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Etica e Politica

La POLITICA  “del FARE”….. a prescindere dai “Gufi e Rosiconi”

__________________________________________________Giuliano MARCHETTI

Ricollegandoci al famoso “…Eppur si muove !” coniato a suo tempo da uno dei numerosi geniacci della Toscana, valutando oggi l’attività di Matteo Renzi – quale neo Presidente del Consiglio dei Ministri – si potrebbe dire: “… Eppur conclude !”

Infatti, divenuto Presidente del Consiglio verso fine febbraio (22.2), già a metà aprile (18.4)- dopo alcune brillanti performance – il Premier riusciva a far varare l’annunciato aumento di €.80  in busta paga per circa 10/milioni di cittadini con redditi di lavoro pari a €.1.500 mensili netti. E’ vero che da tale provvedimento sono rimasti esclusi gli incapienti, gli esodati, molti pensionati e gran parte di altre categorie deboli …. Ma – tra un assoluto non fare ed un parziale intervento per migliorare determinate situazioni – come non approvare le iniziative del neo-Premier ?

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La politica del non disarmo

IL DISARMO della POLITICA ESTERA e non la politica estera del disarmo ____________________di Torquato CARDILLI

Per gentile concessione dell’ autore –  già pubblicato su “L’ITALIANO” – www.litaliano.it – quotidiano on line      

 

In politica estera vale il principio della continuità dello Stato per cui il Governo in carica, quale che esso sia, deve prioritariamente perseguire gli interessi nazionali e poi, solo se possibile, anche quelli dell’alleanza a cui appartiene, che spesso sono divergenti. Noi, purtroppo, abbiamo fatto storicamente il contrario. Le recenti guerre in Iraq, Afghanistan, Libia, e da ultimo Ucraina, ci hanno visto partecipare, soffrirne gravi conseguenze senza trarne nessun vantaggio, a differenza di altri paesi. Abbiamo semplicemente obbedito agli ordini, forzando e contorcendo la nostra costituzione con l’avallo di un parlamento ignorante e succube di fronte ad un premier ed un presidente inclini alle prove di forza, alle vanterie verso l’alleato maggiore, desiderosi di non sfigurare, pronti a correre pericoli pur di sedere al tavolo dei grandi senza renderci conto che a noi era riservato lo strapuntino (ed a volte nemmeno quello).

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La Dittatura dei Banchieri

“La DITTATURA dei BANCHIERI”

Un libro sull’economia usuraia per ripercorrere i giorni bui del governo tecnico

analisi e recensione a cura di Ivan GUIDONE *

 L’attuale governo RENZI sembra essere, per certi versi, uno spiraglio di luce dopo il tunnel buio rappresentato dai giorni del governo MONTI. Il libro La Dittatura dei Banchieri di EMIDIO NOVI è un modo per ripercorrere, ed approfondire, quei giorni relativamente lontani della nostra storia. Edito dalla CASA EDITRICE “Controcorrente” nel luglio del 2012, “La Dittatura dei Banchieri. L’economia usuraia, l’Eclissi della Democrazia, la Ribellione populista” ci svela – senza censure – le logiche del turbocapitalismo, descritto dall’autore come un mostro che affonda avidamente i suoi viscidi tentacoli nelle economie di svariate nazioni. Giornalista, deputato e senatore, Emidio Novi paragona questa creatura economica ad «(…) una ideologia, un ordine politico che, come il capitalismo di stato comunista, impoverisce, inganna ed espropria i popoli persino della memoria storica».

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Fondo solidarietà UE: Il Commissario Hahn annuncia aiuti per l’Italia, la Grecia, la Slovenia e la Croazia colpite da catastrofi naturali

Buone notizie per la Sardegna destinataria di 16,3 milioni di euro previsti dall’Europa per l’Italia e necessari a coprire le spese sostenute in seguito alle inondazioni del 2013. L’importo rientra nei 47 milioni di euro del Fondo di Solidarietà dell’UE destinato anche alla Grecia, alla Slovenia e alla Croazia colpite alla fine del 2013 e all’inizio del 2014 da una serie di catastrofi naturali.

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“Cessione Sovranità” ?

Draghi: “gli Stati cedano sovranità alla Ue”

_______________________________________________ note critiche di Alessandro MEZZANO

Quando, parecchi anni fa, dicevamo di volere l’Europa delle Patrie anziché quella delle banche, venivamo guardati dagli “addetti ai lavori” con un sorrisetto di supponente commiserazione come si guardano coloro che, mancando del minimo di senso pratico, sparano fesserie a raffica senza sapere di cosa stanno parlando.

Sono passati alcuni decenni ed abbiamo tutti visto come il denaro, da solo, NON possa essere quel cemento che unisce le Nazioni e come anzi i rapporti basati solamente sui fattori economici o addirittura finanziari a volte risultino capaci più di dividere che di unire.

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i “buoni” e i “cattivi”

I “Buoni & Belli” … V/ i “Brutti & Cattivi”_____________di Giuliano Marchetti

SABATO 2 agosto su “IL TEMPO” – egregiamente diretto da Gian Marco Chiocci – è apparso in bella evidenza un comunicato con cui si dichiarava la disponibilità della storica Testata Romana di “offrire uno spazio quotidiano ai colleghi dell’UNITA’ che da quest’oggi non manderanno più in edicola il loro giornale. Un gesto dovuto in nome della libertà di stampa, senza se e senza ma, perché un giornale che si spegne è una ferita per il Paese” ….   L’intero testo prosegue, con altre più o meno nobili motivazioni e alcuni puntigliosi “distinguo” ed è visionabile a pag. 6, nell’ambito di una intervista effettuata da Loredana Di Cesare ad Antonio Padellaro – Direttore de “Il FATTO QUOTIDIANO”.

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EVASIONE

GUARDIA DI FINANZA. ROMA. SCOPERTA UNA MAXI EVASIONE DA PARTE DI SOCIETA’ E PERSONE FISICHE OPERANTI NELLA RISERVA NATURALE DEL LITORALE ROMANO. INDIVIDUATI GLI EFFETTIVI TITOLARI DI SOCIETA’ OFFSHORE CHE CONTROLLAVANO NOTO COMPLESSO TURISTICO.

DENUNCIATE 6 PERSONE E CONTESTATO L’INDEBITO UTILIZZO DEL DISTACCO DI 149 LAVORATORI COMUNITARI.

Al termine di alcune verifiche fiscali nei confronti di società e persone fisiche operanti presso la rinomata struttura turistica “Country Club Castelfusano”, il II Gruppo Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Roma ha riscontrato una evasione di diversi milioni di euro – tra ricavi non dichiarati e costi non deducibili – , l’occultamento di IVAper1 milione di euro, oltre ad un giro di fatture false di circa 2,2 milioni di euro, funzionale ad abbattere i redditi imponibili.

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La crisi si supera in bellezza. Sarà vero?

Cgia Mestre: estetisti e parrucchieri non conoscono crisi economica

Da sempre accusati di evasione fiscale, da sempre ladri, ora si scopre finalmente il motivo della resistenza di questa categoria.Acconciatori ed estetiste,  avranno sicuramente nascosto anni e anni di INCASSI in nero su conti correnti svizzeri, questo ha permesso loro di continuare ad investire nelle loro piccole aziende , fare da presta nome a mafie e camorre e continuare a cavalcare l’ onda … VUOTOOOHANNO RESISTITO, CON I SALONI VUOTI, LAVORATORI A CASA, MA, HANNO RESISTITO, VEDIAMO COME.

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La cultura avanza per decreto

Legge abbatte barriere e supera contrapposizioni ideologiche

L’approvazione definitiva da parte del Senato del decreto proposto dal Ministro dei Beni e delle Attività culturali, Dario Franceschini, introduce novità significative per il settore, a cominciare dall’ArtBonus, che prevede la deducibilità del 65% delle donazioni devolute per il restauro di beni culturali pubblici, le biblioteche e gli archivi, gli investimenti dei teatri pubblici e delle fondazioni lirico sinfoniche, fino a arrivare alle agevolazioni fiscali per favorire la competitività del settore turistico attraverso la sua digitalizzazione e la ristrutturazione e riqualificazione degli alberghi.

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CNEL, PA e ISTAT: statistiche, numeri e suggerimenti al Governo

Presentazione della Relazione del Cnel sui livelli e la qualita’ dei servizi erogati dalle pubbliche amministrazioni.

“Sanità italiana un’eccellenza mondiale”. Lo ha detto il vice ministro all’economia Enrico Morando alla presentazione del rapporto Cnel sulla pubblica amministrazione. “se c’e’ un settore che regge il confronto internazionale ottimamente e’ proprio la sanità”.

Vero, ma non lasciamoci ingannare, lo zoccolo duro che non accenna a migliorare è  il nostro sistema giudiziario, il vice-ministro ha affermato che:” la giustizia è una fogna, un disastro mondiale “.imagesMORANDO OOO

Sincero e impietoso Morando  afferma che” spendiamo risorse per ottenere risultati tragici e imbarazzanti,terrificanti, tutto questo cattivo funzionamento abbassa anche il sistema economico”.

Il vice ministro ha poi ricordato che “la giustizia e’ centralizzata, mentre per la sanità possiamo dire il contrario. Dunque la teoria che con una gestione in periferia non funziona

niente e’ un pregiudizio, perché i dati non lo dimostrano”.

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Notizie a portata di mano: Millennium Rai3 “Fare resistenza”

Ho rilasciato questa intervista all’ottima Roberta Ferrari che ringrazio per avermi fatto domande assolutamente “originali” per il livello dell’informazione italiana (“a che punto sta il reddito di cittadinanza?”; “mi dica una proposta economica da fare subito”; “le riforme costituzionali sono una priorità?”).

La priorità di un Parlamento serio dovrebbe essere una sola: come ridurre la povertà in Italia!

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Crisi… Renzi, Brunetta, Bundesbank

RENZI E I DATI DELLA BUNDESBANK

“I dati della Bundesbank di ieri sulla produzione industriale tedesca, sugli ordinativi e sulla crescita chiedono di fermarsi a riflettere. La causa del rallentamento dell’economia tedesca è, infatti, nel crollo della domanda estera, che solo un parallelo aumento della domanda interna può compensare. E’ disponibile, la Germania, a farlo? Il dogma del rapporto deficit/Pil che in quel paese è intorno allo zero certamente non aiuta.

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Rapporto sulle liberalizzazioni

 

Il XII Rapporto sulle Liberalizzazioni presentato a Roma da Società Libera  *

«Diciamo la verità, se avessimo seguito la logica e l’impostazione dei precedenti rapporti, anche quest’anno, esaminando lo stato dell’arte delle liberalizzazioni realizzate nel nostro Paese, avremmo dovuto malinconicamente e con sconforto registrare ancora una volta che poco o niente si è fatto.  Ed allora quest’anno il Dodicesimo rapporto, redatto da Società Libera, partendo dall’esame dei singoli settori esaminati (ben nove) vuole offrire non solo alla classe politica ma alle classi dirigenti italiane indicazioni precise ed operative, vuole fare delle proposte concrete, che auspichiamo possano essere recepite e trasformate in singoli disegni di legge, in regolamenti, in decreti, in pratica in una serie di strumenti legislativi e regolamentari che siano in grado di avviare quel cambiamento della nostra società che tutti auspichiamo».

Così ha esordito presentando il Dodicesimo rapporto dell’Associazione Società Libera su “Le liberalizzazioni tra miraggi e concretezza”  il Senatore RICCARDO PEDRIZZI .

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Conto corrente cointestato: si finirà per separare ogni cosa

OLYMPUS DIGITAL CAMERAUna volta c’era l’unione e la comunione dei beni, poi si capì che, forse, era meglio unirsi in matrimonio ma non mettere proprio tutto in “comunione”. Così almeno il 60% delle coppie che si sono sposate con rito civile o religioso, ha preferito optare per la “separazione dei beni”, da richiedere al momento del matrimonio e da ufficializzare mediante atto notarile. La differenza sostanziale, tra la prima e la seconda opzione, è insita già nel nome ed è comunque regolamentata dal codice civile- Libro I: Delle Persone e della Famiglia. La comunione dei beni è il regime legale previsto dal codice civile, nel caso in cui non vi sia stata una scelta diversa da parte dei coniugi (articolo 159). La separazione dei beni contempla, al contrario, un regime patrimoniale diverso e si ha quando ciascuno dei coniugi è il solo proprietario dei beni acquistati durante il matrimonio.

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Politica e Calcio

Le riforme istituzionali come una brutta partita del Mundial

Noi italiani abbiamo un motto per tutti li eventi (nefasti) “non abbiamo nulla da imparare, è colpa dei politici, l’Europa ci sta affamando”. Italia-Brasile.lo stesso risultato calcistico, comportamenti simili ognuno gioca per se stesso, nessuna armonia di gruppo,contro una Germania composta da giocatori amici, uniti e in armonia, ben preparati, non attori.copa Sappiamo tutti quanto conta il calcio per il popolo brasiliano, forse anche per loro è arrivato il momento di pensare che il calcio non è vita, imparare a vivere per tutto il resto, un resto importante: le manifestazioni di piazza che hanno lasciato perdere per il mondiale, manifestazioni che avrebbero aperto gli occhi al mondo.

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L’€uro non esiste:
un saggio di Giuseppe Guarino

“UN SAGGIO /VERITA’  sull’ EUROPA e sull’ EURO”

di GIUSEPPE GUARINO  con prefazione di  JAMES GALBRAITH

1.  Il prof. James Galbraith, eminente accademico dell’Università di Austin, Texas, Socio dell’Accademia dei Lincei, ha ricevuto nella traduzione inglese da un autorevole collega italiano il mio “Saggio di verità sull’Unione e sull’euro”. Il prof. Galbraith, con il quale sin qui non avevo avuto alcun contatto personale, mi ha inviato una prefazione che offre una sintesi molto precisa del saggio, qualifica le tesi da me sostenute “stupefacenti” e “sorprendenti”, conclude con una espressione icastica, “posseggono la qualità terribile della verità”.  Alla mia considerevole età (compirò il 92° anno il prossimo 15 novembre) ricevere un simile giudizio rende ancora orgogliosi.

Il “Saggio di verità sull’Unione e sull’euro” è stato nel frattempo inserito nel volumetto “Cittadini europei e crisi dell’euro”, Editoriale Scientifica, Napoli, 2014. Il prof. Galbraith non me ne vorrà se mi avvalgo del suo testo per presentare il “Saggio di verità, II”.

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Errani si dimette

“Mi dimetto. Ma sono innocente”

Il caso Terremerse È il processo collegato alla presunta truffa sul finanziamento da un milione alla coop agricola Terremerse presieduta nel 2006 dal fratello di Errani pubblici uffici. “Le mie dimissioni sono un gesto di responsabilità”, ha detto Errani annunciando ricorso contro la sentenza.

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Cultura, economia e creatività

LA CULTURA MUOVE 214 MILIARDI DI EURO IL 15,3% DELLA RICCHEZZA PRODOTTA

 

 LA CULTURA MUOVE 214 MILIARDI DI EURO, IL 15,3% DELLA RICCHEZZA PRODOTTA

L’EXPORT CULTURALE E’ CRESCIUTO DEL 35% DURANTE LA CRISI  E IL SETTORE HA RAGGIUNTO UN SURPLUS COMMERCIALE CON L’ESTERO DI 25,7 MLD € 

PRESENTATO ‘IO SONO CULTURA’: STUDIO SYMBOLA E UNIONCAMERE 

CHE ‘PESA’ CULTURA E CREATIVITA’ NELL’ECONOMIA NAZIONALE  

AD AREZZO LA MEDAGLIA D’ORO DI PROVINCIA IN CUI IL SISTEMA PRODUTTIVO CULTURALE PRODUCE PIU’ VALORE AGGIUNTO. BENE ANCHE PORDENONE, PESARO E URBINO, VICENZA, TREVISO, ROMA, MACERATA, MILANO, COMO E PISA

REALACCI: “CULTURA E CREATIVITA’ SONO IL NOSTRO VANTAGGIO COMPETITIVO

PER TROVARE IL SUO SPAZIO NEL MONDO L’ITALIA DEVE FARE L’ITALIA”

 

Roma, 16 giugno 2014. Muove il 15,3% del valore aggiunto nazionale, equivalente a 214 miliardi di euro. Tanto  vale nel 2013 la filiera culturale italiana, un dato comprensivo del valore prodotto dalle industrie culturali e creative, ma anche da quella parte dell’economia nazionale che viene attivata dalla cultura, il turismo innanzitutto. È quanto emerge dal Rapporto 2014 “Io sono cultura – l’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi” elaborato da Fondazione Symbola e Unioncamere con la collaborazione e il sostegno dell’Assessorato alla cultura della Regione Marche, presentato oggi a Roma alla presenza del ministroFranceschini dal Segretario Generale di Unioncamere Gagliardi, dal Presidente di Symbola Realacci e dall’Assessore alla Cultura e al Bilancio Regione Marche Marcolini.  L’unico studio in Italia che annualmente quantifica il peso della cultura nell’economia nazionale. Con risultati eloquenti: le industrie culturali e creative si confermano un pilastro del made in Italy. Tanto che durante la crisi l’export legato a cultura e creatività è cresciuto del 35%. E così mentre la crisi imperversa e un pezzo consistente dell’economia nazionale fatica e arretra, il valore aggiunto prodotto dalle industrie culturali e creative tiene, fa da volano al resto dell’economia e cresce anche la capacità attrattiva del settore rispetto alle donazioni dei privati. Nonostante il calo generalizzato del complesso delle ‘sponsorizzazioni’ registrato negli ultimi anni, infatti, quelle destinate alla cultura sono cresciute tra il 2012 e il 2013 del 6,3% arrivando a quota 159 milioni.

Entrando nel dettaglio dello studio – una sorta di annuario, per numeri e storie, realizzato anche grazie al contributo di circa 40 personalità di punta nei diversi settori, alla partnership di Fondazione Fitzcarraldo e Si.Camera e con il patrocinio dei ministeri dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e dello Sviluppo Economico – emerge che dalle 443.458 imprese del sistema produttivo culturale, che rappresentano il 7,3% delle imprese nazionali, arriva il 5,4% della ricchezza prodotta in Italia: 74,9 miliardi di euro. Che arrivano ad 80 circa, equivalenti al 5,7% dell’economia nazionale, se includiamo anche istituzioni pubbliche e realtà del non profit attive nel settore della cultura. Ma la forza della cultura va ben oltre, grazie ad un effetto moltiplicatore pari a 1,67 sul resto dell’economia: così per ogni euro prodotto dalla cultura, se ne attivano 1,67 in altri settori. Gli 80 miliardi, quindi, ne ‘stimolano’ altri 134. Cifre che complessivamente arrivano, come anticipato, alla soglia di 214 miliardi di euro.  Una ricchezza che ha effetti positivi anche sul fronte occupazione: le sole imprese del sistema produttivo culturale – ovvero industrie culturali, industrie creative, patrimonio storico artistico e architettonico, performing arts e arti visive – danno lavoro a 1,4 milioni di persone, il 5,8% del totale degli occupati in Italia. Che diventano 1,5 milioni, il 6,2% del totale, se includiamo anche le realtà del pubblico e del non profit.

“La cultura è la lente attraverso cui l’Italia deve guardare al futuro e costituisce il nostro vantaggio competitivo – commenta il presidente della Fondazione Symbola Ermete Realacci -. E’ grazie alla creatività e alla cultura, che nel nostro Paese si incrocia con la qualità, l’innovazione e le nuove tecnologie, se le imprese sono state capaci di incorporare bellezza e valore nel made in Italy. Così, mentre tutti dicevano che il nostro manifatturiero sarebbe morto sotto i colpi della concorrenza cinese, le imprese italiane sono riuscite a presidiare la fascia alta del mercato e aumentare il valore aggiunto dei prodotti. E il grande successo di eventi come il Salone del Mobile o Vinitaly lo testimonia.  Ecco perché una vetrina globale come Expo 2015, se vuole guardare al bene del Paese e offrire al mondo uno sguardo rivolto al futuro, dovrà dare voce alle esperienze più avanzate di questo settore: puntando più sulle idee che sul cemento. E l’Italia non deve sciupare neanche l’occasione offerta dal semestre di presidenza del consiglio Europeo per tornare a esercitare un ruolo guida nell’unione e per integrare pienamente le politiche culturali all’interno di quelle industriali e della competitività, riconoscerne e accompagnarne il ruolo da protagonista nella manifattura e nell’innovazione competitiva e non più soltanto della fruizione turistica”.

“Anche quest’anno, l’analisi condotta da Unioncamere e Symbola dimostra che la cultura è e deve continuare ad essere il miglior combustibile per la ripresa”, sottolinea il presidente di Unioncamere,Ferruccio Dardanello. “I territori e le imprese, che di quelle tradizioni e di quella cultura sono espressione, rappresentano l’immagine del nostro Paese nel mondo intero: il nostro  primo giacimento, capace di produrre ricchezza, lavoro e benessere per le comunità locali. Per ritrovare il suo spazio nel mondo, l’Italia deve perciò puntare sui suoi talenti, cogliere il potenziale delle nuove tecnologie per rilanciare i territori e il loro saper fare, investire sulla bellezza e sulla coesione che aiutano a competere, potenziare la ricerca per sostenere quella tensione innovativa che arricchisce di valore le nostre tradizioni produttive e le rende così un potente fattore competitivo”.

 

“L’idea che la cultura sia risposta alla crisi, leva di nuovo sviluppo, qualificazione del tessuto produttivo – spiega l’Assessore alla Cultura della Regione Marche Pietro Marcolini – è alla base della partnership che anche quest’anno si rinnova con la Fondazione Symbola e Unioncamere. Da questa collaborazione è nata la scelta delle Marche non solo come sede di una serie di iniziative ed attività, dal Festival della Soft Economy al Seminario estivo, ma anche come luogo dove presentare il Rapporto annuale. La nostra regione, grazie al percorso fatto in questi anni nell’innovazione delle politiche culturali e viste le conferme ricevute da diverse fonti di analisi, si pone come uno dei laboratori più in linea con l’intuizione  di Symbola di ridefinire un settore produttivo fatto di cultura, creatività e manifattura culturale e d’individuarne le potenzialità di crescita. Il Rapporto di Symbola-Unioncamere si dimostra come uno studio originale e utile all’innovazione delle politiche culturali; esso fornisce una serie storico-statistica che consente una lettura ragionata dei sentieri di sviluppo intrapresi dai territori e del contributo che le industrie culturali e creative stanno apportando allo sforzo di uscire in forme nuove dalla crisi, in linea con le più avanzate esperienze europee e internazionali”.

Cultura, un comparto reattivo e innovativo che vola nell’export

Nonostante il clima recessivo – dovuto principalmente al crollo della domanda interna, che ha pesato, ovviamente, anche su questo settore – l’export legato a cultura e creatività continua ad andare forte. E durante la crisi è cresciuto del 35%: era di 30,7 miliardi nel 2009, è arrivato a 41,6 nel 2013, pari al 10,7% di tutte le vendite oltre confine delle nostre imprese. Il settore può vantare una bilancia commerciale sempre in attivo negli ultimi 22 anni, periodo durante il quale il valore dei beni esportati è più che triplicato. Il surplus commerciale con l’estero nel 2013 è di 25,7 miliardi di euro: secondo solo, nell’economia nazionale, alla filiera meccanica, e ben superiore, ad esempio, a quella metallurgica (10,3 miliardi).

La cultura piace anche ai privati: crescono le sponsorizzazioni 

La maturità delle imprese culturali si misura anche dalla capacità di stare sul mercato, a prescindere dai fondi pubblici (fondamentali, ma sempre più scarsi). Proprio su questa frontiera il report di Symbola e Unioncamere segnala iniziative interessanti e promettenti. Come le sponsorizzazioni private: imprenditori illuminati, ma anche consapevoli delle ricadute sul loro brand, vestono i panni del mecenate e restituiscono alla loro bellezza beni come il Colosseo e la Scala di Milano, è il caso di Diego Della Valle, l’arco Etrusco di Perugia, grazie a Brunello Cucinelli, il Ponte di Rialto, il cui restauro è stato finanziato da Renzo Rosso, la Fontana di Trevi, grazie a Fendi. Una tendenza che sembra, fortunatamente, destinata a crescere. Nel complesso delle sponsorizzazioni private (1.200 milioni di euro nel 2013, tra sport, cultura e spettacolo e sociale) la cultura guadagna terreno: nonostante il calo costante del complesso delle donazioni registrato negli ultimi anni, il settore passa dai 150 milioni di euro del 2012 ai 159 del 2013: +6,3%. Si tratta del 13,3% delle sponsorizzazioni private del 2013, la quota più alta dell’ultimo triennio (era l’11,8% nel 2012, l’11,6% nel 2011). Tendenza che l’Art bonus appena approvato dal governo intercetta e tenta di rafforzare: sarebbe un importante cambio di passo per il nostro sistema culturale.

La cultura spinge il turismo

Uno dei maggiori beneficiari dell’effetto traino che la cultura ha sull’intera economia nazionale è il turismo. Il turista culturale che soggiorna in Italia, ad esempio, è più propenso a spendere: 52 euro al giorno per l’alloggio, in media, e 85 euro per spese extra, contro i 47 euro per alloggio e 75 per gli extra di chi viene per ragioni non culturali. Del totale della spesa dei turisti in Italia, 73 miliardi di euro nel 2013, il 36,5% (26,7 miliardi ) è legato proprio alle industrie culturali. E al richiamo della cultura, della bellezza e della qualità sono con ogni probabilità legate le ottime performance nazionali nel turismo. Se, infatti, leggiamo le statistiche in modo meno superficiale ci accorgiamo – come spiegano le  ’10 verità sulla competitività italiana’ di Symbola, Unioncamere e Fondazione Edison – che siamo il primo paese dell’eurozona per pernottamenti di turisti extra Ue (con  54 milioni di notti). Siamo la meta preferita dei paesi ai quali è legato il futuro del turismo mondiale: la Cina, il Brasile, il Giappone, la Corea del Sud, l’Australia, gli Usa e il Canada.

Cosa si intende per cultura?

Il cuore della ricerca sta nel non limitare il campo d’osservazione ai settori tradizionali della cultura e dei beni storico-artistici, ma nell’andare a guardare quanto contano cultura e creatività nel complesso delle attività economiche italiane, nei centri di ricerca delle grandi industrie come nelle botteghe artigiane, o negli studi professionali. Attraverso la classificazione in 4 macro settori: industrie culturali propriamente dette (film, video, mass-media, videogiochi e software, musica, libri e stampa), industrie creative (architettura, comunicazione e branding, artigianato, design e produzione di stile), patrimonio storico-artistico architettonico (musei, biblioteche, archivi, siti archeologici e monumenti storici), e performing art e arti visive (rappresentazioni artistiche, divertimento, convegni e fiere). Al corpo centrale della ricerca, come anticipato, è stata inoltre affiancata anche un’indagine su tutta la filiera delle industrie culturali italiane, ovvero quei settori che non svolgono di per sé attività culturali, ma che sono altresì attivati dalla cultura. Una filiera articolata e diversificata, della quale fanno parte: attività formative, produzioni agricole tipiche, attività del commercio al dettaglio collegate alle produzioni dell’industria culturale, turismo, trasporti, attività edilizie, attività quali la ricerca e lo sviluppo sperimentale nel campo delle scienze sociali e umanistiche.

Geografia della cultura

Questo intreccio tra bellezza, creatività, innovazione, saperi artigiani e manifattura ha fatto di Arezzo la propria capitale. La provincia Aretina si conferma al primo posto sia per valore aggiunto, che per occupati legati alle industrie culturali (rispettivamente 9% e 10,4% del totale dell’economia). Nella classifica provinciale per incidenza del valore aggiunto del sistema produttivo culturale sul totale dell’economia, seguono Pordenone e Pesaro Urbino, attestate sulla stessa soglia del 7,9%, Vicenza al 7,7% e Treviso al 7,6%. Quindi Roma con il 7,5%,  Macerata con il 7,3%, Milano con il 7%, Como con il 6,9% e Pisa con il 6,8%.  Dal punto di vista dell’incidenza dell’occupazione del sistema produttivo culturale sul totale dell’economia, come anticipato, è sempre Arezzo la provincia con le migliori performance. Ma subito dopo troviamo Pesaro Urbino (9,1%),  Treviso Vicenza (entrambe 8,9%), Pordenone (8,6%) Pisa e Firenze(entrambe con 8,1%). E poi ancora Macerata (8%), Como (7,8%) e Milano (7,6%). Quanto alle macroaree geografiche, è il Centro a fare la parte del leone: qui cultura e creatività producono un valore aggiunto di 18,7 miliardi di euro, equivalenti al 6,2% del totale della locale economia valore aggiunto. Seguono da vicino il Nord-Ovest, che dall’industria culturale crea ricchezza per oltre 26 miliardi di euro, il 5,8% della propria economia, e il Nord-Est, che sempre dal settore delle produzioni culturali e creative vede arrivare 17,3 miliardi (5,4%). Staccato il Mezzogiorno che dalle industrie culturali produce valore aggiunto per 12,5 miliardi di euro (4%). La stessa dinamica che si riflette, con lievi variazioni, anche per l’incidenza dell’occupazione creata dalla cultura sul totale dell’economia. Passando alla Regioni, in testa allaclassifica per incidenza del valore aggiunto di cultura e creatività sul totale dell’economia, ci sono quattro realtà in cui il valore del comparto supera il 6%: Lazio (prima in classifica con il 6,8%), Marche (6,5%),Veneto (6,3%) e Lombardia (6,2%), quindi Piemonte e Friuli Venezia Giulia (entrambe a quota a quota 5,7%), quindi Toscana al 5,3%, il Trentino Alto Adige al 4,8%, l’Umbria al 4,7% e l’Emilia Romagna al 4,5%.Considerando, invece, l’incidenza dell’occupazione delle industrie culturali sul totale dell’economia regionale la classifica  subisce quale variazione: le Marche sono in vetta a quota 7,1%, segue il Veneto a quota 7%,quindi Lazio, Toscana e Friuli Venezia Giulia tutte e tre al 6,5%, Lombardia (6,4%) , Piemonte (6,1%), Valle d’Aosta (5,9%), Basilicata (5,5%), Trentino-Alto Adige (5,4%).

 I settori, i trend

Alla performance del comparto cultura, sia in termini di prodotto che di occupazione, contribuiscono soprattutto le industrie creative e le industrie culturali. Dalle industrie creative arriva infatti il 47% di valore aggiunto e il 53,2% degli occupati, un risultato raggiunto soprattutto grazie alla produzione di beni e servizi creative driven e all’architettura. Dalle industrie culturali arriva un altro consistente 46,4% di valore aggiunto e il 39% degli occupati (in questo caso i settori più pesanti sono libri e stampa e videogiochi e software). Decisamente più bassa la quota delle performing arts e arti visive per entrambi i valori (5,2% v.a. e 6,1% occupazione) e soprattutto per le attività private collegate al patrimonio storico-artistico (1,5% e 1,6%).

da: ufficio stampa Symbola

Alessandro di Battista: un ragazzo, una persona, un politico attento

Alessandro di Battista prima di essere parlamentare è una persona, uno dei pochi approdati in politica ad essere colto, attento ai cambiamenti, sempre informato, mai arrogante.RIPORTO INTEGRALMENTE UN SUO SCRITTO.

GUARDATE QUESTA FOTO, E’ SCONVOLGENTE!Questa foto non è stata scattata in Francia o in Germania. E’ l’Afghanistan negli anni ’60. Prima dell’invasione da parte dell’Unione Sovietica, prima che gli USA, in chiave anti-URSS si infilassero nella guerra armando i mujaheddin. Prima che gli stessi mujaheddin, una volta cacciati i sovietici, non si trasformassero in taglieggiatori. Prima che un gruppo di studenti, i talebani (taleb significa studente in afgano) non cacciasse, ovviamente con la violenza, i mujaheddin per riportare ordine in un paese caduto in una guerra civile.

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Agricoltura: made in Italy da difendere

 

PAC: politica agricola comune

L’agricoltura è uno dei pilastri centrali della politica Europea, tanto da meritare una politica specifica: la Politica Agricola Comune (PAC), alla quale per il periodo 2014 – 2020 sono destinati più di 400 miliardi di euro, a cui va poi aggiunto il cofinanziamento regionale. L’obiettivo della PAC è quello di migliorare la produttività agricola tramite la promozione del progresso tecnologico, la garanzia di uno sviluppo razionale della produzione agricola e l’utilizzo ottimale dei fattori di produzione; e di raggiungere standard di vita più equi per le comunità degli agricoltori, innalzando i guadagni della manodopera impegnata in agricoltura, stabilizzando i mercati, garantendo la disponibilità di risorse e assicurando che tali risorse siano fornite ai consumatori a prezzi ragionevoli. In particolare, nella programmazione 2014 – 2020 la PAC si sviluppa su due Pillars, il primo, dedicato ai pagamenti diretti degli agricoltori, e il secondo dedicato esclusivamente allo sviluppo rurale, tanto importante per il nostro territorio italiano, il cui budget ammonta a più di 89 miliardi di euro. Tutti questi fondi sono erogati dall’Europa alle Regioni, le quali poi provvedono a erogarli sul territorio attraverso bandi.

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