, per stabilire con assoluta certezza se ciò corrisponde a verità.

«La natura unilaterale del titolo concessorio di affidamento del servizio pubblico è contrapposta al carattere nazionale dell’appalto» ricorda il professor Carlo Pacella (nella foto), esperto di strumenti giuridico-legislativi, organizzativi, culturali ed economici. Il carattere surrogatorio dell’attività svolta dal concessionario di pubblico servizio, che deve portare a termine le incombenze istituzionali dell’ente concedente, merita attenzione tanto quanto la quota di spesa per l’acquisto di beni e servizi dell’amministrazione rappresentata dallo Stato. Chiarire gli aspetti legati ai contratti di appalto e di affidamento, per differenziare l’attività dell’impresa concessionaria, serve anche ai fini della corretta informazione sulle imprese titolari di compositi rapporti contrattuali.

Il public procurement non va confuso con l’e-Procurement.  I distinguo in tal caso sono necessari. Non solo per mettere in luce gli aspetti peculiari dell’appalto di servizi e della concessione di servizi pubblici. Bensì anche per scansare gli strumenti di condizionamento andando, invece, incontro ai princìpi di un’informazione supportata dalle giuste verifiche. In antitesi al dilagare delle notizie parziali, tendenziose e opportuniste.

La best pratice individuata nel Portogallo per accertare gli impatti dell’e-Procurement, con la rapidità di accesso alle informazioni grazie ai dati riguardanti le piattaforme telematiche, lascia perplessi: è comprovato che i sistemi interni dell’ERP (Enterprise resource planning) necessitino di un’ulteriore messa a punto. I vantaggi percepiti dalle PMI tralignano perciò in altri acquisti, lungaggini, accumulo di materiale, sia pure telematico, e competenze esorbitanti. L’accessibilità delle PMI agli appalti pubblici, senza sentirsi sotto processo, pur avendo la coscienza a posto, resta una questione spinosa e, per molti versi, irrisolta.

La presentazione delle carte in regola è una bella gatta da pelare. L’obiettivo dell’e-Procurement di accompagnare le PMI nel codice degli appalti cede il passo ad altre realtà. Più amare. Le banalità scintillanti non riescono a ridisegnare nuovi quadri di riferimento, ad articolare procedure migliori, a definire i servizi con classificazioni efficaci. In grado di distinguere quelli condizionati sin dall’inizio da riduzioni delle capacità lavorative.

Nel Mare Magnum della burocrazia il diritto al ricorso paga lo scotto ad alcune incongruenze che appaiono, ancor prima che irritanti, avvezze alla comicità involontaria. Eppure chiarire, oltre alla visione mercantilistica del Consiglio di Stato, le contese divise dalla Corta di Cassazione tra giurisdizione burocratica e ordinaria, che si tratti sia di an debeautur (per la revisione dei prezzi) sia quantum debeatur (ossia la somma da corrispondere), non ha nulla di terroristico.

Il consiglio che un giudice abituato alla terzietà dovrebbe dare allo Stato è di rispettare le scelte delle piccole e medie imprese. Mettere i soldi nel salvadanaio a forma di porcellino ha permesso infatti agli italiani di evitare di fare la mesta fine della Grecia.

La pacata ed energica Tiziana Alterio (nella foto), che ha scritto con il collega giornalista Franco Fracassi, alieno alle bufale o fake news che dir si voglia, il libro di denuncia Colpo di stato, definisce l’organizzazione intergovernativa del MES (Meccanismo europeo di stabilità) un’estorsione “legalizzata” ai danni dei risparmiatori italiani.

Prendersi i soldi delle piccole e medie imprese, imponendo assurde percentuali obbligatorie, con le penali per il ritardo nell’esecuzione delle prestazioni contrattuali dipeso dall’eccesso di potere, sin dall’avvio dell’appalto, oltre ché dal rifiuto di produrre la documentazione necessaria, dalle mancate comunicazioni in sede di gara, dalle condizioni inaccettabili per lavorare come si deve, equivale alla stessa cosa.

Carlo Pacella in Management delle amministrazioni pubbliche e public private partnership pone laccento su questioni cruciali in tal senso: «La modalità di remunerazione dell’operatore è, come nel caso della concessione di lavori, l’elemento che permette di stabilire l’assunzione del rischio di gestione. La concessione di servizi, inoltre, riguarda di solito attività che, per la loro natura, l’oggetto e le norme che la disciplinano, possono rientrare nella sfera di responsabilità dello Stato ed essere oggetto di diritti esclusivi o speciali».

Saltare subito alle conclusioni – in merito ai diritti esclusivi, all’interesse pubblico “primario” perseguito dalle amministrazioni con la gru per prendere e il moncarello per dare, alla quota di spesa destinata ai Ciclopi, alla concessione dei servizi, agli uffici tecnici dei Comuni manchevoli – è un errore. Significa adoperare le scorciatoie del cervello. La forza discreta lontana del trionfalismo dell’arma dei carabinieri ci mette la faccia per difendere lo Stato, subendo torti anche più gravi di quelli commessi ai danni delle piccole e medie imprese. I diritti violati non gridano vendetta. Ma vanno segnalati. La partecipazione a un numero rilevante di gare per le PMI senza santi in paradiso implica dispendi di fosforo, specifiche e terzietà. Senza aspettare il sopraggiungere della terza età: i risparmi d’una vita mordono il freno e trascendono l’ovvio spirito di parte.

MASSIMILIANO SERRIELLO

“Appello agli italiani di sostenere la nostra economia, acquistando prodotti e beni realizzati in Italia”

Roma, 4/03/2020     Riceviamo e pubblichiamo

Angelo Raffaele Margiotta, Segretario Generale della CONFSAL:

“Delusi da Conte, ma attenti alla tutela dei lavoratori e delle imprese. Serve un piano strutturale”

Il Segretario Generale Angelo Raffaele Margiotta ha preso atto che il Premier Conte ha deciso di non convocare la Confsal al tavolo di confronto con le parti sociali sull’emergenza Coronavirus. “È una scelta assolutamente ingiustificabile – dice Margiotta- atteso che la grande e certificata rappresentatività della Confsal (e la sua articolazione territoriale) la pongono sullo stesso piano delle tre sigle sindacali chiamate a Palazzo Chigi. Considero l’esclusione il prezzo da pagare per essere una voce fuori dal coro, una organizzazione indipendente rispetto a Governi e partiti”.
Ciò nonostante, la Confsal continuerà come sempre a dare il proprio contributo in termini di impegno sociale e di proposte costruttive.
“Riteniamo – continua Margiotta – che il piano da 3 miliardi servirà a malapena ad adottare misure tampone che non riusciranno a contrastare la crisi economica che si era manifestata nei dati Istat (meno 40.000 posti di lavoro) ancora prima dell’emergenza Coronavirus.
Ribadiamo quindi che occorre un piano straordinario, con risorse necessarie a varare misure economiche di tipo strutturale, a partire da una forte riduzione del costo del lavoro per le piccole aziende e per i settori produttivi più deboli, dove i lavoratori patiscono salari troppo bassi e le imprese sostengono oneri troppo alti”.
L’unica risposta all’altezza della situazione è, ad oggi, pervenuta dal mondo del lavoro, dall’impegno dei lavoratori dei settori pubblico e privato e, in particolar modo, dalla eccezionale professionalità di medici e infermieri che, con spirito di abnegazione, stanno dispiegando sforzi sovrumani.
“Sono certo – conclude Margiotta – che il nostro Paese è in grado di reagire e di superare anche questa emergenza, a patto però che gli sforzi dei lavoratori e delle imprese vengano supportati da condotte consapevoli della classe politica e da scelte coraggiose del Governo, senza le quali è forte il rischio che l’emergenza sanitaria sfoci in una catastrofe economica.
Rinnovo l’appello agli italiani tutti di sostenere la nostra economia, acquistando prodotti e beni realizzati in Italia”.

Lo sviluppo dei servizi pubblici-municipali in Italia all’inizio del XX secolo

Arturo Labriola i socialisti e i risultati delle esperienze inglesi

Gestione del servizio pubblico necessaria a contrastare i monopoli 
salvaguardare la libertà di concorrenza e l’equilibrio di mercato

Raffaele Panico

             In Italia, il dibattito sulla necessità di un intervento delle Municipalità nella gestione dei pubblici servizi incomincia all’inizio del secolo e si sviluppa con la partecipazione di più correnti politiche. I socialisti, schierati ideologicamente per la municipalizzazione dei pubblici servizi, avevano trovato in Arturo Labriola la persona che voleva ottenere i risultati delle esperienze inglesi in Italia. I cattolici, ancora relegati dal non expedit papale, che impediva la loro partecipazione alla vita parlamentare nazionale, ma non a quella delle amministrazioni locali, si pronunciavano per il decentramento amministrativo, per l’abolizione dei dazi, per l’imposta progressiva e per la gestione dei servizi pubblici da parte dei comuni. Per i liberali l’origine della municipalizzazione derivava da premesse opposte. Infatti, il regime della concessione di pubblico servizio si configurava per loro come la condizione di monopolio che proprio la dottrina liberale rifiutava, considerato come l’aspetto perverso in un quadro di economia competitiva. Il ruolo del municipio nella gestione del pubblico servizio era, quindi, di contrastare i monopoli salvaguardando la libertà di concorrenza e l’equilibrio di mercato.

Il convergere di queste posizioni sull’azione delle municipalità, e le profonde trasformazioni in atto nella vita economica e sociale influirono sulla formulazione e sulla successiva attuazione del disegno di legge sulla municipalizzazione presentato da Giolitti l’11 aprile del 1902.

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